ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01377

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 685 del 04/10/2016
Abbinamenti
Atto 1/01342 abbinato in data 04/10/2016
Atto 1/01376 abbinato in data 04/10/2016
Atto 1/01378 abbinato in data 04/10/2016
Atto 1/01379 abbinato in data 04/10/2016
Atto 1/01380 abbinato in data 04/10/2016
Atto 1/01381 abbinato in data 04/10/2016
Atto 1/01382 abbinato in data 04/10/2016
Firmatari
Primo firmatario: MAESTRI ANDREA
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Data firma: 04/10/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CIVATI GIUSEPPE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 04/10/2016
BRIGNONE BEATRICE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 04/10/2016
MATARRELLI TONI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 04/10/2016
PASTORINO LUCA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 04/10/2016
ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 04/10/2016
BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 04/10/2016
BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 04/10/2016
SEGONI SAMUELE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 04/10/2016
TURCO TANCREDI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 04/10/2016


Stato iter:
04/10/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 04/10/2016
Resoconto MANZIONE DOMENICO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
 
DICHIARAZIONE VOTO 04/10/2016
Resoconto MAESTRI ANDREA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto MARAZZITI MARIO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto MONCHIERO GIOVANNI SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto BINETTI PAOLA AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto PRESTIGIACOMO STEFANIA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BRESCIA GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto GELLI FEDERICO PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 04/10/2016
Resoconto MANZIONE DOMENICO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 04/10/2016

DISCUSSIONE IL 04/10/2016

NON ACCOLTO IL 04/10/2016

PARERE GOVERNO IL 04/10/2016

RESPINTO IL 04/10/2016

CONCLUSO IL 04/10/2016

Atto Camera

Mozione 1-01377
presentato da
MAESTRI Andrea
testo di
Martedì 4 ottobre 2016, seduta n. 685

   La Camera,
   premesso che:
    gli ultimi dati disponibili descrivono il sistema di accoglienza dei migranti in Italia perennemente gestito con un approccio emergenziale e approssimativo, mai affrontato con una programmazione seria e rigorosa, nonostante non ci sia alcuna emergenza. Dal 1o gennaio al 29 settembre 2016, infatti, sono sbarcati sulle nostre coste 132.044 migranti, contro i 131.841 nello stesso periodo del 2015 e i 138.674 nello stesso periodo nel 2014. Quindi, numeri assolutamente in linea che configurano con sempre maggiore evidenza il carattere strutturale del fenomeno;
   da diversi anni ormai le organizzazioni della società civile denunciano le falle di un sistema di accoglienza che si basa prevalentemente su maxi centri per migranti (di cui il Cara – Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo è il principale esempio), anziché dotarsi di un modello alternativo di accoglienza diffusa, dove la distribuzione dei richiedenti asilo sui territori permetterebbe di non intaccare i fragili equilibri sociali, già messi a dura prova dall'incessante crisi economica e di garantire un'integrazione concreta e mirata;
    la normativa prevede che, all'ingresso del Cara, il migrante riceva un attestato nominativo che certifica il suo status di richiedente asilo e di ospite del centro, nonché un opuscolo che spiega l'organizzazione della vita all'interno della struttura. Egli è altresì informato del diritto di contattare l'Unhcr, della normativa in materia di visite e permanenza nel centro. Il periodo di «accoglienza» non dovrebbe eccedere i 35 giorni, oltre i quali il richiedente asilo dovrebbe ricevere un permesso di soggiorno della durata di tre mesi, rinnovabile di tre mesi in tre mesi, fino alla definizione della richiesta di asilo;
    il Cara di Mineo, fin dalla data della sua creazione nel 2011, ha invece mostrato scorrettezza nell'applicazione della normativa, una situazione insostenibile, condizioni disumane e opacità nella gestione;
    già nel rapporto del 2011, «il diritto alla protezione-studio sullo stato del sistema di asilo in Italia e proposte per una sua evoluzione», elaborato dall'associazione Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione), nell'ambito del progetto cofinanziato dall'Unione europea e dal Ministero dell'interno, si evidenziava che nel centro, sebbene fosse classificato come Cara, non risultavano erogati servizi essenziali quali l'assistenza legale, il servizio di mediazione linguistico-culturale, l'assistenza sociale e psicologica; non era prevista né la distribuzione delle carte telefoniche né del pocket money. Inoltre, nel centro venivano trasferiti richiedenti asilo provenienti da altri Cara per i quali era già pendente la procedura di asilo, in quanto già auditi da altre commissioni territoriali e in attesa della notifica delle decisioni. I trasferimenti comportavano il conseguente allungamento dei tempi di definizione delle relative procedure e si aggiungevano come ostacoli ad un effettivo accesso alla tutela giurisdizionale, in quanto le decisioni di rigetto notificate, in mancanza di mediatori linguistici, non erano tradotte nella lingua comprensibile al richiedente, e indicavano tribunali non competenti. Inoltre, veniva riscontrato che i richiedenti permanevano nel centro senza un titolo di soggiorno, in violazione di quanto disposto dall'articolo 20 comma 3, del decreto legislativo n. 25 del 2008, mentre il permesso di soggiorno per richiesta asilo veniva rilasciato solo a coloro che lasciavano il centro. Infine, veniva segnalato che alla istituzione del centro di Mineo non era seguita una istituzione di una apposita commissione territoriale operante presso la struttura, al fine di esaminare tempestivamente, nei termini di legge, le domande di protezione internazionale, provocando così una frustrazione dei richiedenti e il frequente scoppio di rivolte e disordini;
    da allora l'accresciuto numero dei richiedenti asilo presso il Cara di Mineo, ormai giunto a circa quattromila, ben oltre la capienza della struttura, ha aggravato le criticità e le violazioni dei diritti fondamentali e sono venute alla luce sconcertanti e drammatiche vicende, che denotano la assoluta inidoneità della struttura, non solo a garantire una accoglienza secondo gli standard prescritti dalla normativa interna e comunitaria, ma persino a garantire le condizioni minime igienico-sanitarie e di sicurezza per gli stessi ospiti;
    l'inadeguatezza della struttura, unita al pressappochismo e all'improvvisazione del sistema di accoglienza dei migranti, ha trasformato il Cara di Mineo in una «Guantamano italiana» dove alle gestioni degli appalti sospettate di illegalità e allo spreco di risorse pubbliche, oggetto di indagini da parte della procura di Caltagirone, si aggiungono il grave degrado e lo stato di abbandono del centro, teatro di reati e arresti per traffico di migranti ospiti, sequestri, violenze, tentativi di suicidio e delitti. Tutte gravi cause provocate da un sistema di accoglienza inadeguato e mal programmato;
    al Cara di Mineo sono presenti richiedenti la protezione internazionale che hanno avviato la procedura alla polizia di frontiera o alla questura, che attendono la decisione definitiva anche per anni, durante i quali rimangono in un limbo giuridico che non ne agevola la reale integrazione, anzi li emargina e spesso per pura sopravvivenza li costringe a delinquere;
    finora, il richiedente asilo, al quale la commissione territoriale nega il riconoscimento dello status di rifugiato (in uno dei tre diversi livelli di protezione internazionale: asilo, protezione sussidiaria, protezione umanitaria), ha diritto, ovviamente, di impugnare la decisione negativa davanti al tribunale del distretto di Corte d'appello dove ha sede la commissione, di partecipare ad un'udienza dove ha il diritto di essere sentito dal giudice, di appellare l'eventuale sentenza negativa e di ricorrere in Cassazione contro l'eventuale sentenza negativa in grado di appello: non si tratta di un lusso, ma dei 3 gradi di giudizio che la Costituzione riconosce come diritto fondamentale a tutti, senza discriminazioni, perché «contro gli atti della pubblica amministrazione è sempre ammessa la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria o amministrativa. Tale tutela giurisdizionale non può essere esclusa o limitata a particolari mezzi di impugnazione o per determinate categorie di atti», (articolo 113 Costituzione);
    nel mese di agosto 2016, il Ministro della giustizia ha presentato un piano d'intervento che prevede procedure più snelle, la cancellazione dell'appello ed espulsioni più veloci, per rispondere all'ingolfamento dei tribunali, al numero delle procedure di richiesta di asilo inevase, e ai ricorsi in caso di rigetto della domanda che nei primi sei mesi del 2016 sono stati oltre 15 mila, 3.500 al mese. Questo decreto creerebbe una giustizia «di serie b», trattandosi di cittadini di origine straniera, poiché rendere superflua l'udienza, acquisire la videoregistrazione dell'audizione del richiedente asilo davanti alla commissione e togliere l'appello significa per i presentatori del presente atto, scrivere una pagina di «apartheid giudiziaria», proprio sulla pelle dei più deboli, con una discriminazione istituzionale degna di periodi storici bui per i diritti umani;
    una soluzione per risolvere le lungaggini processuali potrebbe essere l'attivazione di commissioni territoriali (che attualmente sono poche) in ogni provincia, per gestire numeri più ridotti e quindi accettabili e sostenibili di domande. Conseguentemente, i ricorsi potrebbero essere incardinati nel tribunale della città dove il richiedente ha il domicilio, senza ingolfare i tribunali delle città capoluogo di regione. Misure che eviterebbero la violazione dei diritti fondamentali delle persone;
    il sistema di accoglienza basato su gestioni extra ordinem dei centri di accoglienza, improvvisati e sovraffollati, dovrebbe essere superato e condotto nell'alveo virtuoso del sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), che, nei casi utilizzati, ha dato ottimi risultati;
    si supererebbe un sistema di accoglienza, fuori norma con una gestione sostanzialmente basata su un approccio emergenziale: dei 159.473 cittadini stranieri ospitati, addirittura 123.396 (77 per cento) sono collocati in strutture temporanee e di emergenza, contro soli 22.192 (13,9 per cento) posti nel sistema Sprar. Un numero di posti, quelli del sistema Sprar, di fatto stabili negli ultimi anni, nonostante una vera e propria esplosione dei posti gestiti in emergenza. In questa sproporzione si insinuano potenziali sacche di reddito per chi dell'accoglienza vuole farne un business, dato che l'accoglienza straordinaria poggia su procedure e requisiti assolutamente meno controllati dell'accoglienza tramite Sprar;
    l'Alto commissariato per i rifugiati Unhcr nel 2012, nel documento «Raccomandazioni dell'Unhcr sugli aspetti rilevanti della protezione dei rifugiati in Italia», con particolare riferimento al sistema di accoglienza, sottolinea che «(...) In considerazione delle diversità esistenti tra le varie tipologie di strutture (Cara, Sprar, centri delle aree metropolitane e “Piano d'accoglienza per i migranti”), l'attuale approccio dovrebbe essere riconsiderato, garantendo alti standard per tutti i richiedenti asilo. In ogni caso l'assistenza in attesa della decisione sulla domanda di asilo non dovrebbe essere limitata ad un massimo di sei mesi, ma concessa per periodi più lunghi, fino al termine dell'esame in questione. Sarebbe infine preferibile evitare la permanenza dei richiedenti asilo per lunghi periodi nei centri collettivi di grandi dimensioni. Allo stesso tempo, l'assistenza ed i servizi offerti ai richiedenti asilo ed ai rifugiati dovrebbero essere maggiormente distinti, offrendo ai primi l'assistenza adeguata in attesa della decisione sul loro status ed ai rifugiati misure di supporto per facilitare la loro integrazione nella società italiana»,

impegna il Governo:

   a decidere in tempi brevi la definitiva chiusura del Cara di Mineo, approntando una ridistribuzione territoriale dei richiedenti asilo e di ogni migrante presente presso la struttura, tenendo conto del territorio italiano nel quale hanno avviato la loro procedura di asilo;
   a impegnare le proprie energie nella costruzione di un sistema di accoglienza dei migranti organico, snello e rispettoso dei diritti, per superare quello attuale prevalentemente basato su collocamenti in strutture straordinarie e sovraffollate, preferendo invece il sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, finora sottoutilizzato;
   ad assumere iniziative per rivedere il piano di intervento presentato dal Ministro della giustizia riguardante le richieste di protezione internazionale, valutando l'ipotesi prospettata in premessa di integrare le commissioni territoriali presenti, con l'attivazione di un numero maggiore a livello provinciale.
(1-01377) «Andrea Maestri, Civati, Brignone, Matarrelli, Pastorino, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

asilo politico

diritto d'asilo

diritti umani