ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00299

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 150 del 13/01/2014
Abbinamenti
Atto 1/00196 abbinato in data 13/01/2014
Atto 1/00300 abbinato in data 13/01/2014
Atto 1/00301 abbinato in data 13/01/2014
Atto 1/00302 abbinato in data 13/01/2014
Atto 1/00308 abbinato in data 14/01/2014
Firmatari
Primo firmatario: ABRIGNANI IGNAZIO
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 13/01/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 13/01/2014
POLIDORI CATIA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 13/01/2014
MARTI ROBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 13/01/2014
MILANATO LORENA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 13/01/2014
RUSSO PAOLO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 13/01/2014
GIAMMANCO GABRIELLA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 13/01/2014
CALABRIA ANNAGRAZIA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 13/01/2014
PICCHI GUGLIELMO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 13/01/2014
MAROTTA ANTONIO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 13/01/2014


Stato iter:
14/01/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 13/01/2014
Resoconto ABRIGNANI IGNAZIO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 13/01/2014
Resoconto DE MARIA ANDREA PARTITO DEMOCRATICO
 
DICHIARAZIONE VOTO 14/01/2014
Resoconto DI GIOIA LELLO MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto TOTARO ACHILLE FRATELLI D'ITALIA
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO PER L'ITALIA
Resoconto ALLASIA STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto LIBRANDI GIANFRANCO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto BIANCHI DORINA NUOVO CENTRODESTRA
Resoconto QUARANTA STEFANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto ABRIGNANI IGNAZIO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto MUCCI MARA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto FANTINATI MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto BENAMATI GIANLUCA PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 14/01/2014
Resoconto BARETTA PIER PAOLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 13/01/2014

DISCUSSIONE IL 13/01/2014

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 13/01/2014

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 14/01/2014

NON ACCOLTO IL 14/01/2014

PARERE GOVERNO IL 14/01/2014

DISCUSSIONE IL 14/01/2014

RESPINTO IL 14/01/2014

CONCLUSO IL 14/01/2014

Atto Camera

Mozione 1-00299
presentato da
ABRIGNANI Ignazio
testo presentato
Lunedì 13 gennaio 2014
modificato
Martedì 14 gennaio 2014, seduta n. 151

   La Camera,
   premesso che:
    l'Italia sta attraversando una drammatica deindustrializzazione esponendosi sempre più alle strategie degli altri Paesi, senza tuttavia sapersi difendere o prestare resistenza. Come ha evidenziato la Commissione europea nel suo rapporto sulla competitività industriale nei Paesi membri dell'Unione europea, nonostante la quota del settore manifatturiero, in termini di valore aggiunto totale nell'economia, resti leggermente al di sopra della media europea, il nostro Paese tuttavia ha subito una perdita di 20 punti percentuali nell'indice di produzione industriale rispetto al 2007, sia a causa della riduzione dell'attività dovuta al rallentamento economico, sia per la chiusura di numerosi impianti in alcuni settori industriali di base (petrolchimica, siderurgia e biocombustibili). Ciò vuol dire che in termini di costo unitario medio del lavoro, negli ultimi dieci anni si è persa competitività a causa di un aumento del salario lordo nominale combinato con una debole crescita della produttività. Nella produttività del lavoro nel settore industriale, l'Italia nel 2012 ha perso posizioni rispetto al 2007, ed è stata superata persino dalla Grecia, che nel 2007 era molto più indietro. È evidente anche una forte accelerazione della produttività del lavoro da parte della Spagna, che comunque era già più avanti dell'Italia nel 2007;
    la crisi italiana va ben al di là della crisi finanziaria globale scoppiata negli Stati Uniti nella primavera 2007. La ragione del declino economico dell'Italia è dovuta alla mancanza, da più di vent'anni a questa parte, di una pianificazione industriale a livello nazionale cui si aggiunge ad un sistema capitalistico malato e portatore di moltissime anomalie ed asimmetrie economiche, oramai croniche nel sistema Italia;
    in realtà il nostro Paese ha una struttura molto più forte della Spagna ed è la seconda potenza manifatturiera dopo la Germania. Quest'ultima è riuscita a riorganizzare la sua industria in maniera molto intelligente sfruttando gli investimenti in ricerca e innovazione e il sistema di raccordo con la formazione delle scuole, oltre che puntare sull'integrazione con l'Europa orientale riorganizzando la filiera dei Paesi vicini, vendendo loro prodotti finiti. La Francia ha una struttura industriale molto equilibrata, fondata sulla manifattura e sui servizi e sta lavorando a 34 progetti di nuova industrializzazione;
    mentre altri Paesi provano ad elaborare una strategia basandosi sui propri punti di forza, l'Italia neanche ne discute e ci si trova improvvisamente davanti al fatto compiuto, com’è stato appunto per le vicende Alitalia e Telecom. Per quanto concerne quest'ultima, è preoccupante l'acquisizione da parte degli spagnoli degli asset della comunicazione nazionale e, dunque, la cessione ad altri Paesi della rete della banda larga che rappresenta un amplificatore di sviluppo per settori, quali il digitale, fattore abilitante fondamentale per un nuovo sviluppo;
    nel corso del 2013 la situazione industriale italiana è stata fallimentare. Si è raggiunto il record di aziende chiuse per fallimento. Secondo gli ultimi dati a disposizione ed analizzati da Cerved, nel corso del primo trimestre del 2013, infatti, sono stati avviate circa 3.500 pratiche di fallimento e solo tra gennaio e aprile 2013 si sono contate 4.218 chiusure di attività. Dal 2009, preso come anno zero dalle statistiche a disposizione, le aziende italiane che hanno chiuso sono state 45.280;
    negli ultimi anni molte nostre aziende sono state acquistate da concorrenti internazionali: Star, Carapelli, Bertolli e Riso Scotti sono state comprate da aziende alimentari spagnole; Gancia è passata in mano russa, mentre, sempre per rimanere in ambito culinario, Parmalat, Galvani, Locatelli ed Invernizzi sono state, una dopo l'altra, acquistate da compagnie francesi. Per quanto riguarda la moda, mondo che ha fatto grande il made in Italy, compagnie come Loro Piana, Gucci, Bulgari e Fendi sono state comprate da concorrenti francesi, mentre Valentino è passato in mano ad alcuni sceicchi del Qatar. Non si dimentichi altri nomi importanti dell'industria italiana, come Baci Perugina e Buitoni, oggi di proprietà Nestlè (Svizzera) e Fiorucci (Spagna). Quanto accaduto con Alitalia e Telecom è cosa nota a tutti;
    questi anni di svendita sono stati un colpo basso per l'economia del Paese, ma si è rimasti ad osservare il disfacimento della sua struttura industriale. Il problema della deindustrializzazione non è, quindi, da ricercarsi nello «straniero», ma è da attribuirsi in primis all'Italia stessa. Nel corso di questi ultimi decenni, infatti, moltissimi imprenditori sono stati capaci di fare investimenti ed essere innovativi, malgrado l'ambiente economico ostile;
    il problema maggiore è interno ai confini italiani perché, come sottolineato dal rapporto della Commissione europea cui si è già fatto riferimento, senza riforme per la produzione, la competitività e la produttività, le industrie saranno destinate a diminuire sempre più, lasciando gli italiani e l'Italia sempre più poveri, nonché emarginati dall'Europa che conta;
    ci sono delle cause che hanno provocato il ritardo di una parte dell'imprenditoria italiana, quali l'accordo per l'unificazione monetaria voluto da Francia e Germania al tempo di Maastricht che secondo i firmatari del presente atto di indirizzo evidentemente mirava alla deindustrializzazione dell'Italia; la svendita del patrimonio pubblico e delle partecipazioni statali avvenuta negli anni novanta che ha provocato un indebolimento della struttura economica nazionale; un sistema bancario che non funziona più come in precedenza e non sostiene le imprese, rendendo necessario ripristinare la legge Glass-Stegall per evitare che le banche siano attratte dalla speculazione finanziaria anziché dall'economia reale; la perdita della sovranità monetaria che ha colpito la capacità dello Stato di creare infrastrutture senza dipendere esclusivamente dai privati;
    il Consiglio europeo di febbraio 2014 sarà il primo dedicato all'industria e sarà un'occasione da non perdere per approntare un patto per l'industria che, nel quadro di Europa 2020, consenta di accelerare il processo di riforme sia a livello europeo che nazionale, indispensabile per attirare nuovi investimenti industriali;
    l'Esecutivo ha già varato il decreto-legge n. 21 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 56 del 2012, in materia di poteri speciali sugli assetti societari in determinati settori nonché per attività di rilevanza strategica nei settori energia, trasporti e per le telecomunicazioni (noto come golden power), in cui è prevista la possibilità di far acquistare anche da soggetti esterni all'Unione europea aziende di importanza significativa per il nostro Paese e tale acquisto può essere condizionato all'assunzione da parte dell'acquirente di impegni diretti a garantire la tutela dei predetti interessi,

impegna il Governo:

   ad attivarsi a livello internazionale per una nuova regolazione del commercio in raccordo con l'Unione europea, non in senso protezionista, ma tesa a mettere tutti i competitori sullo stesso piano, attivando un confronto con le imprese multinazionali che operano in Italia e procedendo ad una modernizzazione vera del sistema strutturale, infrastrutturale e della logistica che non comporti la svendita delle aziende storiche di rilievo del nostro Paese;
   a porre in essere i provvedimenti necessari a rendere efficace la tutela degli interessi economici del Paese come già previsto da precedenti impegni dell'Esecutivo;
   a predisporre un serio piano di politica industriale che dia le linee guida di una strategia economica del Paese, teso anche a recuperare una sana capacità manifatturiera sia per la piccola e media impresa sia in favore di realtà industriali più rilevanti, al fine di restituire all'Italia il ruolo che merita tra le potenze industriali europee.
(1-00299) «Abrignani, Palese, Polidori, Marti, Milanato, Russo, Giammanco, Calabria, Picchi, Marotta».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

struttura industriale

impresa multinazionale

investimento industriale

pianificazione industriale

politica di sostegno

produzione industriale