Atto Camera
Interpellanza urgente 2-01663
presentata da
ENRICO PIANETTA
giovedì 13 settembre 2012, seduta n.685
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
l'ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, J. Christopher Stevens, tre funzionari americani e una decina di poliziotti libici sono stati uccisi martedì 11 settembre 2012 sera durante l'attacco al consolato di Bengasi, perpetrato da esponenti di una milizia islamica, che ha rivendicato l'assalto e il saccheggio del consolato stesso;
l'azione è iniziata in serata, intorno alle 21,30, quando una folla armata di lanciarazzi e armi automatiche ha preso d'assalto l'edificio, dandolo poi alle fiamme. Gli assalitori hanno poi issato la bandiera nera islamica al posto di quella americana; gli scontri sono andati avanti per diverse ore e vi avrebbero preso parte diversi membri della milizia islamica Ansar al-Sharia, che ha rivendicato l'attacco spiegando che si è trattato di una vendetta per l'uccisione di Abu Yahya al-Libi, cittadino libico e numero due di al-Qaeda;
tale ipotesi è sostenuta anche dal fatto che una bomba fu fatta esplodere nelle vicinanze del consolato Usa a Bengasi dopo che a giugno Washington aveva annunciato l'uccisione di Abu Yahya al-Libi;
martedì 11 settembre sera è stata attaccata da dimostranti anche l'ambasciata americana al Cairo, a causa di un film su Maometto, prodotto da egiziani copti negli Stati Uniti, considerato blasfemo e offensivo per l'Islam e che ha causato rimostranze anche a Tunisi, in Afghanistan (dove i talebani hanno invocato la guerra santa contro gli Stati Uniti) e in Iran;
il sottosegretario libico agli interni, Wanis al-Sharif ha dichiarato che «gli Stati Uniti avrebbero dovuto ritirare il loro personale diplomatico in Libia quando la notizia della produzione di un film "blasfemo" sul profeta Maometto ha cominciato a diffondersi e nonostante ci fosse già stato un incidente simile quando Abu Yahya al-Libi è stato ucciso. Sarebbe stato necessario che prendessero precauzioni, è una loro colpa che non le abbiano prese»;
all'ipotesi che collega l'attacco all'uscita del film su Maometto si riferisce anche il Vaticano, il cui portavoce p. Lombardi ha dichiarato come le «ingiustificate offese e provocazioni» hanno scatenato ancora una volta episodi di «violenza inaccettabile». «Il rispetto profondo per le credenze, i testi, i grandi personaggi e i simboli delle diverse religioni è una premessa essenziale della convivenza pacifica dei popoli». «Le conseguenze gravissime delle ingiustificate offese e provocazioni alla sensibilità dei credenti musulmani - ha aggiunto - sono ancora una volta evidenti in questi giorni, per le reazioni che suscitano, anche con risultati tragici, che a loro volta approfondiscono tensione ed odio, scatenando una violenza inaccettabile;
le autorità libiche hanno tuttavia accusato anche i sostenitori dell'ex regime di Muammar Gheddafi, i quali sarebbero in collera per l'arresto di Abdullah al-Senussi, ex capo dell'intelligence libica ai tempi del dittatore ed estradato in Libia la scorsa settimana dalle autorità mauritane oltre alla rete di al-Qaeda per l'attacco contro il consolato statunitense a Bengasi;
ferme condanne all'atto terroristico sono state espresse da Capi di Stato e di Governo, dalle Nazioni Unite, la NATO e l'alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea Catherine Ashton;
il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, precisando che «non ci sono giustificazioni» per quanto accaduto ieri, ha dichiarato che l'attacco contro il consolato americano di Bengasi è stato portato a termine «da un gruppo di dimensioni ridotte e barbaro»;
il presidente americano Barack Obama ha dichiarato che gli Stati Uniti «lavoreranno con le autorità libiche per individuare e assicurare alla giustizia "gli assassini" autori dell'attacco all'ambasciata Usa in Libia», inviando al contempo 200 marine e due navi da guerra per rafforzare la sicurezza nelle sedi diplomatiche di Tripoli e Bengasi;
le autorità libiche hanno disposto lo stato d'allerta per le forze di polizia del paese, che a Tripoli sono state già dispiegate in vista dell'elezione del Primo ministro da parte dell'Assemblea nazionale della Libia, prevista per il 12 settembre 2012 e che è stata inizialmente annullata per motivi di sicurezza; il 13 settembre 2012 l'Assemblea nazionale libica ha eletto l'ex vice premier Mustafa Abu Shagour (ha cominciato la sua carriera come accademico negli Stati Uniti prima di ritornare in Libia l'anno scorso) come nuovo primo ministro per un periodo di transizione di 18 mesi;
la Libia ha votato il 7 luglio 2012 nel solco di una tradizione moderata, mettendo da parte le ideologie, per eleggere un Governo rappresentativo che portasse sicurezza e ricostruisse la nazione, per creare una nuova costituzione e diventare un modello di governo democratico in quella che si può definire una «politica» a maggioranza islamica;
la sicurezza è uno dei problemi fondamentali che il nuovo Governo deve affrontare, considerando le molte armi ancora in mano alle milizie e il fatto che tali milizie non siano state ancora smantellate;
in occasione della visita del Governo italiano a Tripoli, il presidente del Consiglio Mario Monti e il premier libico Abdel Rahim Al Kib hanno firmato un «patto» di amicizia, la «Tripoli declaration» in cui le due parti hanno concordato di valutare e costruire i loro rapporti, a partire dagli «accordi già sottoscritti fra loro, andando avanti con la realizzazione delle varie attività attraverso commissioni tecniche specializzate nei vari settori» di interesse reciproco;
il documento è ispirato «alle vittorie della rivoluzione del 17 febbraio» e, ricordando «i martiri che hanno sacrificato le loro vite per permettere libertà e dignità al popolo libico» riafferma «la speranza dei libici di costruire un nuovo Stato basato sulla democrazia, sui diritti umani e sulla promozione della pace regionale e internazionale, della sicurezza e dello sviluppo»;
in tale sede l'Italia si è impegnata ad aiutare le autorità libiche a proteggere i confini del Paese nordafricano e le sue strutture petrolifere raggiungendo una prima intesa per quanto riguarda i crediti legittimi da parte di enti libici verso la Penisola e viceversa; è stato inoltre sottoscritto un accordo per la pesca che prevede una cooperazione economica, tecnica e scientifica fra i due Paesi anche per la lavorazione, trasformazione e commercializzazione di prodotti ittici e la cantieristica navale; nell'ambito della sicurezza il Ministro della difesa ha annunciato, sempre in tale sede, la firma di un accordo di cooperazione che prevede la formazione in Italia di 250-300 libici (non solo fra i militari) e l'invio di 100 addestratori in Libia; si è poi definito l'ulteriore contributo italiano alla stabilizzazione del Paese, a partire dalla sicurezza, il controllo delle frontiere, la formazione ed il reintegro dei miliziani, il disarmo e la messa in sicurezza degli ordigni chimici e convenzionali, la collaborazione bilaterale sulla quantificazione gestione dei flussi migratorie e la cooperazione sanitaria -:
se e come il Governo intenda realizzare gli obiettivi di cui alla dichiarazione di Tripoli, in particolare sul versante della sicurezza, vista la situazione riportata in premessa.
(2-01663)
«Pianetta, Renato Farina, Corsaro, Crolla, Boniver, Osvaldo Napoli, Malgieri, Angeli, Biancofiore, Picchi, Porcu, Bernardo, Rosso, Formichella, Dell'Elce, Torrisi, Sisto, Cassinelli, Contento, Savino, Ventucci, D'Alessandro, Nizzi, Toccafondi, Bertolini, Landolfi».