ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00066

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 442 del 01/03/2011
Abbinamenti
Atto 6/00060 abbinato in data 01/03/2011
Firmatari
Primo firmatario: FRANCESCHINI DARIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 01/03/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BERSANI PIER LUIGI PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
VENTURA MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
MARAN ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
VILLECCO CALIPARI ROSA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
AMICI SESA PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
BOCCIA FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
LENZI DONATA PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
QUARTIANI ERMINIO ANGELO PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
ROSATO ETTORE PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
CAUSI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
MISIANI ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
NANNICINI ROLANDO PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
SORO ANTONELLO PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
BARETTA PIER PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
BRESSA GIANCLAUDIO PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011
FLUVI ALBERTO PARTITO DEMOCRATICO 01/03/2011


Stato iter:
02/03/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 01/03/2011
Resoconto CALDEROLI ROBERTO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 01/03/2011

NON ACCOLTO IL 01/03/2011

PARERE GOVERNO IL 01/03/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 01/03/2011

DICHIARATO PRECLUSO IL 02/03/2011

CONCLUSO IL 02/03/2011

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00066
presentata da
DARIO FRANCESCHINI
testo di
martedì 1 marzo 2011, seduta n.442

La Camera,
udite le comunicazioni del Governo ai sensi dell'articolo 2, comma 4, della legge n. 42 del 2009, sullo schema di decreto legislativo in materia di federalismo fiscale municipale,
premesso che:
il testo, con modificazioni, dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale e relative osservazioni del Governo è molto distante dalle aspettative di autonomia e responsabilità delle comunità locali che sono alla base del federalismo fiscale, ben rappresentato dalla legge n. 42 del 2009, nella quale i deputati del gruppo parlamentare del Partito Democratico si riconoscono pienamente, a causa dei forti condizionamenti iniziali e della mancata volontà da parte del Governo di accogliere le proposte alternative avanzate dalle opposizioni. Le motivazioni sono già state ampiamente illustrate dagli interventi nella Commissione per l'attuazione del federalismo fiscale e nelle altre Commissioni competenti;
si è voluto procedere con un decreto sulla fiscalità comunale del tutto separato dal sistema perequativo, salvo tentare di recuperare in extremis con un nuovo articolo suggerito da un emendamento proposto da parlamentari del gruppo del Partito Democratico. La legge n. 42 del 2009 disegna, invece, un sistema nel quale autonomia fiscale e perequazione sono le due facce della stessa medaglia e, per superare la spesa storica con i costi e i fabbisogni standard la perequazione è indispensabile;
rispetto al sistema di perequazione a regime, invece, tutto è rinviato ad un successivo decreto legislativo correttivo ed integrativo da adottarsi ai sensi della legge n. 42 del 2009. In tale ambito, si prevede soltanto che ai fini della determinazione del fondo perequativo non si terrà conto delle variazioni di gettito prodotte dall'esercizio dell'autonomia tributaria, nonché dell'emersione della base imponibile riferibile al concorso comunale all'attività di recupero fiscale;
uno degli aspetti maggiormente critici del provvedimento è che il Fondo perequativo a regime dovrà essere coordinato con la fiscalità municipale già introdotta con il provvedimento in esame, e per come sembrerebbero fissate le aliquote base, stando al decreto, il sistema perequativo a regime dovrebbe configurarsi come un sistema orizzontale, con tutti gli effetti e i rischi che discendono da tale situazione;
senza perequazione non c'è attuazione della legge sul federalismo fiscale, non c'è garanzia di finanziamento integrale delle funzioni fondamentali, né intervento per ridurre le differenze di capacità fiscale tra i diversi territori. Non c'è neanche autonomia, perché non c'è alcuna corrispondenza possibile tra la richiesta di un maggior contributo alle entrate di un comune e l'erogazione di servizi ulteriori rispetto a quelli essenziali;
inoltre manca ogni corrispondenza con il principio federalista secondo cui i contribuenti di un comune devono coincidere con i beneficiari dei servizi, affinché si innesti il circuito virtuoso di responsabilità e autonomia in cui il Partito Democratico crede fermamente e che può davvero portare a migliorare le prestazioni pubbliche;
di questo principio nel decreto non c'è traccia. Non ci sono innovazioni significative, anzi la situazione è destinata a peggiorare in termini di autonomia per i comuni, che vedono un sistema fondato prevalentemente sulle compartecipazioni e le quote di gettito devolute che rappresenta una ricentralizzazione della propria finanza;
il principale tributo locale sarà l'imposta municipale sugli immobili che dal 2014 sostituirà l'ICI. La pagheranno solo i possessori di seconde e terze case, in prevalenza non residenti, e quindi che non votano per gli amministratori chiamati a decidere su quell'imposta. Per di più gli spazi di manovrabilità dei tributi per i comuni sono estremamente ridotti, sono nulli sui tributi devoluti nella fase transitoria, e sono minori rispetto a quelli garantiti fino al 2007 per la fase a regime;
l'indisponibilità del Governo a tener conto di questo fondamentale principio si è chiaramente manifestata nel non accoglimento della proposta, avanzata in Commissione, di introdurre una imposta comunale sui servizi, sostitutiva di TARSU/TIA e di addizionale comunale all'IRPEF, pagata da tutti i residenti in quanto usufruiscono dei servizi non tariffabili dei comuni, che poteva costituire il pilastro della nuova fiscalità comunale;
si è cercato fin dall'inizio di evitare la chiara indicazione dell'aliquota base dell'IMU, poiché si sapeva che sarebbe stata molto alta, con un evidente aggravio del carico tributario per determinate categorie di contribuenti. Inizialmente c'era un rinvio ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri poi, nello schema di decreto legislativo, si è indicata l'aliquota base del 7,6 per mille;
tale aliquota è chiaramente sottostimata, è probabilmente destinata ad aumentare fino all'8,5 per mille e determinerà un incremento ingiustificato della pressione fiscale sulle imprese e i lavoratori autonomi, come risulta dai dati che stanno emergendo in questi giorni. Ciò avviene per effetto della facoltatività della riduzione di imposta fino al cinquanta per cento per gli immobili ad uso produttivo e commerciale, mentre sugli immobili locati tale riduzione è automatica;
l'insieme del provvedimento comporterà un inevitabile aumento delle tasse per i cittadini. Questo non è il frutto del federalismo fiscale, ma della decisione del Governo di tagliare 2,5 miliardi di euro ai comuni per il 2011 e il 2012;
per questa ragione sia lo sblocco delle addizionali IRPEF sia il contributo di soggiorno si tradurranno da facoltà in obbligo impositivo per migliaia di comuni;
si è voluto inserire nel provvedimento l'imposta sostitutiva ad aliquota unica sui redditi da locazione, la cosiddetta «cedolare secca», che il gruppo del Partito Democratico considera necessaria e utile. Ma il Governo non ha indicato l'indispensabile copertura finanziaria, né per le certe perdite di gettito della prima fase della sua applicazione, né per le necessarie detrazioni per gli inquilini con particolare riguardo alle famiglie;
la «cedolare secca» si propone due obiettivi fondamentali: indurre molti proprietari ad affittare i loro immobili disponibili per agire positivamente sul mercato dell'affitto e determinare l'emersione del sommerso che si valuta essere molto ampio in questo settore. Con la proposta contenuta in questo schema di decreto legislativo nessuno di questi due obiettivi verrà raggiunto, e in più si determinerà un buco nel bilancio dello Stato;
inoltre, in presenza di contratti di locazione a canone concordato, spariscono una serie di agevolazioni, sia per il proprietario sia per il conduttore, che finora hanno garantito l'appetibilità di tale strumento: e ciò rischia di contribuire ad una forte contrazione nell'utilizzo di tale importante strumento sociale, quale si è rivelato nelle realtà in cui è stato opportunamente valorizzato e sostenuto, a vantaggio dei contratti di locazione a canone libero, con ricadute difficilmente gestibili proprio nei comuni a più alta tensione abitativa;
resta inoltre il grave problema dell'incertezza di entrate per i comuni nella fase transitoria 2011-2013, poiché il Fondo di riequilibrio viene distribuito annualmente in base alle decisioni della Conferenza Stato - Città e autonomie locali. È molto negativo che il Governo abbia respinto gli emendamenti tesi ad estendere anche al 2013 la salvaguardia delle risorse per i comuni e ad evitare che vi siano perdite di entrate significative e ingiustificate per ciascun comune fino all'entrata in vigore del meccanismo di superamento della spesa storica basato sui fabbisogni standard;
meno risorse per i comuni, più tasse per i cittadini, meno autonomia tributaria locale: non è certo questo il federalismo della legge n. 42 del 2009, ma è quello che prevede lo schema di decreto legislativo che è ora all'esame di questa Assemblea;
tutto ciò avviene peraltro in un quadro molto deludente di applicazione della legge n. 42 del 2009: mancano il patto di convergenza e gli obiettivi di servizio che dovrebbero essere contenuti nella legge di stabilità; manca la ricognizione a legislazione vigente dei livelli essenziali delle prestazioni; manca il sistema finanziario per le città metropolitane; mancano le funzioni e il sistema finanziario per Roma Capitale. Le norme previste nei prossimi decreti sui sistemi perequativi di regioni ed enti locali, sugli interventi speciali per ridurre le diseguaglianze territoriali e sulla perequazione infrastrutturale ricalcano il testo della legge delega, e sono perciò inattuate,
non le approva.
(6-00066) «Franceschini, Bersani, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Amici, Boccia, Lenzi, Quartiani, Giachetti, Rosato, Causi, Misiani, Nannicini, Soro, Baretta, Bressa, Fluvi».