FAVIA. -
Al Ministro per le pari opportunità.
- Per sapere - premesso che:
l'Italia, seppur con un grave ritardo rispetto ad altri Paesi europei, si è dotata di una normativa specifica - recata dal decreto legislativo n. 151 del 2001 - contenente il «Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53», con l'obiettivo, tra l'altro, di «garantire una più ampia tutela della maternità e della paternità» medesime (così stabilisce la legge delega);
tra i diritti garantiti alle lavoratrici-madri vi è quello relativo al divieto di licenziamento, di cui all'articolo 54 del decreto legislativo n. 151 del 2001, nel periodo «dall'inizio del periodo di gravidanza fino al termine dei periodi di interdizione dal lavoro previsti, nonché fino al compimento di un anno di età del bambino»;
tali disposizioni trovano integrale applicazione e sono puntualmente recepite dal contratto collettivo nazionale di lavoro valevole per il personale non dirigenziale di Poste italiane s.p.a. (segnatamente dall'articolo 45), laddove si prevede: «L'Azienda garantisce la tutela della lavoratrice madre, che abbia informato il datore di lavoro del proprio stato, in conformità alle previsioni di legge in materia con particolare riferimento alle disposizioni di cui al capo II «Tutela della salute della lavoratrice« del testo unico, alle previsioni del decreto legislativo n. 626 del 1994, e successive modifiche e integrazioni, e al documento di valutazione dei rischi»;
da quanto emerge dalle segnalazioni dei sindacati di categoria, sono sempre più numerosi i casi di lavoratrici che, avendo viste respinte le proprie domande di riavvicinamento lavorativo al luogo di residenza familiare (ciò che si presumerebbe, invece, facilmente possibile per un'azienda tipicamente «a rete» come Poste italiane s.p.a.), sono poste nell'oggettiva impossibilità di prendersi cura dei propri figli minori (specie se questi sono più di uno e in giovanissima età) e costrette, quindi, a rassegnare le proprie «dimissioni volontarie» dall'azienda medesima -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere presso Poste italiane s.p.a. affinché gli obiettivi di cui al decreto legislativo n. 151 del 2001 in tema di tutela della maternità siano pienamente realizzati. (3-01752)