ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00196

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 86 del 27/09/2013
Abbinamenti
Atto 1/00299 abbinato in data 13/01/2014
Atto 1/00300 abbinato in data 13/01/2014
Atto 1/00301 abbinato in data 13/01/2014
Atto 1/00302 abbinato in data 13/01/2014
Atto 1/00308 abbinato in data 14/01/2014
Firmatari
Primo firmatario: AIRAUDO GIORGIO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 27/09/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MIGLIORE GENNARO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
BOCCADUTRI SERGIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
DI SALVO TITTI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
QUARANTA STEFANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
LACQUANITI LUIGI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
AIELLO FERDINANDO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
BORDO FRANCO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
COSTANTINO CELESTE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
DURANTI DONATELLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
FARINA DANIELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
FAVA CLAUDIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
FRATOIANNI NICOLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
GIORDANO GIANCARLO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
KRONBICHLER FLORIAN SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
LAVAGNO FABIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
MARCON GIULIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
MATARRELLI TONI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
MELILLA GIANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
NARDI MARTINA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
NICCHI MARISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
PANNARALE ANNALISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
PIAZZONI ILEANA CATHIA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
PILOZZI NAZZARENO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
PIRAS MICHELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
PLACIDO ANTONIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
RAGOSTA MICHELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
SANNICANDRO ARCANGELO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
ZAN ALESSANDRO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013
ZARATTI FILIBERTO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/09/2013


Stato iter:
14/01/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 13/01/2014
Resoconto QUARANTA STEFANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 13/01/2014
Resoconto DE MARIA ANDREA PARTITO DEMOCRATICO
 
DICHIARAZIONE VOTO 14/01/2014
Resoconto DI GIOIA LELLO MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto TOTARO ACHILLE FRATELLI D'ITALIA
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO PER L'ITALIA
Resoconto ALLASIA STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto LIBRANDI GIANFRANCO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto BIANCHI DORINA NUOVO CENTRODESTRA
Resoconto QUARANTA STEFANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto ABRIGNANI IGNAZIO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto MUCCI MARA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto FANTINATI MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto BENAMATI GIANLUCA PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 14/01/2014
Resoconto BARETTA PIER PAOLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 10/01/2014

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 13/01/2014

DISCUSSIONE IL 13/01/2014

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 13/01/2014

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 14/01/2014

NON ACCOLTO IL 14/01/2014

PARERE GOVERNO IL 14/01/2014

DISCUSSIONE IL 14/01/2014

RESPINTO IL 14/01/2014

CONCLUSO IL 14/01/2014

Atto Camera

Mozione 1-00196
presentato da
AIRAUDO Giorgio
testo presentato
Venerdì 27 settembre 2013
modificato
Martedì 14 gennaio 2014, seduta n. 151

   La Camera,
   premesso che:
    in questi ultimi anni alcune delle maggiori industrie italiane sono state cedute, di fatto, a proprietà straniere: non solo i grandi marchi della moda e del lusso da sempre espressione del nostro made in Italy (da Bulgari a Loro Piana, da Valentino a Ferré), ma anche il settore alimentare (Dall'Orzo Bimbo agli spumanti Gancia, dai salumi Fiorucci alla Parmalat, dalla Star al Riso Scotti, fino al vino Chianti nel cuore della denominazione di origine controllata e garantita del Gallo Nero, diventata proprietà di un imprenditore cinese; sono molti e di prestigio, infatti, i marchi storici dell'agroalimentare italiano finiti in mani straniere, per un valore complessivo, dall'inizio della crisi ad oggi, di circa 10 miliardi di euro) e la meccanica (Ducati);
    il pericolo è, inoltre, che con un debito pubblico, che presumibilmente potrebbe arrivare a oltre il 130 per cento del prodotto interno lordo, lo Stato possa decidere di cedere altri gangli nevralgici del Paese sotto il profilo tecnologico e del know how, quali, ad esempio, gli asset civili di Finmeccanica a partire da Ansaldo Breda, Ansaldo STS, Ansaldo Energia e BredaMenarinibus;
    inoltre, assistere oggi alla cessione, alla svendita o al trasferimento di aziende centrali non solo per il loro portato economico in termini occupazionali e di sviluppo di indotto, ma anche strategiche per gli interessi nazionali, come Telecom Italia, Alitalia e Finmeccanica, appare di eccezionale gravità perché in nessuno Stato del mondo settori di comunicazione, trasporti o difesa sono mai stati abbandonati in nome del mercato e perché questo dimostrerebbe la totale resa da parte dell'Esecutivo rispetto alla fase di deindustrializzazione che sta attraversando il nostro Paese;
    detta fase di deindustrializzazione è del resto evidenziata anche dal rapporto sulla competitività industriale presentato recentemente dalla Commissione europea a Bruxelles: rapporto da dove emerge con tutta evidenza che l'Italia è l'unico Paese dell'Eurozona che, insieme alla Finlandia, ha peggiorato la propria produttività, venendo superata anche dalla Spagna;
    a fronte di tale annosa situazione l'attuale Governo non sembra avere una posizione chiara rispetto al futuro degli asset strategici dell'economia del nostro Paese, a partire innanzitutto da quelli controllati direttamente dallo Stato come nel caso di Finmeccanica; e soprattutto, non è chiaro come intenda usare gli strumenti necessari, ivi compreso l'intervento del Fondo strategico italiano della Cassa depositi e prestiti che attualmente dispone di circa 7 miliardi di euro, al fine di preservare e rilanciare il patrimonio industriale italiano e non certo avallare nuove ipotesi di cessione industriale, svolgendo le mere funzioni di un fondo di garanzia;
    le vicende relative a Telecom Italia, Alitalia e Finmeccanica mettono a rischio la tradizione e l'intero know how italiani, ormai svenduti al miglior offerente già in passato in numerosi altri casi di produzione industriale;
    Sinistra Ecologia Liberta, come già chiaramente esplicitato in numerosissimi atti parlamentari precedenti come, da ultimo, l'interrogazione a risposta immediata in assemblea n. 3-00337, nonché nell'ambito della mozione sulla crisi del settore manifatturiero n. 1-00164, è completamente contraria a qualsiasi processo di depotenziamento e alienazione della tecnologia che si potrebbe verificare attraverso la cessione degli asset civili di Finmeccanica ai diretti concorrenti internazionali;
    sotto tale profilo, non si comprendono i motivi per i quali l'Esecutivo non abbia ancora attuato l'articolo 2 del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, recante: «Norme in materia di poteri speciali sugli assetti societari nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni»;
    si tratta del cosiddetto golden power di cui, appunto, mancano i provvedimenti regolamentari di attuazione e senza tali provvedimenti il Governo non può esercitare i poteri speciali ivi previsti per tutelare l'interesse nazionale, come, ad esempio, imporre agli acquirenti condizioni di investimento o sul mantenimento dei presidi industriali, in caso di passaggio di proprietà straniera di importanti aziende italiane come Telecom, ma anche di Alitalia e le imprese con il marchio Ansaldo del gruppo Finmeccanica;
    al riguardo, si ricorda che, con lo scopo di salvaguardare gli assetti proprietari delle società operanti in settori reputati strategici e di interesse nazionale, il legislatore è intervenuto ridisciplinando con il citato decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21 la materia dei poteri speciali esercitabili dal Governo in tale settore, anche al fine di aderire alle indicazioni e alle censure sollevate in sede europea;
    per mezzo del decreto-legge n. 21 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 56 del 2012 sono stati ridefiniti, anche mediante il rinvio ad atti di normazione secondaria (decreti del presidente del Consiglio dei ministri), l'ambito oggettivo e soggettivo, la tipologia, le condizioni e le procedure di esercizio da parte dello Stato (in particolare, del Governo) dei cosiddetti «poteri speciali», attinenti alla governance di società operanti in settori considerati strategici;
    per «poteri speciali» si intendono, tra gli altri, la facoltà di dettare specifiche condizioni all'acquisito di partecipazioni, di porre il veto all'adozione di determinate delibere societarie e di opporsi all'acquisto di partecipazioni. L'obiettivo del provvedimento è di rendere compatibile con il diritto europeo la disciplina nazionale dei poteri speciali del Governo, che si ricollega agli istituti della «golden share» e «action spécifique» – previsti rispettivamente nell'ordinamento inglese e francese – e che in passato era già stata oggetto di censure sollevate dalla Commissione europea e di una pronuncia di condanna da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea;
    per definire i criteri di compatibilità comunitaria della disciplina dei poteri speciali, la Commissione europea ha adottato una comunicazione con la quale ha affermato che l'esercizio di tali poteri deve comunque essere attuato senza discriminazioni ed è ammesso se si fonda su «criteri obiettivi, stabili e resi pubblici» e se è giustificato da «motivi imperiosi di interesse generale». Riguardo agli specifici settori di intervento, la Commissione europea ha ammesso un regime particolare per gli investitori di un altro Stato membro qualora esso sia giustificato da motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza e di sanità pubblica purché, conformemente alla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, sia esclusa qualsiasi interpretazione che poggi su considerazioni di ordine economico;
    nel settore fiscale e in quello della vigilanza prudenziale sulle istituzioni finanziarie, o con riguardo ai movimenti di capitali, le deroghe ammesse non devono costituire un mezzo di discriminazione arbitraria, né una restrizione dissimulata al libero movimento dei capitali. In ogni caso, secondo quanto indicato dalla Commissione europea, la definizione dei poteri speciali deve rispettare il principio di proporzionalità, vale a dire deve attribuire allo Stato solo i poteri strettamente necessari per il conseguimento dell'obiettivo perseguito. Gli indirizzi contenuti nella predetta comunicazione hanno costituito la base per l'avvio da parte della Commissione europea delle procedure di infrazione nei confronti delle disposizioni del decreto-legge n. 332 del 1994, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 474 del 1994, recanti la disciplina generale dei poteri speciali. Procedure di infrazione in materia di golden share hanno riguardato anche il Portogallo, il Regno Unito, la Francia, il Belgio, la Spagna e la Germania;
    nel dettaglio, il decreto-legge n. 21 del 2012 reca anzitutto (all'articolo 1) la nuova disciplina dei poteri speciali esercitabili dall'Esecutivo rispetto alle imprese operanti nei comparti della difesa e della sicurezza nazionale;
    la principale differenza con la normativa precedente si rinviene nell'ambito operativo della nuova disciplina, che consente l'esercizio dei poteri speciali rispetto a tutte le società, pubbliche o private, che svolgono attività considerate di rilevanza strategica, e non più soltanto rispetto alle società privatizzate o in mano pubblica. Per effetto delle norme in commento, alla disciplina secondaria (decreti del Presidente del Consiglio dei ministri) saranno affidate le seguenti funzioni: 1) individuazione di attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e sicurezza nazionale in rapporto alle quali potranno essere attivati i poteri speciali; individuazione della tipologia di atti o operazioni infragruppo esclusi dall'ambito operativo della nuova disciplina; 2) concreto esercizio dei poteri speciali; 3) individuazione di ulteriori disposizioni attuative;
    le norme fissano puntualmente il requisito per l'esercizio dei poteri speciali nei comparti della sicurezza e della difesa, individuato nella sussistenza di una minaccia di grave pregiudizio per gli interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale. L'Esecutivo potrà imporre specifiche condizioni all'acquisto di partecipazioni in imprese strategiche nel settore della difesa e della sicurezza; potrà porre il veto all'adozione di delibere relative ad operazioni straordinarie o di particolare rilevanza, ivi incluse le modifiche di clausole statutarie eventualmente adottate in materia di limiti al diritto di voto o al possesso azionario; potrà opporsi all'acquisto di partecipazioni, ove l'acquirente arrivi a detenere un livello della partecipazione al capitale in grado di compromettere gli interessi della difesa e della sicurezza nazionale. Sono poi disciplinati gli aspetti procedurali dell'esercizio dei poteri speciali e le conseguenze che derivano dagli stessi o dalla loro violazione. Sono nulle le delibere adottate con il voto determinante delle azioni o quote acquisite in violazione degli obblighi di notifica, nonché delle delibere o degli atti adottati in violazione o inadempimento delle condizioni imposte;
    con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 novembre 2012, n. 253, è stato adottato il regolamento che individua le attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e sicurezza nazionale al fine dell'esercizio dei poteri speciali e gli atti/operazioni infragruppo esclusi dall'ambito operativo della nuova disciplina;
    per quanto riguarda l'adozione dei regolamenti di attuazione del decreto-legge n. 21 del 2012, il rappresentante del Governo nel corso del dibattito ha dichiarato che il 9 ottobre 2013 il Consiglio dei Ministri ha avviato il complesso iter di definizione dei suddetti regolamenti. In particolare, si è proceduto all'esame preliminare di tre schemi di decreto del Presidente della Repubblica. Nel primo schema sono stati individuati gli attivi nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni; nel secondo schema sono state definite le procedure per l'attivazione dei poteri speciali nei settori della difesa e sicurezza nazionale; nel terzo schema sono state definite le procedure per l'attivazione dei poteri speciali nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni;
    gli schemi dei suddetti decreti devono essere trasmessi al Parlamento e al Consiglio di Stato e, con riguardo al terzo schema, anche alle autorità indipendenti di settore, per i pareri di competenza;
    purtuttavia, si deve rilevare che, ad oggi, non risultano ancora definitivamente approvati tutti gli schemi di regolamento citati;
    nell'ipotesi specifica di Telecom, dopo lo svolgimento di un lungo ciclo di audizioni svoltesi presso la Commissione IX (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati, dei sindacati, del Governo e dell'amministratore delegato di Telecom, Marco Patuano, tutti i gruppi parlamentari, in data 4 dicembre 2013, hanno votato approvando la risoluzione n 8-00029 ove si impegna il Governo: 1) a pervenire, quanto prima possibile, all'approvazione definitiva dei regolamenti dell'articolo 2 del decreto-legge n. 21 del 2012, con i quali sono individuati le reti e gli impianti, ivi compresi quelli necessari ad assicurare l'operatività dei servizi pubblici essenziali, i beni e i rapporti di rilevanza strategica per l'interesse nazionale nel settore delle comunicazioni e sono emanate le disposizioni attuative in materia di esercizio dei poteri speciali nel medesimo settore delle comunicazioni; 2) a garantire un'efficace vigilanza, in base ai poteri previsti dalla golden power, sui beni e i rapporti di rilevanza strategica per l'interesse e la sicurezza nazionale nel settore delle comunicazioni; 3) a chiedere nelle più opportune sedi europee garanzie affinché le banche interessate da aiuti provenienti dal fondo «salva Stati» (meccanismo europeo di stabilità) non utilizzino quelle risorse per finanziare l'acquisto di asset strategici ai danni delle Nazioni finanziatrici dello stesso fondo «salva Stati»; 4) ad adottare le iniziative consentite affinché siano garantiti i principi di equità e non discriminazione nell'accesso alla rete di telecomunicazioni da parte degli operatori, e, nel caso in cui si proceda alla costituzione di una società della rete, affinché la governance e gli assetti siano tali da assicurare che la gestione di una risorsa strategica per il Paese sia effettuata in modo rispondente a finalità di interesse generale; 5) ad assicurare piena tutela e valorizzazione dell'occupazione e del patrimonio di conoscenze e competenze di Telecom Italia; 6) ad assumere tutte le iniziative di propria competenza per evitare che, anche per effetto degli assetti proprietari del gruppo che potrebbero determinarsi, venga compromessa la dimensione internazionale del gruppo medesimo; 7) ad avviare ogni iniziativa volta a potenziare il sistema infrastrutturale delle telecomunicazioni, all'interno del piano previsto dall'Agenda digitale, al fine di determinare le condizioni affinché il nostro Paese diventi un vero hub globale delle comunicazioni, anche in considerazione del consolidamento del mercato europeo, ormai inevitabile;
    si rileva, inoltre, che durante le audizioni svolte presso la Commissione IX (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati, il sindacato SLC-CGL aveva ribadito che senza uno strumento che potesse rimettere in discussione gli accordi che fanno diventare Telefonica controllore di fatto di Telecom Italia dal 1o gennaio 2014, ogni discussione sugli investimenti in infrastrutture necessari a rimuovere il gap tecnologico del nostro Paese potrebbe avvenire fuori tempo massimo. Sarebbe, quindi, necessario promuovere il decreto sull'offerta pubblica d'acquisto e successivamente avviare con Telefonica un negoziato che, partendo da un aumento di capitale a cui far partecipare investitori come Cassa Depositi e Prestiti, fondi pensione, assicurazioni vita, sia in grado di produrre uno sforzo significativo per la costruzione della rete di nuova generazione;
    detto sindacato ha, pertanto, chiesto ai membri della IX Commissione di farsi promotori di una mozione che impegni il Governo, tra e altre cose, a modificare la legge sull'offerta pubblica d'acquisto sulla scorta di quanto realizzato già dal Senato della Repubblica con la mozione n. 1-00160, cofirmata dai senatori del gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Liberta, ove si chiede al Governo ad attivarsi al fine di introdurre, con la massima urgenza, anche attraverso l'adozione di un apposito decreto-legge, le necessarie modifiche al Testo unico della finanza, in modo da: a) rafforzare i poteri di controllo della Consob nell'accertamento dell'esistenza di situazioni di controllo di fatto da parte di soci singoli o in concerto tra loro, in linea con le decisioni già assunte dalla Consob stessa in casi analoghi; b) aggiungere alla soglia fissa del 30 per cento, già prevista per l'offerta pubblica d'acquisto obbligatoria, una seconda soglia legata all'accertata situazione di controllo di fatto,

impegna il Governo:

   a porre in essere ogni atto di competenza diretto a pervenire all'approvazione definitiva dei regolamenti previsti dall'articolo 2 del decreto-legge n. 21 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, in maniera tale da esercitare i poteri speciali che per legge gli competono per tutelare l'interesse nazionale in caso di passaggio di proprietà straniera di importanti aziende italiane di particolare rilevanza strategica per il nostro Paese;
   a dare seguito il prima possibile agli impegni contenuti nella citata risoluzione n 8-00029, approvata il 4 dicembre 2013 dalla Commissione IX (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati, relativa al caso Telecom e agli interventi a tutela dell'utilizzo per finalità di interesse generale delle reti, degli impianti, dei beni e dei rapporti di rilevanza strategica nel settore delle comunicazioni, al fine di salvaguardare un asset strategico per il nostro Paese e la tutela occupazionale di quella che è stata da sempre la più importante compagnia telefonica del Paese, nonché a dare, altresì, seguito agli impegni richiamati dalla citata mozione presentata al Senato della repubblica n. 1-00160 in materia di modifiche alla legislazione sull'offerta pubblica di acquisto;
   a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato ad evitare che le vicende relative alla compagnia di bandiera Alitalia-Compagnia Aerea Italiana spa, a seguito dell'eventuale ingresso di nuovi soci anche stranieri in posizione dominante di cui dovrebbe essere per altro verificata l'affidabilità, si traducano in una ristrutturazione il cui unico scopo sarebbe l'ulteriore compressione del costo del lavoro già ridotto a seguito della privatizzazione avvenuta nel 2008 e un conseguente ridimensionamento degli aeroporti di Roma-Fiumicino e Milano-Malpensa rispetto ai collegamenti diretti di carattere extracontinentale, con grave nocumento per il sistema economico italiano;
   a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato a salvaguardare gli attuali livelli occupazionali della compagnia di bandiera Alitalia-Compagnia Aerea Italiana spa;
   ad arrestare, nella qualità di azionista di riferimento di Finmeccanica, ogni possibile cessione degli asset civili di Finmeccanica, a partire da Ansaldo Breda, Ansaldo STS, Ansaldo Energia e BredaMenarinibus e, più in generale, qualsiasi cessione della quota di controllo, diretta o indiretta, immediata o differita o trasferita, di società appartenenti o controllate dal gruppo Finmeccanica stesso;
   ad avviare una strategia volta alla conclusione di partnership con imprese industriali complementari realmente operanti nel sistema competitivo globale dell'alta tecnologia e diverse da Doosan, conglomerata equivalente per dimensione a Finmeccanica – che, in ogni caso, non rappresenta una conglomerata – ma estranea al cosiddetto oligopolio dell'alta tecnologia;
   a ridurre alla maggioranza relativa la quota azionaria di Finmeccanica in tutte le società del gruppo generalizzando il modello di Ansaldo STS (Finmeccanica: 40 per cento) in tutte le società attraverso: a) quotazione (come è possibile farlo per Agusta Westland); b) una drastica riorganizzazione che consenta una successiva quotazione o la conclusione di accordi di partenariato (come quelli vigenti in Ansaldo Energia e in Atr); c) la ricerca immediata di partner complementari nel settore dei sistemi di difesa (Oto, Wass);
   ad avviare una riorganizzazione che investa in profondità Ansaldo Breda, Selex ES e Alenia Aermacchi al fine di ottenere un deciso incremento di competitività arricchendo il loro portafoglio di tecnologie e prodotti e internazionalizzando il loro capitale umano e direzionale;
   ad intraprendere un progetto volto all'integrazione finanziaria di Finmeccanica e Fintecna in una sola holding industriale dell'alta tecnologia cui attribuire la maggioranza relativa, la gestione e lo sviluppo di Fincantieri, società equivalente per dimensione alla somma di Ansaldo STS e Energia, ma inferiore per risultati economici e prospettive strategiche;
   a porre in essere, sempre con riferimento a Finmeccanica, ogni strategia e sviluppo di progettazione e riorganizzazione come quelle poc'anzi citate al fine di consentire di evidenziare le eventuali perdite ancora non esibite, di ridurre il debito, di affrontare i necessari investimenti d'innovazione tecnologica, di progettare l'acquisizione di nuove società nei settori in sviluppo, di restituire alla nuova holding la reputazione e il rango internazionale persi nell'ultimo triennio;
   a non procedere alla messa sul mercato delle residue quote pubbliche di grandi società partecipate dallo Stato come Fincantieri, adottando un piano che la renda effettivamente competitiva nel mercato interno ed internazionale.
(1-00196)
(Nuova formulazione) «Airaudo, Migliore, Ferrara, Boccadutri, Di Salvo, Quaranta, Lacquaniti, Aiello, Franco Bordo, Costantino, Duranti, Daniele Farina, Fava, Fratoianni, Giancarlo Giordano, Kronbichler, Lavagno, Marcon, Matarrelli, Melilla, Nardi, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piazzoni, Pilozzi, Piras, Placido, Ragosta, Ricciatti, Sannicandro, Scotto, Zan, Zaratti».

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

DECRETO LEGGE 2012 0021, FINCANTIERI

EUROVOC :

holding

alleggerimento del debito

impresa in difficolta'

impresa industriale

produzione industriale

trasferimento d'impresa