ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00664

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 330 del 12/11/2014
Abbinamenti
Atto 1/00515 abbinato in data 03/12/2014
Atto 1/00657 abbinato in data 03/12/2014
Atto 1/00658 abbinato in data 03/12/2014
Atto 1/00663 abbinato in data 03/12/2014
Atto 1/00678 abbinato in data 03/12/2014
Atto 1/00681 abbinato in data 03/12/2014
Atto 1/00682 abbinato in data 03/12/2014
Firmatari
Primo firmatario: QUARANTA STEFANO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 12/11/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
BORDO FRANCO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
AIRAUDO GIORGIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
PLACIDO ANTONIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
MELILLA GIANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
MARCON GIULIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
DURANTI DONATELLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
PIRAS MICHELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
FRATOIANNI NICOLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
COSTANTINO CELESTE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
FARINA DANIELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
GIORDANO GIANCARLO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
KRONBICHLER FLORIAN SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
MATARRELLI TONI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
NICCHI MARISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
PANNARALE ANNALISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
SANNICANDRO ARCANGELO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
ZARATTI FILIBERTO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014
ZACCAGNINI ADRIANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 12/11/2014


Stato iter:
03/12/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 03/12/2014
Resoconto GIACOMELLI ANTONELLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
DICHIARAZIONE VOTO 03/12/2014
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto CAPARINI DAVIDE LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto QUARANTA STEFANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto OLIARO ROBERTA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto GAROFALO VINCENZO NUOVO CENTRODESTRA
Resoconto BERGAMINI DEBORAH FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto ROMANO PAOLO NICOLO' MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto BRUNO BOSSIO VINCENZA PARTITO DEMOCRATICO
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 03/12/2014
Resoconto GIACOMELLI ANTONELLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
PARERE GOVERNO 03/12/2014
Resoconto GIACOMELLI ANTONELLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 03/12/2014

DISCUSSIONE IL 03/12/2014

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 03/12/2014

ACCOLTO IL 03/12/2014

PARERE GOVERNO IL 03/12/2014

APPROVATO IL 03/12/2014

CONCLUSO IL 03/12/2014

Atto Camera

Mozione 1-00664
presentato da
QUARANTA Stefano
testo di
Mercoledì 3 dicembre 2014, seduta n. 344

   La Camera,
   premesso che:
    sia le istituzioni sovranazionali che i Governi nazionali riconoscono all'evoluzione delle infrastrutture di nuova generazione e al conseguente sviluppo dei servizi in rete un ruolo fondamentale per garantire una crescita inclusiva, sostenibile e duratura dei singoli Paesi e, sotto tale profilo, l'anno 2011 ha rappresentato uno snodo importante caratterizzato dalla definizione degli ambiziosi obiettivi comunitari dell'agenda digitale europea (COM(2010)245) per il prossimo decennio, ma anche dagli indirizzi regolamentari per la realizzazione delle reti di accesso di nuova generazione e dal lancio delle prime offerte a 100 megabit al secondo anche in Italia;
    le reti di accesso di nuova generazione sono reti di accesso cablate costituite, in tutto o in parte, da elementi ottici e in grado di fornire servizi d'accesso a banda larga con caratteristiche più avanzate (quale una maggiore capacità di trasmissione) rispetto a quelli forniti tramite le reti in rame esistenti;
    dette reti, definite anche come delle vere e proprie «autostrade informatiche» per veicolare il traffico dati a grande velocità, in sicurezza e senza strozzature, secondo quanto emerge dal secondo rapporto dell'Osservatorio I-Com sulle reti di nuova generazione, rappresentano non solo uno strumento di sviluppo e crescita dell'economia, ma anche e soprattutto una modalità di investimento per evitare il cosiddetto «sotto-sviluppo» dei Paesi;
    non a caso, proprio sulle reti di nuova generazione, si sono indirizzati importanti investimenti sia di carattere pubblico che privato nei principali Paesi del mondo e, in particolare, negli Stati Uniti, in Cina, in Corea, in India e in Australia;
    anche i Paesi europei a più elevato tasso di digitalizzazione quali il Regno Unito, l'Olanda e le economie scandinave hanno investito sulle reti di accesso di nuova generazione, anche se in modo più limitato di altre realtà internazionali;
    ciononostante, numerosi studi di caratura nazionale e internazionale dimostrano come le reti di nuova generazione (fisse e mobili) possono promuovere la crescita almeno di un 1 punto di prodotto interno lordo ogni 10 per cento aggiuntivo di diffusione della banda larga e, al contempo, generare importanti risparmi che, a regime, per l'Italia corrisponderebbero a quasi 40 miliardi di euro all'anno. Sul punto, si segnala come la Banca Mondiale stimi, infatti, in 1,21 per cento l'impatto per i Paesi ad alto reddito di prodotto interno lordo aggiuntivo per ogni 10 per cento di diffusione della banda larga (Qiang e Rosotto, «Economic impacts of broadband», in Information and Communication for Development 2009: Extending Reach and Increasing Impact, Word Bank). Con riferimento specifico all'Italia, inoltre, il Progetto Italia digitale 2010 di Confindustria quantifica i risparmi grazie al: telelavoro (in 2 miliardi di euro); e-learning (in 1,4 miliardi di euro); e-government e impresa digitale (in 16 miliardi di euro); e-health (in 8,6 miliardi di euro); giustizia e sicurezza digitale (in 0,5 miliardi di euro); gestione energetica intelligente (in 9,5 miliardi di euro). Analoghe considerazioni sono contenute nel rapporto Oecd (2009) Network developments in support of innovation and user needsDirectorate for science, technology and industry;
    come si evince della lettura del secondo rapporto dell'Osservatorio I-Com sulle reti di nuova generazione, molti Governi hanno implementato strategie volte alla diminuzione degli ingenti costi di costruzione delle infrastrutture e a fornire, conseguentemente, incentivi sufficienti ad attrarre l'investimento privato in zone di mercato altrimenti escluse. Solitamente tali interventi sono successivi a un preliminare processo di stima della domanda potenziale e possono avere scala nazionale o, più frequentemente, essere associati a politiche regionali settoriali, indirizzate a specifiche aree geografiche, in cui il costo di fornitura privata del servizio richiesto è troppo elevato per il livello di domanda identificata;
    tra i meccanismi di investimento implementati a livello europeo e internazionale, uno dei metodi per canalizzare l'intervento pubblico in modo efficiente consiste:
     a) nel progettare forme di partenariato, dal momento che esse permettono di controllare più facilmente i flussi di investimento pubblico e, al contempo, di valersi dell'esperienza e della professionalità del settore privato. Un famoso modello di partenariato pubblico-privato è quello adottato per il progetto Amsterdam Citynet, anche se il modello si è evoluto discostandosi dall'assetto iniziale, con la drastica riduzione della componente pubblica, in seguito al trasferimento di parte della proprietà alle società private KPN e Reggefiber;
     b) nell'avviare prestiti di lungo periodo per gli operatori e programmi nazionali di finanziamento. I programmi di finanziamento vengono adottati per sostenere gli investimenti degli operatori e per agevolare la diffusione della banda larga attraverso incentivi all'entrata sul mercato. Nella maggior parte dei casi, i finanziamenti sono diretti a sovvenzionare soggetti privati, come nel caso dei programmi di finanziamento statunitensi «Rural Broadband Access Loan» e «Guarantees Program», nei quali il Governo si impegnava a concedere garanzie e prestiti agli operatori a tassi agevolati;
     c) nel riconoscimento di incentivi fiscali. Tale tipologia di intervento serve a promuovere gli investimenti in ricerca e sviluppo, in modo tale che gli operatori che investono sia in nuove reti che, in alcuni casi, in nuovi contenuti abbiano incentivi sufficienti a creare ulteriore innovazione. In tale tipologia di intervento rientrano diverse agevolazioni fiscali, che variano a seconda della legislazione del Paese prescelto, e che comprendono il credito di imposta (Usa) e i sussidi elargiti agli operatori di business (Canada). Gli incentivi fiscali sono particolarmente diffusi in Danimarca e negli Stati Uniti, dove sono stati introdotti per agevolare gli investimenti dei nuovi operatori (Usa) e per sussidiare indirettamente i dipendenti di quelle imprese che adottano sistemi di gestione dei dati supportati dalle reti di prossima generazione (Danimarca);
     d) nell'adottare strategie di abbattimento dei costi amministrativi legati ai processi di creazione dell'infrastruttura e nell'agevolare gli investimenti in nuovi rami di business;
     e) nell'adottare politiche di condivisione delle infrastrutture. La ratio di tali politiche è legata al fatto che i costi delle opere civili costituiscono di gran lunga la componente dominante dei costi di realizzazione delle reti di prossima generazione in fibra ottica. In particolare, il Giappone ha utilizzato le reti elettriche esistenti per lo sviluppo della fibra ottica, arrivando a risparmiare il 23 per cento dei costi di implementazione. La Francia, invece, ha deciso di condividere la fibra nelle aree urbane, a Parigi in particolare, aprendo il suo sistema di fognatura ai concorrenti, evitando in tal modo gran parte dei costi di ingegneria civile. Nel mese di agosto del 2008, il legislatore francese ha poi approvato una legge che impone ai costruttori dei nuovi edifici di distribuire la fibra di tutto l'edificio e di renderla disponibile a tutti gli operatori concorrenti su base non discriminatoria;
     f) nell'adottare iniziative per assicurare un utilizzo efficiente dello spettro radio. Lo sviluppo del mercato della banda larga dipenderà in misura consistente dallo sviluppo di reti di tipo wireless, come ha ribadito la Commissione europea nella comunicazione sul futuro della banda larga in Europa del 20 settembre 2010;
     g) nell'implementare il cosiddetto mapping territoriale. Un altro tipo di intervento che, ad oggi, è relativamente poco diffuso è la mappatura delle zone scoperte, ossia quel procedimento di identificazione delle aree territoriali effettivamente escluse dall'accesso a servizi a banda larga mediante un catasto delle infrastrutture;
    al riguardo, le analisi condotte dall'Osservatorio I-Com sulle reti di nuova generazione hanno evidenziato come non tutte le tipologie di politiche pubbliche a sostegno della diffusione della banda larga e delle reti di nuova generazione sembrano esercitare un effetto positivo sulla diffusione delle linee a banda larga;
    infatti, mentre l'implementazione di forme di partenariato pubblico-privato (sia con proprietà pubblica che privata della rete) risulta avere un effetto positivo e statisticamente significativo sul grado di penetrazione della banda larga sul territorio nazionale, così come la realizzazione di programmi di finanziamento e prestiti di lungo periodo per gli operatori, altre politiche quali la mappatura del territorio o il riconoscimento di incentivi fiscali sembrano esercitare un effetto debole e statisticamente non significativo;
    in ogni caso, si ritiene che la questione del finanziamento e degli investimenti in banda larga e reti di nuova generazione appaia troppo importante dal punto di vista economico e sociale per essere lasciata solo nelle mani degli investitori privati, la cui disponibilità all'investimento in tempi rapidi potrebbe essere limitata dagli elevati costi di realizzazione delle nuove reti e, soprattutto, dall'incertezza circa la capacità di ottenere adeguati ritorni dall'investimento;
    l'Italia, peraltro, presenta un numero di «analfabeti digitali» (definito come numero di cittadini che non hanno mai utilizzato Internet) fra i più alti d'Europa e questo fenomeno – che frena la crescita economica e la diffusione della cultura delle informazioni, pregiudicando in modo irreversibile il futuro delle prossime generazioni – nel breve e nel medio periodo, di fatto, potrà essere efficacemente contrastato solo attraverso una forte politica di investimenti pubblici da parte dello Stato;
    con il termine Agenda digitale si intendono un insieme di specifiche politiche pubbliche volte al potenziamento delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione;
    l'Agenda digitale europea è stata presentata dalla Commissione europea nel maggio 2010 – comunicazione «Un'agenda digitale europea» (COM(2010)245) – con lo scopo di sfruttare al meglio il potenziale delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione per favorire l'innovazione, la crescita economica e la competitività;
    non a caso l'Agenda digitale europea rappresenta una delle sette «iniziative faro» della Strategia per la crescita «Europa 2020», proponendo di realizzare un mercato unico digitale, di garantire un internet «veloce» e «superveloce» accessibile a tutti e a prezzi competitivi, attraverso reti di nuova generazione, di favorire gli investimenti privati e raddoppiare le spese pubbliche nelle sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione;
    il 20 settembre 2010, la Commissione europea ha presentato un pacchetto di misure di attuazione dell'Agenda digitale, tra le quali la comunicazione (COM(2010)472) che indica l'obiettivo di assicurare entro il 2020 l'accesso ad Internet a tutti i cittadini con una velocità di connessione superiore a 30 megabit al secondo (banda ultra larga) e per almeno il 50 per cento delle famiglie con velocità superiore a 100 megabit al secondo;
    la promozione di reti di banda larga è, infatti, ritenuta di importanza centrale al fine del superamento del cosiddetto digital divide e con il termine «banda larga», nella teoria dei segnali, vengono indicati i metodi che consentono a due o più segnali di condividere la stessa linea di trasmissione. Esso è però divenuto con il tempo sinonimo di «alta velocità» di connessione alla rete Internet e di trasmissione ed è, pertanto, un concetto relativo e in evoluzione con l'avanzamento tecnologico. L'attuale sviluppo tecnologico indica generalmente come «banda larga» le connessioni in Europa superiori a 2 megabit al secondo;
    il Piano nazionale per la banda larga, coordinato dal Ministero dello sviluppo economico, mira all'eliminazione del digital divide in tutto il Paese, in particolare tramite l'eliminazione del deficit infrastrutturale presente in oltre 6 mila località del Paese ed i cui costi di sviluppo non possono essere sostenuti dal mercato;
    l'Agenda digitale europea fa riferimento anche alla banda «ultra larga», termine con il quale sono generalmente indicate velocità di connessione superiori a 30 megabit al secondo e che possono raggiungere anche i 100 megabit al secondo;
    sullo stato di diffusione della banda larga in Italia fornisce informazioni utili il rapporto «Raggiungere gli obiettivi Europei 2020 della banda larga in Italia: prospettive e sfide» presentato il 30 gennaio 2014 da Francesco Caio, nella sua qualità di commissario per l'attuazione dell'Agenda digitale, ai sensi del decreto-legge n. 69 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 98 del 2013;
    il rapporto contiene un'analisi dei piani di investimento dei gestori italiani di telecomunicazioni. Nel rapporto si evidenzia un moderato ottimismo, purché gli operatori continuino ad investire, l'evoluzione tecnologica sia conforme alle attese e vi sia un coordinamento per l'attuazione tra operatori, regolatore e comuni. Per quanto riguarda l'obiettivo della copertura a 30 megabit al secondo per il 100 per cento della popolazione, le prime stime indicano una copertura raggiungibile al 2020 del 70 per cento con piani di dettaglio che arrivano al più fino al 2016-2017 con coperture al 50 per cento. Si ritiene che il raggiungimento completo degli obiettivi dell'Unione europea richieda ulteriori azioni complesse di tipo finanziario e di coordinamento tra i soggetti in campo, con un forte impegno e monitoraggio della Presidenza del Consiglio dei ministri;
    inoltre, la Commissione europea ha autorizzato con decisione COM(2012)9833 del 18 dicembre 2012 il progetto nazionale italiano per la banda ultra larga, che sarà gestito nell'ambito di appositi accordi con le regioni. In questo quadro, sono stati emessi a febbraio 2013 i bandi nazionali per 900 milioni di euro per l'azzeramento del digital divide nonché per accelerare lo sviluppo della banda ultra larga;
    con il Documento di economia e finanza 2014-2016 l'attuale Governo si è impegnato al raggiungimento degli obiettivi europei al 2020 di garantire al 100 per cento dei cittadini servizi di connettività ad almeno 30 megabit al secondo e incentivando, al contempo, la sottoscrizione di servizi oltre i 100 megabit al secondo per la metà della popolazione;
    la IX Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati, il 16 aprile 2014, ha espresso parere favorevole al Documento di economia e finanza 2014-2016 evidenziando, tra le altre cose, la priorità di sostenere adeguatamente la piena attuazione dei piani nazionali della banda larga e della banda ultra larga ed operare per il conseguimento degli obiettivi previsti dall'Agenda digitale europea;
    purtuttavia, si deve evidenziare che con riferimento allo stato di attuazione dell'Agenda digitale italiana di cui ai decreti-legge n. 83 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012, n. 179 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012 e n. 69 del 2013, per quanto risulta ai firmatari del presente atto di indirizzo è stato rilevato che dei 55 adempimenti considerati dalla normativa vigente ne sono stati adottati solo 17 (per gli adempimenti non ancora adottati in 21 casi risulta già scaduto il termine per provvedere; rispetto alla ricognizione precedente sono state prese in considerazione le misure dell'articolo 13 del decreto-legge n. 69 del 2013, nonché ulteriori disposizioni del decreto-legge n. 179 del 2012 in precedenza non considerate ma comunque collegate all'attuazione dell'Agenda digitale);
    si segnala altresì che non risulta mai utilizzata la procedura prevista dall'articolo 13, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, del decreto-legge n. 69 del 2013, in base alla quale, per accelerare l'adozione dei provvedimenti attuativi previsti da quattordici specifiche disposizioni del decreto-legge n. 179 del 2012 si consente, per i regolamenti governativi, la loro adozione su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e non dei ministri proponenti previsti (comma 2-bis) e per i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri e per i decreti ministeriali la loro adozione su proposta del Presidente del Consiglio anche in assenza del concerto dei Ministri previsti (comma 2-ter e 2-quater); infatti, tutti i provvedimenti attuativi in questione risultano ancora da adottare, fatta eccezione per due casi, nei quali si è però utilizzata la procedura ordinaria (si tratta nello specifico del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 agosto 2013, n. 109, attuativo dell'articolo 2, comma 1, e del decreto ministeriale 9 agosto 2013, n. 165, attuativo dell'articolo 14, comma 2-bis);
    eppure la rilevanza strategica dell'Agenda digitale, in un momento cruciale per il nostro Paese, imporrebbe la priorità di intervenire con urgenza sull'Agenda digitale. Una compiuta dematerializzazione consentirebbe, infatti, di ottenere risparmi pari a 43 miliardi di euro l'anno, di cui 4 miliardi di euro l'anno di soli risparmi per gli approvvigionamenti, 15 miliardi di euro l'anno di risparmi legati all'aumento di produttività del personale, 24 miliardi di euro l'anno di risparmi sui «costi di relazione» tra pubblica amministrazione e imprese, grazie a uno snellimento della burocrazia, come dimostrano i dati dell'Osservatorio fatturazione elettronica e dematerializzazione del Politecnico di Milano;
    recentemente, è stata, altresì, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 9 settembre 2014, n. 209, la delibera del comitato interministeriale per la programmazione economica relativa all'approvazione della proposta di accordo di partenariato nell'ambito della programmazione dei fondi strutturali e di investimento europei 2014-2020;
    è stata approvata con delibera del 18 aprile 2014 del Comitato interministeriale per la programmazione economica, la proposta di accordo di partenariato che stabilisce la strategia di impiego di fondi strutturali e di investimento europei per il periodo 2014-2020. Undici gli obiettivi tematici (OT) previsti dal regolamento (UE) n. 1303/2013: OT1: rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione; OT2: migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'impiego e la qualità delle medesime; OT3: promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell'acquacoltura; OT4: sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori; OT5: promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi; OT6: tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse; OT7: promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete; OT8: promuovere l'occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità dei lavoratori; OT9: promuovere l'inclusione sociale, combattere la povertà e ogni forma di discriminazione; OT10: investire nell'istruzione, formazione e formazione professionale, per le competenze e l'apprendimento permanente; OT11: rafforzare la capacità delle amministrazioni pubbliche e degli stakeholder e promuovere un'amministrazione pubblica efficiente;
    l'importo complessivo da ripartire tra gli obiettivi tematici è di 41.548,4 milioni di euro per il periodo di programmazione 2014-2020. Nella delibera sono allegate alcune tavole con cui viene dettagliata la ripartizione già disponibile del Fondo europeo di sviluppo regionale e del Fondo sociale europeo, pari a complessivi 31.118,7 milioni di euro, articolata per obiettivo tematico rispettivamente a favore delle regioni più sviluppate, delle regioni in transizione e delle regioni meno sviluppate. Nelle successive fasi di negoziazione formale con la Commissione europea e di attuazione dell'accordo di partenariato ci si impegna a tener conto delle esigenze che già sono sorte in fase istruttoria al fine di ottimizzare e garantire l'efficace realizzazione dei programmi, nel rispetto del principio della proficua gestione delle risorse;
    come, tuttavia, emerge da una recente inchiesta condotta dal Corriere delle Comunicazioni, tutte le regioni del nostro Paese hanno deliberato in tema di digitalizzazione e sono molte quelle che si sono dotate di agende digitali, reti di nuova generazione, cloud e razionalizzazione dell'esistente: i pilastri, in buona sostanza, sui cui poggia buona parte dei piani;
    lo scenario che ne emerge è sorprendente: le regioni sono molto più avanti di quanto si creda in materia di digitalizzazione e non mancano i progetti (di cui moltissimi già portati a termine) votati a rafforzare l'erogazione di servizi innovativi a cittadini e imprese che fanno leva su tecnologie di ultima generazione; il cloud, considerato dai più uno strumento per razionalizzare l’hardware; aumentare la capacità di storage e abbattere i costi in nome dell'efficienza e della spending review;
    fra le priorità anche la dematerializzazione e anche in questo caso a guidare i progetti c’è il duplice obiettivo di efficientare la macchina pubblica ottenendo un sensibile risparmio sulle spese vive, che non guasta in tempi di crisi;
    da evidenziare il rafforzamento degli investimenti in connettività e in particolare in banda larga per consentire l'erogazione di servizi evoluti e spingere l'attuazione di progetti digitali legati in particolare a sanità e scuola, ma anche a sostenere i distretti produttivi e a favorirne crescita e sviluppo in chiave di globalizzazione;
    da Nord a Sud, le agende regionali si somigliano molto; le differenze si misurano per lo più in termini di risorse disponibili e, quindi, di capacità attuativa delle iniziative sulla carta. Il patto di stabilità, da un lato, e l'incapacità di sfruttare appieno i fondi europei, dall'altro, rappresentano i grandi ostacoli sul cammino;
    le agende digitali regionali ci sono, dunque, ma ancora non si comprende come potranno integrarsi nel grande progetto nazionale. Attuare un'agenda digitale nazionale, quando ci sono già 21 agende locali, potrebbe determinare il rischio di una frammentazione che può inficiare l'attuazione stessa dei progetti a causa di annose questioni quali la mancanza di standard e di interoperabilità e la duplicazione delle iniziative, per non parlare del pericolo di ritrovarsi un'Italia digitale eternamente a macchia di leopardo;
    strettamente legata alla capacità del nostro Paese di centrare pienamente gli obiettivi dell'Agenda digitale europea è senza alcun dubbio l'annosa questione relativa alla necessità di garantire il controllo nazionale dell'infrastruttura di rete;
    come noto e costantemente rilevato da precedenti atti di indirizzo e di sindacato ispettivo presentati dal gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà, nel 2013, il nostro Paese ha dovuto assistere inerme alla dolorosa cessione, di fatto, ad investitori stranieri di una delle società che per anni ha rappresentato l'eccellenza nel mondo delle telecomunicazioni, ovverosia Telecom;
    con riferimento a Telecom spa, in data 4 dicembre 2013, la IX Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati ha approvato la risoluzione n. 8-00029 concernente la situazione della società, nell'ambito della quale ha impegnato il Governo «ad adottare le iniziative consentite affinché siano garantiti i principi di equità e non discriminazione nell'accesso alla rete di telecomunicazioni da parte degli operatori, e, nel caso in cui si proceda alla costituzione di una società della rete, affinché la governance e gli assetti siano tali da assicurare che la gestione di una risorsa strategica per il Paese sia effettuata in modo rispondente a finalità di interesse generale»;
    purtuttavia, durante le audizioni svolte presso la IX Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati, il sindacato Slc-Cgl aveva ribadito che senza uno strumento che potesse rimettere in discussione gli accordi che facevano diventare Telefonica controllore di fatto di Telecom Italia dal 1o gennaio 2014, ogni discussione sugli investimenti in infrastrutture necessari a rimuovere il gap tecnologico del nostro Paese sarebbe avvenuto fuori tempo massimo e che sarebbe stato necessario promuovere il decreto sull'offerta pubblica d'acquisto, avviando successivamente con Telefonica un negoziato che, partendo da un aumento di capitale a cui far partecipare investitori come Cassa depositi e prestiti, fondi pensione, assicurazioni vita, fosse in grado di produrre uno sforzo significativo per la costruzione della rete di nuova generazione;
    detto sindacato ha, inoltre, chiesto ai membri della IX Commissione di farsi promotori di una mozione con cui impegnare il Governo, tra le altre cose, a modificare la legge sull'offerta pubblica d'acquisto sulla scorta di quanto realizzato già dal Senato della Repubblica con la mozione n. 1-00160 approvata dall'Assemblea del Senato della Repubblica, a prima firma del presidente Mucchetti e coofirmata dai senatori del gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà, ove si chiedeva al Governo di attivarsi al fine di introdurre, con la massima urgenza, anche attraverso l'adozione di un apposito decreto-legge, le necessarie modifiche al Testo unico della finanza, in modo da: a) rafforzare i poteri di controllo della Consob nell'accertamento dell'esistenza di situazioni di controllo di fatto da parte di soci singoli o in concerto tra loro, in linea con le decisioni già assunte dalla Consob stessa in casi analoghi; b) aggiungere alla soglia fissa del 30 per cento, già prevista per l'offerta pubblica d'acquisto obbligatoria, una seconda soglia legata all'accertata situazione di controllo di fatto;
    a questo impegno, purtroppo, non si è dato mai seguito, nonostante fosse stato assunto analogamente anche alla Camera dei deputati in occasione della presentazione successiva di mozioni orientate in tal senso da parte di diversi gruppi parlamentari,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di adottare le più opportune iniziative, tese a favorire investimenti pubblici e privati nelle reti di nuova generazione;
   a valutare l'opportunità di dare seguito agli impegni richiamati dalla citata mozione n. 1-00160 approvata al Senato della Repubblica in materia di modifiche alla legislazione sull'offerta pubblica di acquisto, a prima firma del presidente Mucchetti e coofirmata dai senatori del gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà, per le ragioni espresse in premessa, ove si impegnava, tra l'altro, il Governo pro tempore ad attivarsi al fine di introdurre, con la massima urgenza, anche attraverso l'adozione di un apposito decreto-legge, le necessarie modifiche al testo unico della finanza, in modo da: rafforzare i poteri di controllo della Consob nell'accertamento dell'esistenza di situazioni di controllo di fatto da parte di soci singoli o in concerto tra loro, in linea con le decisioni già assunte dalla Consob stessa in casi analoghi; aggiungere alla soglia fissa del 30 per cento, già prevista per l'offerta pubblica d'acquisto obbligatoria, una seconda soglia legata all'accertata situazione di controllo di fatto;
   a valutare l'opportunità di affrontare in modo deciso l'intera materia relativa all'attuazione dell'Agenda digitale, eventualmente intervenendo con tutti gli strumenti necessari, così da dare finalmente sostegno ad una serie di procedure di rilevanza essenziale per lo sviluppo e la competitività del nostro Paese;
   a valutare l'opportunità di informare quanto prima il Parlamento circa l'ammontare preciso e complessivo delle risorse che saranno destinate alla banda larga e ultra-larga, nonché al piano nazionale per l'attuazione dell'Agenda digitale italiana, chiarendo la strategia complessiva da adottare al fine, da un lato, di non sottovalutare il ruolo che le regioni possono avere in termini di competenze e di conoscenza delle specifiche realtà territoriali ma anche, dall'altro, di evitare inutili «doppioni» e ridondanze che rischierebbero di rallentare i progetti e di non assicurare un efficace impiego delle risorse disponibili.
(1-00664)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Quaranta, Scotto, Franco Bordo, Ricciatti, Ferrara, Airaudo, Placido, Paglia, Melilla, Marcon, Duranti, Piras, Fratoianni, Costantino, Daniele Farina, Giancarlo Giordano, Kronbichler, Matarrelli, Nicchi, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Sannicandro, Zaratti, Zaccagnini».

Classificazione EUROVOC:
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