ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00537

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 262 del 11/07/2014
Abbinamenti
Atto 1/00609 abbinato in data 13/10/2014
Atto 1/00612 abbinato in data 13/10/2014
Atto 1/00614 abbinato in data 13/10/2014
Atto 1/00621 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00624 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00641 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00642 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00648 abbinato in data 11/11/2014
Firmatari
Primo firmatario: SCOTTO ARTURO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 11/07/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GIORDANO GIANCARLO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 11/07/2014
FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 11/07/2014
FRATOIANNI NICOLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 11/07/2014
BOSSA LUISA PARTITO DEMOCRATICO 24/07/2014


Stato iter:
11/11/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 13/10/2014
Resoconto SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 13/10/2014
Resoconto CURRO' TOMMASO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto ROSTELLATO GESSICA MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO GOVERNO 13/10/2014
Resoconto AMICI SESA SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
PARERE GOVERNO 11/11/2014
Resoconto DELRIO GRAZIANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 11/11/2014
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO PER L'ITALIA
Resoconto PRATAVIERA EMANUELE LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto GIORDANO GIANCARLO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto CESARO ANTIMO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto PISICCHIO PINO MISTO
Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto CALABRO' RAFFAELE NUOVO CENTRODESTRA
Resoconto RUSSO PAOLO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BALDASSARRE MARCO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto COVELLO STEFANIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 24/07/2014

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 13/10/2014

DISCUSSIONE IL 13/10/2014

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 13/10/2014

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/11/2014

ACCOLTO IL 11/11/2014

PARERE GOVERNO IL 11/11/2014

DISCUSSIONE IL 11/11/2014

APPROVATO IL 11/11/2014

CONCLUSO IL 11/11/2014

Atto Camera

Mozione 1-00537
presentato da
SCOTTO Arturo
testo di
Martedì 11 novembre 2014, seduta n. 329

   La Camera,
   premesso che:
    i dati emersi dall'ultima rilevazione del primo trimestre 2014 di Unioncamere Campania segnalano il rafforzarsi di una tendenza pesantemente negativa. Tra cessazioni di imprese, procedure fallimentari e aziende avviate alla liquidazione il saldo è di nuovo fortemente negativo nell'immediato ma con una pesante tendenziale conferma. Dati impressionanti che portano al 28 per cento (4 per cento in più della media nazionale) le procedure fallimentari e un aumento di oltre il 50 per cento di aziende in procedura di liquidazione e/o di scioglimento. Il dato ancor più negativo che colpisce è la tendenza fortemente incrementata di cessazione di attività nelle società di persone e i fallimenti nelle società di capitale;
    analogo indicatore giunge dalla relazione sull'economia campana per il 2013 realizzata da Banca d'Italia. Indicatori che confermano una tendenza all'accentuarsi dei profili di negatività delle dinamiche occupazionali ed economiche in Campania. La relazione di Banca d'Italia consente di cogliere in profondità gli elementi di regressività ormai strutturalmente indotti nel sistema economico campano e i riflessi sulle condizioni di povertà di larghissimi strati della popolazione;
    caratteristiche più puntuali sul tema dell'occupazione ovvero della disoccupazione strutturale, in netto e tendenziale aumento, pervengono dalla relazione Istat relativa al primo trimestre del 2014. Il tasso di disoccupazione sale dal 22,2 per cento del primo trimestre 2013 al 23,5 per cento del primo trimestre 2014;
    gli indicatori economici della Campania si rivelano essere drammatici;
    a questa tendenza si associano i dati sulla dinamica occupazionale, sulla cessazione dei rapporti di lavoro e sul costante aumento del livello di disoccupazione. Un tasso di occupazione stimato al 40 per cento che fa della Campania la regione al livello più basso ed inferiore di 17 punti della media nazionale;
    non servirà certo ad invertire questa tendenza consolidata il programma Youth Guarantee, che, presentato anche in Campania dall'attuale assessore regionale al lavoro, rischia di diventare, per come è stato costruito e per come sono orientate le modalità di spesa, non un'occasione di rilancio per le politiche pubbliche per il lavoro, ma un'occasione per imprese e agenzie private, che riceveranno gran parte dei finanziamenti. Il rischio reale è che sia, soprattutto in Campania e nel Mezzogiorno, un meccanismo per finanziare le agenzie private, in crisi per la caduta della domanda, piuttosto che uno strumento di orientamento e per favorire il reddito e l'occupazione dei disoccupati, in questo caso giovani;
    l'insieme di questi profili negativi porta la regione Campania a caratterizzarsi, nella vicenda economica e sociale del Paese, al punto più basso della sua storia produttiva, economica e sociale;
    eppure la Campania – e con essa l'attuale Governo regionale ormai prossimo alla scadenza naturale – possedeva tutte le condizioni per affrontare le dinamiche della crisi economica e soprattutto evitare un declino che appare oggi difficilmente recuperabile;
    come già aveva rilevato la Banca d'Italia nel suo rapporto congiunturale sulla Campania del 2013 «nuove opere previste dal Piano di azione per la coesione e un più rapido avanzamento nell'utilizzo dei fondi dell'Unione europea, concentrati in misura significativa nella realizzazione di grandi progetti infrastrutturali, potrebbero contrastare il calo degli investimenti pubblici»;
    la regione Campania nel marzo 2010, con il ricambio alla guida di Palazzo Santa Lucia da parte dell'attuale presidente, Stefano Caldoro, disponeva di una dotazione finanziaria enorme, di varia provenienza;
    non era stato approvato, per scelte politiche dell'allora maggioranza di Governo e del Ministro dell'economia e delle finanze pro tempore Tremonti, dal Cipe nell'anno precedente il programma attuativo regionale dei vecchi fondi Fas, oggi Fondo per lo sviluppo e la coesione, con una dotazione finanziaria di circa 4,3 miliardi di euro. Una dotazione finanziaria, quindi, pressoché intatta, se si esclude l'allora previsione, contenuta nel decreto-legge relativo alla chiusura dell'emergenza rifiuti, di coprire, per 350 milioni di euro, i costi di realizzazione dell'impianto di Acerra. Erogazione poi avvenuta direttamente da parte del Ministero dello sviluppo economico a valere su queste risorse;
    la dotazione finanziaria complessiva (Fondo europeo di sviluppo regionale, Fondo sociale europeo e Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) della programmazione 2007-2013, per l'insieme dei programmi, si attestava in circa 10 miliardi di euro, comprensiva del cofinanziamento e si trovava di fatto solo allo stadio iniziale, in buona parte programmata ed impegnata su attività e progetti per la gran parte condivisa con gli attori locali. Tra di essa trovava spicco la dotazione infrastrutturale sui trasporti e alcuni programmi come il «Più Europa» e il programma per la città di Napoli;
    vi era ancora una dotazione finanziaria cospicua risalente alla programmazione 2000-2006 e fatta di risorse cosiddette liberate per l'utilizzo nell'ambito di quella programmazione dei cosiddetti progetti coerenti su cui erano finanziati, in parte, lavori che non si erano conclusi al 30 giugno 2009, data di conclusione della certificazione del programma 2000-2006;
    si tratta di una regione che veniva certamente da una fase estremamente difficile, passata attraverso la gravissima situazione dei rifiuti;
    la scelta compiuta nel 2010, con le norme contenute nel decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, per affrontare le procedure conseguenti allo sforamento del patto di stabilità del 2009, di fatto, hanno reso impraticabile qualsiasi utilizzo delle risorse disponibili come strumento anticiclico nella gravissima situazione economica che stava raggiungendo il suo culmine. Una scelta, quella imposta dalle norme ed applicata rigidamente dal governo regionale, che ha prodotto un disastro nell'intero territorio regionale. Sono stati bloccati, di fatto, tutti i cantieri avviati negli anni precedenti, impianti di depurazione, reti fognarie, reti ferroviarie e reti stradali, opere pubbliche dei comuni e l'intero programma dei fondi europei. Investimenti di grande impatto e si citano a titolo di esempio il blocco della commessa per la realizzazione di nuovi treni in appalto alla Firema o la costruzione nella penisola sorrentina di un modernissimo impianto di depurazione. Nello stesso tempo nuovi investimenti, come quelli che importanti gruppi industriali pensavano di realizzare, come i gruppi Ferrarelle e Doria, a cui la precedente amministrazione regionale aveva approvato, con lo strumento del contratto di programma regionale, le proposte presentate, venivano bloccati per poi essere riavviati solo nell'ultimo anno;
    è la stessa Banca d'Italia nella sua ultima relazione che coglie questo aspetto e ne segnala le conseguenze: «Un più tempestivo utilizzo delle disponibilità finanziarie provenienti dai fondi strutturali dell'Unione europea avrebbe potuto attenuare gli effetti del calo della domanda interna. Il rispetto degli ambiziosi obiettivi di potenziamento della competitività dell'economia regionale, programmati all'avvio del ciclo 2007-2013, ne avrebbe oggi rafforzato le prospettive di ripresa»; del resto, l'evidenza del blocco assoluto delle risorse europee a partire dal 2010 la si ritrova nella contrazione del prodotto interno lordo regionale che, proprio in questi anni, assume un dato che tracima, pari al 5 per cento superiore alla media nazionale;
    per non citare l'assoluta assenza di peso politico ed amministrativo in vicende come quelle che in questi anni hanno coinvolto le realtà d'impresa collegate al gruppo Finmeccanica, oltre che le polemiche nei confronti di aziende come Ansaldo, per ritardi sui lavori in corso e/o su problemi manutentivi del materiale rotabile consegnato nell'area napoletana, come puro elemento di discolpa per il dramma in cui è stato fatto precipitare l'intero sistema dei trasporti regionale. Una così pesante dinamica negativa nel settore del trasporto pubblico che diventa un ulteriore elemento aggiuntivo per i cittadini per gli elevati costi connessi all'utilizzo dei mezzi di trasporto in questa regione (mediamente il 3 per cento in più della media nazionale). Nel 2013 sono, inoltre, peggiorati i giudizi sul servizio di trasporto pubblico locale. In Campania, la quota di popolazione che ha utilizzato i trasporti pubblici locali è diminuita rispetto all'anno precedente per tutte le tipologie di mezzo: autobus (-1,7 per cento), pullman extraurbano (-2,9 per cento), treno (-1,9 per cento);
    con la sostanziale soppressione della bigliettazione integrata e il ritorno a quella di azienda, è venuta meno l'idea e la possibilità che l'integrazione tra le aziende fosse un elemento che consentiva ai cittadini e utenti di disporre di un servizio collettivo ed unitario;
    del resto, è lo stesso meccanismo che recentemente la giunta regionale ha approvato, deliberando di indire procedure di gara per l'affidamento dei servizi di trasporto, su gomma, su ferro e su mare, procedendo ad uno spacchettamento dell'offerta. Una proposta inaccettabile, che collide con ogni idea di integrazione e di riduzione delle strutture societarie ed in assoluta controtendenza con ogni ipotesi di riorganizzazione del sistema del trasporto pubblico che è in corso di realizzazione nel Paese. Si tratta di una proposta priva, inoltre, di ogni meccanismo di salvaguardia per i lavoratori e con una dotazione finanziaria assolutamente insufficiente;
    il blocco ha operato, di fatto, su lavori e sugli investimenti in corso di realizzazione, con impegni giuridicamente vincolanti assunti prevalentemente o dalla precedente amministrazione regionale e/o da una duplicità di soggetti attuatori (enti locali, Asi, strutture straordinarie di Governo ed altri). La conseguenza ulteriore è che questa decisione ha alimentato un contenzioso amministrativo e giuridico tra istituzioni e con le imprese. I costi legali che si sopporteranno per la ripresa di queste attività, come è già evidente nel settore dei trasporti, rischiano di superare, in molte occasioni, il valore degli investimenti che dovevano essere realizzati;
    nel corso di questi anni, il blocco totale degli investimenti pubblici in conto capitale ha intensificato un processo di deindustrializzazione, già presente in Campania, né è possibile ipotizzare che la politica industriale sia sinonimo di privatizzazioni, in un quadro in cui da oltre 15 anni non c’è nessuna politica industriale e pubblica che riguardi il nostro Paese, senza contare che con la crisi economica si è ulteriormente accentuato il divario tra l'industria campana e il resto del Paese. Il valore aggiunto industriale (dati Istat) è diminuito del 20 per cento, il doppio della media nazionale che è del 10,8 per cento;
    è praticamente scomparso tutto il settore degli appalti ferroviari, presenza industriale significativa a livello regionale, che invece, a ridosso degli investimenti attivati nel decennio precedente, era riuscita a tenere un suo livello di occupazione e di attività produttiva; così come, per l'assenza di politiche nazionali e regionali di sostegno, lo stesso settore del termalismo vive serie e profonde difficoltà;
    come segnala anche l'ultimo rapporto della Banca d'Italia sulla Campania, tra le realtà produttive che nel 2007 contavano almeno mille addetti, sono praticamente nulli i segnali di ripresa del settore automotive e cantieristica (che ha perduto oltre il 70 per cento dell’export). Sono crollate tutte le attività di produzione non metallifere, conseguenti al crollo dell'edilizia e nell'area della provincia di Caserta è praticamente scomparsa quasi interamente l'industria di produzione elettronica;
    paradossale, se non drammatica, appare invece tutta la vicenda collegata al porto di Napoli e alle attività collegate a questo settore. Mentre prosegue la perdita di peso commerciale delle realtà portuali campane e la costante perdita di flussi di viaggiatori, le vicende collegate alla decisione di destinare attraverso lo strumento del grande progetto risorse europee per l'adeguamento dello stesso sono inesorabilmente bloccate. Come bloccata è tutta la struttura di governo dell'autorità portuale, commissariata. Come bloccata è rimasta la stessa necessità di realizzare nell'area di Castellammare il nuovo bacino per Fincantieri. Occorre una vera politica di sostegno alla cantieristica, cosa che altre amministrazioni regionali praticano costantemente, e non sporadici spot;
    in questo quadro i segnali positivi che vengono o dall'agroalimentare (produzioni casearie, ortofrutticole e cerealicole), da preservare ed incrementare come filiera a partire dalla valorizzazione e diffusione della cultura e delle pratiche gastroeconomiche connesse alla «dieta mediterranea», o dall'abbigliamento, soprattutto quello di alta gamma, incidono poco dato il numero non elevato di addetti sul totale della regione. Mentre fa storia a sé il settore aerospaziale (Alenia in particolare), sul quale pesano le scelte del gruppo dirigente uscente di Finmeccanica e di quello costretto ad uscire a seguito di inchieste giudiziarie. Scelte segnate, in Campania come in altre parti del Paese, dall'indebolimento progressivo delle componenti industriali nel settore ferroviario;
    perfino quando con l'intervento del Ministro per la coesione territoriale pro tempore, Fabrizio Barca, nel 2012 venivano resi liberi spazi finanziari consistenti fuori al patto di stabilità e si ridefinivano e riprogrammavano le risorse europee e si riallocavano le risorse ex Fas nel Fondo per lo sviluppo e la coesione, quelle somme non sono poi state concretamente erogate ed immesse nel circuito economico regionale. Vi è un dato che segnala ulteriormente questa incapacità ed è rilevabile dall'allegato al recentissimo Documento di economia e finanza del Governo Renzi sugli interventi nelle aree sottoutilizzate. La Campania raggiunge appena l'1,22 per cento di attuazione della programmazione;
    si tratta di una regione che si è caratterizzata per un livello di inefficienza clamorosa. Basti pensare a come si è operato sul versante rifiuti. Al presidente della regione Campania, con il decreto-legge n. 196 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 277 del 2010, sono stati conferiti i poteri per nominare commissari per realizzare discariche, impianti di compostaggio e termovalorizzatori. Sono stati nominati circa 15 commissari. In quasi quattro anni non solo non è stato avviato un lavoro, ma, tranne in un caso, non sono state neanche aggiudicate o bandite gare e individuate aree. Si è solo prodotto un conflitto insanabile con le popolazioni e le comunità locali su annunci di possibili interventi;
    la Campania, le amministrazioni locali ed i cittadini hanno visto cumularsi agli effetti della crisi economica internazionale – con un governo regionale, detentore delle leve finanziarie pubbliche, travolto da inconsistenza ed incapacità amministrativa – faide intestine al ceto politico di centrodestra ed una vergognosa assemblea elettiva coinvolta in decine di provvedimenti giudiziari,

impegna il Governo:

   a intraprendere le opportune iniziative affinché il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica verifichi ed esegua con continuità il monitoraggio dei programmi di attuazione e spesa della programmazione 2007-2013 della regione Campania, per evitare, nelle more dell'effettiva funzionalità dell'Agenzia per la coesione territoriale, qualsiasi possibilità di disimpegno delle risorse già assegnate;
   ad assicurare che l'istituita Agenzia per la coesione territoriale, per la programmazione 2014-2020, operi, anche con le nuove risorse umane assegnate dalle disposizioni di legge, al di fuori di ogni forma di condizionamento e nell'autonomia operativa necessaria ad assumere le funzioni previste, stabilendo che l'intero costo della tecno-struttura che i contribuenti pagano sia legato al valore che essa produce, stimabile attraverso la definizione di un sistema di indicatori che consenta di rendere realmente misurabili i risultati, al fine di evitare ulteriore spreco di danaro pubblico;
   ad assumere iniziative per predisporre un apposito documento di programmazione e finanza sul Mezzogiorno e sulla Campania che, alla luce della nuova programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali e della programmazione 2014-2020 del Fondo per lo sviluppo e la coesione e di quanto delineato con la legge di stabilità per il 2014, dia unitarietà e coerenza a nuove politiche di sviluppo e di lavoro;
   a predisporre, nel citato documento di programmazione e finanza sul Mezzogiorno, le linee guida di salvaguardia dell'apparato produttivo ancora esistente e una nuova politica industriale nel Mezzogiorno e in Campania su cui orientare risorse ed investimenti per il prossimo decennio;
   a definire negli strumenti della programmazione 2014-2020 l'utilizzo di parte delle risorse del Fondo sociale europeo per realizzare politiche attive di lavoro e inserimento professionale nei confronti dei giovani disoccupati meridionali nei campi del turismo sostenibile, dei beni culturali e della fruizione degli stessi, dell'innovazione tecnologica e dei servizi sociali, che devono essere volti ad incrementare e ammodernare i sistemi di welfare nel rispetto della cittadinanza di genere, escludendo meccanismi di intermediazione formativa;
   a riservare in ogni caso alla regione Campania parte della dotazione disponibile nella programmazione 2014-2020 sia dei fondi strutturali che del Fondo per lo sviluppo e la coesione per le politiche per il riassetto ambientale, alla luce dell'eventuale emergenza connessa al cosiddetto rischio Vesuvio ed alle conseguenze prevedibili non soltanto sul versante della protezione civile.
(1-00537) «Scotto, Giancarlo Giordano, Ferrara, Fratoianni, Bossa».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

economia regionale

finanziamento pubblico

industria elettronica