ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00013

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 122 del 28/01/2009
Abbinamenti
Atto 6/00011 abbinato in data 28/01/2009
Atto 6/00012 abbinato in data 28/01/2009
Atto 6/00014 abbinato in data 28/01/2009
Atto 6/00015 abbinato in data 28/01/2009
Firmatari
Primo firmatario: DI PIETRO ANTONIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 28/01/2009
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PALOMBA FEDERICO ITALIA DEI VALORI 28/01/2009
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 28/01/2009
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 28/01/2009
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 28/01/2009


Stato iter:
28/01/2009
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 28/01/2009
Resoconto ALFANO ANGELINO MINISTRO - (GIUSTIZIA)
 
DICHIARAZIONE VOTO 28/01/2009
Resoconto PALOMBA FEDERICO ITALIA DEI VALORI
Resoconto VIETTI MICHELE GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO
Resoconto BRIGANDI' MATTEO LEGA NORD PADANIA
Resoconto TENAGLIA LANFRANCO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto CICCHITTO FABRIZIO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 28/01/2009

NON ACCOLTO IL 28/01/2009

PARERE GOVERNO IL 28/01/2009

DISCUSSIONE IL 28/01/2009

IN PARTE RESPINTO E IN PARTE PRECLUSO IL 28/01/2009

CONCLUSO IL 28/01/2009

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00013
presentata da
ANTONIO DI PIETRO
testo di
mercoledì 28 gennaio 2009, seduta n.122

La Camera,
premesso che:
le comunicazioni che il ministro della giustizia presenta alla Camera dei Deputati, ai sensi dell'articolo 2, comma 29, lettera a), della legge 25 luglio 2005, n. 150, costituiscono un documento impegnativo, di bilancio dell'amministrazione della giustizia e di definizione programmatica per il futuro, cosicché richiedono un esame particolarmente rigoroso da parte del Parlamento, consono alla vitale importanza del servizio giustizia per i cittadini e le istituzioni;
uno dei problemi più seri che affliggono la giustizia italiana concerne la ragionevole durata del processo, al punto che la durata media dei processi è pari a 35 mesi per il giudizio di primo grado e 65 mesi per il giudizio di appello, con una attesa anche di dieci anni per emettere una sentenza definitiva, al punto che il Consiglio d'Europa giudica il sistema italiano tra i peggiori del continente, evidenziando un grave ritardo nelle procedure giudiziarie che violano l'articolo 6 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo concernente il diritto ad un processo equo;
la riforma della giustizia, per renderla più efficiente nel senso dell'accelerazione dei processi, della rapidità dell'accertamento delle trasgressioni penali e della certezza della pena, dovrebbe costituire la principale preoccupazione del Governo e del ministro della giustizia;
sul tema della complessiva riforma della giustizia, invece, il Governo è del tutto silente, essendosi limitato esclusivamente a declamazioni ed annunci cui non hanno fatto seguito efficaci azioni di Governo, tanto che non ne ha fatto oggetto né di dichiarazioni programmatiche, né di proposte serie ed organiche al Parlamento nel senso di adeguati stanziamenti per il personale e le strutture, di riforme delle procedure per rendere più spedita ed efficace l'azione giudiziaria, per rendere effettivo e rapido l'accertamento dei reati e per garantire l'effettività dell'espiazione della pena. Anzi, gli unici progetti organici di riforma della giustizia sono quelli contenuti nel «pacchetto sulla giustizia» presentato da Italia dei Valori ai due rami del Parlamento e consistente in numerosi disegni di legge per una manovra organizzata su giustizia e sicurezza;
gli unici provvedimenti promossi dalla maggioranza hanno riguardato temi di sicura valenza culturale e di grande civiltà giuridica, come quelli sullo stalking, sulla pedofilia e sulla violenza sessuale, che però non incidono sulla riforma della giustizia, mentre l'unica parvenza di riforma - peraltro incompleta e poco influente - come quella riguardante il processo civile è stata esaminata dalla Commissione bilancio ed è giunta in Aula, ad avviso dei firmatari della presente risoluzione, con gravi difetti di tecnica giuridica, aggravati dal mancato accoglimento di due emendamenti di Italia dei Valori che avrebbero realizzato il principio del «giusto processo in tempi ragionevoli», quali quello sull'udienza di programma e sul limite complessivo dei processi civili di cinque anni;
è all'esame della Commissione giustizia anche il discusso provvedimento, di iniziativa governativa, relativo alle intercettazioni telefoniche. Se da un canto la Commissione, sta procedendo all'esame delle proposte emendative del testo, contestualmente tutte le prime pagine dei giornali e le conferenze stampa annunciano l'emanazione di ulteriori provvedimenti a riguardo da parte del Governo. Se così fosse si rischia di vanificare il prezioso lavoro finora svolto in Commissione;
il provvedimento sulle intercettazioni telefoniche non ha affatto contenuti di poco conto, sia per quanto riguarda il tempo e la durata massima previsti per le stesse, sia per i tipi di reato cui si vorrebbe riferirle; per le associazioni di criminalità organizzata poi non si può non ricordare che un'investigazione parte dal reato che sommato ad altri reati e moltiplicato per le persone coinvolte, svela l'identità del progetto criminoso, per poi, solo alla fine far scoprire l'associazione; per non parlare poi dei limiti che si vogliono applicare alle intercettazioni ambientali;
a suo dire si vuole migliorare la giustizia, ma nei fatti, fra i provvedimenti a suo attivo, si segnala quello relativo alle sedi disagiate, in cui è precluso ai magistrati di prima nomina l'assegnazione; in tal modo, usando come unico criterio di valutazione l'esperienza passata, non si valorizza il prezioso apporto che può arrivare dalle giovani risorse, e nel quale si è introdotto il cosiddetto «lodo Carnevale», che, ad avviso dei firmatari della presente risoluzione, costituisce un intervento vergognoso;
al di là di questo il Governo non è andato e non vuole andare. Infatti, in tema di apparato della giustizia, oltre che di sicurezza, il Governo, a dispetto di spot ed annunci strabilianti, non solo non ha assunto nessuna iniziativa di potenziamento delle risorse e delle strutture, ma anzi con la Legge finanziaria del 2009 ha drasticamente ridotto le disponibilità economiche del Ministero della giustizia, oltre che di quello degli interni, così da rendere ancor più difficile assicurare una maggiore sicurezza e un sistema giudiziario più efficiente. Infatti l'articolo 60 della legge 6 agosto 2008 n. 133, nel disporre la drastica riduzione delle dotazioni finanziarie a legislazione vigente delle missioni di spesa del bilancio di ciascun Ministero, per quanto riguarda il Ministero della Giustizia ha ridotto soprattutto le spese per i consumi intermedi - quelli cioè che tengono in vita i tribunali: acqua, luce, gas, carta, fax, armadietti, benzina - abbattute del 22 per cento; quota che salirà al 30 nel 2010 e al 40 nel 2011. Inoltre, si prevede una riduzione di spesa per l'anno 2009 pari a 218 milioni di euro, per l'anno 2010 a 262 milioni di euro e per l'anno 2011 a 454 milioni di euro. Siffatte contrazioni non solo non consentiranno di aumentare l'efficienza del servizio giustizia, ma non permetteranno neppure di garantire l'attuale pur insufficiente funzionamento degli uffici giudiziari, che in questi anni hanno persino esaurito le scorte e non le possono ripristinare. Tutto ciò si aggiunge alla seria riduzione delle risorse operato dal precedente Governo di destra nel corso del quinquennio dal 2001 al 2006, quando dai 202 milioni destinati nel 2002 alle spese vive della giustizia, si è passati ai 107 del 2006, con un taglio del 50 per cento. Tra l'altro, tagli così selvaggi non fanno i conti con le spese non comprimibili cui si deve far comunque fronte. Tagli così drastici ed indiscriminati comportano che tantissime udienze, dibattimenti e sentenze rischiano di saltare;
inoltre, il personale amministrativo, che già lamenta una scopertura media del 14 per cento, verrà ridotto di un ulteriore 10 per cento; gli uffici dirigenziali subiranno un taglio di almeno il 20 e quelli di livello del 15 per cento; per le assunzioni è fissato un tetto massimo del 10 per cento rispetto alle cessazioni. In sostanza, per ogni dieci cancellieri o segretari o giudici che vanno in pensione, ne subentrerà uno solo. Si tratta, evidentemente, di misure che rischiano di portare al blocco degli uffici giudiziari;
particolarmente pesanti ed ingiusti rappresentano i tagli per la giustizia minorile, il cui bilancio economico per l'anno corrente prevede che gli stanziamenti per il funzionamento e i beni e servizi diminuiscono del 50 per cento passando da circa 13 milioni a 6 milioni e mezzo di euro, e lo stanziamento per il mantenimento dei minorenni decresce del 53,3 per cento passando dai 21,03 milioni di euro a 9,889 milioni. Pertanto, il dipartimento per la giustizia minorile, per l'anno corrente, non sarà in grado di garantire traduzioni e accompagnamenti dei minorenni in udienza, comunità o istituto, di coprire le spese obbligatorie, quali i collocamenti in comunità e, per i minorenni detenuti negli istituti penali per minorenni, di provvedere esclusivamente alla fornitura del vitto. Inoltre, i servizi della giustizia minorile dovranno apportare una riduzione significativa alle pulizie, anche dei locali, e perfino all'igiene personale, alla pulizia del vestiario e della biancheria o alla sostituzione del vestiario logoro. Per di più, nulla è previsto per la rieducazione ed il trattamento dei minorenni, neanche per quelli ristretti, in contrasto con gli obblighi assunti dallo Stato con gli organismi sovranazionali per la tutela dei diritti dei minorenni e con l'articolo 27 della nostra Costituzione. Il bilancio della giustizia minorile nel 2007 era di 189 milioni di euro, non una grande somma; ma il bilancio previsto per l'anno corrente è 142,4 milioni e comprende, per la prima volta, anche una riduzione delle spese per il personale. Complessivamente è stata apportata una riduzione del 25 per cento, per ottenere un risparmio di circa 47 milioni di euro, circa 97 miliardi delle vecchie lire: non è bello, per somme così piccole, rischiare di distruggere un settore fra i più avanzati ed apprezzati nelle sedi sopranazionali, come lo stesso ministro della giustizia ha di recente riconosciuto;
tutto ciò dimostra che il Governo, ad avviso dei firmatari della presente risoluzione, è in realtà disinteressato ai diritti dei cittadini avendo preferito occuparsi, invece, di come sottrarre alla giustizia taluni potenti o lobbies inserite nei meandri affaristici concernenti la pubblica amministrazione, sia attraverso la più fulminea approvazione che la storia parlamentare ricordi, come il disegno di legge contenente il cosiddetto lodo Alfano, sia la presentazione di un dirompente disegno di legge sulle intercettazioni volte a limitare gravemente l'attività investigativa della magistratura ed il diritto-dovere di informazione degli organi di stampa, che il capo del Governo vorrebbe ulteriormente limitare accampando pretestuosi ed inesistenti «scandali»;
accanto a questa finalità, il Governo stesso ne ha annunciato altre non meno inquietanti volte ad intervenire, anche con misure che appaiono ai firmatari della presente risoluzione stravolgimenti costituzionali, sull'ordinamento giudiziario con la separazione delle carriere, cui dovrebbe far seguito la divisione del CSM, premesse per l'attenuazione o l'eliminazione dell'obbligatorietà dell'esercizio dell'azione penale e la sottoposizione del pubblico ministero all'esecutivo, disegno di marca autoritaria che segue alla compressione delle garanzie parlamentari e si vorrebbe concludere con l'imbrigliamento delle istituzioni di controllo di legalità. Il tutto funzionale a sottoporre la magistratura e la giustizia al controllo politico;
nel Consiglio dei ministri di venerdì ultimo scorso, in cui si annunciava una temuta riforma del processo penale, il ministro della giustizia ha presentato solo il «piano carceri», con il dichiarato intento di costruzione di nuove celle anche attraverso procedure d'appalto accelerate e ampia apertura ai privati, al fine di portare i posti nelle carceri da 43.000 a 60.000. Ma già oggi i detenuti sono più di 58.000 e il rischio è sempre quello di trovarsi a rincorrere l'emergenza, con un limite di tollerabilità spostato sempre più avanti;
quanto ai fondi, il ministro prevede forme di collaborazione con le imprese private, come il project financing. La privatizzazione anche del mondo carcerario è una eventualità alla quale Italia dei Valori si oppone recisamente, trattandosi di un servizio dei più delicati che deve restare pubblico. In questa chiave si capisce l'incredibile taglio di 55 milioni di euro operato dalla Legge finanziaria già richiamata sull'edilizia penitenziaria. Né sarebbe giusto ricorrere ai fondi della «cassa delle ammende», forte di circa 170-180 milioni, che devono però essere utilizzati dall'amministrazione penitenziaria per l'assistenza ai detenuti e la risocializzazione degli stessi;
né il Governo dimostra di avere alcuna idea in merito alla scomposizione e ricomposizione della geografia giudiziaria, preferendo aspettare proposte altrui invece che farsene carico in prima battuta;
gli indirizzi di politica del diritto seguiti in questa legislatura dal ministro guardasigilli hanno determinato una elevata e dannosa conflittualità con tutte le componenti del sistema giustizia (magistrati, avvocati, personale amministrativo, cultura giuridica);
le leggi approvate dal Governo e dalla sua maggioranza, avversate e criticate non solo dall'opposizione, ma anche da parte degli studiosi con argomentazioni ragionevoli ed avanzando in ogni occasione proposte alternative, hanno determinato gravi squilibri e stravolgimenti nell'ordinamento e nel sistema giudiziario;
il giudizio globalmente negativo emerge anche dalle numerose manifestazioni di protesta organizzate tanto dagli avvocati quanto dai magistrati;
infine le iniziative e le scelte del ministro, con riferimento all'organizzazione giudiziaria, ed alle strutture essenziali per il servizio giustizia, sono insufficienti e del tutto errate producendo risultati complessivamente fallimentari;
numerose tra queste leggi hanno prodotto privilegi e discriminazioni, creando disuguaglianze, tutelando gli interessi dei potenti contro i cittadini più deboli ed indifesi, in contrasto con i principi della Carta costituzionale;
gli interventi normativi fino ad ora adottati e i tagli finanziari previsti nel settore giustizia determineranno la vanificazione di ogni progetto di riorganizzazione del sistema, con particolare riferimento alla informatizzazione degli uffici, alla definitiva introduzione del processo telematico e alla auspicata introduzione dell'ufficio per il processo, impedendo di provvedere alla spese primarie e quotidiane;
inoltre, un collaterale riflesso negativo sul funzionamento della giustizia conseguirà anche alla normale funzionalità dei servizi resi dalle Forze dell'ordine sul territorio;
NON APPROVA

le dichiarazioni rese dal ministro della giustizia;
impegna il Governo,
e in particolare il ministro della giustizia:
ad indicare chiaramente le riforme possibili, le priorità ed i tempi di realizzazione;
ad intraprendere la strada di riforma del nostro sistema processuale, intervenendo sulla struttura del processo eliminando gli ostacoli alla sua celere celebrazione, per risolvere definitivamente i problemi della giustizia legati alla ragionevole durata del processo, anche in ragione dei pressanti inviti rivolti al nostro Stato ad esibire risultati concreti o piani d'azione realistici per risolvere le gravi carenze strutturali della giustizia, i cui ritardi causano violazioni ripetitive dei diritti umani e costituiscono una seria minaccia al principio dello Stato di diritto;
a provvedere urgentemente al reperimento delle risorse adeguate per assicurare un'efficiente e celere amministrazione della giustizia ed anche una riforma organica del processo sia civile che penale, con particolare riferimento al sistema delle comunicazioni e delle notificazioni per via telematica, in modo da consentire agli uffici giudiziari di gestire il carico degli adempimenti e di superare i ritardi nella trattazione dei processi determinati per meri problemi procedurali e meramente formali;
a prevedere, nel comparto giustizia, un forte incremento di personale sia giudicante che amministrativo, con particolare riferimento ai servizi di cancelleria, assicurando inoltre un intervento urgente per garantire la verbalizzazione e la trascrizione degli atti presso tutti i singoli uffici giudiziari, quale passaggio fondamentale per lo svolgimento dei processi penali;
a reperire le necessarie risorse finanziarie per salvaguardare i livelli retribuitivi degli operatori della giustizia e del settore carcerario, nonché per l'edilizia penitenziaria prevedendo nuove strutture o l'ampliamento, e l'ammodernamento di quelle esistenti, assicurando anche l'attuazione dei piani e dei programmi a tal fine previsti da precedenti leggi finanziarie;
a trasferire le risorse finanziarie giacenti nei depositi giudiziari, a favore del Ministero della giustizia, sfruttando così le risorse «dormienti» giacenti presso i depositi giudiziari, utilizzandole in favore del Ministero della giustizia, consentendo così il tendenziale autofinanziamento del sistema giudiziario, recependo tra l'altro le proposte avanzate dalla Commissione «per lo studio e la proposta di riforme e di interventi per la razionalizzazione, armonizzazione e semplificazione delle procedure processuali ed amministrative relative alle sanzioni pecuniarie da reato applicate a norma del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, alle spese processuali ed alla gestione dei beni confiscati ed in giudiziale sequestro».
(6-00013) «Di Pietro, Palomba, Donadi, Evangelisti, Borghesi».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

aggiudicazione d'appalto

Convenzione europea dei diritti dell'uomo

diritti della difesa

diritti umani

diritto alla giustizia

giurisdizione giudiziaria

professioni amministrative

reato

sistema giudiziario