ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01024

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 505 del 19/10/2015
Abbinamenti
Atto 1/00720 abbinato in data 19/10/2015
Atto 1/01019 abbinato in data 19/10/2015
Atto 1/01022 abbinato in data 19/10/2015
Atto 1/01023 abbinato in data 19/10/2015
Atto 1/01026 abbinato in data 27/10/2015
Firmatari
Primo firmatario: PALESE ROCCO
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 19/10/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 21/10/2015
CATANOSO GENOESE FRANCESCO DETTO BASILIO CATANOSO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 21/10/2015


Stato iter:
27/10/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 19/10/2015
Resoconto PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 19/10/2015
Resoconto GAGNARLI CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO GOVERNO 27/10/2015
Resoconto DE FILIPPO VITO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/10/2015
Resoconto PASTORELLI ORESTE MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto FAENZI MONICA MISTO-ALLEANZA LIBERALPOPOLARE AUTONOMIE ALA-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto FAUTTILLI FEDERICO PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto MONCHIERO GIOVANNI SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto ZACCAGNINI ADRIANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto BINETTI PAOLA AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto CATANOSO GENOESE FRANCESCO DETTO BASILIO CATANOSO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BENEDETTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 27/10/2015
Resoconto DE FILIPPO VITO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 19/10/2015

DISCUSSIONE IL 19/10/2015

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 19/10/2015

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 21/10/2015

ATTO MODIFICATO IL 26/10/2015

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/10/2015

DISCUSSIONE IL 27/10/2015

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 27/10/2015

ACCOLTO IL 27/10/2015

PARERE GOVERNO IL 27/10/2015

APPROVATO IL 27/10/2015

CONCLUSO IL 27/10/2015

Atto Camera

Mozione 1-01024
presentato da
PALESE Rocco
testo presentato
Lunedì 19 ottobre 2015
modificato
Martedì 27 ottobre 2015, seduta n. 511

   La Camera,
   premesso che:
    l'Unione europea ha sviluppato, negli ultimi anni, in materia di fitofarmaci una normativa molto articolata, completa ed in continuo aggiornamento (recepita a livello nazionale e che sta completando l'implementazione a livello regionale), in relazione alla quale si riportano le osservazioni seguenti;
    il suddetto quadro normativo europeo – e di conseguenza nazionale – è formato da due grandi blocchi normativi che verranno trattati separatamente: uno riguarda l'immissione in commercio dei fitofarmaci e l'altro l'utilizzo sostenibile dei fitofarmaci;
    per quanto riguarda l'immissione in commercio dei fitofarmaci, gli agricoltori non sono direttamente coinvolti nelle procedure definite dal processo normativo, ma ne subiscono comunque le conseguenze;
    l'approccio della politica europea nei confronti dei fitofarmaci è decisamente improntato al miglioramento degli standard di sicurezza e di impatto sull'ambiente;
    il reiterarsi nel tempo di alcune richieste di uso eccezionale dipende da diversi fattori: a) in primo luogo, le variazioni climatiche in corso espongono le colture a fitopatie improvvise ed incontrollabili; b) in secondo luogo, c’è da considerare che il processo di revisione delle sostanze attive (direttiva n. 91/414/CEE), portato avanti negli ultimi anni, ha determinato una sostanziale riduzione delle sostanze attive disponibili per la difesa fitosanitaria. La carenza di principi attivi nella difesa fitosanitaria di una coltura ha come possibile effetto collaterale anche l'insorgere di resistenze ai principi attivi disponibili e, quindi, un aumento nell'uso di fitofarmaci;
    la revisione dei prodotti fitosanitari ha già portato al ritiro dal mercato di quasi il 70 per cento delle sostanze attive. Il processo di revisione europea non solo ha comportato l'uscita dal mercato di numerosi prodotti con ampia gamma di colture in etichetta (nel caso delle colture minori non sono stati sostituiti, con conseguente impoverimento dei mezzi di difesa), ma ha anche determinato le circostanze per cui gli stessi prodotti a base di sostanze incluse possono aver subito limitazioni nel numero di colture autorizzate o nelle modalità di impiego;
    in tale quadro si inserisce anche la revisione della direttiva sulla commercializzazione dei prodotti fitosanitari (regolamento (CE) n. 1107/2009) che potrebbe causare un'ulteriore perdita di sostanze attive dal 9 al 25 per cento: con i criteri cut-off in fase prevalutativa, sulla base della classificazione di pericolo delle sostanze; con la valutazione comparativa legata al principio di sostituzione che rischia di divenire un ulteriore sistema di limitazione nell'uso dei principi attivi;
    il risultato è che, per alcune avversità ed alcune colture, specialmente quelle minori, attualmente è già complesso impostare una corretta difesa fitosanitaria e gestire il possibile sviluppo di resistenza agli agrofarmaci da parte dei patogeni; situazione che, sicuramente, diventerà sempre più problematica negli anni futuri;
    tale situazione viene tamponata in via temporanea con autorizzazioni straordinarie che rappresentano, per questi casi, l'unica strada normativa percorribile;
    senza gli opportuni mezzi tecnici le aziende perdono competitività, a fronte di un mercato italiano sempre più aperto alle importazioni di prodotti agricoli provenienti da altri Paesi (europei e non), dove spesso è possibile utilizzare prodotti fitosanitari vietati in Italia;
    la gestione differente di tali autorizzazioni da parte dei vari Paesi europei e non sta creando le condizioni per una concorrenza commerciale sleale nei confronti dell'Italia;
    accade, infatti, che nel nostro Paese venga vietato l'utilizzo di alcuni principi attivi/agrofarmaci su determinate colture, quando in altri Paesi concorrenti, come Spagna o Francia, gli stessi principi attivi/agrofarmaci continuano ad essere utilizzati. Questo, di fatto, provoca un vantaggio competitivo per i produttori di quei Paesi che possono contare su costi di produzione minori, su rendite più alte e difettosità minori rispetto ai produttori italiani;
    è dunque indispensabile prevedere specifici meccanismi di consultazione delle organizzazioni agricole e rafforzare il lavoro congiunto con i Ministeri competenti, in modo da ottimizzare il lavoro di tutte le parti coinvolte ed evitare che le azioni previste possano rivelarsi eccessivamente onerose per il sistema;
    l'utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari è l'oggetto della direttiva n. 2009/128/CE, recepita in Italia dal decreto legislativo n. 150 del 2012. La direttiva prevede che ciascuno Stato membro elabori un piano d'azione nazionale per definire obiettivi quantitativi, misure, tempi, in definitiva una strategia operativa, per raggiungere, nel tempo, una serie di obiettivi articolati, come quelli che la direttiva stessa impone. Il decreto legislativo ha incaricato un consiglio tecnico-scientifico dell'elaborazione e della gestione nazionale del piano;
    il piano d'azione nazionale è entrato in vigore il 13 febbraio 2014, dopo un lungo periodo nel quale c’è stata anche una consultazione con gli stakeholders. Il testo derivato da questo processo è piuttosto complesso e articolato nella forma e, in molti casi, rimanda a successivi interventi, soprattutto a livello regionale, ma anche a livello nazionale, sotto forma di decreti, linee guida e altro, che dovranno essere prodotti nei mesi e negli anni a venire, dal consiglio stesso, che continua pertanto a lavorare, o dai Ministeri delle politiche agricole, alimentari e forestali e/o dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
    peraltro, c’è da considerare il fatto che in Italia anche a livello normativo non si parte da zero. Molte delle misure previste dalla direttiva (e dal piano d'azione nazionale) sono attuate in Italia già da diverso tempo: si pensi, ad esempio, al sistema della formazione (in vigore dal 1968 e perfezionato nel tempo), o allo strumento della lotta integrata;
    il piano d'azione nazionale rimanda la definizione di molti aspetti tecnici ad una serie di linee guida, sulla base delle quali le regioni dovranno implementare le varie misure a livello locale, con il rischio di una disomogenea applicazione sul territorio;
    a titolo esemplificativo, il 26 marzo 2015 sono state pubblicate le linee guida di indirizzo per la tutela dell'ambiente acquatico e dell'acqua potabile e per la riduzione dell'uso di prodotti fitosanitari e dei relativi rischi nei siti «Natura 2000» e nelle aree naturali protette;
    tali linee guida impongono a regioni e province autonome il compito di individuare le misure per poter impiegare in modo sostenibile i prodotti fitosanitari, secondo criteri di proporzionalità, fino ad arrivare alla limitazione d'uso di specifici prodotti. È demandata alle regioni la possibilità di rendere le misure individuate volontarie o obbligatorie;
    tra le prime regioni ad essersi mosse vi è la Lombardia che ha, di fatto, emanato un vero e proprio piano d'azione regionale in cui, oltre a recepire tutto l'impianto normativo del piano d'azione nazionale, prevede di intervenire in modo pesante sulle coltivazioni di mais, riso e vite, limitando l'uso di principi attivi fondamentali per queste colture. Tutto questo ha un costo che non viene indennizzato;
    le politiche per l'agricoltura sostenibile, invece, dovrebbero essere realizzate prevedendo adeguati sistemi incentivanti, attraverso contributi per chi adotta impegni che vanno al di là degli standard minimi. Questo l'Unione europea l'ha previsto quando ha concepito le misure agroambientali nell'ambito dello sviluppo rurale;
    l'implementazione della difesa integrata, sia quella obbligatoria che quella volontaria, è un'operazione complessa che rischia, se non gestita razionalmente, di penalizzare soprattutto le colture specializzate del Mediterraneo, nonché le colture minori;
    in particolare il livello volontario, a cui occorrerà attenersi per accedere alle misure agroambientali dei programmi di sviluppo rurale, potrebbe essere normato in modo così vincolante da esporre l'agricoltura italiana ad un'ulteriore mancanza di prodotti fitosanitari e, quindi, ad un ulteriore deficit di competitività non solo nei confronti dei Paesi extraeuropei, ma anche nei confronti degli altri Paesi dell'Unione europea in un momento particolarmente delicato dell'agricoltura italiana;
    ciò in relazione al fatto che, se le regioni dovessero decidere di non inserire nei disciplinari alcune sostanze attive, tra cui quelle a cui si applica il principio di sostituzione, per alcune avversità ed alcune colture, potrebbe risultare complesso impostare una corretta difesa fitosanitaria e gestire il possibile sviluppo di resistenza agli agrofarmaci da parte dei patogeni;
    c’è da rilevare che, durante l'elaborazione del piano d'azione nazionale, e successivamente, nella fase della sua implementazione, è stata riscontrata l'assenza di momenti di confronto con i rappresentanti degli imprenditori agricoli, cioè dei soggetti che dovranno mettere in atto gran parte delle misure contenute nel piano d'azione nazionale stesso;
    in particolare, all'interno del consiglio tecnico-scientifico, di cui all'articolo 5 del decreto legislativo n. 150 del 2012, non è prevista né la partecipazione dei rappresentanti delle imprese agricole, né è previsto un suo impegno formale ad una loro consultazione periodica;
    rispetto ai ritardi negli adempimenti, i Ministeri competenti sono stati più volte sollecitati dalle organizzazioni agricole (ad esempio, è stata sollecitata l'adozione del tuttora mancante decreto sui prodotti destinati ad utilizzatori non professionali, che avrebbe dovuto essere pubblicato entro il 26 novembre 2013), che hanno anche segnalato le possibili criticità sulle quali intervenire, programmando per tempo le attività (ad esempio, il controllo funzionale di tutte le attrezzature impiegate per uso professionale da effettuarsi obbligatoriamente entro il 26 novembre 2016);
    la normativa sull'utilizzo sostenibile dei fitofarmaci, per sua stessa natura, può essere attuata efficacemente solo attraverso un percorso fatto di impegni e verifiche, nel quale tutti i soggetti coinvolti dalla normativa (e segnatamente istituzioni, imprese e servizi tecnici) possano pienamente confrontarsi, nel rispetto dei propri ruoli, ma con l'obiettivo comune di far progredire le azioni del piano d'azione nazionale,

impegna il Governo:

   a valutare la possibilità di farsi promotore di un'iniziativa nell'ambito del Consiglio europeo dei Ministri dell'agricoltura, al fine dell'approvazione di una normativa unica comunitaria per evitare le attuali distorsioni della concorrenza interna in materia, a causa del mancato divieto di utilizzo di alcuni fitofarmaci da parte di qualche Stato membro, come descritto in premessa;
   ad assumere iniziative al fine di rivedere il sistema delle autorizzazioni dei prodotti fitosanitari in deroga rilasciate per ragioni di emergenza fitoiatrica disposte ai sensi dell'articolo 53 del regolamento (CE) n. 1107/2009;
   ad assumere, nel rispetto dei vincoli di bilancio, iniziative normative per incrementare i fondi pubblici da destinare alla ricerca scientifica in agricoltura, per sviluppare prodotti fitosanitari alternativi che possano consentire, in tal modo, di interrompere le autorizzazioni eccezionali;
   a prevedere conseguentemente una linea guida più rigorosa, attraverso una riduzione del ricorso alle deroghe al fine di non stravolgere la reale finalità di emergenza fitoiatrica, che, a causa del continuo ricorso allo strumento della deroga, rischia effettivamente di perdere completamente il suo significato e il suo scopo reale;
   a coinvolgere le organizzazioni di categoria e datoriali, gli enti di ricerca pubblici e privati e le istituzioni regionali al fine di condividere le problematiche e le varie soluzioni, consapevoli che i migliori risultati, in questi campi, si sono ottenuti con la collaborazione e la condivisione;
   ad adottare, entro dodici mesi, gli atti e le misure di competenza previste dal decreto legislativo n.150 del 2012 e dal piano di azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari non ancora emanati, per i quali risultano già scaduti i termini, e a prevedere l'istituzione di un sistema di incentivi di carattere economico al fine di rendere conveniente l'uso di fitofarmaci sostenibili dall'agroambiente, nonché ad assumere ogni iniziativa di competenza affinché le regioni e le province autonome, che non abbiano ancora provveduto, trasmettano le informazioni indicate all'interno del decreto legislativo n. 150 del 2012, per le quali i termini risultano già trascorsi;
   ad intervenire al fine di incrementare il sistema dei controlli in maniera più stringente sull'uso corretto dei pesticidi in agricoltura, con particolare riferimento al fenomeno del multiresiduo e delle sue possibili ripercussioni sulla salute dei consumatori e dell'ambiente, la cui normativa continua a considerare sempre un solo principio attivo, nonostante se ne riscontrino più di dieci, con potenziali effetti sinergici negativi;
   a rendere noto alle Commissioni parlamentari competenti lo stato dei lavori sulla predisposizione degli atti, delle misure e delle linee guida previsti dal decreto legislativo n. 150 del 2012 e dal piano di azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.
(1-01024)
(Nuova formulazione – Testo modificato nel corso della seduta) «Palese, Occhiuto, Catanoso».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

pianificazione nazionale

prodotto fitosanitario

sviluppo rurale