ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01360

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 585 del 14/02/2012
Firmatari
Primo firmatario: DONADI MASSIMO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 14/02/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 20/02/2012
PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI 01/03/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 14/02/2012
Stato iter:
01/03/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 01/03/2012
Resoconto PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI
 
RISPOSTA GOVERNO 01/03/2012
Resoconto POLILLO GIANFRANCO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
REPLICA 01/03/2012
Resoconto PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 20/02/2012

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 01/03/2012

DISCUSSIONE IL 01/03/2012

SVOLTO IL 01/03/2012

CONCLUSO IL 01/03/2012

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01360
presentata da
MASSIMO DONADI
martedì 14 febbraio 2012, seduta n.585

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
in questi ultimi mesi, numerosi organi di stampa nazionale e locale hanno focalizzato la loro attenzione, pubblicando inchieste di grande interesse per l'opinione pubblica, sull'annosa questione relativa ai tagli delle retribuzioni dei manager pubblici;
come noto, durante la discussione in Parlamento del decreto-legge n. 201 del 2011 cosiddetto «Salva Italia», la previsione di porre un tetto alle laute retribuzioni dei dirigenti delle aziende statali era stata vanificata a seguito dell'approvazione di una disposizione, inserita all'ultimo istante, secondo la quale sebbene le retribuzioni dei manager pubblici non possano superare per legge il trattamento economico del primo presidente della Corte di cassazione (ovvero 304.951,95 euro lordi annui), con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, possono essere previste deroghe motivate per le «posizioni apicali» delle rispettive amministrazioni e viene stabilito un tetto massimo per i rimborsi spese (articolo 23-ter del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214);
per altro, nell'ambito di applicazione di tale disposizione non rientra nemmeno la disciplina dei compensi per gli amministratori con deleghe delle società partecipate dal Ministero dell'economia e delle finanze, stante la presenza di una ulteriore norma all'interno del medesimo decreto cosiddetto «Salva Italia» (ovvero l'articolo 23-bis) dove si prevede, per questa particolare tipologia di amministratori pubblici, una disciplina differente rispetto a quella prevista dal già citato articolo 23-ter;
l'articolo 23-bis dispone, infatti, tra le altre cose, che i consigli di amministrazione delle società non quotate e controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze, nella determinazione degli emolumenti da corrispondere agli amministratori investiti di particolari cariche, possano includere una componente variabile che non potrà risultare inferiore al 30 per cento della loro componente fissa e che dovrà essere corrisposta in misura proporzionale al grado di raggiungimento degli obiettivi annuali, oggettivi e specifici determinati preventivamente dal consiglio di amministrazione;
alla luce di quanto previsto da tale norma, appare singolare, ma sopratutto di eccezionale gravità il fatto o meglio la circostanza che, proprio nel periodo intercorrente tra la data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto cosiddetto «Salva Italia» (6 dicembre 2011) e quella della relativa legge di conversione (27 dicembre 2011), nell'arco temporale di appena tre settimane, in data 15 dicembre 2011, nell'ordine del giorno del consiglio di amministrazione di una società non quotata e controllata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, e segnatamente la SACE spa (l'Agenzia di credito all'esportazione che assume in assicurazione e/o in riassicurazione i rischi a cui sono esposte le aziende italiane nelle loro transazioni internazionali e negli investimenti all'estero) fosse approvata, sulla base delle valutazioni di un apposito «comitato di remunerazione», una variazione spropositata del trattamento economico da corrispondersi sia nei confronti dell'amministratore delegato, il dottor Alessandro Castellano, sia del presidente del consiglio di amministrazione, l'ambasciatore Giovanni Castellaneta;
si tratterebbe, in particolare, per quanto attiene al dottor Castellano, di una variazione del trattamento economico composto: a) di un compenso fisso annuo pari a 355.000 euro lordi, da corrispondersi con cadenza mensile posticipata; b) di un compenso variabile annuo fino al 50 per cento del compenso fisso annuo, da corrispondersi al raggiungimento di obiettivi annuali (fino, dunque, a 177.500 euro lordi in più); c) e ancora una parte variabile di lungo termine da determinarsi conformemente ai criteri adottati per gli altri vertici aziendali e da corrispondersi al raggiungimento degli obiettivi definiti dal piano strategico della società (ai precedenti 355.000 più 177.500 euro lordi, che in totale danno ben 532.000 euro lordi, si aggiungerebbe quindi un'ulteriore quota svincolata, come è evidente, da qualsiasi parametro di riferimento certo e assimilabile sia al compenso fisso che a quello variabile annuo). Nel caso del presidente Castellaneta, si parte invece da una componente fissa pari a 200.000 euro lordi, cui se ne potrebbe aggiungere un'altra, a carattere variabile, di ben 100.000 euro e, infine, un'ulteriore, non definibile, componente variabile da applicarsi pro quota per l'effettiva vigenza della carica;
la SACE spa rappresenta solo un esempio di società non quotata controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze esistente nel nostro Paese e, in particolare, analoghe situazioni, ad avviso dell'interrogate completamente inammissibili, da considerarsi un affronto vero e proprio a tutti quei cittadini che arrivano a fatica a fine mese, con un mutuo a carico e con la benzina, il gas e l'elettricità arrivati a prezzi insostenibili, potrebbero essersi verificate anche nell'ambito di altre società dello stesso genere quali, ad esempio: l'Invitalia, l'ANAS, la Consap spa, la Consip spa, l'ENAV spa, le Ferrovie dello Stato spa, Fintecna spa, il Gestore servizi energetici-GSE spa, l'istituto poligrafico zecca dello Stato, Italia Lavoro spa e altre -:
quali iniziative urgenti, anche normative, intenda assumere il Governo al fine fissare un tetto massimo ai compensi complessivamente percepiti dai vertici apicali delle società non quotate e controllate direttamente dal Ministero dell'economia e delle finanze che non risulti superiore al trattamento economico complessivo del primo presidente della Corte di cassazione e, in particolare, se alla luce di quanto descritto in premessa il Governo non intenda assumere iniziative in merito alla variazione dei compensi recentemente deliberati dal consiglio di amministrazione di SACE spa, avviando altresì una verifica immediata su analoghe situazioni che potrebbero essersi verificate nell'ambito di altre società pubbliche non quotate e controllate al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze.
(2-01360) «Donadi, Borghesi, Piffari».