ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/03089

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 340 del 21/06/2010
Firmatari
Primo firmatario: PILI MAURO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 21/06/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MURGIA BRUNO POPOLO DELLA LIBERTA' 22/06/2010
VELLA PAOLO POPOLO DELLA LIBERTA' 22/06/2010
NIZZI SETTIMO POPOLO DELLA LIBERTA' 22/06/2010
PORCU CARMELO POPOLO DELLA LIBERTA' 22/06/2010


Commissione assegnataria
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 21/06/2010
Stato iter:
13/10/2010
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 13/10/2010
Resoconto SAGLIA STEFANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
REPLICA 13/10/2010
Resoconto PILI MAURO POPOLO DELLA LIBERTA'
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 21/06/2010

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 22/06/2010

SOLLECITO IL 06/07/2010

DISCUSSIONE IL 13/10/2010

SVOLTO IL 13/10/2010

CONCLUSO IL 13/10/2010

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-03089
presentata da
MAURO PILI
lunedì 21 giugno 2010, seduta n.340

PILI, MURGIA, VELLA, NIZZI e PORCU. -
Al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:
l'articolo 11, comma 14, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, concernente «Disposizioni urgenti nell'ambito del Piano di azione per lo sviluppo economico, sociale e territoriale», risulta così modificato dalla legge n. 99 del 2009:
«14. Fermo restando quanto disposto dall'articolo 8, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 28 gennaio 1994 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 56 del 9 marzo 1994, la regione Sardegna assegna una concessione integrata per la gestione della miniera di carbone del Sulcis e la produzione di energia elettrica con la cattura e lo stoccaggio dell'anidride carbonica prodotta»;
al concessionario è assicurato l'acquisto da parte del Gestore della rete di trasmissione nazionale s.p.a. dell'energia elettrica prodotta ai prezzi e secondo le modalità previste dal citato decreto del Presidente della Repubblica 28 gennaio 1994. La regione Sardegna assicura la disponibilità delle aree e delle infrastrutture necessarie e assegna la concessione mediante procedure di gara «entro il 31 dicembre 2010»;
il Comitato di coordinamento istituito ai sensi dell'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 28 gennaio 1994 esercita funzioni di vigilanza e monitoraggio, fino all'entrata in esercizio dell'impianto di produzione di energia elettrica oggetto della concessione. Gli elementi da prendere in considerazione per la valutazione delle offerte, previo esame dell'adeguatezza della struttura economica e finanziaria del progetto ai fini dell'assegnazione della concessione sono:
a) massimizzazione del rendimento energetico complessivo degli impianti;
b) minimizzazione delle emissioni con utilizzo di tecnologia idonea al contenimento delle polveri e degli inquinanti gassosi, in forma di gassificazione, ciclo supercritico o altro equivalente;
c) contenimento dei tempi di esecuzione del progetto;
d) definizione di un piano industriale quinquennale per lo sfruttamento della miniera e la realizzazione e l'esercizio della centrale di produzione dell'energia elettrica;
e) presentazione di un programma di attività per la cattura ed il sequestro dell'anidride carbonica emessa dall'impianto;
l'unica risorsa carbonifera italiana è concentrata nel bacino del Sulcis Iglesiente, localizzato nella Sardegna sud-occidentale;
si tratta di un deposito di carbone sub-bituminoso di età eocenica, costituito da numerosi strati di carbone, con potenze variabili da pochi centimetri a qualche metro, intercalati a calcari, marne, argille carboniose ed arenarie;
l'attuale area di interesse minerario, che ricopre solo una limitata parte del bacino (circa 20 chilometri quadrati) contiene, in base alle più recenti stime sulle riserve coltivabili nelle attuali condizioni, oltre 57 milioni di tonnellate di carbone mercantile con potere calorifico maggiore di 5000 kcal/kg ed elevato contenuto di ceneri e zolfo;
il bacino carbonifero, le cui attività estrattive erano state sospese nel 1972, è stato riattivato nel 1997 nel quadro del piano di disinquinamento del territorio Sulcis Iglesiente;
in particolare, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 gennaio 1990, il territorio del Sulcis Iglesiente è stato dichiarato «area ad elevato rischio di crisi ambientale» in relazione all'elevata concentrazione di impianti industriali ed energetici. Il relativo piano di disinquinamento e risanamento, approvato con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 aprile 1993 ed attuato con successivo decreto del Presidente della Repubblica 28 gennaio 1994, prevede fondamentalmente due piani di azione:
a) interventi sugli impianti industriali esistenti, finalizzati ad un adeguamento dei limiti di emissioni nell'ambiente ed al ripristino di specifiche situazioni di degrado;
b) promozione dello sviluppo congiunto minerario ed energetico del Sulcis Iglesiente, la cui origine risale alla legge n. 351 del 1985 («Norme per la riattivazione del bacino minerario del Sulcis») ed ai successivi studi finalizzati all'utilizzo energetico ed eco-compatibile del carbone Sulcis. In sintesi, il decreto del Presidente della Repubblica 28 gennaio 1994 («Attuazione del piano di disinquinamento del territorio del Sulcis Iglesiente») stabilisce che, ai fini dello sviluppo del bacino carbonifero del Sulcis, venga affidata una «concessione integrata per la gestione della miniera di carbone del Sulcis e la produzione di energia elettrica e cogenerazione di fluidi caldi mediante gassificazione»;
attualmente la miniera ha una capacità produttiva di circa 400.000 tonnellate all'anno. Alla centrale ENEL Produzione di Portovesme sono destinate 300.000 tonnellate annue di carbone, conferite in quantità mensili di 20-25.000 tonnellate, compatibilmente con le esigenze produttive dell'ENEL. La società Carbosulcis dispone di un organico complessivo di circa 500 minatori;
il coordinamento regione/Ministero delle attività produttiva ha elaborato nel corso del 2002 e dei primi mesi del 2003 alcune ipotesi alternative in linea con quelle previste dal regolamento comunitario (CE) n. 1407 del 2002 sugli aiuti di Stato all'industria carbonifera;
l'Italia importa via mare circa il 99 per cento del totale del proprio fabbisogno di carbone ed esso viaggia, per la metà, su navi bulk carrier della flotta italiana, composta da circa 60 imbarcazioni con una capacità complessiva di carico superiore ai 4,6 milioni di tonnellate. Per quanto riguarda le provenienze, esse sono molto diversificate in relazione alla qualità ed agli impieghi dei carboni richiesti dal sistema industriale nazionale. I principali Paesi d'importazione sono gli USA, il Sud Africa, l'Australia, l'Indonesia e la Colombia, con quote significative provenienti anche dal Canada e dal Venezuela;
le importazioni totali di combustibili solidi fossili sono diminuite dell'1 per cento circa, passando dai 20,1 milioni di tonnellate del 2001 ai 19,8 del 2002: il contributo maggiore è derivato dal carbone da vapore (+11 per cento) e dal coke metallurgico (+12 per cento), mentre il carbone da coke ha fatto registrare un calo del 24 per cento;
l'impiego pulito del carbone potrebbe inoltre beneficiare delle iniziative avviate nel settore delle tecnologie per la cattura ed il sequestro dell'anidride carbonica, che risulta anche fortemente complementare a quello della produzione di idrogeno come vettore energetico. In tale prospettiva nel giugno 2003 l'Italia ha aderito al «Carbon Sequestration Leadership Forum», un'iniziativa di collaborazione internazionale promossa dagli Stati Uniti per finalizzare e concentrare gli sforzi per lo sviluppo di tecnologie per la cattura ed il sequestro dell'anidride carbonica;
l'allora Ministero delle attività produttive e la Regione autonoma della Sardegna hanno siglato il 25 febbraio 2003, una piattaforma programmatica per il rilancio dell'area del Sulcis. In tale ambito hanno previsto l'affidamento di uno «studio di fattibilità per gli approfondimenti riguardanti l'individuazione delle opportune soluzioni tecnologiche, la sostenibilità economico-finanziaria, amministrativa e soprattutto ambientale con particolare riferimento alle condizioni circa la realizzazione di una capacità produttiva termoelettrica, che, oltre al rilancio della miniera, possa consentire favorevoli ricadute anche come alimentazione elettrica per le industrie di base dell'area, verificando la possibilità di costi dell'energia comparabili con quelli attualmente riconosciuti dai regimi speciali in essere»;
in attuazione di quanto previsto nella citata piattaforma programmatica, la Regione Autonoma della Sardegna - assessorato dell'industria ed il Ministero dello sviluppo economico, hanno costituito un comitato tecnico per sovrintendere all'affidamento ed alla realizzazione dello studio di fattibilità ed hanno incaricato la società Sotacarbo spa per la predisposizione dello stesso;
lo studio «progetto integrato miniera-centrale», partendo dall'analisi di fattibilità tecnica, ambientale, normativa, economica e finanziaria di un progetto integrato finalizzato allo sviluppo della miniera di carbone del Sulcis ed alla sua verticalizzazione con una nuova centrale termoelettrica, con disponibilità di energia in eccesso, al fine di favorire lo sviluppo socio economico dell'area, ha individuato uno schema progettuale realizzabile e le azioni necessarie alla sua implementazione;
l'analisi del quadro normativo è stata incentrata sul decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 aprile 1993 «Piano di disinquinamento per il risanamento del territorio del Sulcis Iglesiente», sul decreto del Presidente della Repubblica 28 gennaio 1994, quale strumento di attuazione per lo sviluppo congiunto minerario ed energetico del Sulcis Iglesiente, sulle modifiche intervenute nell'ambito della legge n. 99 del 2009 e sui regolamenti comunitari in materia;
il piano di disinquinamento si pone come obiettivo quello di individuare le misure più urgenti per rimuovere le situazioni di rischio e per favorire il ripristino ambientale dell'area;
il piano contestualmente indica l'importanza di avviare un processo parallelo di innovazione tecnologica in grado di incrementare la produttività e l'occupazione;
tra i programmi di sviluppo che devono conciliarsi con l'operazione di disinquinamento dell'area, il piano fa riferimento esplicito a quelli relativi allo sfruttamento minerario del bacino carbonifero del Sulcis;
il decreto del Presidente della Repubblica prevede l'affidamento di una concessione integrata, di durata trentennale, per la gestione della miniera del Sulcis e la realizzazione e gestione di un impianto IGCC per la produzione di energia elettrica;
per favorire il perseguimento degli obiettivi di sviluppo e disinquinamento, già definiti dal piano di disinquinamento, il decreto prevede la concessione di un articolato quadro agevolativo (la messa a disposizione gratuita dell'area, il trasferimento a titolo gratuito della titolarità delle concessioni minerarie della Carbosulcis SpA, la concessione di agevolazioni finanziarie, l'assimilazione della gassificazione del carbone Sulcis alle fonti rinnovabili, la possibilità di cessione all'Enel del carbone prodotto fino all'entrata in esercizio degli impianti di gassificazione, un prezzo di cessione incentivato per l'energia elettrica prodotta) nel rispetto di precisi vincoli (l'utilizzo della tecnologia di gassificazione integrata a ciclo combinato, l'adozione di una potenza elettrica netta di impianto compresa tra 350 e 450 megawat, il rispetto dei vincoli ambientali prefissati, il mantenimento dei livelli occupazionali per tutta la durata della concessione, e, da ultimi, la cattura e lo stoccaggio di CO2. A questi vincoli si sono aggiunti anche quelli scaturiti dal giudizio di compatibilità ambientale emesso dal Ministero dell'ambiente il 4 agosto 1999 (DEC/VIA/3865);
a causa della mancata realizzazione del progetto integrato così come predisposto da ATI Sulcis, in ottemperanza al dettato del decreto del Presidente della Repubblica 28 gennaio 1994 e delle prescrizioni ad esso collegate, la ristrutturazione e il rilancio della miniera richiedono necessariamente l'individuazione di nuove soluzioni tecnologiche in grado di coniugare esigenze ambientali ed economiche;
dall'analisi del sistema elettrico regionale è risultata evidente la condizione di notevole svantaggio della Sardegna rispetto alle altre regioni italiane ed europee in ordine ai seguenti fattori:
mancanza di disponibilità del gas naturale;
più elevato costo dell'energia;
più limitate possibilità di innovazione tecnologica nel settore energetico;
maggiore costo della protezione ambientale;
maggiore vulnerabilità del sistema in caso di crisi petrolifera;
esigenze di autosufficienza e maggior costo dell'infrastrutturazione in relazione alla situazione di insularità;
è risultato inoltre evidente che il processo di liberalizzazione del mercato dell'energia potrebbe avere effetti non immediati e comunque più limitati in Sardegna rispetto al resto del territorio nazionale. È prevedibile infatti che ciò determinerà senz'altro benefici sensibili e immediati nel resto dell'Italia dove esistono maggiori potenzialità di sviluppo della concorrenza per la presenza di numerosi soggetti produttori e distributori pubblici e privati e per la possibilità di integrazione con le reti di altri Paesi comunitari. Non altrettanto potrà avvenire in Sardegna, almeno nel breve periodo, in relazione alla sua condizione di insularità, al limitato territorio e alle ridotte possibilità di integrazione con il resto del sistema nazionale e, quindi, alle scarse potenzialità di sviluppo della concorrenza nel settore energetico;
per le altre regioni in condizioni di continuità territoriale la situazione di deficit o surplus, energetico, nell'ambito di un sistema basato su reti energetiche integrate a livello nazionale e transnazionale, non riveste particolare rilevanza; ciò non è per la Sardegna, per la quale è viceversa richiesta una maggiore autonomia, stante la mancanza di disponibilità di gas naturale e i vincoli strutturali e di rete per quanto riguarda l'energia elettrica;
la carenza di riserva di potenza rappresenta un notevole elemento di criticità e di vulnerabilità per l'esercizio della rete sarda; il problema è aggravato dalla condizione di insularità poiché il supporto della rete nazionale è in ogni caso limitato dalla modesta potenzialità e dalla precarietà del collegamento con il resto del Paese;
il sistema elettrico della Sardegna necessita pertanto di un'adeguata riserva di potenza, ovvero di un adeguato sovradimensiona mento del parco di generazione;
il decreto del Ministro dell'industria del commercio artigianato del 7 agosto 2000, tra l'altro, stabilisce che «Nella regione Sardegna, ove è necessario assicurare nei prossimi anni una percentuale di riserva di potenza non inferiore all'80 per cento, anche in considerazione del fatto che la sicurezza del sistema elettrico sardo rende necessario esercire l'attuale interconnessione con flusso verso la penisola, il Gestore, nel programmare l'articolazione temporale dei contratti del servizio di riserva di potenza, assegna la priorità a nuove realizzazioni di impianti che utilizzano carbone e che non godano di strumenti di incentivazione in conto energia»;
gli scenari possibili di evoluzione del sistema di generazione elettrica della Sardegna evidenziano che il deficit di riserva è destinato ad accentuarsi nel prossimo futuro in considerazione dei seguenti fattori ed eventi:
nella sua attività di pianificazione il Gestore della rete di trasmissione nazionale considera un aumento della domanda di energia elettrica in Italia per il prossimo decennio al tasso medio annuo del 3 per cento, con un maggior valore, del 3,2 per cento, al sud e nelle isole;
la punta oraria di potenza richiesta dalla rete sarda aumenta con un tasso di crescita perfino superiore al tasso annuo di crescita della domanda di energia elettrica;
l'evoluzione della potenza del sistema di generazione del sistema elettrico regionale al 2012, considerando i soli impianti di generazione, evidenzia l'esigenza di porre rimedio con urgenza alla situazione di sofferenza del sistema di generazione elettrica della Sardegna che nel prossimo futuro sarà chiaramente caratterizzato, senza prospettive di immediata soluzione, da una crescente vulnerabilità e insicurezza di gestione;
l'esame degli scenari effettuati sull'evoluzione del sistema di generazione elettrica della Sardegna ha dimostrato che la realizzazione di una nuova centrale a carbone localizzata nel Sulcis e di una sua presunta entrata in servizio nei minimi tempi tecnici necessari, non è affatto strumentale alla sola soluzione del «problema Sulcis» ma può rappresentare un importante elemento di razionalizzazione del sistema di generazione elettrica della Sardegna, fondamentale per la ricostituzione della riserva di potenza dello stesso, a prescindere dai benefici che ne risulterebbero per i settori minerario e metallurgico del Sulcis;
l'analisi sulla domanda di energia elettrica si è incentrata sui consumi di energia delle industrie energivore del polo di Portovesme (stabilimento Eurallumina, stabilimento ALCOA, stabilimento ILA e stabilimento Portovesme srl) e loro previsioni;
la realizzazione di una nuova centrale da 650 megawat consentirebbe teoricamente di coprire l'intera domanda individuata, nei limiti dettati dalle esigenze di una gestione economicamente sostenibile, nonché dai vincoli di natura tecnico- normativa stabiliti dagli eventuali provvedimenti legislativi approvati ad hoc e dagli accordi che potranno essere liberamente stipulati dai vari operatori industriali coinvolti;
la centrale potrebbe teoricamente soddisfare l'intero fabbisogno di energia elettrica del sistema industriale di Portovesme, per una potenza complessiva dell'ordine di 400 megawat, e la restante produzione, corrispondente ad una potenza di 250 megawat circa, potrebbe essere ceduta al Gestore della rete di trasmissione nazionale a prezzo incentivato. In alternativa la centrale potrebbe cedere al Gestore della rete di trasmissione nazionale, a prezzo incentivato, la massima quantità possibile di energia elettrica (corrispondente ad una potenza di 450 megawat con riferimento al decreto del Presidente della Repubblica 28 gennaio 1994) destinando allo sviluppo economico dell'area la restante quota corrispondente ad una potenza di circa 200 megawat, pari al 50 per cento circa dell'intero fabbisogno del sistema industriale di Portovesme;
la possibilità «teorica» di soddisfare il fabbisogno di energia elettrica del sistema industriale di Portovesme è pertanto verificata. Peraltro, la realizzazione della nuova centrale a carbone va oltre le specifiche esigenze del sistema industriale in questione;
l'Unione europea ha adottato il regolamento (CE) n. 1407/2002 del Consiglio del 23 luglio 2002 sugli aiuti di Stato all'industria carboniera;
tale regolamento comunitario esamina lo squilibrio concorrenziale del carbone comunitario rispetto al carbone importato, che ha imposto all'industria carboniera negli ultimi decenni l'adozione di importanti misure di ristrutturazione e riduzione di attività;
la Comunità è diventata sempre più dipendente dalle importazioni di fonti di energia primaria. Secondo il libro verde su una strategia europea di sicurezza dell'approvvigionamento energetico, adottato dalla Commissione il 29 novembre 2000, una diversificazione delle fonti energetiche per zone geografiche e per prodotti consentirà di creare condizioni di approvvigionamento più sicure. Tale strategia prevede anche lo sviluppo di fonti interne di energia primaria, con particolare riferimento a quelle utilizzate nella produzione di elettricità;
risulta quindi necessario, come afferma il libro verde su una strategia europea di sicurezza dell'approvvigionamento energetico, in base agli attuali parametri energetici, adottare misure che permetteranno di garantire l'accesso a riserve carboniere, e quindi una disponibilità potenziale di carbone comunitario;
il Parlamento europeo ha adottato il 16 ottobre 2001 una risoluzione sul libro verde della Commissione su una strategia europea di sicurezza dell'approvvigionamento energetico, che riconosce l'importanza del ruolo del carbone in quanto fonte autoctona di energia. Il Parlamento ritiene che occorra prevedere un sostegno finanziario alla produzione carboniera, pur riconoscendo la necessità di accrescere l'efficacia di questo settore e di ridurne le sovvenzioni;
il rafforzamento della sicurezza energetica dell'Unione - che è espressione del principio generale di precauzione - è un obiettivo che giustifica quindi il mantenimento di capacità di produzione carboniera sostenute da aiuti di Stato;
una produzione minima di carbone contribuirà, unitamente ad altre misure, in particolare quelle dirette a promuovere le fonti rinnovabili, a mantenere una percentuale di fonti interne di energia primaria che consentirà di rafforzare significativamente la sicurezza energetica dell'Unione. Inoltre, una percentuale di fonti comunitarie di energia primaria contribuirà alla promozione degli obiettivi ambientali nel quadro di uno sviluppo sostenibile;
il regolamento (CE) n. 1407/2002 richiamato, conformemente al principio di proporzionalità, prevede che la produzione di carbone sovvenzionato deve essere limitata allo stretto necessario per contribuire efficacemente all'obiettivo di sicurezza energetica. Gli aiuti accordati dagli Stati membri saranno quindi limitati alla copertura dei costi di investimento o delle perdite alla produzione corrente quando lo sfruttamento si inserisce in un piano di accesso alle riserve carboniere;
gli aiuti di Stato volti a contribuire al mantenimento di un accesso a riserve carboniere a titolo della sicurezza energetica dovrebbero essere destinati alle unità di produzione che potrebbero contribuire a tale obiettivo a condizioni economiche soddisfacenti. L'attuazione di questi principi permetterà di erogare aiuti decrescenti all'industria carboniera;
una produzione minima di carbone sovvenzionata, secondo quanto previsto dal regolamento (CE) n. 1407/2002, contribuirà inoltre a mantenere la posizione preminente della tecnologia europea in fatto di estrazione e combustione pulita del carbone e consentirà di trasferirla nelle regioni grandi produttrici di carbone fuori dell'Unione. Tale politica contribuirà ad una riduzione significativa delle emissioni inquinanti e dei gas a effetto serra a livello mondiale;
sempre che siano compatibili con il regime istituito dal richiamato regolamento comunitario, gli Stati membri possono anche concedere, all'industria carboniera, aiuti alla ricerca e allo sviluppo, aiuti a favore della tutela dell'ambiente ed aiuti alla formazione. La loro concessione dovrà essere conforme alle condizioni e ai criteri stabiliti dalla Commissione per queste categorie di aiuti;
il regolamento (CE) n. 1407/2002 che stabilisce regole per la concessione di aiuti di Stato volti a contribuire alla ristrutturazione dell'industria carboniera si applica fino al 31 dicembre 2010;
il rilancio del progetto integrato «Miniera centrale» rappresenta la soluzione ottimale e decisiva per l'intero comparto energivoro del Sulcis senza il quale l'intero sistema produttivo rischia di trovarsi ad un punto di non ritorno con la cessazione delle tariffe speciali energetiche;
la legge nazionale n. 99 del 2009 ha dunque stabilito che la concessione mediante procedure di gara deve avvenire «entro il 31 dicembre 2010», così come il regolamento comunitario resta in vigore sino al 31 dicembre 2010;
i tempi a disposizione appaiono assolutamente ristretti e impongono un'immediata accelerazione di tutte le procedure tecniche e amministrative che risultano decisive per l'avvio del progetto richiamato in premessa;
sia la Regione Sardegna che il Governo nazionale non hanno ancora compiuto atti formali e sostanziali che possano far ritenere possibile il raggiungimento dell'obiettivo di rilancio del progetto «Miniera centrale Sulcis»;
il mancato raggiungimento di questo obiettivo costituirebbe un danno irrimediabile che andrebbe a sommarsi ai tanti e colpevoli ritardi del quinquennio 2004/2009 -:
se non ritenga il Ministro di dover convocare con urgenza un'apposita conferenza di servizi per verificare lo stato di attuazione delle norme previste nella legge n. 99 del 2009 relativamente all'utilizzo, del carbone del Sulcis e alla realizzazione del sistema integrato «Miniera centrale»;
se non ritenga indispensabile attivare le opportune interlocuzioni con la Commissione europea al fine di prevedere un percorso condiviso sia per la realizzazione del progetto «Miniera centrale» che per l'inserimento tra gli oneri a carico dello Stato anche di quelli relativi alla ricerca applicata relativa alla cattura e stoccaggio della CO2;
se non ritenga opportuno valutare, anche alla luce dei tempi ristretti, l'ipotesi di coinvolgimento diretto, in regime di autoproduzione, delle industrie energivore del Sulcis per la realizzazione della nuova centrale, considerato che a luglio 2003 Portovesme srl, Alcoa e Eurallumina avevano presentato al Ministero, attraverso la Regione, apposito progetto;
se non ritenga di valutare sin d'ora l'ipotesi di promuovere in sede comunitaria uno slittamento dei tempi di scadenza del regolamento (CE) n. 1407/2002, al fine sia di poter adempiere agli obblighi di legge in materia di appalti e concessioni sia di poter meglio affrontare la questione rilevante degli oneri relativi alla cattura e stoccaggio della CO2.
(5-03089)
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

carbone

energia elettrica

gas a effetto serra

impatto ambientale

indipendenza energetica

industria carboniera

industria elettrica

politica energetica

produzione d'energia

sicurezza d'approvvigionamento