Atto Camera
Risoluzione in Assemblea 6-00052
presentata da
ANTONIO MAZZOCCHI
testo di
mercoledì 12 gennaio 2011, seduta n.416
La Camera,
premesso che:
la libertà religiosa è la madre di tutte le libertà, fa parte dei diritti fondamentali ed inalienabili dell'uomo, quali sono espressi nella «Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo» adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico sia in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti;
le stragi perpetrate in questi ultimi mesi e che hanno mietuto vittime nella minoranza cristiana sono il culmine di una offensiva condotta con violenza sistematica e indiscriminata contro la presenza cristiana in vaste aree del mondo. Purtroppo, come documentano questi eventi, il diritto di libertà religiosa è oggi rimesso in discussione, generando intolleranza spesso alimentata e strumentalizzata per motivi politici ed economici, che sempre più di frequente producono aberranti atti di violenza collettiva a danno delle minoranze;
un appello forte a rompere il silenzio su queste vicende è arrivato il 1° gennaio 2011 dal messaggio «Libertà religiosa via per la pace» di Benedetto XVI in cui è stato ricordato a tutti gli uomini di buona volontà che abbiamo bisogno di pace, perché senza pace non c'è sviluppo né progresso, non c'è sicurezza né giustizia, non c'è fraternità tra uomini che hanno la stessa dignità umana. Tale messaggio ha denunciato quindi la grave mancanza di libertà religiosa di cui soffrono tanti esseri umani tra i quali cristiani in molti paesi, ancora una volta vittime innocenti di una persecuzione che, in modi e in luoghi diversi, li costringe ad una diaspora che crea in loro e nelle loro famiglie un drammatico senso di sradicamento. D'altra parte questi stessi paesi privati del contributo culturale di concittadini cristiani, residenti da secoli in quegli stessi luoghi, non possono che diventare sempre più poveri e più intolleranti;
il termine «cristianofobia» è quello che descrive più compiutamente questo fenomeno di portata universale, e come tale è stato adottato dall'ONU sin dal 2003 e dal Parlamento europeo nel 2007. Con questa espressione si vuole qualificare la peculiarità di una persecuzione che si manifesta in odio cruento in paesi dove il cristianesimo è minoranza, ma trova fertile terreno anche in Occidente da parte di chi vuole negare la pertinenza pubblica della fede cristiana;
il Novecento è stato il secolo del maggior eccidio di cristiani nella storia. In cent'anni ci sono stati più «martiri» che nei duemila anni precedenti. Ed oggi, secondo il rapporto annuale dell'Associazione «Aiuto alla Chiesa che soffre» risultano essere più di 60 gli Stati del mondo dove si verificano gravi violazioni della libertà religiosa;
nell'attuale momento storico il fronte dell'intolleranza tocca le più diverse nazioni nei diversi continenti: si pensi alla Cina che non offre un'adeguata tutela dei diritti umani e ferisce il sentimento religioso dei cristiani, intervenendo nella vita e nell'organizzazione della Chiesa cattolica; a quei paesi dov'è in vigore la sharia, dove chi non è musulmano vive in pericolo costante; al Pakistan dove si segnalano casi di stupri di donne e bambini solo perché cristiani, e dove la signora Asja Bibi, una contadina cristiana, è stata condannata a morte applicando la legge sulla blasfemia; alla Nigeria, dove sembra esplosa una guerra di religione che miete vittime soprattutto tra i cristiani; ancora all'Iraq, dove si susseguono attentati clamorosi e singole uccisioni; all'Egitto dove, sebbene il governo egiziano si sia da tempo impegnato contro il terrorismo e a favore della convivenza civile e religiosa tra i popoli, hanno avuto luoghi atti ricorrenti di violenza contro cristiani copti ed attacchi di varia natura ai cristiani fino ai recenti attentati; infine all'ostracismo e alle minacce nei confronti degli arabi in Palestina o alla drammatica situazione nello Stato dell'Orissa, in India, dove si assiste ad un vero e proprio sterminio nei confronti dei cristiani; o infine alla vicenda di Timor Est dove solo l'intervento internazionale ha fermato il genocidio della popolazione dell'isola;
in questo clima ciò che più colpisce è il silenzio delle istituzioni, la voce sommessa di chi prova a protestare è facilmente messa a tacere. Si nota in modo stridente la mancanza di un'iniziativa forte e decisa a carico della diplomazia internazionale. L'ONU si dice costernato, ma non risulta che abbia preso iniziative di qualsiasi tipo. Anche la grande stampa che in molti casi è pronta a mobilitarsi per alcune nobili iniziative, questa volta tace;
l'integrazione europea per essere autentica deve fondarsi sul rispetto delle identità dei popoli dell'Europa, della cui civiltà una delle sorgenti è il cristianesimo, che è all'origine dell'idea di persona e della sua centralità;
la storia dimostra che non solo la libertà religiosa è il pilastro portante di tutte le libertà ma che l'intolleranza religiosa porta inevitabilmente alla violazione di diritti umani fondamentali e a conflitti cruenti e devastanti, in prospettiva ancora più paurosi data la presenza in molte di queste aree di armi di distruzione di massa;
in particolare se l'attuale processo di espulsione dei cristiani e del cristianesimo, iniziato in Medio Oriente già nei primi decenni del XX secolo, andasse avanti, ciò significherebbe la destabilizzazione di paesi strategici per gli equilibri mondiali, oltre che di primaria rilevanza per gli interessi europei ed italiani;
una consapevolezza maggiore sulle origini culturali delle nostre idee e istituzioni democratiche non può che rafforzarne la tenuta dal momento che la stessa idea di laicità dello Stato ha storicamente tratto linfa vitale dalla cultura cristiana e dall'innegabile ruolo storico che ha rivestito nella storia delle democrazie occidentali;
cristiani, musulmani, ebrei, credenti di qualunque confessione religiosa e non credenti, non possono restare insensibili alle sofferenze di intere popolazioni perseguitate per la loro fede o credo,
impegna il Governo
a far valere con ogni forma di legittima pressione diplomatica ed economica il diritto alla libertà religiosa, in particolare dei cristiani e di altre minoranze perseguitate, laddove risulti minacciata o compressa per legge o per prassi sia direttamente dalle autorità di governo sia attraverso un tacito assenso e l'impunità dei violenti;
a promuovere in Italia, nelle scuole e in ogni ambito culturale, la sensibilità alle tematiche della libertà religiosa;
a far valere nelle relazioni diplomatiche ed economiche, bilaterali o multilaterali, la necessità di un effettivo impegno degli Stati per tolleranza e libertà religiosa, fino al diritto sancito alla «libertà di cambiare religione o credo»;
a tener conto del rispetto dei diritti umani nei paesi con cui ci sono scambi economici, in coerenza e in applicazione degli articoli 8 e 19 della nostra Costituzione. Pace e sicurezza vanno sostenute dalla fiducia reciproca verso forme condivise di vita, economica, politica e religiosa e dalla capacità di creare un contesto in cui l'incontro produca benessere e libertà per tutti;
ad adoperarsi affinché analogo principio sia fatto valere a livello di Unione europea e di qualsiasi altro organismo internazionale per l'assegnazione di aiuti agli Stati;
a richiedere in ambito internazionale di concerto con i partner dell'Unione europea la rimozione delle limitazioni dei diritti umani, ed in particolare della libertà religiosa, in quei paesi dove vige la sharia, rafforzando il dialogo già esistente tra Unione europea e Stati islamici;
a continuare nell'impegno perché la risoluzione sulla libertà religiosa sia effettivamente implementata negli Stati dell'ONU promuovendo il rafforzamento degli organismi dedicati;
a promuovere nelle competenti sedi internazionali, di concerto con i partner dell'Unione europea, iniziative atte a rafforzare il rispetto del principio di libertà religiosa, la tutela delle minoranze religiose, la lotta contro la cristianofobia e il monitoraggio delle violazioni, dando concreta attuazione agli strumenti internazionali esistenti, quali la «Dichiarazione delle Nazioni Unite per l'eliminazione di ogni forma di intolleranza e discriminazione basate sulla religione o sul credo» del 1981 e, da ultimo, la Risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite contro l'intolleranza religiosa;
ad istituire un «Osservatorio sulla condizione dei cristiani nel mondo» per monitorare e valutare l'applicazione degli impegni sopra esposti;
ad attivarsi con più forza in sede europea, a partire già dal prossimo 31 gennaio, data di convocazione del Consiglio dei ministri dell'Unione europea, nel corso del quale si dibatterà sul tema delle persecuzioni di cristiani.
(6-00052) «Mazzocchi, Fioroni, Reguzzoni, Galletti, Moroni, Leoluca Orlando, Ruvolo, Mosella, Lo Monte, Touadi, Renato Farina, Maran, Polledri, Binetti, Buonfiglio, Evangelisti, Scandroglio, Laura Molteni, Centemero, De Pasquale».