ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01172

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 574 del 22/02/2016
Abbinamenti
Atto 1/01124 abbinato in data 22/02/2016
Atto 1/01146 abbinato in data 22/02/2016
Atto 1/01170 abbinato in data 22/02/2016
Atto 1/01171 abbinato in data 22/02/2016
Atto 1/01173 abbinato in data 22/02/2016
Atto 1/01175 abbinato in data 22/02/2016
Atto 1/01174 abbinato in data 22/02/2016
Atto 1/01176 abbinato in data 02/03/2016
Atto 1/01180 abbinato in data 02/03/2016
Firmatari
Primo firmatario: VEZZALI MARIA VALENTINA
Gruppo: SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Data firma: 22/02/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MONCHIERO GIOVANNI SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 22/02/2016
VARGIU PIERPAOLO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 22/02/2016
MOLEA BRUNO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 22/02/2016
MATARRESE SALVATORE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 22/02/2016
LIBRANDI GIANFRANCO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 22/02/2016
D'AGOSTINO ANGELO ANTONIO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 22/02/2016
DAMBRUOSO STEFANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 22/02/2016
RABINO MARIANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 22/02/2016
MAZZIOTTI DI CELSO ANDREA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 22/02/2016
BOMBASSEI ALBERTO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 23/02/2016


Stato iter:
02/03/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 22/02/2016
Resoconto CIPRINI TIZIANA MOVIMENTO 5 STELLE
 
PARERE GOVERNO 02/03/2016
Resoconto COSTA ENRICO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 02/03/2016
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto ABRIGNANI IGNAZIO MISTO-ALLEANZA LIBERALPOPOLARE AUTONOMIE ALA-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Resoconto PALESE ROCCO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Resoconto PETRENGA GIOVANNA FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto SBERNA MARIO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto VEZZALI MARIA VALENTINA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto CALABRO' RAFFAELE AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto NICCHI MARISA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto PALMIERI ANTONIO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto DI VITA GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto DI SALVO TITTI PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto PESCO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 22/02/2016

DISCUSSIONE IL 22/02/2016

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 22/02/2016

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 23/02/2016

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 02/03/2016

ACCOLTO IL 02/03/2016

PARERE GOVERNO IL 02/03/2016

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 02/03/2016

DISCUSSIONE IL 02/03/2016

VOTATO PER PARTI IL 02/03/2016

APPROVATO IL 02/03/2016

CONCLUSO IL 02/03/2016

Atto Camera

Mozione 1-01172
presentato da
VEZZALI Maria Valentina
testo presentato
Lunedì 22 febbraio 2016
modificato
Mercoledì 2 marzo 2016, seduta n. 581

   La Camera,
   premesso che:
    gli indici demografici diffusi nelle ultime settimane dall'Istat hanno evidenziato un calo delle nascite al minimo storico in Italia. Nel 2015 sono state 488 mila, 8 per mille residenti, quindicimila in meno rispetto al 2014. Il numero dei figli medi per donna è di 1,35 al 2015 che si conferma il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità. L'età media delle donne al momento del parto è salita a 31,6 anni;
    per contro desta preoccupazione l'aumento del numero delle morti. Nel 2015 si è toccato il picco più alto di decessi dal secondo dopoguerra: i morti, secondo gli indicatori dell'Istat, sono stati 653 mila, 54 mila in più dell'anno precedente (+9,1 per cento). L'aumento di mortalità risulta concentrato nelle classi di età molto anziane (75-95 anni);
    dal punto di vista demografico, il picco di mortalità del 2015 è in parte dovuto a effetti strutturali connessi all'invecchiamento e in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014, più favorevole per la sopravvivenza;
    una speranza di vita consolidatasi da anni e la contrazione progressiva delle nascite consegnano un Paese in «debito demografico» con dinamiche sociali che gravano su previdenza, spesa sanitaria e assistenza più che nel passato;
    le sfide della globalizzazione e le conseguenti crisi finanziarie provocheranno – in un Paese con un rapporto negativo fra popolazione attiva e non – un effetto che fra una ventina d'anni, esaurito l'effetto «baby boom» degli anni Sessanta e Settanta, sarà ancora più economicamente insostenibile;
    il contesto socio economico diventa ancora più grave se a ciò si aggiunge il fatto che il numero dei nuovi nati attribuiti ai cittadini stranieri non è così elevato da garantire una reale inversione di tendenza, a meno di nuove politiche in grado di rispondere a trasformazioni sociali così complesse;
    l'incidenza della popolazione anziana pur essendo diffusa su tutto il territorio nazionale ha una rilevanza maggiore nelle regioni del Sud, nelle quali si evidenzia una costante migrazione di giovani verso le regioni del Centro-nord più industrializzato;
    il numero delle famiglie è cresciuto di quasi un milione, ma diminuisce la loro dimensione (nel 1951 era in media di 4 persone, oggi è formata in maggioranza di soli 2 componenti);
    un fenomeno piuttosto diffuso è quello della «compattazione»: i giovani restano nel nucleo di origine più a lungo, i figli tornano dai genitori dopo separazione o divorzio, o dopo una emancipazione non riuscita o a seguito di una convivenza finita male;
    sono in aumento le persone celibi e nubili (famiglie uniparentali) che hanno superato i 7,5 milioni e rappresentano il 30,2 per cento delle famiglie italiane. La maggior parte delle persone sole è ascrivibile alla fascia di popolazione anziana (l'11 per cento ha più di 85 anni, ed è donna);
    fra i nuovi poveri ci sono i pensionati al minimo, gli anziani soli e non autosufficienti, le madri lavoratrici con figli piccoli, i disabili;
    se un anziano è attivo costituisce una risorsa economica e un aiuto nell'organizzazione familiare; per risparmiare sui costi del nido, ai nonni vengono spesso affidati i figli non in età scolare;
    la popolazione invecchiata, quella che non avrà figli a cui appoggiarsi per ricevere assistenza e cure, che non avrà la possibilità di beneficiare dell'aiuto vicendevole tra generazioni, graverà completamente sul sistema socio – sanitario nazionale;
    con l'invecchiamento della popolazione aumentano le disabilità (menomazioni fisiche e ridotta mobilità o sensoriali, perdita della vista, dell'udito, della parola) e di conseguenza si espongono gli anziani al rischio di marginalità sociale a meno di adeguate strategie di aiuto e assistenza che permettano loro di continuare a vivere in modo autonomo e partecipativo alla vita sociale;
    la crisi economica prolungata e l'indebolimento dei sistemi di protezione sociale hanno reso più ampia l'area della deprivazione materiale; il rischio di povertà in Italia è più alto della media dei Paesi dell'Unione europea e coinvolge quasi il 20 per cento delle famiglie;
    con questa situazione economica la spesa per consumi è in calo; molte famiglie hanno utilizzato i loro risparmi o hanno risparmiato meno per cercare di mantenere gli standard di vita a cui erano abituate, in alcuni casi indebitandosi;
    nel 2012 quasi il 38 per cento delle famiglie ha ricevuto trasferimenti sociali; al netto dei quali il rischio povertà sarebbe di cinque punti superiore. Quasi il 20 per cento della popolazione ha dichiarato di arrivare a stento alla fine del mese e fra il 13 e il 14 per cento di aver rinunciato, addirittura, alle cure mediche;
    l'Italia si colloca al settimo posto fra i 28 Paesi dell'Unione europea per la spesa per la protezione sociale; è uno dei Paesi che destinano la quota più elevata alla previdenza; è fra gli ultimi per le spese destinate alla salute; occupa con il 4,8 per cento della spesa, la penultima posizione per le risorse destinate alle famiglie (soprattutto sostegno al reddito, tutela della maternità, assegni familiari, asili nido, strutture residenziali per famiglie con minori, assistenza domiciliare e altro); è uno degli ultimi Paesi per l'assistenza ai disabili;
    la vera risorsa è il settore del no profit che svolge un ruolo crescente e determinante sul piano del welfare anche se ha una presenza eterogenea a livello nazionale (con evidenti carenze nel Mezzogiorno) e dipende fortemente dal finanziamento pubblico che, ovviamente, in tempi di contrazione della spesa, subisce la crisi;
    il processo di modernizzazione dei comportamenti familiari è caratterizzato da un calo delle nascite e la scarsa propensione al matrimonio tradizionale; si osserva invece un aumento dei matrimoni civili delle unioni libere e del numero dei figli nati fuori dal matrimonio;
    dal 2012 un nato su 4 ha genitori non coniugati per una percentuale nelle regioni del centro-nord del Paese vicina la 30 per cento;
    nel 2012 il 52 per cento dei maschi e il 35 per cento delle ragazze di età compresa fra 25 e 34 anni viveva in famiglia; sono molteplici le ragioni: aumento della scolarizzazione, le difficoltà incontrate nel mondo del lavoro e la precarietà dello stesso, l'impossibilità di competere con un mercato immobiliare troppo costoso;
    dal punto di vista ambientale e urbanistico va registrato uno spopolamento delle aree rurali e montane in direzione delle aree metropolitane che però presentano periferie affollate e degradate dove le famiglie vivono in edilizia poco qualificata con infrastrutture e servizi insufficienti;
    nel 2012 i poveri assoluti hanno raggiunto l'8 per cento delle famiglie e il rischio povertà in Italia è il più alto d'Europa;
    quasi il 46 per cento della spesa per le famiglie con figli è assorbita da asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia, mentre il 18 per cento è destinato all'accoglienza in strutture residenziali per minori privi di tutela o genitori in difficoltà con bambini;
    nel corso delle ultime manovre economiche nazionali sono stati circoscritti i vari stanziamenti sui fondi per le politiche sociali. Per i principali fondi è stata definita una situazione, pressoché di stabilità per il prossimo triennio: il fondo indistinto (Fondo nazionale per le politiche sociali) è stato rifinanziato sui livelli del 2015, mentre quello per la non autosufficienza è stato confermato su 400 milioni; la cifra è stata raggiunta grazie all'integrazione di 150 milioni prevista nella legge di stabilità, da destinarsi, anche agli interventi per la Sla;
    la legge di stabilità per il 2016 ha portato invece alcune rilevanti novità per quanto riguarda alcuni fondi sociali «minori». Dopo il finanziamento nel 2015 del fondo nazionale per le politiche per la Famiglia di 100 milioni di euro per rilanciare il piano di sviluppo dei servizi socio educativi per la prima infanzia, nel 2016 non è stata data continuità a questi interventi. La dotazione del fondo per il 2016 (5 milioni su base nazionale), è stata caratterizzata da un dirottamento delle somme stanziate dalle precedenti manovre su un nuovo fondo per le adozioni internazionali. Inoltre, a causa dello slittamento temporale dell'assegnazione, nel 2016 gli enti territoriali avranno a disposizione le risorse del riparto del fondo nazionale per la famiglia 2015 da destinare al potenziamento dei servizi socio-educativi (aumento dei posti, delle fasce di apertura, sostegno ai costi di gestione nella prospettiva di riduzione delle rette), secondo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 agosto 2015;
    è stata ampliata, inoltre, la gamma dei fondi sociali attraverso l'istituzione di una nuova linea di finanziamento diretta agli interventi per il sostegno di persone con disabilità grave prive di sostegno familiare: 90 milioni di euro su base nazionale per i cosiddetti interventi «dopo di noi». Ciò significa risorse aggiuntive che saranno gestite in forma separata rispetto al resto dei fondi per le politiche sociali, rinunciando a una programmazione integrata del complesso degli interventi del welfare locale per la disabilità e la non autosufficienza. Analogamente, un altro nuovo fondo viene istituito per l'attuazione della legge n. 134 del 2015 in materia di cura dei soggetti con disturbi dello spettro autistico che tuttavia ha caratteristiche regolamentate dal Ministero della salute;
    dal «IV Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva» emerge che nel nostro Paese le risorse finanziarie destinate al sociale sono prevalentemente assorbite dalla spesa pensionistica. Anche se in questo ambito i dati di riferimento del Piano non sono aggiornati e si fermano al 2012, si rileva, rispetto al 2007, un aumento delle quote di spesa destinate alle funzioni «disoccupazione» (+ 1,9 punti percentuali) e «vecchiaia» (+ 1,0 per cento); mentre registrano una diminuzione le quote per «famiglia», «superstiti» e «invalidità» (-0,2 per cento), e in particolare per «malattia-salute» (-2,3 per cento). Stanti questi dati, la spesa sociale per l'area minorenni e famiglie si attesta, nel 2012, all'1,3 per cento del prodotto interno lordo. La quota di spesa sociale riservata a famiglie e minorenni è la più bassa fra i maggiori Paesi europei: infatti la Germania spende per minorenni e famiglie l'11,2 per cento della spesa sociale, la Francia il 7,9 per cento, il Regno Unito 6,6 per cento e la Spagna il 5,4 per cento;
    oggi gli enti locali trovano oggettive difficoltà per la redazione dei bilanci e per garantire la qualità e la quantità dei servizi per l'infanzia a causa di un'evidente condizione d'incertezza derivante dalla riduzione dei finanziamenti statali e dalle modalità di erogazione annuale, con una tendenza al ribasso delle risorse, non proporzionali all'andamento del numero delle scuole e delle sezioni riconosciute come paritarie;
    gli asili nido comunali rivestono un grande interesse pubblico, sono servizi per l'infanzia accessibili e di qualità che non solo contribuiscono a conciliare in modo rilevante vita familiare e lavorativa favorendo una maggiore partecipazione femminile al mondo del lavoro, ma sono esperienze educative decisive nello sviluppo cognitivo e relazionale infantile. In base ai dati rilevati dall'Anci, tra il 2010 e il 2013, vi è stato un aumento del 9 per cento di risorse impegnate da parte dei comuni destinato ai nidi a gestione diretta ed un 16 per cento per quelli a gestione convenzionata, in particolare nei comuni metropolitani dal 2010 al 2013 si è registrato un incremento pari al 20 per cento di risorse per i nidi a gestione diretta ed un 22 per cento per quelli a gestione convenzionata;
    dal piano nazionale per l'infanzia emerge, inoltre, l'urgenza di un sostegno sempre più accurato e settoriale alle politiche per la famiglia, a causa soprattutto delle rilevanti trasformazioni di quest'ultima all'interno di una società in evoluzione; in tal senso l'indicazione del Piano è di privilegiare due macro aree: il sostegno alla genitorialità e il sistema dell'accoglienza dei minorenni allontanati dalla famiglia di origine;
    in questa chiave è di rilievo valutare l'impatto fortemente positivo che sulle famiglie hanno le pratiche di welfare aziendale e corporate social responsibility (rilevato anche dal rapporto Istat per il 2015). Tra i benefit e servizi che le imprese offrono ai dipendenti rientrano le iniziative di welfare aziendale, che – recando vantaggi non solo ai dipendenti e alle loro famiglie ma più in generale al territorio dove opera l'azienda – affiancano il welfare locale;
    si tratta di misure che rappresentano veri e propri meccanismi di incentivazione del lavoratore in quanto riguardano le modalità di erogazione della prestazione lavorativa, lo sviluppo del capitale umano, il clima organizzativo e, in definitiva, la qualità del lavoro. Inoltre, l'offerta di servizi aggiuntivi per i dipendenti e le loro famiglie (asili nido, servizi di trasporto e altro) tende a rafforzare il legame tra impresa e collaboratori,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per dare piena attuazione ai principi di solidarietà politica, economica e sociale secondo quanto previsto all'articolo 2 della Costituzione;
   a promuovere misure per la revisione complessiva del regime fiscale della famiglia, in modo da dare concreto sostegno all'istituzione del nucleo familiare e alla piena assunzione degli impegni connessi alla genitorialità;
   ad incentivare azioni a sostegno della genitorialità e del sistema dell'accoglienza dei minorenni allontanati dalla famiglia di origine, così come definito dal IV piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, riorganizzando il sistema locale dei servizi di prossimità e degli interventi di sostegno per garantire risorse uniformi, stabili e complementari a tutte le famiglie secondo il principio delle pari opportunità;
   a promuovere concrete politiche sociali («bonus» fiscali, servizi socio educativi e socio assistenziali gratuiti) che rispondendo a precise esigenze delle famiglie siano tali da riuscire a incoraggiare una natalità sufficiente a contrastare il processo di invecchiamento della popolazione;
   a valutare le opportune iniziative anche normative per definire misure correttive del sistema attuale di ripartizione delle risorse assegnate al welfare, che produce evidenti iniquità e non risponde all'esigenza di garantire, in materia di politiche sociali, le categorie più deboli quali minori, anziani, disabili, famiglie in difficoltà;
   ad assumere iniziative per mettere tutti i cittadini in una condizione di dignità e di giustizia, a partire dalle fasce di popolazione più debole, perché una società è «civile» se in essa nessuno si sente escluso o ultimo.
(1-01172)
(Testo modificato nel corso della seduta)  «Vezzali, Monchiero, Vargiu, Molea, Matarrese, Librandi, D'Agostino, Dambruoso, Rabino, Mazziotti Di Celso, Bombassei».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

costo sociale

politica familiare

sicurezza sociale