ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/01748

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 499 del 12/07/2011
Firmatari
Primo firmatario: TIDEI PIETRO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 12/07/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FERRANTI DONATELLA PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
CAPANO CINZIA PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
MARAN ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
AMICI SESA PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
ORLANDO ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
CAVALLARO MARIO PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
CIRIELLO PASQUALE PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
CONCIA ANNA PAOLA PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
CUPERLO GIOVANNI PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
MELIS GUIDO PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
PICIERNO PINA PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
ROSSOMANDO ANNA PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
SAMPERI MARILENA PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
TENAGLIA LANFRANCO PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
TOUADI JEAN LEONARD PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
QUARTIANI ERMINIO ANGELO PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011
GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO 12/07/2011


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 12/07/2011
Stato iter:
13/07/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 13/07/2011
Resoconto TIDEI PIETRO PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 13/07/2011
Resoconto VITO ELIO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (RAPPORTI CON IL PARLAMENTO)
 
REPLICA 13/07/2011
Resoconto FERRANTI DONATELLA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 13/07/2011

SVOLTO IL 13/07/2011

CONCLUSO IL 13/07/2011

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01748
presentata da
PIETRO TIDEI
martedì 12 luglio 2011, seduta n.499

TIDEI, FERRANTI, CAPANO, MARAN, AMICI, ANDREA ORLANDO, CAVALLARO, CIRIELLO, CONCIA, CUPERLO, MELIS, PICIERNO, ROSSOMANDO, SAMPERI, TENAGLIA, TOUADI, QUARTIANI e GIACHETTI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:
sono già 29 i suicidi in carcere dall'inizio del 2011: l'ultimo in ordine di tempo (ma si potrebbe essere già superati dalla cronaca) è quello di un giovane detenuto (28 anni) che il 27 giugno 2011 - dopo un colloquio con i familiari - si è impiccato nel bagno della sua cella nel sovraffollatissimo carcere di Bari. Un carcere vecchissimo, del 1926, che, con una capienza di 250 detenuti, ne ospita 530, più del doppio. Un sovraffollamento mortale (alla tragica conta 2011 bisogna aggiungere, finora, tre agenti penitenziari) che dopo il 2010 - l'anno più «nero» per le carceri italiane, con un record storico di 191 suicidi e 1.134 tentati suicidi - pretende il suo costante tributo di vite umane. Secondo i dati di «Ristretti orizzonti», dal 2000 ad oggi nelle carceri italiane sono morti 1.800 detenuti, di cui 650 per suicidio, cui vanno aggiunti 87 agenti di polizia penitenziaria. Pare indubbio che, nel silenzio assordante delle istituzioni, nelle carceri italiane stia avvenendo una «strage silenziosa» nemmeno scalfita dalla circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria dell'agosto 2010 sull'emergenza suicidi e che prevedeva speciali corsi di formazione per il personale di custodia finalizzati all'istituzione di unità di ascolto e alla prevenzione di suicidi ed atti di autolesionismo;

le disumane condizioni di vita nelle carceri italiane vengono quasi sistematicamente passate sotto silenzio dai media e dall'opinione pubblica; come sotto silenzio continuano a passare le giornaliere sofferenze di tante persone, di frequente diverse in tutto, razza, nazionalità, religione, rinchiuse 18-20 ore al giorno in spazi angusti, in celle fatiscenti, spesso sotto psicofarmaci per poter reggere ad una simile condizione di sofferenza;

la realtà carceraria è una realtà di disperazione e crudeltà, una pentola in ebollizione dove il disagio del personale di custodia e trattamento, demotivato, sottopagato e gravemente al di sotto dell'organico previsto, si aggiunge a quello dei reclusi ammassati nelle celle e a cui si disconoscono le necessità più elementari;

considerato che a tale drammatica situazione il Governo continua a non dare risposte e si sono perse le tracce del piano carceri, reso difficilmente attuabile dalle manovre finanziarie promosse dal Ministro dell'economia e delle finanze, appare preoccupante la mancanza di una lungimirante e sistematica politica penale che nel segno delle depenalizzazioni di molti reati ormai privi di disvalore sociale, di interventi su leggi che producono un aumento del numero dei detenuti in misura sempre più rilevante e del rafforzamento degli strumenti sanzionatori alternativi alle pena detentiva, possa, nel medio periodo, invertire la tendenza ad un sovraffollamento carcerario che, con il trend attuale, potrebbe a fine 2011 raggiungere le 70.000 presenze;

non meno preoccupante e drammatica è la situazione di abbandono e di incertezza normativa in cui versano i 6 ospedali psichiatrici giudiziari italiani. Una situazione «scomoda» quella dei vecchi manicomi criminali, di chi non ha voce o ne ha meno degli altri. Il numero degli internati in ospedali psichiatrici giudiziari cresce costantemente: dai 1.200 del novembre 2007 si è passati nel maggio del 2010 a 1.460; gli ultimi dati, del maggio 2011, riferiscono di ben 1.550 reclusi. Dopo il passaggio sancito col decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2008 della sanità penitenziaria al servizio sanitario nazionale e, quindi, alle regioni, la mancata attivazione di queste ultime e la carenza di risorse hanno provocato una situazione di estremo degrado e in alcuni casi di vera e propria malagiustizia. Se infatti il promesso programma di dismissione non è mai partito, dalla nota relazione della Commissione d'inchiesta parlamentare sull'efficacia e l'efficienza del servizio sanitario nazionale, presieduta dal senatore Marino, è emerso un quadro di ordinaria disumanità: abbandono igienico-sanitario delle strutture, abusi e vessazioni sugli internati, nonché un uso improprio delle cosiddette proroghe dell'internamento. Basti pensare - si richiamano i dati prodotti proprio dalla citata Commissione - che all'11 aprile 2011, su 376 internati dichiarati «dimissibili», solo 65 sono stati effettivamente dimessi, mentre per altri 115 è stata prevista una proroga dell'internamento; di questi ultimi, i socialmente pericolosi sono solo 5, mentre tutti gli altri non sono usciti dall'ospedale psichiatrico giudiziario perché non hanno ricevuto un progetto terapeutico, non hanno una comunità che li accolga o un'azienda sanitaria locale che li assista. E si va spesso avanti così, con la magistratura di sorveglianza che va di proroga in proroga per mancanza di un programma di reinserimento territoriale. Si parla di soggetti che se in passato hanno manifestato un qualche disagio mentale o disturbi della personalità (e magari sono guariti da tempo), ora sono spesso internati per reati minori, come oltraggio, resistenza a pubblico ufficiale ed altro e che, da sani, si ritrovano in ospedali psichiatrici giudiziari a tempo indeterminato, solo perché nessuno si può prendere cura di loro. Storie, insomma, di denegata giustizia ed «ergastoli bianchi» -:
se e quali improrogabili iniziative il Governo intenda assumere con urgenza per garantire un immediato e concreto miglioramento della drammatica situazione degli istituti penitenziari e se non ritenga necessario avviare un'approfondita indagine conoscitiva nazionale sulle carceri e sulla situazione degli ospedali psichiatrici giudiziari, con particolare riferimento alla problematica della reiterazione delle «proroghe» degli internamenti.
(3-01748)