ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00085

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 513 del 06/09/2011
Abbinamenti
Atto 6/00086 abbinato in data 06/09/2011
Atto 6/00087 abbinato in data 06/09/2011
Atto 6/00088 abbinato in data 06/09/2011
Atto 6/00089 abbinato in data 06/09/2011
Atto 6/00090 abbinato in data 07/09/2011
Atto 6/00091 abbinato in data 07/09/2011
Firmatari
Primo firmatario: PESCANTE MARIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 06/09/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FORMICHELLA NICOLA POPOLO DELLA LIBERTA' 06/09/2011
MAGGIONI MARCO LEGA NORD PADANIA 06/09/2011
CENTEMERO ELENA POPOLO DELLA LIBERTA' 06/09/2011


Stato iter:
07/09/2011
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 06/09/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 06/09/2011

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 07/09/2011

RITIRATO IL 07/09/2011

CONCLUSO IL 07/09/2011

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00085
presentata da
MARIO PESCANTE
testo di
martedì 6 settembre 2011, seduta n.513

La Camera,
premesso che:
l'esame della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2011, del Programma di lavoro della Commissione europea per il 2011 e del Programma del trio di Presidenze polacca, danese e cipriota è stato svolto per la prima volta in modo congiunto, secondo la procedura definita dalla Giunta per il regolamento nel parere del 14 luglio 2010, nell'ambito di una vera e propria sessione interamente dedicata alla valutazione e al confronto tra le priorità delle Istituzioni europee e quelle del Governo per il 2011;
la nuova sessione «programmatica» mira a sviluppare un ampio dibattito, esteso anche alle parti sociali, alle categorie produttive e a tutti gli altri soggetti interessati, sullo stato e le prospettive del processo di integrazione e sul ruolo che nel suo ambito l'Italia può svolgere. È pertanto essenziale che la sessione programmatica si collochi all'inizio di ogni anno, in modo da assicurare che l'intervento delle Camere sia precoce ed efficace, precedendo l'attuazione delle azioni preannunciate nel programma di lavoro della Commissione europea;
la Relazione programmatica del Governo per il 2011 è stata trasmessa alla Camera dei deputati il 19 maggio 2011, quasi cinque mesi dopo la scadenza del termine previsto dall'articolo 15 della legge n. 11 del 2005. Questo ritardo, in parte giustificato dal lavoro di preparazione richiesto dalla prima applicazione della nuova disciplina, ha determinato l'avvio della nuova sessione europea per il 2011 a metà del 2011, riducendo l'utilità dell'esame del programma di lavoro della Commissione per il 2011, in buona misura già attuato;
la Relazione indica soltanto per alcuni settori gli orientamenti del Governo in merito alle specifiche iniziative avviate o preannunciate dalle Istituzioni europee e dà conto solo in modo occasionale degli indirizzi già definiti in relazione a numerose questioni o progetti legislativi dalle Camere;
la crisi economica e gli altri grandi problemi globali, quali la prevenzione e la risoluzione dei conflitti regionali, i flussi migratori, il cambiamento climatico, la sicurezza energetica, la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata impongono all'Unione europea di procedere verso una sempre più stretta integrazione politica ed economica, da un lato, e la riemersione di nazionalismi, dall'altro;
le risposte sinora offerte dall'Unione europea alle questioni sopra richiamate appaiono complessivamente inadeguate sotto il profilo sia della tempestività sia dell'efficacia, denunciando la debolezza delle Istituzioni comuni e l'opposizione di molti Stati membri verso forme più avanzate di integrazione;
molte delle innovazioni istituzionali previste dal Trattato di Lisbona - intese a dotare le Istituzioni europee di competenze e strumenti di azione più avanzati - sono state utilizzate secondo un approccio minimalista, impedendo un reale salto di qualità nel ruolo e nelle politiche dell'Unione europea;
la pretesa di alcuni Stati membri di dettare, in via unilaterale o mediante intese o assi bilaterali, orientamenti e decisioni di maggiore rilievo per lo sviluppo del processo di integrazione, oltre a risultare contraria ai principi e alla logica dei Trattati, alterando gli equilibri nei rapporti tra le Istituzioni, tra l'Unione europea e gli Stati membri e tra gli stessi Stati membri, risulta inadeguata, in quanto volta alla mera affermazione di interessi di politica interna;
occorre che l'Italia formuli proposte concrete ed ambiziose su questioni di particolare importanza, come la creazione di un governo dell'economia e la riforma del bilancio, anche in vista dell'adozione di modifiche dei Trattati volte a rafforzare, mediante gli adattamenti istituzionali appropriati, lo spirito comunitario;
gli attacchi speculativi contro alcuni Paesi della zona euro e il mancato rilancio di crescita e occupazione hanno posto in rilievo le lacune e gli squilibri del nuovo modello di governance economica europea - più volte denunciate dalla Camera dei deputati e da altri Parlamenti nazionali - imponendo la stipulazione del «Patto euro plus» e correzioni dei meccanismi di stabilizzazione per l'area euro. Per assicurare la stabilità e, soprattutto, la crescita dell'area euro, occorre che le Istituzioni promuovano una reale iniziativa europea per la crescita e l'occupazione, dotata di un preciso piano di interventi coordinati e finanziati direttamente dall'Unione europea;
un primo passo in questa prospettiva sarebbe assicurato dando seguito alle varie proposte avanzate in materia di emanazione di titoli di debito dell'Unione europea, che consentano di alleviare la situazione debitoria dei Paesi membri e di finanziare progetti infrastrutturali e di interesse europeo. Occorre, pertanto, che la Commissione europea, che ha preannunciato l'avvio di un apposito studio sulla questione, presenti in tempi rapidi e, in ogni caso entro il Consiglio europeo di dicembre 2011, proposte operative volte a dare concretamente seguito all'iniziativa;
nel medio e lungo periodo è necessario procedere alla creazione di un vero «governo economico» dell'eurozona, attribuendo, mediante appropriate modifiche ai Trattati, al Consiglio e all'Eurogruppo, su proposta della Commissione ed in codecisione con il Parlamento europeo, poteri vincolanti in merito alle grandi scelte di politica economica e dell'occupazione. Andrà in questo contesto valutata l'ipotesi di creare figure istituzionali innovative;
occorre che l'Italia proceda ad una rapida approvazione delle opportune modifiche all'articolo 81 della Costituzione volte a codificare, in coerenza con la direttiva sui quadri nazionali di bilancio, in corso di approvazione, e del «Patto euro plus», i vincoli di finanza pubblica derivanti dal Patto di stabilità e crescita;
per assicurare che il risanamento delle finanze pubbliche proceda in modo equo ed efficace occorre un maggiore coordinamento delle politiche fiscali nazionali, al fine di prevenire o correggere fenomeni di concorrenza dannosa, soprattutto in materia di imposizione sulle imprese e sulle rendite finanziarie, che potrebbero avere effetti negativi sulla competitività complessiva dell'economia europea;
l'Unione europea rischia di essere relegata ad un ruolo marginale nelle vicende internazionali, soprattutto anche nelle zone di vitale interesse come il Mediterraneo, non essendo capace di offrire una risposta comune neanche agli eventi che hanno investito aree vicine al nostro continente, quali i Paesi della sponda sud del Mediterraneo e del Medio Oriente. Tali vicende confermano l'assenza di visione strategica in seno alle Istituzioni dell'Unione europea, la scarsa solidarietà tra gli Stati membri, anche a fronte dei massicci flussi migratori che ne sono conseguiti, e, soprattutto, l'inadeguatezza dell'Alto rappresentante per la politica estera ad adempiere i compiti che gli sarebbero attribuiti in vista della costruzione graduale di una reale politica estera europea;
carattere prioritario riveste, alla luce del fallimento dell'Unione per il Mediterraneo, il rilancio del partenariato euromediterraneo. In questa prospettiva, andrebbe valutata con attenzione la progressiva creazione di una nuova comunità fra Unione europea e Mediterraneo meridionale, dotata di istituzioni comuni ed impegnata per la pace, i diritti fondamentali e lo sviluppo sostenibile ed aperta ad estendersi verso il Mar Caspio e il Mar Nero;
il Consiglio europeo e il Parlamento europeo dovrebbero proporre ai Paesi del Mediterraneo meridionale questa Comunità basata su istituzioni che si ispirino a quelle della Ceca, essendo condizione indispensabile che a queste istituzioni partecipino come partner su un piede di eguaglianza l'Unione europea da una parte ed un'organizzazione integrata regionale dei Paesi del Mediterraneo meridionale dall'altra;
le proposte della Commissione europea per il quadro finanziario 2014-2020, presentate il 29 giugno 2011, recano risorse ed obiettivi modestissimi per il sostegno alla crescita e all'occupazione, affidandosi sostanzialmente al ricorso a strumenti finanziari innovativi per promuovere ulteriori investimenti pubblici e privati;
occorre, invece, che l'Unione europea si doti di risorse adeguate per far fronte alle proprie competenze interne ed esterne, accresciute sia per qualità sia per quantità dal Trattato di Lisbona, e per rispondere alle aspettative dei cittadini nel processo di integrazione europea;
desta preoccupazione la difficoltà di definire, nell'ambito dei processi decisionali dell'Unione europea, una posizione unitaria o quanto meno non contraddittoria tra gli attori istituzionali e non istituzionali italiani, soprattutto con riferimento alle questioni di maggiore interesse nazionale;
va stigmatizzato, in particolare, il disallineamento, emerso in modo esemplare in occasione della cooperazione rafforzata sul brevetto unico europeo, tre le posizioni assunte dal Governo e dal Parlamento a tutela degli interessi del Paese e del sistema produttivo nel suo complesso e quelle di segno opposto espresse da alcune associazioni rappresentative delle categorie produttive per perseguire meri interessi settoriali;
appare necessaria pertanto una tempestiva approvazione della riforma della legge n.11 del 2005, che prospetta un rafforzamento degli strumenti di coordinamento tra tutti gli attori interessati nella fase di formazione della posizione nazionale,
impegna il Governo:
con riguardo alla governance economica, alla crescita e all'occupazione:
a) a promuovere, accanto alle misure in corso di definitiva approvazione in materia di sostenibilità delle finanze pubbliche, sorveglianza macroeconomica e quadri nazionali di bilancio, un'iniziativa europea per la crescita e l'occupazione, dotata di un preciso programma di interventi coordinati e finanziati direttamente dall'Unione europea;
b) ad adoperarsi affinché sia dato seguito, anche attraverso opportune modifiche dei Trattati, alle proposte avanzate in materia di emanazione di titoli di debito dell'Unione europea che consentano di alleviare la situazione debitoria dei Paesi membri e di finanziare progetti infrastrutturali e di interesse europeo;
c) ad avviare una riflessione volta alla creazione a medio e lungo termine di un vero «governo economico» dell'eurozona, attribuendo, mediante appropriate modifiche ai Trattati, al Consiglio e all'Eurogruppo, su proposta della Commissione ed in codecisione con il Parlamento europeo, poteri vincolanti in merito alle grandi scelte di politica economica e dell'occupazione, nonché valutando la creazione a tale scopo di nuove figure istituzionali;
d) ad assicurare, in coerenza con le previsioni della legge n. 196 del 2009, e successive modificazioni, il coinvolgimento delle Camere, delle regioni e delle autonomie locali nella predisposizione del programma nazionale di riforma e del programma di stabilità nell'ambito del semestre europeo;
con riferimento al quadro finanziario pluriennale 2014-2020:
a) ad adoperarsi, in attesa delle definizione di puntuali indirizzi da parte delle Camere, affinché, nell'ambito del negoziato avviato con la presentazione da parte della Commissione europea delle proposte relative al quadro finanziario e alle risorse proprie dell'Unione europea 2014-2020, presentate il 29 giugno 2011, siano tenuti in adeguata considerazione i seguenti principi:
1) miglioramento del saldo netto dell'Italia, riducendo il rilevante divario attualmente esistente tra i finanziamenti versati dal nostro Paese e i fondi da esso ricevuti, anche attraverso l'eliminazione delle correzioni di bilancio riconosciute nell'attuale quadro finanziario ad alcuni Stati membri;
2) garanzia di un volume del bilancio che consenta di perseguire efficacemente gli obiettivi fissati a livello europeo, con particolare riferimento a quelli definiti nell'ambito della strategia Europa 2020, nel rispetto delle compatibilità finanziarie imposte dall'attuale situazione di crisi, che impone agli Stati il rispetto di stringenti vincoli di bilancio;
3) rafforzamento del coordinamento e dell'armonizzazione dei bilanci nazionali e del bilancio dell'Unione europea, al fine di assicurare una più corretta valutazione e un migliore utilizzo delle risorse disponibili e di garantire il maggiore coordinamento tra le politiche dell'Unione europea e le misure adottate a livello nazionale e regionale;
4) mantenimento di un livello adeguato di risorse per la politica di coesione, concentrandone gli interventi su un numero limitato di obiettivi ad alto valore aggiunto, migliorando e semplificando le procedure di programmazione, gestione e controllo e assicurando che gli stanziamenti destinati alle regioni italiane nell'ambito della politica di coesione non siano inferiori a quelli previsti nell'attuale quadro finanziario. A tale scopo, appare necessario che il Governo ribadisca la propria ferma contrarietà all'introduzione dell'obiettivo «regioni in transizione» e sostenga il mantenimento delle regole vigenti di eleggibilità dei territori e di allocazione delle risorse, che assicurano la concentrazione delle risorse sulle regioni più arretrate;
5) conferma delle riserve espresse dal Governo in ordine all'introduzione di una riserva di premialità a livello europeo che potrebbe mettere a carico della politica di coesione traguardi non sostenibili;
b) a valutare con attenzione le proposte della Commissione europea volte ad introdurre, quale nuova risorsa propria dell'Unione europea, una tassa sulle transazioni finanziarie, assicurando che analoghe iniziative siano assunte anche a livello internazionale, anche al fine di scongiurare il rischio di determinare lo spostamento delle attività finanziarie verso altre nazioni;
c) ad informare tempestivamente le Camere dei principali sviluppi del negoziato e a trasmettere dati e simulazioni adeguate sull'impatto sul saldo netto dell'Italia delle diverse opzioni relative al prossimo quadro finanziario e al sistema di risorse proprie;
con riguardo alla politica di coesione:
a) ad individuare le risorse necessarie per compensare l'esclusione dei cofinanziamenti nazionali, relativi ai programmi dei fondi strutturali europei, dal computo del saldo finanziario in sede di applicazione delle regole del patto di stabilità interno per le regioni e gli enti locali per il triennio 2011-2013, anche per consentire la realizzazione di spese in favore degli investimenti;
b) a sostenere in sede europea la semplificazione delle procedure relative all'utilizzo e alla rendicontazione dei fondi strutturali, la cui complessità costituisce un freno al loro tempestivo impiego;
c) a sostenere, in considerazione della difficile congiuntura economica, le proposte concernenti l'innalzamento della quota di cofinanziamento europeo previsto per tutti gli obiettivi dei fondi strutturali;
con riguardo al mercato interno e alla politica per le imprese:
a) a sostenere l'introduzione di un approccio diversificato fra micro, piccole e medie imprese, soprattutto ai fini della semplificazione degli oneri amministrativi e contabili;
b) ad adoperarsi per un'effettiva e sistematica applicazione del «test PMI» nelle valutazioni di impatto, prevedendo per ogni proposta della Commissione europea la valutazione d'impatto degli oneri che gravano sulle imprese, in particolare le piccole e medie imprese, prevedendo la riduzione corrispondente di altri oneri, l'applicazione del principio di proporzionalità e di specificità e tempi di adeguamento posticipati nel tempo;
c) a promuovere l'accesso delle piccole e medie imprese agli appalti pubblici, non limitandosi ad offrire incentivi alle amministrazioni aggiudicatrici, affinché gli appalti tengano conto delle esigenze delle piccole e medie imprese, ma prevedendo, attraverso opportune modifiche alle direttive vigenti in materia, che alcune tipologie di appalti siano espressamente riservate alle piccole e medie imprese;
d) ad adoperarsi per il rafforzamento degli strumenti dell'Unione europea volti alla prevenzione e al contrasto della contraffazione, anche assicurando la massima tracciabilità dei prodotti, in particolare mediante un sistema di controllo a campione della merce sulle reti di vendita al pubblico;
e) a sostenere presso le istituzioni europee ogni strumento nazionale o europeo diretto alla salvaguardia del made in e ad una più ampia tracciabilità dei prodotti;
con riguardo ai mercati finanziari:
a) a promuovere, in sede di revisione del regolamento (CE) n. 1060/2009 sulle agenzie di rating del credito:
1) la revisione del ruolo attribuito ai giudizi espressi dalle agenzie di rating e il loro impatto sul funzionamento dei mercati, in particolare eliminandone o circoscrivendone significativamente l'uso a fini regolamentari;
2) l'introduzione di meccanismi di responsabilità in capo alle agenzie di rating, nel caso in cui i giudizi emessi da queste ultime risultino gravemente viziati, e la soluzione del problema dei conflitti di interesse esistenti in capo alle agenzie di rating, nonché la revisione dei meccanismi di remunerazione del servizio di rating;
3) l'istituzione di un'agenzia di rating creditizio pubblica e indipendente e la definizione di un indice europeo di rating (EURIX), al fine di controbilanciare il potere delle tre maggiori agenzie di rating;
b) a migliorare la disciplina sulla gestione delle crisi finanziarie, rafforzando i relativi sistemi di monitoraggio, nonché introdurre nuove misure normative che coinvolgano i principali protagonisti del mercato a livello globale, anche nel quadro del G20;
con riferimento alla politica fiscale:
a) ad adoperarsi, in coerenza con il «Patto euro plus», per rafforzare il coordinamento dei sistemi fiscali nazionali, al fine di prevenire la concorrenza fiscale dannosa tra gli Stati membri, valutando l'introduzione di regole armonizzate anche in materia di imposte dirette, con particolare riferimento all'imposizione sui redditi prodotti da soggetti o nell'ambito di attività che assumono rilievo transnazionale, quali le società e le rendite finanziarie;
b) a sostenere l'adozione di misure volte a consentire la riduzione del carico fiscale sulle piccole e medie imprese, in coerenza con lo Small business act, e la semplificazione dei relativi oneri di dichiarazione e riscossione;
c) a promuovere il rafforzamento del quadro normativo per la prevenzione e la lotta contro l'evasione e le frodi tributarie;
d) a sostenere una rapida approvazione della proposta di direttiva relativa ad una base consolidata comune per l'imposizione sulle società, valutandone le opportune modifiche ed integrazioni. In particolare, occorre accompagnare la definizione di una base imponibile comune dell'imposta sulle società con la fissazione di una o più aliquote minime di imposta, sul modello dell'imposta sul valore aggiunto e delle accise;
e) a promuovere la presentazione, dando seguito alle indicazioni contenute nel libro verde sul futuro dell'iva, di proposte legislative per la riforma dell'imposta che contemplino:
1) la fissazione di regole più stringenti ed omogenee, sia in merito alla determinazione della base imponibile sia con riguardo alle aliquote, riducendo le esenzioni ed eliminando le deroghe per specifiche categorie di beni o servizi riconosciute in capo a singoli Stati membri;
2) la razionalizzazione e l'aggiornamento del sistema delle aliquote minime dell'imposta, che tenga conto degli obiettivi di crescita, competitività ed occupazione previsti dalla strategia Europa 2020, resi urgenti dall'esigenza di rilanciare l'economia europea dopo la crisi;
3) la semplificazione degli oneri relativi alla dichiarazione e alla riscossione dell'imposta;
con riferimento all'azione esterna dell'Unione europea e alla politica di vicinato:
a) ad adoperarsi affinché l'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza eserciti in modo più sistematico ed efficace i compiti ad esso attribuiti dal capo 2 del titolo V del Trattato sull'Unione europea, sfruttando tutte le potenzialità assicurate dal Servizio per l'azione esterna;
b) a promuovere, anche mediante il ricorso alle cooperazioni strutturate permanenti di cui all'articolo 42, paragrafo 6, del Trattato sull'Unione europea, lo sviluppo di una politica di sicurezza e difesa comune, affrontando con decisione la soluzione dei nodi ancora irrisolti che ancora bloccano la piena sinergia con la Nato;
c) a promuovere un rilancio del processo di allargamento, cogliendo il momento positivo dell'ingresso della Croazia nell'Unione europea;
d) ad adoperarsi per la definizione di una nuova e ambiziosa cornice strategica per l'azione dell'Unione europea verso i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, che miri, oltre che al rafforzamento delle istituzioni, ad un forte sostegno all'economia locale e allo sviluppo di infrastrutture;
e) ad assicurare, nell'ambito del negoziato sulle proposte della Commissione europea relative al nuovo quadro finanziario, che, nell'ambito dello strumento dell'Unione europea per la politica di vicinato, siano destinati stanziamenti adeguati al partenariato euromediterraneo e in ogni caso in misura non inferiore ai due terzi delle risorse disponibili;
f) ad agire affinché negli accordi, sia multilaterali sia bilaterali, conclusi tra l'Unione europea e i Paesi della sponda sud del Mediterraneo siano inserite clausole di condizionalità che subordinino l'erogazione di aiuti o assistenza tecnica da parte dell'Unione europea al rispetto di impegni precisi e verificabili in materia di prevenzione e lotta all'immigrazione irregolare, al terrorismo e alla criminalità organizzata;
g) ad assumere tutte le iniziative appropriate presso le competenti Istituzioni dell'Unione europea al fine di promuovere la creazione di nuova comunità fra Unione europea e Mediterraneo meridionale, impegnata per la pace, i diritti fondamentali e lo sviluppo sostenibile, l'educazione, la formazione e la gioventù, l'estensione del mercato interno all'insieme della nuova Comunità e dotata di istituzioni comuni cui parteciperebbero su un piano di parità l'Unione europea, da una parte, ed un'organizzazione integrata regionale dei Paesi del Mediterraneo meridionale, dall'altra;
h) a promuovere, ai fini del rafforzamento della sicurezza interna dell'Unione europea, forme di cooperazione con i Paesi terzi maggiormente a rischio rispetto alla propaganda terroristica e con i Paesi terzi nei quali è maggiormente presente la criminalità organizzata;
i) a rafforzare il partenariato strategico con la Federazione russa, in una visione coordinata ed unitaria di tutte le dimensioni in cui esso si articola;
con riguardo allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia:
a) ad adoperarsi per assicurare la partecipazione diretta dell'Unione europea al controllo delle frontiere su richiesta dello Stato membro, anche attraverso il rafforzamento di Frontex, prevedendo l'istituzione di una vera e propria polizia europea delle frontiere e l'attribuzione alla medesima agenzia il coordinamento di operazioni congiunte di rimpatrio e la co-direzione di operazioni congiunte di pattugliamento marittimo e terrestre;
b) ad assicurare la partecipazione, anche sotto il profilo finanziario, dell'Unione europea alle operazioni di rimpatrio degli stranieri entrati illegalmente sul territorio di uno Stato membro e a prevedere sanzioni in caso di inosservanza, da parte di uno Stato membro, dei doveri di solidarietà e cooperazione in materia di lotta all'immigrazione e controllo delle frontiere, nonché l'adozione di programmi di assistenza tecnica tra l'Unione europea e gli Stati membri;
c) a promuovere l'istituzione di un meccanismo di reinsediamento dei rifugiati tra gli Stati membri avente carattere obbligatorio, e non volontario, ponendo i relativi costi a carico del bilancio dell'Unione europea;
d) a sostenere le iniziative preannunciate dalla Commissione europea in materia di immigrazione legale, volte a promuovere strumenti comuni di integrazione;
e) a promuovere l'incremento del sostegno finanziario ai Paesi maggiormente a rischio di povertà, quali, in particolare, quelli colpiti da conflitti e disastri ambientali;
f) a sostenere il completamento del sistema europeo comune d'asilo;
g) ad adoperarsi, con riferimento alla proposta di regolamento volta a modificare alcune disposizioni del codice frontiere Schengen e della Convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen (COM(2011)118), affinché sia confermato l'obbligo, per lo straniero, di dichiarare la propria presenza sul territorio di uno Stato membro;
riguardo alla politica ambientale:
a) a sostenere, nell'ambito del prossimo quadro finanziario dell'Unione europea che le risorse significative nell'ambito del fondo europeo per lo sviluppo regionale e del fondo di coesione, nonché degli stanziamenti relativi ad interventi nel settore dei trasporti e dell'energia, siano finalizzate alla realizzazione di interventi di opere a tutela dell'ecosistema e per l'efficienza energetica;
b) ad assicurare che il futuro quadro strategico comune per la ricerca e l'innovazione contempli un sostegno finanziario alle tecnologie ambientali più avanzate, conformando le misure di incentivazione in relazione all'obiettivo di massimizzare i risultati conseguibili a parità di risorse a disposizione, sulla base di un'accurata analisi di costi benefici;
c) a promuovere interventi dell'Unione europea che favoriscano la sostenibilità energetico-ambientale dei programmi edilizi, che incentivino la costruzione di immobili improntati a criteri di risparmio energetico e l'utilizzo di materiali di costruzione ecologici con ridotto impatto ambientale (cosiddetta bioedilizia), sostenendo, altresì, interventi orientati all'efficienza e al risparmio energetico in tutti gli usi civili e abitativi;
d) ad adoperarsi affinché l'Unione europea solleciti gli altri Stati aventi maggiore responsabilità delle emissioni di gas serra ad assumere precisi impegni, comparabili a quelli di cui si è fatta carico l'Unione europea, per la riduzione delle emissioni stesse;
e) a promuovere l'intervento finanziario diretto dell'Unione europea per concorrere alle operazioni di bonifica dei siti maggiormente inquinati e incentivare la diffusione delle migliori pratiche a livello dell'Unione europea per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti, in modo da ridurre significativamente la quota parte destinata a discarica;
con riguardo alla politica agricola e della pesca:
a) a perseguire, nell'ambito dei negoziati sul prossimo quadro finanziario pluriennale e sulla riforma della politica agricola comune dopo il 2013, gli indirizzi indicati nelle mozioni approvate dalla Camera dei deputati il 2 febbraio 2011, con particolare riferimento ai seguenti aspetti:
1) evitare che il criterio della superficie agricola sia l'unico parametro di riferimento per la redistribuzione degli aiuti diretti e che l'Italia, che è un contribuente netto al bilancio dell'Unione europea, resti penalizzata nella ripartizione del bilancio agricolo fra i 27 Stati membri;
2) prevedere l'introduzione di strumenti di gestione in grado di prevenire le crisi e l'attuazione di una normativa di regolazione dei mercati più flessibile e diretta ad integrare il reddito dei produttori in presenza di situazioni di crisi di mercato;
3) puntare ad una maggiore flessibilità nel perseguimento degli obiettivi dello sviluppo rurale, eliminando la rigida ripartizione delle misure per asse, e ricercare una maggiore concentrazione tematica e territoriale degli interventi;
4) assicurare che gli obiettivi dei diversi strumenti previsti nel prossimo quadro finanziario per la politica agricola comune e la politica comune della pesca siano coerenti con gli obiettivi della biodiversità;
b) ad adoperarsi affinché nell'ambito dell'esame della proposta di regolamento recante modifica al regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEARS) (COM(2010)537), si preveda: la possibilità, in deroga alle disposizioni del richiamato regolamento, per gli Stati membri che hanno optato per programmi regionali, di effettuare il calcolo del disimpegno automatico delle risorse finanziarie a livello dello Stato membro; l'ammissibilità a contributo dell'iva non recuperabile se realmente e definitivamente sostenuta dai beneficiari. Occorre che meccanismi analoghi a quelli sopra indicati siano previsti anche per il futuro periodo di programmazione, al fine di evitare qualsiasi forma di penalizzazione conseguente all'applicazione del disimpegno automatico;
c) a promuovere, a tutela dei consumatori e dell'impegno delle imprese agroalimentari per produzioni di qualità, le iniziative necessarie per l'elaborazione di una normativa dell'Unione europea per contrastare i fenomeni di agropirateria;
d) ad adoperarsi, nell'ambito dell'esame delle proposte legislative della Commissione europea sulla riforma della politica della pesca, al fine di combinare gli obiettivi ambientali con quelli economico-sociali, assicurando sia la salvaguardia delle risorse ittiche sia i presupposti della stessa sopravvivenza della pesca quale attività economica;
con riferimento al raccordo tra Governo e Parlamento nella formazione delle politiche dell'Unione europea:
a) ad assicurare che le relazioni programmatiche del Governo siano trasmesse alle Camere entro il termine del 31 dicembre di ogni anno previsto dalla legge n. 11 del 2005, in modo da consentire l'avvio ad inizio anno della sessione programmatica presso la Camera dei deputati;
b) a rafforzare il raccordo tra il Parlamento, il Governo e tutti gli altri attori interessati nella formazione della posizione italiana nel processo decisionale dell'Unione europea, valorizzando a questo scopo le competenze del Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei (Ciace) ed assicurandone un più sistematico collegamento con la rappresentanza italiana presso l'Unione europea;
c) ad assicurare, in particolare, che il Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei sia convocato con riferimento a tutti i principali provvedimenti e questioni di portata trasversale, tra cui il nuovo quadro finanziario pluriennale e la riforma della politica di coesione e della politica agricola comune, e, in ogni caso, prima delle riunioni del Consiglio europeo, e che il Comitato tecnico permanente sia convocato con cadenza almeno mensile;
d) a motivare in modo articolato, all'atto della trasmissione alle Camere, la segnalazione dei progetti legislativi e degli altri documenti dell'Unione europea di maggiore rilevanza per l'Italia;
e) a provvedere, anche in adempimento dell'articolo 4-quater della legge n. 11 del 2005, alla trasmissione alle Camere di relazioni tecniche sui progetti legislativi dell'Unione europea oggetto di esame parlamentare o di particolare rilevanza politica, giuridica ed economica.
(6-00085) «Pescante, Formichella, Maggioni, Centemero».