ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01190

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 585 del 08/03/2016
Abbinamenti
Atto 1/01182 abbinato in data 08/03/2016
Atto 1/01184 abbinato in data 08/03/2016
Atto 1/01185 abbinato in data 08/03/2016
Atto 1/01186 abbinato in data 08/03/2016
Atto 1/01189 abbinato in data 08/03/2016
Firmatari
Primo firmatario: BECHIS ELEONORA
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Data firma: 08/03/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 08/03/2016
BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 08/03/2016
BRIGNONE BEATRICE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 08/03/2016
CIVATI GIUSEPPE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 08/03/2016
MAESTRI ANDREA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 08/03/2016
MATARRELLI TONI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 08/03/2016
PASTORINO LUCA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 08/03/2016
SEGONI SAMUELE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 08/03/2016
TURCO TANCREDI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 08/03/2016


Stato iter:
08/03/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 08/03/2016
Resoconto DE VINCENTI CLAUDIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 08/03/2016
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto FAENZI MONICA MISTO-ALLEANZA LIBERALPOPOLARE AUTONOMIE ALA-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Resoconto PETRENGA GIOVANNA FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto SANTERINI MILENA DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto SALTAMARTINI BARBARA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto BINETTI PAOLA AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto MARTELLI GIOVANNA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto CENTEMERO ELENA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto GRIBAUDO CHIARA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto VECCHIO ANDREA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 08/03/2016

ACCOLTO IL 08/03/2016

PARERE GOVERNO IL 08/03/2016

DISCUSSIONE IL 08/03/2016

APPROVATO IL 08/03/2016

CONCLUSO IL 08/03/2016

Atto Camera

Mozione 1-01190
presentato da
BECHIS Eleonora
testo di
Martedì 8 marzo 2016, seduta n. 585

   La Camera,
   premesso che:
    Alternativa Libera – Possibile auspica una funzione pubblica particolarmente importante delle istituzioni democratiche, capace di ottenere la rimozione effettiva di qualsiasi forma di discriminazione, la promozione della parità tra uomini e donne e l'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche, che deve rappresentare un obiettivo primario della Repubblica;
    ritiene la variabile di genere come un fattore determinante per l'equilibrio armonioso della vita associata, perché donne e uomini vivono situazioni di vita differenti e hanno diversi bisogni, risorse e opportunità, e per questo motivo l'obiettivo del raggiungimento delle pari opportunità richiede, per sua particolare natura, la necessità di essere sostenuto da un mutamento culturale che accompagni l'intera società;
    ai luoghi della formazione del pregiudizio di genere, si è di fatto aggiunto lo strumento internet, ove circolano anche filmati, audio e contenuti multimediali che amplificano stereotipi femminili limitanti che, a titolo esemplificativo, dipingono tendenzialmente una donna che si realizza nella sfera privata e che ha un ruolo subordinato rispetto all'uomo;
    ciò accade nonostante il fatto che il 2 giugno ricorrerà il settantesimo anniversario della Repubblica italiana, che assunse la nuova forma di Stato in alternativa al precedente regime monarchico anche grazie alla partecipazione al voto delle donne, voto che si dimostrò fondamentale per l'esito favorevole all'alternativa repubblicana contenuta nel quesito referendario istituzionale;
    nella stessa giornata si svolsero le elezioni per i rappresentanti all'Assemblea Costituente, i cui lavori si conclusero con l'approvazione della Costituzione, entrata in vigore il primo gennaio del 1948;
    nel 1945 fu ottenuto il diritto di voto universale con il decreto legislativo luogotenenziale 1o febbraio 1945 n. 23 e, nel 1946, mentre il diritto all'elettorato passivo per le donne fu introdotto con il decreto n. 74 del 10 marzo 1946, contenente «Norme per l'elezione del deputati all'Assemblea Costituente»;
    le donne costituivano il 52,2 per cento dell'intero elettorato e seppero sconfessare nella pratica paure, incubi e luoghi comuni; infatti, l'89 per cento delle aventi diritto si presentò al voto, contro l'89,2 per cento dell'elettorato maschile. Se le votanti del Nord furono le più numerose, l'89,7 per cento, le donne del Sud e delle isole votarono più degli uomini; rispettivamente 88,2 per cento contro 86,7 per cento; in Sicilia furono l'86,2 per cento contro l'84,8 per cento; in Sardegna il rapporto fu dell'87,3 per cento contro 84,4 per cento;
    la democrazia paritaria prefigurata nelle norme della Costituzione non si è però ancora pienamente realizzata, come spesso accade in caso di scelte costituzionali fondate su norme dal contenuto programmatico;
    l'articolo 1 della Costituzione fonda la nostra Repubblica democratica sul lavoro. Trascorsi 70 anni dalla sua adozione la situazione è la seguente: la stima Istat dei disoccupati a gennaio 2016 è stabile, sintesi di un calo tra gli uomini e di una crescita tra le donne. La sperequazione a vantaggio degli uomini è un dato oggettivamente rilevabile e sarà ancor più evidente con la successiva analisi dell'attuazione concreta dell'articolo 37;
    più in generale, numerosi sono gli articoli della Costituzione che prefigurano la democrazia paritaria non ancora compiutamente realizzata;
    di fondamentale importanza è l'articolo 3 della Costituzione, il quale sancisce che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Se il contenuto completo di questo articolo fosse effettivamente attuato, tutto quanto di seguito scritto sarebbe inutile;
    l'articolo 4 stabilisce che «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto». Le leggi attuative non si sono perfettamente conformate al dettato costituzionale, a causa di un mondo del lavoro sempre in evoluzione e ciò vale soprattutto per la tutela piena del lavoratore. Se la considerazione è valida per tutti i lavoratori senza distinzione di sesso, sotto si esporranno gli ulteriori elementi di svantaggio delle donne anche nell'ambito lavorativo;
    l'articolo 29, attribuisce ai coniugi, all'interno della famiglia, «uguaglianza morale e giuridica». Sin dai primi anni successivi all'entrata in vigore della Costituzione si pose il problema dell'attuazione dei precetti costituzionali in materia familiare a causa dell'inerzia del legislatore che, in più di un'occasione, ha reso necessario l'intervento supplente della Corte Costituzionale, le cui 7 sentenze hanno eliminato talune disposizioni: solo per fare un esempio, gli articoli 151 del codice civile, e 559 del codice penale, perché in contrasto con le norme della Costituzione;
    solo nel 1975, a seguito di un'altra felice consultazione referendaria svoltasi il 12 e 13 maggio dell'anno precedente il cui esito fu favorevole al mantenimento nell'ordinamento giuridico della legge che dava diritto al divorzio, il Parlamento prese atto dell'evoluzione e dello sviluppo politico sociale della società italiana negli ultimi decenni e approvò, con la legge 19 maggio 1975, n. 151, la riforma del diritto di famiglia;
    l'articolo 37 stabilisce che «La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Il principio di non discriminazione in ragione del sesso costituisce una delle più classiche estrinsecazioni del principio di uguaglianza;
    pari tutela si trova sia nei documenti internazionali come la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (articolo 23), nel Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (articolo 157) o la Convenzione ONU sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna;
    nonostante ciò solo nel 1966 fu riconosciuta la possibilità per le donne di accedere al pubblico impiego. Il diritto si è successivamente esteso fino al riconoscimento del diritto alla carriera militare. Se ne riparlerà a proposito dell'articolo 51 della Costituzione;
    rimanendo in tema di lavoro, è ben noto il fatto che esiste sui luoghi di lavoro una forma di discriminazione latente e opaca. Una delle forme tipiche è quella che investe le donne in tema di maternità, tanto che il giudice delle leggi è intervenuto con numerose sentenze per garantire il diritto al lavoro, quello alla maternità, quello alla parità ed ha sostenuto esplicitamente che è doveroso «evitare che la maternità si traduca in concreto in un impedimento alla realizzazione dell'effettiva parità di diritti della donna lavoratrice». Eppure il fenomeno perdura. In base a dati Istat del 2012, il 22,3 per cento delle neomadri hanno lasciato il lavoro. Tra le lavoratrici, i contratti di tipo part time sono cresciuti dal 21 per cento nel 1993 al 32,2 per cento nel 2014;
    comparando i dati, ci si accorge che il 69,1 per cento degli uomini ha avuto un percorso standard, ovvero privo di contratti atipici, a progetto, collaborazioni occasionali, contro il 61,5 per cento delle donne;
    tra gli occupati, l'11 per cento delle donne ha un lavoro irregolare, cioè senza contratto, contro l'8,9 per cento degli uomini. Il 69,1 per cento degli uomini ha avuto un percorso standard, ovvero privo di contratti atipici, a progetto, o collaborazioni occasionali, contro il 61,5 per cento delle donne;
    la disparità di genere esiste anche tra i pensionati italiani. La direttrice del dipartimento per le statistiche sociali e ambientali dell'istituto nazionale di statistica, in un incontro svoltosi l'8 ottobre 2015 presso la Commissione lavoro di questo ramo del Parlamento, ha sottolineato che le differenze di genere tra i pensionati sono elevate in tutto il Paese, e che sono maggiori al Nord. Inoltre «le donne sono la maggioranza dei pensionati ma assorbono solo il 44,2 per cento della spesa pensionistica»;
    l'articolo 48 ha sancito, e realizzato effettivamente, il principio del suffragio universale. Questo principio non ha mai subito violazioni. Da notare solo il fatto che la percentuale di astensionismo tra le donne è maggiore, nonostante il fatto che le donne di oggi studino e lavorino molto più che in passato. I dati statistici indicano chiaramente che la politica viene percepita da molte donne come una dimensione lontana dai propri interessi. Solo il 47,9 per cento di esse si informa settimanalmente sui temi politici, contro il 64,6 per cento degli uomini;
    la questione del principio della parità tra i sessi è stata affrontata anche con riguardo al tema della promozione dell'accesso delle donne alle cariche elettive, con l'obiettivo di incrementare il tasso di partecipazione femminile alla vita politica e istituzionale del Paese;
    si è citato l'articolo 48 che stabilisce, tra l'altro, che il voto è libero; nell'articolo 51, come modificato dalla legge costituzionale n. 1 del 2003, si stabilisce che tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge; si attribuisce inoltre alla Repubblica, al fine del perseguimento di detta eguaglianza nell'accesso ad uffici pubblici e cariche elettive, il compito di promuovere con appositi provvedimenti le pari opportunità fra i due sessi, L'articolo 67 prevede che ciascun parlamentare, oltre a esercitare le proprie funzioni senza vincolo di mandato, rappresenti l'intera Nazione. L'articolo 117, come modificato dalla legge costituzionale citata, dispone che le leggi regionali rimuovano ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica, e promuovano inoltre la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive, per la promozione delle pari opportunità;
    la legge costituzionale n. 2 del 2001, relativa all'elezione diretta dei presidenti delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano, ha introdotto disposizioni finalizzate alla promozione della parità di accesso alle consultazioni elettorali con l'espressa finalità di conseguire l'equilibrio della rappresentanza dei sessi;
    con la novella costituzionale si è aperta la strada all'introduzione di «azioni positive» volte a incoraggiare l'accesso del sesso sottorappresentato alle funzioni pubbliche e alle cariche elettive. Al rispetto dell'uguaglianza in senso formale, che esclude differenziazioni in base al sesso, si aggiunge ora la prefigurazione di interventi positivi volti a realizzare sostanzialmente il principio della parità di accesso, attraverso la rimozione di quelle cause di squilibrio che hanno finora impedito l'uguaglianza delle condizioni di partenza;
    il processo è in continua evoluzione e l'Assemblea ha esaminato solo pochi giorni fa il provvedimento riguardante nuove norme per garantire ancor meglio l’«equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini nei consigli regionali». La strada da percorrere è quindi ancora lunga poiché le donne sono sottorappresentate ad ogni livello istituzionale, nonostante sia stata tentata la via delle quote riservate, senza con ciò ottenere il successo sperato. Sino a quando la parità di genere non sarà considerata un fatto normale ed effettivo da chiunque nel comune sentire e non un obiettivo da raggiungere, la via prescelta delle quote riservate rischia di essere l'ennesimo tentativo di percorrere la via ortopedica all'eguaglianza, intrapresa dalla destra storica sin dall'unità d'Italia e risultata sempre fallimentare alla prova dei fatti;
    senza ipocrisie si deve poi considerare che i diritti costano e sono necessarie disponibilità finanziarie. Anche queste ci sarebbero, ad esempio attingendo al fondo sociale europeo, contenente fondi messi a disposizione dall'Unione europea in favore degli Stati membri per attuare concretamente, tra l'altro, le politiche volte anche alla promozione della parità tra uomo e donna;
    anche il potere esecutivo è stato partecipe di questo progressivo avvicinamento all'obiettivo: nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei ministri è istituito dal 1997 un dipartimento per le pari opportunità che propone e coordina le iniziative normative e amministrative e le attività di verifica, di controllo, di formazione e informazione anche in materia di parità tra uomo e donna;
    lo Stato italiano promuove l'uguaglianza e le pari opportunità per uomini e donne anche nell'attività economica e imprenditoriale. Inizialmente con la legge 215 del 1992, successivamente con il decreto del Presidente della Repubblica 28 luglio 2000 n. 314 e da ultimo con il decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, contenente l'importante codice delle pari opportunità tra uomo e donna: sono previste agevolazioni in favore dell'imprenditoria femminile in molti settori come quello del commercio, dell'artigianato, dell'agricoltura e dei servizi attraverso l'erogazione di un contributo, in parte a fondo perduto, in parte con obbligo di restituzione a un tasso di interesse agevolato;
    nonostante il dettato costituzionale, la legislazione attuativa, le sentenze del giudice delle leggi, sono universalmente noti fatti di particolare gravità discriminatoria. Ci si riferisce ai casi di violenza sulle donne e in particolare a quelli di violenza domestica di cui sono vittime numerose persone, di solito la coniuge;
    da quanto sopra esposto appare chiaro che la donna possa godere dell'eguaglianza effettiva di genere solo se la scuola riuscirà a insegnare un nuovo paradigma nei rapporti interpersonali;
    con l'approvazione della Convenzione di Istanbul, si è riconosciuto in quel testo una fondamentale piattaforma sociale e culturale in cui la violenza sulle donne viene esplicitamente concepita come discriminazione e violazione dei diritti umani basata sul genere, cioè su quei «ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini»;
    la scuola può essere fondamentale per superare il modello culturale maschilista, che non concepisce le donne in posizioni di pari potere, nel riconoscimento della differenza di genere, anche nella famiglia, dove si riproduce spesso una concezione dei rapporti fondata sulla gerarchia e sul possesso. È nefasta l'educazione ai luoghi comuni, come quelli, ad esempio, ancora molto diffusi secondo i quali se un ragazzo piange, oppure ama cucinare, è una «femminuccia», e se una bambina vuole giocare a calcio, o alle costruzioni, è un «maschiaccio»;
    questi temi sono affrontati quotidianamente dagli insegnanti che devono poter utilizzare migliori metodi e acquisire maggiori competenze, utilizzando standard internazionali per raggiungere lo scopo e attuare le necessarie forme di coinvolgimento dei genitori e di eventuali altri attori del territorio;
    questo concetto è stato ben espresso da l'attrice Emma Watson, la giovane Hermione nella saga di Harry Potter, quando, intervenendo all'Assemblea Generale dell'Onu per il lancio della campagna Heforshe, di UnWomen, ha detto: «Ho cominciato a mettere in dubbio le supposizioni basate sul genere tanto tempo fa. Quando avevo 8 anni ero confusa dal fatto che mi definissero dispotica perché volevo dirigere le recite che allestivamo per i nostri genitori; ma ai maschi non succedeva. Quando a 14 anni ho cominciato ad essere sessualizzata da certi media. Quando a 15 anni le mie amiche hanno cominciato ad abbandonare gli sport che amavano perché non volevano apparire muscolose. Quando a 18 anni i miei amici non erano capaci di esprimere i loro sentimenti»;
    ascoltando con attenzione testimonianze come queste si potrebbe avere una visione un po’ più ampia delle ragioni delle donne, e degli uomini amici delle donne, che non vogliono farsi ingabbiare dal modello patriarcale, sessista e omofobo con cui il nostro Paese sta facendo ancora i conti, pagando un grave ritardo culturale e politico;
    l'assenza attuale di un Ministro per le pari opportunità, a volte compreso nella compagine governativa, ha avuto ripercussioni su molti progetti presentati ma poi non realizzati, poiché il dipartimento per le pari opportunità non è riuscito a svolgere le medesime funzioni del Ministro, con particolare riferimento alle iniziative legate alla «piattaforma nazionale anti-tratta»;
    è nella scuola che, oltre a formare competenze e abilità, ci si deve porre l'obiettivo di sottoscrivere un nuovo patto educativo, in cui la differenza di genere sia riconosciuta come risorsa e la lotta alle discriminazioni come un passaggio chiave per realizzare una piena cittadinanza per tutti, donne e uomini;
    nel nome del confronto e del dialogo, si deve riconoscere pienamente il ruolo che hanno studenti, famiglie e insegnanti, per il raggiungimento dell'obiettivo in questa campagna di civiltà,

impegna il Governo:

   a promuovere e a sostenere la produzione di contenuti multimediali, in formato multilingua, fruibili via internet i quali, facendo leva sulle emozioni positive, enfatizzino e stimolino le possibilità di affermazione sociale e di autodeterminazione derivanti dalle varie differenze di genere oltre che di origine etnica e nazionalità, di religione e convinzioni personali, di disabilità, di età, di orientamento sessuale, e che respingano ogni forma di discriminazione, anche multipla, derivante dalla presenza di una o più delle differenti caratteristiche valorizzanti l'essere umano di cui sopra;
   a promuovere e a rafforzare la tutela dei diritti delle donne, rimuovendo le condizioni che favoriscono le discriminazioni, al fine di superarle, e ad assumere le opportune iniziative per consentire alle donne una ancor più effettiva partecipazione alla vita politica, sociale, lavorativa la cui valutazione sia effettuata senza pregiudizio, in base al merito, in particolare istituendo un'autorità contro le discriminazioni multiple;
   a promuovere in tutte le istituzioni scolastiche, di ogni ordine e grado, momenti dedicati allo studio delle norme della Costituzione che garantiscono la piena parità sociale, culturale, economica, per promuovere la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive, nel luogo di lavoro, nella famiglia, nella società, per la promozione delle pari opportunità ricordando l'impegno e il ruolo svolto nella stesura della Carta costituzionale italiana dalle ventuno donne elette all'Assemblea costituente;
    a promuovere e a sostenere la divulgazione delle storie, non solo politiche ma anche umane, delle ventuno madri costituenti, facendo conoscere il contesto storico e sociale e le grandi difficoltà in cui esse, lottando aspramente, hanno raggiunto la propria piena autodeterminazione e intrapreso per prime il percorso verso l'effettiva uguaglianza, nonché analizzando e divulgando chiaramente la strategia vincente da esse adottata per raggiungere la propria affermazione sociale.
(1-01190) «Bechis, Artini, Baldassarre, Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pastorino, Segoni, Turco».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti della donna

lavoro femminile

lotta contro la discriminazione