ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/01675

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 477 del 24/05/2011
Firmatari
Primo firmatario: ORLANDO LEOLUCA
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 24/05/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CIMADORO GABRIELE ITALIA DEI VALORI 24/05/2011
PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI 24/05/2011
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 24/05/2011
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 24/05/2011


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 24/05/2011
Stato iter:
25/05/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 25/05/2011
Resoconto ORLANDO LEOLUCA ITALIA DEI VALORI
 
RISPOSTA GOVERNO 25/05/2011
Resoconto VITO ELIO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (RAPPORTI CON IL PARLAMENTO)
 
REPLICA 25/05/2011
Resoconto ORLANDO LEOLUCA ITALIA DEI VALORI
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 25/05/2011

SVOLTO IL 25/05/2011

CONCLUSO IL 25/05/2011

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01675
presentata da
LEOLUCA ORLANDO
martedì 24 maggio 2011, seduta n.477

LEOLUCA ORLANDO, CIMADORO, PIFFARI, EVANGELISTI e BORGHESI. -
Al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:
molti Paesi hanno risposto alla crisi cominciata nel 2008 varando «pacchetti verdi», ossia misure di promozione dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili;

ma, secondo gli interroganti, finora è evidente a tutti che l'energia e l'ambiente non rientrano tra le priorità del Governo, come si evince - tra l'altro - dallo stesso Piano nazionale di riforma, da poco approvato nell'ambito del Documento di economia e finanza 2011, dove l'energia e l'ambiente non figurano tra le priorità del Governo;

lo stesso Presidente degli Stati Uniti, Obama, nel febbraio 2011, nel suo discorso sullo stato dell'Unione, dichiarava: «il Paese che controllerà un'energia pulita e rinnovabile sarà il leader del XXI secolo»;

al contrario, il Governo, pur ponendo un finto «stop» sulla scelta del nucleare, mantiene ferma la volontà di riprendere in futuro la via dell'atomo, e questo avverrà inevitabilmente a scapito dello sviluppo delle fonti rinnovabili. Secondo il Presidente del Consiglio infatti: «siamo assolutamente convinti che l'energia nucleare è il futuro per tutto il mondo». «È un destino ineluttabile». In un'intervista del 20 aprile 2011, il Ministro interrogato ha risposto: «Quanto alla valenza reale dello stop al nucleare parliamoci chiaro: Fukushima ci ha mostrato che incidenti rilevanti sono possibili. Lo dico mal volentieri, visto che ero e rimango nuclearista convinto»;

diversa sembra essere l'opinione del Ministro Tremonti, il quale il 19 aprile 2011, a Bruxelles in audizione al Parlamento europeo, ha dichiarato che l'incidente di Fukushima non è «riducibile alla banalità di un incidente tecnico», ma assume una dimensione «molto rilevante in cifra storica». Il Ministro ha richiesto di fare un calcolo vero dei costi del nucleare, perché ritiene che non sia mai stato fatto prima. «Sappiamo» ha detto «che i benefici (del nucleare) ci sono e sono locali, ma i malefici sono generali». Tremonti ha coniato il concetto di «debito nucleare», secondo il quale i costi per il decommissioning, cioè quelli derivanti dalla chiusura di una centrale nucleare, ridurrebbero il prodotto interno lordo del Paese e, comunque, ne aumenterebbero sensibilmente il debito;

la ripresa del nucleare, come è nelle intenzioni esplicite del Governo, dirotterà inevitabilmente risorse finanziarie per la ripresa del nucleare nel nostro Paese;

tutte risorse che sarebbe invece fondamentale dirottare per lo sviluppo delle fonti energetiche alternative, per la crescita della filiera italiana delle rinnovabili e per la ricerca e l'innovazione in questo ambito;

malgrado tutto, in un anno si sono installati in Italia impianti per le energie rinnovabili con un potenziale di produzione energetica pari a quello di una centrale nucleare;

in conseguenza degli elevatissimi costi a carico delle casse pubbliche (finanziamenti e sovvenzioni), la scelta nucleare ostacola infatti il perseguimento degli obiettivi di diffusione delle fonti rinnovabili, innovazione tecnologica ed efficienza energetica: l'Agenzia internazionale per l'energia ha calcolato che dal 1992 al 2005 nei Paesi Ocse il nucleare da fissione ha usufruito del 46 per cento degli investimenti in ricerca e sviluppo, quello da fusione del 12 per cento mentre alle rinnovabili è stato destinato l'11 per cento;

i costi del kilowattora nucleare imputabili all'investimento, all'esercizio e alla manutenzione sono superiori a qualunque altra fonte di produzione di energia. Il presunto basso costo del kilowattora da nucleare è infatti quasi esclusivamente dovuto in tutto il mondo dall'intervento dello Stato nella chiusura del ciclo del combustibile nucleare (costi per lo smaltimento definitivo delle scorie e per lo smantellamento delle centrali);

a favore della produzione dell'energia elettrica direttamente dal sole propendono molti fattori: è esente da rischi per la salute dei cittadini; lo sviluppo della ricerca aumenta l'efficienza dei sistemi di produzione e riduce il loro impatto ambientale; infine, dal punto di vista economico, il costo del kilowattora prodotto dal sole si è addirittura dimezzato in soli due anni;

è evidente, quindi, che ci sono valide alternative alla produzione di energia elettrica da fonte nucleare e che il Governo deve aumentare gli investimenti su tali fonti alternative;

con il cosiddetto «pacchetto energia-clima», approvato nel 2008, l'Unione europea, e quindi conseguentemente anche il nostro Paese, si è impegnata a ridurre entro il 2020 i consumi di energia, le emissioni di gas a effetto serra e ad aumentare il ricorso a fonti energetiche rinnovabili. L'obiettivo che l'Unione europea ha posto all'Italia è quello di coprire, entro il 2020, con le fonti energetiche rinnovabili il 17 per cento dei consumi energetici nazionali -:
se il Governo intenda chiudere definitivamente la parentesi fallimentare del rilancio del nucleare, puntando su una politica energetica realmente sostenibile, attraverso adeguati stanziamenti pluriennali indispensabili a ridurre entro il 2020 i consumi di energia, le emissioni di gas a effetto serra, e ad aumentare il ricorso a fonti energetiche rinnovabili, pena il pagamento di consistenti sanzioni per il mancato rispetto dei medesimi obiettivi europei. (3-01675)