ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/03953/018

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 648 del 06/07/2016
Firmatari
Primo firmatario: PIRAS MICHELE
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 06/07/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 06/07/2016
FAVA CLAUDIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 06/07/2016
DURANTI DONATELLA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 06/07/2016


Stato iter:
06/07/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 06/07/2016
ALFANO GIOACCHINO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (DIFESA)
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 06/07/2016

ACCOLTO IL 06/07/2016

PARERE GOVERNO IL 06/07/2016

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 06/07/2016

CONCLUSO IL 06/07/2016

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/03953/018
presentato da
PIRAS Michele
testo di
Mercoledì 6 luglio 2016, seduta n. 648

   La Camera,
   premesso che:
    il 29 aprile 2016 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha prorogato il mandato della missione delle Nazioni Unite per il referendum in Sahara occidentale (MINURSO) fino al 30 aprile 2017, 2285 (2016);
    la proroga della missione, alla quale, l'Italia partecipa direttamente con alcuni militari, tiene conto delle conclusioni e delle raccomandazioni espresse dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, contenute, nel rapporto sulla situazione in Sahara occidentale (S/2015/246 del 13 aprile 2015);
    nel rapporto, oltre a ribadire il pieno appoggio al suo inviato personale, l'ambasciatore Christopher Ross e al suo rappresentante speciale e capo della MINURSO, signora Kim Bolduc, si riafferma la volontà di aiutare 1e parti a pervenire a una soluzione politica giusta, durevole e mutualmente accettata che garantisca l'autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale secondo i principi enunciati della Carta delle Nazioni Unite;
    contemporaneamente il segretario generale ha chiesto alle parti e agli Stati vicini di cooperare con le Nazioni Unite al fine di superare l’impasse in cui si trovano, da tempo, i negoziati per progredire versa una soluzione politica, capace di rinforzare la cooperazione tra gli Stati del Maghreb arabo e di contribuire a garantire stabilità e sicurezza nella regione del Sahel;
    Ban Ki Moon ha ulteriormente domandato un maggiore impegno nel garantire il rispetto dei diritti umani in Sahara occidentale e ha incoraggiato le parti a collaborare con la comunità internazionale per mettere a punto e applicare misure credibili che garantiscano pienamente il rispetto dei diritti umani; infine ha esortato le parti a proseguire i negoziati diretti sotto l'egida delle Nazioni Unite, le quali considerano inaccettabile il consolidamento dello status quo, intendendo proseguire i negoziati per garantire una migliore qualità della vita agli abitanti del Sahara occidentale;
    diversi atti di indirizzo approvati dalle Camere e dal Parlamento europeo chiedono da tempo il rispetto dei diritti umani in Sahara occidentale;
    la sentenza del tribunale di giustizia dell'Unione europea il 10 dicembre 2015 ha annullato l'accordo commerciale per i prodotti agricoli, i prodotti agricoli trasformati, il pesce e i prodotti della pesca tra Unione europea e Regno del Marocco nella parte in cui approva l'applicazione di detto accordo al Sahara occidentale;
    le dichiarazioni del segretario generale della Nazioni Unite, Ban Ki Moon, le risoluzioni del Consiglio di sicurezza e dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sul conflitto del Sahara occidentale hanno ribadito più volte il diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi, da realizzarsi attraverso un referendum, al fine di arrivare ad una soluzione politica giusta, durevole e mutuamente accettabile, che possa contribuire alla stabilità, allo sviluppo ed all'integrazione nella regione del Maghreb;
    la Repubblica araba saharawi democratica (RASD) è stata riconosciuta come Stato libero e indipendente dall'Unione africana e da più di 80 Paesi nel mondo anche nell'ottica di assicurare un adeguato sostegno al processo di ammissione della RASD alle Nazioni Unite;
    la difficile situazione nel Sahel rischia di accrescere l'instabilità e l'insicurezza nell'area e rende la soluzione del conflitto del Sahara occidentale più urgente che mai;
    le gravi violazioni dei diritti umani in Sahara occidentale, così come evidenziato dai rapporti di Amnesty International, di Human Rights Watch, dall'Organizzazione mondiale contro la tortura, dall'Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite e dalla Fondazione Robert F. Kennedy suscitano viva preoccupazione per il possibile degenerare della situazione dei diritti umani in quest'area;
   i civili saharawi, nel «territorio non autonomo» del Sahara occidentale, sono privati dei diritti più elementari (diritti di associazione, di espressione, di manifestazione), la repressione nei loro confronti continua tutt'oggi, come denunciano le organizzazioni internazionali di difesa dei diritti umani;
    l'Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite ha espresso preoccupazione per durissime sentenze emesse il 17 febbraio, 2013 dal tribunale militare di Rabat nei confronti di 25 civili saharawi, arrestati la notte tra l'8 e il 9 novembre 2010, dopo lo smantellamento del campo della dignità di Gdeim Izik, nei pressi di El Aioun, la capitale del Sahara occidentale, senza aver tentato di fare chiarezza sui fatti e senza avere reali prove di colpevolezza, come hanno testimoniato i rapporti degli osservatori internazionali presenti al processo. Il tribunale ha emesso 9 condanne all'ergastolo, 4 a trent'anni, 8 a venticinque anni e 2 a vent'anni. Solo per due componenti del gruppo la pena è stata commisurata alla detenzione preventiva della pena (due anni). Gli accusati che hanno più volte dichiarato ai famigliari di essere stati torturati e maltrattati durante la detenzione, sono in sciopero della fame dal 1o marzo scorso e le loro condizioni di salute sono critiche;
    la riduzione degli aiuti ai profughi saharawi dovuta alla crisi mondiale da parte di tutti i donatori internazionali sta determinando effetti devastanti sulla popolazione saharawi nei campi di rifugiati di Tindouf (Algeria), una condizione che si è ulteriormente aggravata dopo l'alluvione che ha colpito l'area nel mese di ottobre 2015,

impegna il Governo:

   a favorire la ricerca di una soluzione del conflitto, che sia rispettosa del diritto all'autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale, anche alla luce del quadro di sostanziale stallo in cui verte il negoziato internazionale e degli indubbi benefici che la stabilizzazione dell'area porterebbe alle relazioni tra l'Italia e tutto il Nordafrica;
   ad adottare ogni iniziativa utile sul piano internazionale volta a favorire la ripresa dei negoziati diretti, sotto l'egida delle Nazioni Unite, tra Regno del Marocco e Fronte Polisario, al fine di giungere, nel più breve tempo possibile, a una soluzione conforme alle risoluzioni delle Nazioni Unite, che rispetti il diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi;
   a valutare in coordinamento con i paesi like minded la percorribilità di un adattamento del mandato della missione MINURSO per includere compiti in materia di diritti umani;
   ad assumere iniziative per destinare con i fondi a disposizione della cooperazione italiana, specifici aiuti umanitari per la popolazione saharawi rifugiata nei campi di rifugiati Tindouf (Algeria);
9/3953/18. (Testo modificato nel corso della seduta) Piras, Palazzotto, Fava, Duranti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti umani

deserto

risoluzione