ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01364

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 680 del 27/09/2016
Abbinamenti
Atto 1/01347 abbinato in data 28/09/2016
Atto 1/01355 abbinato in data 28/09/2016
Atto 1/01369 abbinato in data 28/09/2016
Atto 1/01370 abbinato in data 28/09/2016
Atto 1/01371 abbinato in data 28/09/2016
Atto 6/00259 abbinato in data 28/09/2016
Firmatari
Primo firmatario: GUIDESI GUIDO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Data firma: 27/09/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GIORGETTI GIANCARLO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
ALLASIA STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
ATTAGUILE ANGELO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
BORGHESI STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
BOSSI UMBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
BUSIN FILIPPO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
CAPARINI DAVIDE LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
CASTIELLO GIUSEPPINA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
GRIMOLDI PAOLO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
INVERNIZZI CRISTIAN LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
PICCHI GUGLIELMO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
SALTAMARTINI BARBARA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016
SIMONETTI ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 27/09/2016


Stato iter:
28/09/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 28/09/2016
Resoconto ZANETTI ENRICO ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 28/09/2016
Resoconto MOTTOLA GIOVANNI CARLO FRANCESCO MISTO-ALLEANZA LIBERALPOPOLARE AUTONOMIE ALA-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto PETRENGA GIOVANNA FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto TABACCI BRUNO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto TANCREDI PAOLO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto MARCON GIULIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto GIORGETTI ALBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto CARIELLO FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto MARCHI MAINO PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 28/09/2016
Resoconto ZANETTI ENRICO ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 28/09/2016

DISCUSSIONE IL 28/09/2016

PROPOSTA RIFORMULAZIONE IL 28/09/2016

NON ACCOLTO IL 28/09/2016

PARERE GOVERNO IL 28/09/2016

RESPINTO IL 28/09/2016

CONCLUSO IL 28/09/2016

Atto Camera

Mozione 1-01364
presentato da
GUIDESI Guido
testo presentato
Martedì 27 settembre 2016
modificato
Mercoledì 28 settembre 2016, seduta n. 681

   La Camera,
   premesso che:
    la riforma del sistema di bilancio e dell'assetto della contabilità nazionale ha trasformato il documento di bilancio da strumento formale a strumento di programmazione economica pluriennale: lo scopo principale era quello di attuare una poderosa spending review al fine di rientrare nei parametri imposti da Maastricht per potere essere ammessi all'Unione monetaria (tra i cinque criteri di convergenza era infatti previsto che il debito pubblico dovesse essere: contenuto entro il 60 per cento del prodotto interno lordo e il disavanzo dei conti dello Stato entro il 3 per cento del prodotto interno lordo (PIL);
    con l'approvazione nel 2012 della legge costituzionale n. 1 di riforma degli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione, è stato inserito nella Carta il pareggio di bilancio (secondo quanto stabilito dal Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance – cosiddetto Fiscal Compact) – al fine di raggiungere il rispetto, per i paesi della zona euro, delle cosiddette Golden rules: il pareggio, o eventualmente l'avanzo, del conto della pubblica amministrazione e la riduzione, ogni anno, di un ventesimo del rapporto debito prodotto interno lordo (qualora questo sia superiore al 60 per cento;
    nel passaggio di consegne dal precedente esecutivo all'attuale, il programma di lavoro è stato rimodulato (si vedano le Proposte per una revisione della spesa pubblica 2014-2016) e strutturato in 3 fasi: la prima, diagnostica, condotta tra il novembre del 2013 e marzo 2014, che si è conclusa con le raccomandazioni per gli interventi di emergenza inviate (11 marzo) dal commissario straordinario al Comitato interministeriale; la seconda, avviata nel maggio 2014, con lo scopo di realizzare le riforme di «riorganizzazione», legate anche alla riconfigurazione territoriale dello Stato; la terza ed ultima, denominata performance budgeting, riguardante la trasformazione della revisione della spesa da procedura ad hoc a parte integrante della preparazione del bilancio dello Stato, in virtù di una realizzazione effettiva di un bilancio orientato ai risultati conseguibili tramite le risorse stanziate e disponibili;
    nonostante ciò, l'opera di riduzione della spesa pubblica sembra essere ben lontana dai risultati annunciati: nell'ultimo Def si legge, infatti, come la scesa pubblica sia cresciuta progressivamente negli ultimi anni, fino ad attestarsi al 50,5 per cento del prodotto interno lordo nel 2015, tanto che già a febbraio il Country Report della Commissione aveva sollevato dubbi sull'efficacia della spending review e al pericolo di contagio che l'Italia potrebbe veicolare in Europa;
     anche il disegno di legge di assestamento per il 2016 – di cui è appena terminata la prima lettura alla Camera – evidenzia come l'andamento della riduzione della spesa pubblica sia ancora lontano dagli obiettivi prefissati: sia i saldi di cassa che di competenza registrano un generale peggioramento, con un miglioramento del solo ricorso al mercato (di parte di competenza);
    in particolare, il predetto disegno di legge rileva, per il risparmio pubblico in saldo corrente, un ulteriore peggioramento del 6,9 per cento rispetto alla previsione iniziale (le previsioni assestate sono peggiorative di 173 milioni) e, ugualmente, in saldo di cassa, l'entità del peggioramento è di circa 2 miliardi;
    finora, dunque, non è stata messa in atto né una efficace riforma del sistema tributario né un complessivo intervento razionale di spending review: tutti gli interventi governativi ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo non sono stati né saranno sufficienti (si vedano, ad esempio, i decreti attuativi della riforma della Pubblica Amministrazione e quelli della delega fiscale), senza una contestuale diminuzione delle aliquote fiscali e senza una vera implementazione di quanto già previsto – ma mai attuato – nella legge n. 42 del 2009 per l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione;
    per poter tagliare la spesa in maniera selettiva basterebbe infatti applicare i principi dell'individuazione dei fabbisogni e dei costi standard, con tagli previsti non sui bilanci consuntivi ma su quelli preventivi: il passaggio dalla spesa storica (che finanzia servizi e sprechi) al costo standard (che finanzia i servizi) potrebbe infatti orientare la politica delle amministrazioni verso una nuova logica meritocratica che eviti le note inefficienze del passato, attivando il circuito della responsabilità e favorendo la trasparenza delle decisioni di spesa e la loro imputabilità, al fine di garantire un elevatissimo grado di solidarietà e di gestione responsabile del pubblico denaro;
    è ben noto, infatti, come gli sprechi della pubblica amministrazione non siano attribuibili soltanto ed esclusivamente a situazioni patologiche di illegalità e incuria, ma anche a situazioni di normalità, a causa di una gestione non ottimale (o meglio non professionale) dell'azione amministrativa;
    l'attuazione del federalismo fiscale voleva correggere proprio questa incongruenza: la riforma ha segnato dunque una svolta, grazie al disegno di un sistema di finanza multilivello che ha declinato in modo nuovo ed originale i rapporti tra Stato, autonomie ed Unione europea, al fine di assicurare un coordinamento unitario e coerente non solo della finanza pubblica, ma delle stesse politiche pubbliche che si dipanano oggi tra i diversi livelli di governo;
    il concetto dei costi e fabbisogni standard è infatti legato a due fondamentali scopi: quello di ottimizzare e omogeneizzare i valori produttivi e, attraverso essi, contenere i prezzi e quello di valutare gli scostamenti dei costi reali e, con essi, lo stato di efficienza del sistema produttivo;
    la riforma costituzionale in atto, nonostante inserisca il principio dei costi/fabbisogni standard nella Carta costituzionale, prevede invece un sostanziale accentramento della gestione della spesa; al contrario, se avesse potenziato l'autonomia fiscale territoriale secondo quanto previsto dal federalismo fiscale, si sarebbe potuto migliorare il complessivo andamento della riduzione della spesa con le regioni virtuose a far da traino ed esempio a quelle meno virtuose;
    basti pensare che se tutte le regioni italiane avessero i costi della regione Lombardia (dove si attuano i costi standard e lo Stato spende per i servizi 2.265 euro pro capite, contro una media nazionale di 3.600 euro) si avrebbero risparmi per 68 miliardi di euro; la Lombardia è inoltre la regione meno indebitata d'Italia in rapporto ai propri cittadini, con un valore che si attesta sullo 0,21 per cento del PIL regionale, contro una media nazionale dell'1,54 per cento del prodotto interno lordo (rispetto all'esposizione contratta dagli enti territoriali);
    se tutti i governi territoriali avessero una gestione virtuosa come quella lombarda, il debito totale si ridurrebbe fino a 4,5 miliardi di euro;
    inoltre, la previsione, al comma 4 dell'articolo 119 della Costituzione novellato dalla «riforma Boschi», di una riserva di legge rinforzata che definirà «gli indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno che promuovono condizioni di efficienza» non assicura la prossima, effettiva e certa applicazione di questi indicatori. Anzi, la loro costituzionalizzazione, in un momento storico in cui il federalismo fiscale ha subìto una forte battuta d'arresto e nel quadro di una riforma che incide sul riaccentramento e sull'affievolimento dell'autonomia finanziaria di enti locali e territoriali, fa piuttosto presagire che la definizione di riforma «inattuata», data nella sentenza n. 273/2013 dalla Corte costituzionale, diventerà presto una condizione permanente dei costi standard;
    il coordinato disposto dei nuovi articoli 70 e 117, ove la riforma concludesse il suo percorso, con il conferimento alla potestà legislativa esclusiva statale della materia del coordinamento della finanza pubblica, ma senza procedimento legislativo bicamerale, sommato all'impatto che la legge costituzionale n. 1 del 2012 e che la legge rinforzata n. 243 del 2012 hanno avuto sull'impianto dell'autonomia finanziaria locale, leggi che hanno già pesantemente ridotto la possibilità di manovra delle istanze territoriali in nome del rispetto, prima, del patto di bilancio e del raggiungimento, oggi, del pareggio di bilancio, potrebbe impedire il pieno completamento del federalismo fiscale;
    la mancata implementazione dei costi e fabbisogni standard, inoltre, ha avuto ed avrà in futuro delle pesanti ripercussioni in uno dei settori più delicati ed importanti della spesa pubblica, quello sanitario, in cui i tagli lineari e indiscriminati si ripercuotono pesantemente sui cittadini, e soprattutto sui cittadini meno abbienti che, nel corso degli ultimi tempi, rinunciano sempre più spesso alle cure a causa dell'aumento esponenziale di queste (ovviamente inversamente proporzionali all'entità dei tagli);
    da anni si discute sulle capacità di risparmio nel settore sanitario confondendo tra loro il concetto di taglio con quello di spending review; la revisione della spesa consiste nell'applicare i costi standard immediatamente, in tutto il Paese, tagliando dove si spreca, imponendo le best practices a tutte le regioni ed evitando che i tagli lineari siano a detrimento della buona sanità regionale;
    i governatori delle regioni «virtuose», quelle regioni con modelli di sanità efficienti e con bilanci in ordine, hanno rappresentato i loro timori, riguardanti – tra l'altro – il rischio che gli ennesimi tagli paventati nella prossima manovra rendano il sistema non più sostenibile, causando la chiusura di ospedali;
    la revisione della spesa pubblica, infine, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, deve andare di pari passo anche con una revisione del sistema tributario improntata ad una sostanziale riduzione delle aliquote fiscali,

impegna il Governo:

   a promuovere una revisione della spesa pubblica sul modello definito dalla regione Lombardia e ad assumere iniziative per istituire forme premiali crescenti per le regioni che si avvicinano gradualmente a suddetti costi, al fine di creare un meccanismo di efficientamento del complessivo sistema di gestione della spesa pubblica, in cui le regioni e gli enti locali virtuosi rappresentino un traino e un esempio per le restanti amministrazioni, anche attraverso la previsione normativa dell'obbligo di importazione dei modelli virtuosi nelle regioni più indebitate e con i costi per i servizi più alti;
   ad assumere iniziative normative atte ad implementare la riforma del federalismo fiscale al fine di completare l'attuazione del vigente articolo 119 della Costituzione (già prevista dalla legge n. 42 del 2009) – con cui si stabilisce non soltanto il principio dell'equilibrio dei bilanci degli enti locali e territoriali, nel rispetto dei vincoli economici e finanziari derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea, ma anche l'autonomia di entrata e di spesa – nonché al fine dare piena attuazione alle disposizioni di cui alla citata legge n. 42 del 2009, in materia di fiscalità territoriale, condicio sine qua non per un corretto percorso di revisione della spesa pubblica;
   ad assumere iniziative normative per implementare l'utilizzo e l'applicazione sistemica dei fabbisogni e dei relativi costi standard a tutte le pubbliche amministrazioni, anche attraverso forme premiali per le amministrazioni virtuose, affinché questo criterio sia sempre preponderante rispetto a quello della spesa storica e, progressivamente, possa divenire il criterio esclusivo;
   ad assumere iniziative per introdurre al più presto il sistema dei costi standard nel settore della sanità pubblica, affinché il costo ragionevole dei servizi e degli strumenti sanitari, a parità di disponibilità finanziarie, possa diventare il riferimento nazionale nell'ambito delle politiche sanitarie ed il presupposto fondamentale per garantire il diritto alla salute, nell'ottica di conseguire significativi risparmi di spesa anche in questo comparto.
(1-01364) «Guidesi, Giancarlo Giorgetti, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Castiello, Grimoldi, Invernizzi, Molteni, Picchi, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini, Simonetti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prodotto interno lordo

pareggio del bilancio

politica sanitaria