ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00076

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 461 del 11/04/2011
Firmatari
Primo firmatario: PECORELLA GAETANO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 11/04/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BRATTI ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 11/04/2011
VOLPI RAFFAELE LEGA NORD PADANIA 11/04/2011
LIBE' MAURO UNIONE DI CENTRO 11/04/2011
RUGGHIA ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO 11/04/2011
MONAI CARLO ITALIA DEI VALORI 11/04/2011
DELLA VEDOVA BENEDETTO FUTURO E LIBERTA' PER L'ITALIA 11/04/2011
MELCHIORRE DANIELA MISTO-LIBERAL DEMOCRATICI-MAIE 11/04/2011


Stato iter:
19/04/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 11/04/2011
Resoconto AUGELLO ANDREA SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 19/04/2011
Resoconto MOSELLA DONATO RENATO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA
Resoconto MONAI CARLO ITALIA DEI VALORI
Resoconto BARBARO CLAUDIO FUTURO E LIBERTA' PER L'ITALIA
Resoconto LIBE' MAURO UNIONE DI CENTRO
Resoconto VOLPI RAFFAELE LEGA NORD PADANIA
Resoconto RUGGHIA ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BRATTI ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ARACRI FRANCESCO POPOLO DELLA LIBERTA'
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 19/04/2011
Resoconto PECORELLA GAETANO POPOLO DELLA LIBERTA'
Fasi iter:

ACCOLTO IL 11/04/2011

PARERE GOVERNO IL 11/04/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 11/04/2011

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL

DISCUSSIONE IL 19/04/2011

APPROVATO IL 19/04/2011

CONCLUSO IL 19/04/2011

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00076
presentata da
GAETANO PECORELLA
testo di
lunedì 11 aprile 2011, seduta n.461

La Camera,
esaminata la relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio (Doc. XXIII, n. 6), approvata all'unanimità dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella seduta del 2 marzo 2011;
premesso che:
la Commissione, prendendo atto delle problematiche e delle criticità afferenti al complesso sistema del ciclo dei rifiuti nel territorio nazionale, soprattutto con riferimento a taluni profili di vera e propria emergenza ambientale in specifiche aree regionali del Centro Sud, dove possono crearsi le condizioni per l'infiltrazione della criminalità organizzata, ha ritenuto di svolgere una articolata attività conoscitiva, con particolare riguardo a quelle realtà territoriali come il Lazio che, al pari della Campania e della Sicilia, hanno attraversato una condizione emergenziale;
la Commissione ha proceduto ad una serie di audizioni di magistrati inquirenti, di funzionari e ufficiali delle forze di polizia, di rappresentanti degli enti locali, di rappresentanti delle associazioni ambientalistiche, nonché a sopralluoghi e all'acquisizione di copiosa documentazione;
la relazione riporta i dati obiettivi emersi nel corso delle audizioni o nelle verifiche tecniche svolte durante i sopralluoghi;
l'inchiesta svolta dalla Commissione ha rilevato carenze strutturali ed impiantistiche nella regione Lazio che, contrariamente agli orientamenti, alle scelte, alle strategie dettate dalle direttive comunitarie in materia di rifiuti e dalla norma nazionale, è andata nel verso opposto a quello della «gestione integrata»;
nella regione, sin dal 1999, è stata decretata l'emergenza rifiuti con la gestione commissariale. La formale cessazione della gestione emergenziale nell'anno 2008 non ha portato, tuttavia, al superamento delle criticità nella gestione del ciclo. Le scelte delle diverse giunte che si sono avvicendate al governo della regione hanno privilegiato il ricorso allo smaltimento a perdere in discarica piuttosto che il revamping, l'ammodernamento e il potenziamento delle strutture di trattamento esistenti tese alla separazione secco/umido del rifiuto tal quale, alla raffinazione della frazione secca con produzione di cdr (combustibile derivato da rifiuti) per alimentare le linee di termovalorizzazione operanti nelle province di Roma e di Frosinone ed alla stabilizzazione della frazione umida con produzione di f.o.s (frazione organica stabilizzata) da destinare alla ricopertura delle discariche e/o al ripristino di cave esaurite;
è stata altresì irrilevante l'implementazione della raccolta differenziata attestatasi a valori intorno al 12-13 per cento fino al 2010 (con il fallimento degli obiettivi fissati dalla legislazione vigente), l'attivazione della filiera dei materiali della raccolta, l'intercettazione della frazione umida da inviare al compostaggio di qualità nei pochi impianti funzionanti sul territorio regionale. A fronte di tale situazione, l'Unione Europea ha attivato una procedura d'infrazione cui la nuova Giunta regionale ha cercato di porre rimedio con l'emanazione del nuovo piano di gestione dei rifiuti, avvenuta il 19 novembre del 2010, e con la presentazione ed illustrazione dello stesso, alla Commissione europea avvenuta nell'ultima settimana di gennaio 2011;
il nuovo piano regionale persegue essenzialmente l'obiettivo di autosufficienza del sistema (un ATO regionale e cinque sub-ATO provinciali), della chiusura del ciclo secondo i criteri della gestione integrata attraverso i quali, a fronte di un forte potenziamento della raccolta differenziata, del trattamento di separazione del rifiuto solido urbano tal quale, della termovalorizzazione della frazione secca raffinata (cdr), la discarica dovrà avere nel tempo un ruolo decisamente residuale;
il Piano ha posto quindi come obiettivo centrale e prioritario da raggiungere entro il 2011 il 60 per cento di raccolta differenziata sul territorio regionale. Vi è tuttavia da considerare che essendo stato assai basso negli ultimi anni il trend di crescita della raccolta differenziata, il traguardo del 60 per cento appare irrealizzabile e irraggiungibile nei tempi previsti, anche se si farà ricorso ai commissari ad acta nei comuni inadempienti. Peraltro, la Presidente Polverini, nel corso della sua audizione, ha dichiarato di voler chiedere al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la deroga al raggiungimento di tale obiettivo previsto per legge;
inoltre, la realizzazione della nuova impiantistica prevista o l'attivazione di quella già autorizzata, non potrà compiersi prima di tre anni per alcuni impianti (trattamento TMB, compostaggio) o di quattro (realizzazione di una nuova linea di termovalorizzazione o la messa a completo regime di quelle esistenti);
tra l'altro, come è evidenziato nella relazione, i vari impianti per la produzione di cdr (combustibile derivato da rifiuti) forniscono per lo più ecoballe che finiscono prevalentemente in discarica in quanto di scarsa qualità e non idonei per la termovalorizzazione. Questa situazione fa ritenere che i nuovi impianti di termovalorizzazione previsti siano sovradimensionati, soprattutto se verranno raggiunti obiettivi accettabili di raccolta differenziata. In tal caso, infatti, la quantità residua da smaltire sarà sempre minore;
conseguentemente, tutte le iniziative legate al raggiungimento dell'obiettivo appaiono per il momento ipotetiche e il conferimento in discarica, che rappresenta il fallimento della gestione virtuosa del ciclo, rimane ancora uno strumento irrinunciabile nel breve, se non nel medio termine;
l'esaurirsi della capacità di Malagrotta e delle altre discariche impone, con il concorso di tutte le istituzioni interessate, l'individuazione di un sito alternativo per la città di Roma senza il quale l'emergenza rifiuti rischierebbe di aggravarsi. Si pone altresì come indifferibile l'esigenza di programmare le opere di bonifica e salvaguardia ambientale di Malagrotta e delle altre discariche;
la Commissione ha altresì rilevato che il polo di Malagrotta, con le sue strutture impiantistiche (impianti di trattamento meccanico biologico, impianti di gassificazione, impianto di discarica), rappresenta l'unica piattaforma tecnologica di valore regionale e nazionale in un sistema imprenditoriale regionale che ha mostrato finora una scarsa attitudine ad investire nel ciclo della gestione integrata dei rifiuti. Carenze impiantistiche e strutturali sono state evidenziate anche nel settore della gestione dei rifiuti speciali, mentre vi è la necessità di riavviare un piano credibile di bonifica delle aree contaminate, pur considerando che le risorse economiche da mettere in campo non sono trascurabili;
sotto il profilo degli illeciti nel campo della gestione dei rifiuti riferibili alla criminalità organizzata, va rilevato che il Lazio si presenta come una regione che potrebbe essere interessata da questo tipo di illegalità, sia per la presenza di ampie porzioni di territorio morfologicamente adatte alla discarica e all'occultamento illecito dei rifiuti, sia per la vicinanza con quelle aree della provincia di Caserta ad alto rischio, dato che in passato e ancora oggi nell'attualità sono state individuate presenze criminali nel settore;
secondo quanto riferito dal procuratore aggiunto di Roma, coordinatore della direzione distrettuale antimafia, nel Lazio, infatti, si riscontra la presenza della 'ndrangheta, della camorra e della mafia siciliana, accertata ed evidenziata in numerose indagini che danno conto dell'esistenza anche nella regione del fenomeno delle ecomafie. Nella sua relazione alla cerimonia dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2011, il procuratore generale della Corte d'appello ha affermato che nel Lazio tutte le mafie operano in convivenza tra loro e con la tradizionale criminalità organizzata;
sennonché, l'ipotesi di filiere criminali operanti nel settore dello smaltimento illecito di rifiuti non hanno avuto alcun riscontro nei procedimenti penali attivati nel distretto giudiziario del Lazio e di cui si è dato ampio conto nella relazione. Esistono, invece, taluni riscontri per quanto riguarda le connessioni tra attività imprenditoriali e fenomeni di corruzione della pubblica amministrazione;
non vi sono attualmente in corso, infatti, procedimenti concernenti il ciclo dei rifiuti e riguardanti la criminalità organizzata di stampo mafioso;
questo dato ha trovato conferma nelle audizioni dei magistrati delle procure, dei prefetti, dei questori e dei responsabili dei corpi di polizia giudiziaria che, a vario titolo, si sono occupati di inchieste concernenti i traffici illegali di rifiuti, i quali hanno fornito uno spaccato della realtà ambientale abbastanza grave, che coinvolge la criminalità comune ed economica, ma che non vede, almeno allo stato, l'infiltrazione della criminalità organizzata nel ciclo dei rifiuti;
l'inchiesta ha evidenziato che le maggiori criticità nella regione Lazio si sono riscontrate nella gestione dell'impianto di termovalorizzazione di Colleferro, dove gli illeciti ivi accertati sono stati evidentemente favoriti dalla carenza nel sistema dei controlli da parte degli organi preposti, carenza dovuta principalmente al fatto che l'impianto per lungo tempo aveva operato con la procedura semplificata prevista dagli antichi articoli 31 e 33 del decreto legislativo n. 22 del 1997, il cosiddetto «decreto Ronchi»;
la Commissione ha comunque rilevato che sul territorio della regione Lazio molte discariche sono ormai in via di esaurimento, che vi sono impianti obsoleti che richiedono forti investimenti per tornare ad essere produttivi e che in molti comuni, compreso quello di Roma, la situazione si avvicina pericolosamente all'emergenza;
a ciò si aggiunge la grave difficoltà economica di società che gestiscono gli impianti, come quella che gestisce l'inceneritore di Colleferro. Nel Lazio molte aziende e consorzi pubblici sono stati costituiti su iniziativa degli enti locali in assenza di un piano industriale, di un organico riferimento territoriale per la gestione integrata del ciclo dei rifiuti. Tali aziende e consorzi hanno determinato sprechi e inefficienze, duplicato centri di potere, generato assunzioni in contrasto con la normativa vigente e giustificate ogni volta con l'emergenza. E purtroppo sono molte le società e i consorzi pubblici che operano nel settore a trovarsi in grandi difficoltà economiche. Tutto ciò contribuisce ad aggravare la gestione del ciclo, a distrarre risorse necessarie a favorirne l'efficienza e rischia di preparare il terreno alle infiltrazioni delle consorterie mafiose nel ciclo dei rifiuti, le quali possono movimentare capitali sporchi e denaro riciclato per acquisire aziende in difficoltà e condizionare il libero mercato;
con riferimento all'area dove insiste l'impianto di termovalorizzazione di Colleferro, le associazioni ambientaliste hanno segnalato alla Commissione la pericolosità per la salute pubblica degli impianti industriali che causano l'inquinamento dell'aria e delle acque in tutta la valle del Sacco. L'area è stata per lunghi anni sede di una importante attività industriale per la produzione di sostanze chimiche, esplosivi e carrozze ferroviarie. Il complesso industriale ha causato nel tempo l'inquinamento dell'aria, i lavoratori sono stati esposti a sostanze tossiche in ambiente di lavoro e le persone che hanno risieduto lungo il fiume Sacco hanno assorbito ed accumulato nel tempo pesticidi e sostanze chimiche pericolose per la salute:
la fa propria e impegna il Governo per quanto di competenza, ad intraprendere ogni iniziativa utile al fine di risolvere le questioni evidenziate nella relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, in raccordo e leale collaborazione con i competenti organismi nazionali, con la regione Lazio e con gli enti locali interessati.
(6-00076) «Pecorella, Bratti, Volpi, Libè, Rugghia, Monai, Della Vedova».