ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00034

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 227 del 06/10/2009
Abbinamenti
Atto 6/00031 abbinato in data 06/10/2009
Atto 6/00032 abbinato in data 06/10/2009
Atto 6/00033 abbinato in data 06/10/2009
Firmatari
Primo firmatario: GALLETTI GIAN LUCA
Gruppo: UNIONE DI CENTRO
Data firma: 06/10/2009
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CICCANTI AMEDEO UNIONE DI CENTRO 06/10/2009
TABACCI BRUNO UNIONE DI CENTRO 06/10/2009
OCCHIUTO ROBERTO UNIONE DI CENTRO 06/10/2009
ROMANO FRANCESCO SAVERIO UNIONE DI CENTRO 06/10/2009
CERA ANGELO UNIONE DI CENTRO 06/10/2009


Stato iter:
06/10/2009
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 06/10/2009
Resoconto CASERO LUIGI SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 06/10/2009

NON ACCOLTO IL 06/10/2009

PARERE GOVERNO IL 06/10/2009

DICHIARATO PRECLUSO IL 06/10/2009

CONCLUSO IL 06/10/2009

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00034
presentata da
GIAN LUCA GALLETTI
testo di
martedì 6 ottobre 2009, seduta n.227

La Camera,
premesso che:
negli ultimi mesi l'economia italiana, in conseguenza della grave crisi finanziaria mondiale con impatti anche sull'economia reale, ha prodotto risultati negativi su tutti gli indicatori microeconomici e macroeconomici, risultati non previsti nella loro gravosità con la manovra di bilancio triennale ipotizzata un anno fa dal Governo;
l'Italia, pur subendo in maniera meno incisiva e violenta le conseguenze della crisi, che in molti Paesi ha comportato un massiccio intervento finanziario pubblico a sostegno di importanti istituti di credito sull'orlo di uno stato di insolvenza, ha risentito in maniera forte del drastico ridimensionamento degli scambi internazionali e della appurata carenza di dotazione infrastrutturale rispetto ai principali Paesi industrializzati, gap infrastrutturale che presumibilmente renderà più ardua la ripresa del sistema economico;
il DPEF evidenzia, da una parte il crollo dei consumi (-2,2 per cento), conseguenza anche di un pericoloso ridimensionamento di redditi reali e potere d'acquisto, e dall'altra una contrazione del mercato del lavoro con conseguente aumento della disoccupazione;
alla fine del 2008 si rileva una diminuzione del 13,5 per cento rispetto al 2007 della ricchezza finanziaria netta delle famiglie; a testimonianza di quanto suesposto il DPEF evidenzia come soprattutto negli ultimi mesi la qualità del credito ad imprese e famiglie si è deteriorata, rilevando a maggio, rispetto a novembre, un aumento del rapporto tra sofferenze e credito concesso, pari nel caso delle imprese al 3,6 per cento e nel caso delle famiglie al 2,7 per cento;
il rischio che la stretta creditizia possa contribuire a far crollare il sistema produttivo del nostro Paese è forte, se non altro vista la caratterizzazione del nostro tessuto imprenditoriale fondato per il 95 per cento da imprese di piccola dimensione, che necessitano di interventi volti alla ricapitalizzazione per poter affrontare gli investimenti cruciali per la sopravvivenza ed il conseguente sviluppo;
anche i dati sull'occupazione sono preoccupanti, nel primo trimestre del 2009 il DPEF rileva un decremento dell'1 per cento del tasso di occupazione rispetto allo stesso periodo del 2008, ed il tasso di disoccupazione è salito al 7,9 per cento, mentre per l'intero 2009 la disoccupazione, in assenza di crescita dell'offerta di lavoro, si attesterà all'8,8 per cento e nel 2010 peggiorerà ulteriormente;
nonostante nel periodo considerato gli aumenti più significativi di disoccupazione si siano registrati nel Nord Italia (1,1 per cento) e nel Centro (1,6 per cento) rispetto al Sud (0,2 per cento), risulta comunque preoccupante il dato che attesta nel Mezzogiorno un tasso di disoccupazione complessivo del 13,2 per cento;
i dati sul mercato del lavoro testimoniano come il ricorso agli ammortizzatori sociali produce la sua valenza in periodo di crisi, ma corrisponde comunque ad uno strumento provvisorio e non strutturale;
i dati tendenziali degli aggregati di finanza pubblica attestano un rapporto deficit/PIL del 5,3 per cento, in rialzo rispetto al periodo precedente e non in misura con i dettami europei. La gestione del debito, come risulta dal Documento, è ancora fortemente influenzata dalle conseguenze della crisi finanziaria internazionale, con ciò cercando di giustificare anche la volatilità dei mercati finanziari, e la conseguente difficoltà nel funzionamento del segmento dedicato al piazzamento dei titoli di Stato, sia in termini di minore liquidità che di contrazione degli scambi,
considerato inoltre che:
la Nota di aggiornamento al DPEF 2010-2013 presenta uno scenario economico leggermente migliore rispetto a quanto prospettato a luglio con il DPEF;
nello specifico, il dato più evidente concerne la variazione verso un miglioramento del PIL di 0,4 punti percentuali per il 2009 (-4,8 per cento rispetto al -5,2 per cento del DPEF) e di 0,2 punti percentuali (0,7 per cento rispetto allo 0,5 per cento del DPEF);
proprio a settembre, nonostante quanto rilevi la Nota d'aggiornamento, la Commissione UE ha previsto un peggioramento del PIL rispetto a maggio (-5 per cento rispetto a -4,4 per cento). La stessa Commissione ha, invece, previsto un miglioramento del PIL per Germania e Francia. Pur essendo Stati esteri che in senso assoluto hanno subìto la crisi in misura maggiore rispetto al nostro Paese, la loro peculiare dotazione infrastrutturale ha permesso di far riprendere in maniera più veloce l'economia;
la Nota evidenzia come il commercio nel secondo semestre 2009 abbia mostrato segnali di recupero nonostante l'economia italiana punti molto sull'export;
il drastico calo del commercio internazionale ha rappresentato per il nostro Paese un elemento estremamente preoccupante. Né la legge sviluppo né la manovra estiva (disegno di legge n. 78 del 2009) hanno prodotto, in un'ottica sistemica e dando privilegio alla valorizzazione delle eccellenze italiane, misure in grado di sostenere l'internazionalizzazione delle imprese, anche attraverso l'esportazione di modelli imprenditoriali vincenti quali i distretti italiani. Molto si è detto sulla tutela dei prodotti «made in Italy», ma di concreto nulla si è fatto;
la Nota sottolinea come da gennaio ad agosto il prezzo medio del petrolio si sia attestato alla media di 55 dollari a barile. Le previsioni indicano un progressivo aumento nei prossimi mesi. Aumenteranno anche i prezzi dei prodotti alimentari;
i prezzi delle materie prime e dei prodotti alimentari, dovuti al basso prezzo del petrolio per gli uni, e la bassa inflazione per gli altri, hanno attutito gli effetti negativi della crisi. Con la previsione di un aumento degli stessi, a rischio sono i consumi delle famiglie italiane;
in tema di energia si potrebbero subire sempre più le conseguenze negative di una politica energetica, quella italiana, per il momento orientata solo nelle intenzioni e non nei fatti alla diversificazione delle fonti energetiche. Si nota ancora molta confusione, infatti, sulla reale volontà del Governo di reintrodurre nel nostro Paese l'energia nucleare. Le fonti rinnovabili, d'altronde, pur crescendo, non riuscirebbero mai a compensare la necessaria riduzione della dipendenza a fonti energetiche tradizionali come gas e petrolio;
le intenzioni strategiche del Governo negli ultimi mesi, sono state quelle di privilegiare un rapporto amichevole con la Russia per garantirsi la stabilità e la certezza delle forniture di gas piuttosto che attuare politiche volte a promuovere ulteriormente lo sviluppo delle fonti energetiche alternative;
il quadro macroeconomico proposto dalla Nota evidenzia come gli investimenti fissi lordi in macchinari ed attrezzature presenteranno un calo del 17,2 per cento nel 2009 (-16,5 per cento nel DPEF). La situazione dovrebbe migliorare (probabilmente grazie alla Tremonti TER «Detassazione degli investimenti in macchinari») nel 2010 (+2,5 per cento nella Nota e +1,5 per cento nel DPEF);
la situazione del 2009 è estremamente preoccupante in quanto denota l'incapacità delle imprese di investire in nuova capacità produttiva, visto il calo della domanda, da una parte e la carenza di liquidità dall'altra;
la manovra d'estate (disegno di legge n. 78 del 2009) ha introdotto una misura che prevede la deduzione dal reddito imponibile (ai fini delle imposte sui redditi d'impresa) del 50 per cento della spesa sostenuta in macchinari e apparecchiature;
la misura, presentata con l'intento di essere uno strumento utile agli esercenti attività commerciali (persone fisiche e società) presuppone che le imprese debbano conseguire un utile, sul quale poi verranno applicate le imposte. In pochi forse hanno tenuto poco conto del fatto che in un anno in cui presumibilmente molte attività commerciali subiranno gli effetti della crisi economica saranno ben poche quelle che effettivamente conseguiranno un utile;
la misura non ha l'attitudine ad offrire un supporto concreto alle imprese: gli investimenti per una impresa sono si necessari, tuttavia il principale problema che devono affrontare non è il fabbisogno di nuova capacità produttiva, ma il drastico calo della domanda;
per quanto riguarda l'occupazione, la relazione previsionale e programmatica corregge i dati del DPEF. Sostanzialmente presenta un quadro meno peggiorativo in merito alla riduzione dell'occupazione (-2,5 per cento nel 2009 e -0,1 per cento nel 2010) rispetto al DPEF (-2,7 per cento nel 2009 e -0,2 per cento nel 2010);
è comunque una situazione preoccupante e soprattutto non destinata a risolversi nel breve periodo. La sensazione è che questo dato sia destinato a salire, le vere conseguenze della crisi ancora non si sono viste;
la crisi di liquidità e la mancata concessione di credito alle PMI da parte delle banche, con l'aggravio di una domanda aggregata che stenta a risollevarsi, produrranno come conseguenza la chiusura di molte attività imprenditoriali, e l'inevitabile aumento delle persone disoccupate. I dati presentano un aumento della disoccupazione al Sud di circa un 12 per cento nel 2009;
il ministro Tremonti ha annunciato nei giorni scorsi la prossima attuazione di alcune misure a sostegno del Mezzogiorno, tra cui la previsione di una fiscalità di sviluppo, oltre alla predisposizione di una banca del Sud che possa reimpiegare i depositi accolti nelle aree sottoutilizzate;
il tema della fiscalità di vantaggio, e di questo Tremonti ne dovrebbe essere consapevole, ancor prima di divenire argomento di probabili obiezioni da parte dell'Unione europea, sarà sicuramente oggetto del boicottaggio imposto dalle immancabili perplessità di matrice leghista;
il provvedimento sullo scudo fiscale, definitivamente approvato dalla Camera, contiene una serie di elementi fuorvianti e di indubbio cattivo gusto, ai limiti della legalità, come l'introduzione della protezione per chi usufruisce della misura della tutela contro reati gravissimi come il falso in bilancio;
il ministro Tremonti, nonostante da un po' di tempo sia noto per i suoi discorsi conditi da una propensione quasi maniacale ai principi dell'etica ed al suo valore salvifico, con allusioni sul fatto che il buon funzionamento delle regole dell'economia deve essere teso a costituire un sistema che funga da «strumento che trasporta nel mondo i valori e i principi etici», non nascondendo, d'altronde, una sintonia con la recente enciclica del Santo Padre, con lo scudo fiscale, si è verificata la totale negazione dei suddetti principi;
non si spiega altrimenti il concepimento di una norma «salva-evasori», concepita in modo confuso e rocambolesco e con un unico obiettivo: quello di tirare dentro al bilancio dello Stato qualche quattrino entro fine anno, in modo ad una situazione, quella dei conti pubblici, che si sta indubbiamente aggravando;
il buco nei conti pubblici, da qui a brevissimo, aumenterà, se gli italiani non si autotasseranno a dovere (ma questo risulta dubbio in quanto il calo del PIL presuppone minori entrate fiscali, lo dimostra la variazione negativa delle entrate a luglio del 21 per cento rispetto al 2008) e se la spesa pubblica continuerà a crescere;
sul lato della spesa, non va trascurato l'aumento della stessa per beni e servizi, stimata in quasi 7 miliardi (un valore inconcepibile in un periodo ad inflazione quasi zero come quello attuale). I dati del dipartimento finanze non sono nemmeno benevoli in fatto di gettito IVA e IRPEF. L'imposta sui redditi delle persone fisiche è crollata a luglio del 24,6 per cento;
le precedenti premesse hanno indubbiamente spinto il ministro a prevedere nello scudo fiscale una ampia gamma di sanatorie, tra cui spicca quella connessa al reato di falso in bilancio, un colpo di mano per rendere più appetibile, ed efficace, lo scudo per i furbetti. Inoltre, accorciare la scadenza dello scudo a dicembre 2009 non può che costituire un'autentica boccata d'ossigeno per le casse statali, al prezzo di un aumento dei reati non puniti;
è stato lo stesso Tremonti ad additare come «apocrifi» i tentativi di una parte di maggioranza di inserire la protezione contro il falso in bilancio già a luglio. D'altronde, anche in barba all'osannazione dell'etica a volte valgono i principi machiavellici secondo cui il fine giustifica i mezzi;
è importante sottolineare come con lo scudo fiscale il ministro ha offerto di fatto un clamoroso assist a banche e professionisti, che vedranno incrementare i loro profitti grazie ai servizi che presteranno ai cittadini nell'accoglimento dei capitali rientrati dall'estero e che presumibilmente verranno affidati agli istituti di credito;
i tempi imposti per il rientro dei capitali sembrano un'operazione forzata in modo tale da assicurare al Governo, entro il 2009, le necessarie risorse per poter offrire qualche misura-contentino in vista delle prossime elezioni regionali del 2010;
è da riscontrare l'insperato successo dei Tremonti bond come strumento per prestare soldi pubblici alle banche. Nelle intenzioni del Governo la liquidità generata avrebbe dovuto permettere agli istituti di credito di riattivare i circuiti del credito, in modo tale da offrire ossigeno all'economia e preservare dal rischio di default da una parte gli istituti di credito e dall'altra attività imprenditoriali e posti di lavoro;
di fatto, ad oggi sono solo due gli istituti bancari che hanno chiesto ufficialmente l'accesso ai Tremonti bond. L'opinione diffusa tra gli addetti ai lavori è che attraverso questo strumento lo Stato si riserverebbe nei fatti l'opzione di approfittare dello stato di insolvenza temporanea delle banche per poter esercitare una sorta di «amministrazione controllata» nelle stesse;
è uno strumento particolarmente oneroso in quanto i Tremonti bond ben poco permetterebbero alle banche di poter allungare i cordoni del credito verso le imprese in difficoltà. La dubbia utilità dello strumento d'altronde, è ancora più evidente se si pensa che l'emissione di bond che il Tesoro sottoscrive di fatto aumenta il già oneroso stock di debito pubblico italiano e appesantirebbe ancor più i conti pubblici;
il ministro dell'economia nei giorni scorsi ha criticato duramente il mancato ricorso ai Tremonti bond da parte dei due più grandi istituti di credito italiani, rilanciando sulla critica verso gli stessi sul fatto che continuino a trarre profitto dalla finanza, di fatto ponendo le basi per una prossima crisi futura. Tremonti sembra trascurare un piccolo particolare: il motivo per trarre profitti senza l'ombrello dei suoi bond lo ha offerto, consapevolmente o inconsapevolmente proprio lui, offrendogli il ben più appetibile piatto dei fondi che presumibilmente rientreranno in Italia grazie allo scudo fiscale e che saranno accolti dagli intermediari finanziari;
anziché prevedere misure a favore dei cittadini onesti, di fatto gli interventi del ministro hanno aiutato clamorosamente gli istituti di credito,
impegna il Governo:
a definire ed adottare efficaci misure di sostegno all'economia, volte a rilanciare i consumi e gli investimenti strutturali e le opere pubbliche necessari ai fini di una reale crescita del Paese;
a prevedere interventi di maggiore tutela verso le famiglie, soprattutto quelle con più figli. Le famiglie sono gli unici soggetti economici in grado di spingere la crescita dei consumi. Se non si aiutano economicamente le famiglie a spendere di più, qualsiasi intervento a favore delle imprese è reso vano dall'incapacità delle stesse di trovare mercati di sblocco ai loro prodotti;
a prevedere misure in grado di sostenere l'internazionalizzazione delle imprese, anche attraverso l'esportazione di modelli imprenditoriali vincenti quali i distretti italiani;
ad introdurre nel sistema Italia il meccanismo del «quoziente familiare» per la tassazione dei crediti delle persone fisiche;
a predisporre un «patto generazionale», con necessaria predisposizione di misure volte a riformare il sistema previdenziale e pensionistico, innalzando l'età pensionabile in modo tale da equipararla agli altri Paesi europei;
ad adottare efficaci azioni volte a liberalizzare ed accrescere la produttività dei servizi pubblici aprendoli al mercato, abbattere le rendite improduttive, rafforzare la concorrenza a livello nazionale e locale, investire nell'università e nella scuola e adeguare le infrastrutture;
ad impostare misure volte al contenimento della spesa pubblica e del debito pubblico;
ad prevedere una unificazione dei processi autorizzativi per gli impianti alimentati a fonti rinnovabili, privilegiando, inoltre, la snellezza burocratica.
(6-00034) «Galletti, Ciccanti, Tabacci, Occhiuto, Romano, Cera».