ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01348

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 675 del 19/09/2016
Abbinamenti
Atto 1/01291 abbinato in data 26/09/2016
Atto 1/01292 abbinato in data 26/09/2016
Atto 1/01350 abbinato in data 26/09/2016
Atto 1/01352 abbinato in data 26/09/2016
Atto 1/01363 abbinato in data 27/09/2016
Firmatari
Primo firmatario: SPADONI MARIA EDERA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 19/09/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE 19/09/2016
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 19/09/2016
GRANDE MARTA MOVIMENTO 5 STELLE 19/09/2016
SCAGLIUSI EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 19/09/2016
DEL GROSSO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 19/09/2016
DI BATTISTA ALESSANDRO MOVIMENTO 5 STELLE 19/09/2016


Stato iter:
27/09/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 26/09/2016
Resoconto BINETTI PAOLA AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto MALISANI GIANNA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 27/09/2016
Resoconto BARETTA PIER PAOLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/09/2016
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto CIRIELLI EDMONDO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto SANTERINI MILENA DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto BORGHESI STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto MARTELLI GIOVANNA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto ARCHI BRUNO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BINETTI PAOLA AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto VITO ELIO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto TIDEI MARIETTA PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 27/09/2016
Resoconto BARETTA PIER PAOLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 26/09/2016

DISCUSSIONE IL 26/09/2016

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 26/09/2016

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/09/2016

DISCUSSIONE IL 27/09/2016

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 27/09/2016

ACCOLTO IL 27/09/2016

PARERE GOVERNO IL 27/09/2016

APPROVATO IL 27/09/2016

CONCLUSO IL 27/09/2016

Atto Camera

Mozione 1-01348
presentato da
SPADONI Maria Edera
testo presentato
Lunedì 19 settembre 2016
modificato
Martedì 27 settembre 2016, seduta n. 680

   La Camera,
   premesso che:
    l'ideologia fondamentalista e settaria del sedicente Stato islamico (Daesh), con i suoi atti terroristici, i suoi continui, gravi, sistematici e diffusi attacchi contro i civili, gli abusi dei diritti umani e le violazioni del diritto internazionale umanitario, il ripristino della schiavitù nelle zone da loro governate, le sistematiche persecuzioni contro le altre religioni e etnie, la sua opera di distruzione del patrimonio artistico e il traffico di beni culturali, rappresenta una minaccia globale per la convivenza tra i popoli, per la pace e la sicurezza internazionali;
    Daesh, nelle zone da loro controllate in Siria e in Iraq, ha portato avanti una pulizia etnica e religiosa nei confronti delle minoranze, accanendosi in particolare, ma non solo, con la popolazione yazida, costringendo migliaia di persone a fuggire dalle zone di origine per sottrarsi ai massacri e alle torture perpetrate ai loro danni;
    più di un milione di persone, infatti, si sono spostate in cerca di aiuto verso l'area curda dell'Iraq. Il numero di sfollati interni è cresciuto fino a 2 milioni, considerando anche le persone fuggite in altre aree del Paese. L'Onu calcola che le persone in stato di bisogno siano oggi 5 milioni;
    l'Iraq, come la Siria e il Libano, rappresentava uno dei pochi mosaici di civiltà rimasti nel vicino Oriente. Prima dell'attacco statunitense del 2003, lì viveva più di 1 milione di cristiani: oggi ne sono rimasti 400.000. Migliaia anche le altre minoranze che hanno subito stragi e persecuzioni negli ultimi anni. Sono figli di culture millenarie come gli yazidi, o i siriaci cristiani che parlano ancora l'aramaico, che già da tempo vivevano sotto assedio e protetti dai curdi. Oggi Daesh li sta nuovamente perseguitando;
    il termine «yazidi» (di cui al culto yazida) affonda le sue radici nello Zoroastrismo, nell'Ebraismo e nell'Islam. I seguaci dello yazidismo a oggi si aggirano fra i 200.000 e i 300.000. La maggior parte di loro vive in Iraq, sui monti del Jebel Sinjar (al confine con la Siria) e nel nord-ovest del Paese. Sono sempre stati perseguitati, prima dai wahabiti, che li hanno definiti «apostati,» poi dai sunniti per i quali sono «adoratori del diavolo» e dopo ancora dai turchi ottomani, tuttavia mai si era assistito a uno sterminio come quello perpetrato da Daesh;
    molte testimonianze riportano che i suoi fanatici militanti hanno in tutto questo tempo seminato terrore e hanno agito con ferocia inaudita con pubbliche esecuzioni, stuprando e schiavizzando donne e bambini;
    una di queste testimonianze, la ventunenne yazida irachena Nadia Murad Basee Taha, sottratta alla sua vita quotidiana e violentata ripetutamente dai miliziani di Daesh e fuggita dopo 3 mesi, ha potuto raccontare gli scenari di brutali violenze e la sua testimonianza ha dato conto delle innumerevoli donne violate e costrette con la forza a contrarre matrimonio con i soldati del califfato, ridotte in schiavitù e vendute come merce di scambio; molte di loro non hanno saputo resistere agli abusi e hanno scelto l'alternativa del suicidio;
    tra l'altro, la giovane donna, nel corso di diversi incontri presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il Parlamento europeo, l'House of Commons e, più recentemente, anche presso il Parlamento italiano, ha chiesto che la comunità internazionale si adoperi affinché il massacro del popolo yazida, che si sta consumando al confine tra l'Iraq e la Siria, venga riconosciuto come genocidio dalle leggi internazionali;
    la persecuzione in atto dei gruppi religiosi e etnici in quella regione è un fattore che contribuisce alla migrazione di massa e agli sfollamenti interni;
    il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, nel rapporto consegnato nel marzo 2015, ha denunciato la gravità delle azioni commesse dal sedicente Stato islamico nei confronti degli yazidi dell'Iraq, classificabili come crimini contro l'umanità, e ha affermato che le autorità islamiche dovranno rispondere di genocidio davanti alla Corte penale internazionale;
    il genocidio è definito, in conformità alla risoluzione n. 260 del 1948, con la quale l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la «Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio», come ciascuno degli atti commessi con «l'intenzione di distruggere in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso»; il genocidio, i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra, indipendentemente dal momento e dal luogo in cui avvengono, non devono restare impuniti e deve essere garantito un loro adeguato perseguimento mediante l'adozione di misure nazionali e il rafforzamento della cooperazione internazionale, nonché mediante la Corte penale internazionale e la giustizia penale internazionale;
    il 31 marzo 2016 il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione 2016/2529(RSP) che, in modo analogo, classifica come genocidio le esecuzioni sistematiche e le violenze dei guerriglieri del califfato ai danni delle minoranze religiose in Iraq e in Siria;
    tuttavia, l'organizzazione Yazda (un'organizzazione no-profit creata dalla comunità a sostegno degli yazidi per divulgare messaggi di sensibilizzazione in tutto il mondo, affinché il genocidio non resti invisibile) ritiene che il riconoscimento da parte dell'Unione europea del genocidio perpetrato dal Daesh è sì positivo ma non è sufficiente, piuttosto un primo passo verso la fine delle sofferenze delle minoranze religiose in Iraq e in Siria;
    secondo i fondatori della Yazda (come si evince da un recente reportage de Il Corriere della Sera proprio su questa comunità), il linguaggio della risoluzione, per quanto riguarda la parte concernente gli yazidi, non rende conto della portata effettiva del loro genocidio. I numeri dei rapiti che vengono riportati sono assai lontani da quelli reali di oltre 5.800 persone prese prigioniere. La risoluzione, a loro dire, non fa menzione in grande dettaglio degli stupri sistematici, delle conversioni forzate, degli sfollati. Yazda chiede anche che la risoluzione venga emendata in modo tale da riflettere il reale livello di sofferenza degli yazidi e affinché il mondo riconosca tale genocidio in questi termini e non sommato a quelli di altre comunità: «Comprendiamo che tutte le minoranze religiose hanno sofferto enormemente sotto l'Isis e che altri genocidi contro altre minoranze possono essere avvenuti, ma la nostra posizione è che ogni caso deve essere affrontato separatamente per rispettare i diritti di tutte le vittime ed essere giusti nel confronti di tutte le minoranze»,

impegna il Governo:

   a promuovere, anche in coordinamento con i Partner UE, nelle competenti sedi internazionali, ogni iniziativa volta al riconoscimento del genocidio della popolazione yazida per restituire loro il diritto alla vita, nel rispetto della propria identità e del proprio credo religioso e ad assicurare ogni sforzo per la sottoposizione dei responsabili alla giurisdizione della Corte penale internazionale;
   ad adoperarsi, d'intesa con gli altri Paesi dell'Unione europea, nel quadro degli strumenti a disposizione della comunità internazionale, in seno all'organizzazione delle Nazioni Unite, per far cessare ogni violenza nei confronti della popolazione yazida e garantire le necessarie condizioni di sicurezza e un futuro a tutti coloro che sono stati costretti ad abbandonare il loro Paese d'origine;
   a sostenere iniziative, anche in coordinamento con i Partner UE, a favore delle popolazioni residenti nel governatorato di Ninive, di cui fa parte anche la città di Mosul, volte all'accertamento della verità storica, riparazione e rielaborazione dei traumi subiti dalle vittime, discussione pubblica sulle cause delle violenze, costruzione di una memoria condivisa tra le parti in conflitto e avvio di percorsi verso la riconciliazione personale e nazionale;
   a prevedere l'inserimento, già a partire dalle prossime disposizioni a sostegno della cooperazione allo sviluppo e dei processi di ricostruzione, abitualmente inserite nei decreti-legge di rifinanziamento delle missioni internazionali, di specifiche iniziative: per l'assistenza umanitaria e sanitaria a favore delle vittime della violenza; per sostenere la bonifica delle città liberate da Daesh, come precondizione perché le stesse ritornino agibili e abitabili, dagli ordigni e delle mine inesplose rimaste sul campo che continuano a rappresentare una minaccia per la popolazione civile, sia con l'invio di sminatori sia con corsi di formazione allo sminamento di soggetti locali; per favorire l'affermazione di un carattere plurietnico e inclusivo, in modo che tutta la popolazione irachena possa riconoscervisi, come elemento centrale per la ricostruzione delle amministrazioni civili e dei corpi di polizia e dell'esercito.
(1-01348)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Spadoni, Manlio Di Stefano, Sibilia, Grande, Scagliusi, Del Grosso, Di Battista».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

omicidio

crimine contro l'umanita'

gruppo religioso