ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01307

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 567 del 10/01/2012
Firmatari
Primo firmatario: ORLANDO LEOLUCA
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 10/01/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI PIETRO ANTONIO ITALIA DEI VALORI 10/01/2012
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 10/01/2012
MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI 10/01/2012
PALADINI GIOVANNI ITALIA DEI VALORI 10/01/2012
FORMISANO ANIELLO ITALIA DEI VALORI 10/01/2012
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 10/01/2012
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 10/01/2012
CIMADORO GABRIELE ITALIA DEI VALORI 10/01/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 10/01/2012
Stato iter:
12/01/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 12/01/2012
Resoconto ORLANDO LEOLUCA ITALIA DEI VALORI
 
RISPOSTA GOVERNO 12/01/2012
Resoconto DE VINCENTI CLAUDIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
REPLICA 12/01/2012
Resoconto ORLANDO LEOLUCA ITALIA DEI VALORI
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 12/01/2012

SVOLTO IL 12/01/2012

CONCLUSO IL 12/01/2012

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01307
presentata da
LEOLUCA ORLANDO
martedì 10 gennaio 2012, seduta n.567

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:

la DR Motor Company è un'azienda automobilistica italiana, fondata nel 2006 a Macchia d'Isernia da Massimo Di Risio. L'azienda dichiara di importare componenti prodotti dalla Casa automobilistica cinese Chery Automobile, e di assemblarli in Italia. La commercializzazione, per i primi tempi, avveniva tramite un accordo con una rete di supermercati e ipermercati. Oggi la DR dichiara di possedere una propria rete di vendita e officine. L'azienda ha sede a Macchia d'Isernia, in Molise. Fa parte della capogruppo DR Automobiles Groupe, azienda già di proprietà di Di Risio, fondata nel 1995 che importa e distribuisce autovetture di varie marche;

nel 2006 Massimo Di Risio, già fondatore dell'azienda Katay, che si occupa d'importare auto prodotte interamente in Cina, fonda la «DR Motor Company», inizia la distribuzione di modelli prodotti dalla Chery Automobile, rimarchiandoli «DR»;

la DR con l'accordo siglato il 1o dicembre 2011 ha rilevato lo stabilimento Fiat di Termini Imerese. Solo tre anni fa la Fiat aveva promesso, per quell'area, investimenti complessivi per 500 milioni di euro con l'obiettivo di produrre circa 100 mila nuove auto, modello Ypslon, all'anno. Invece, smentendo sé stessa, ha chiuso Termini Imerese dal 1o gennaio 2012, con la conseguenza che la nuova Ypslon sarà fabbricata in Polonia;

la DR è stata a lungo in trattativa, sempre con Fiat, per rilevare anche lo stabilimento irpino dell'Irisbus, prima di abbandonare per puntare all'impianto siciliano. Dopo una trattativa con gli enti locali, Governo e sindacati, la DR è subentrata alla Fiat nella gestione dello stabilimento siciliano. L'azienda molisana gestirà l'impianto insieme ad altre quatto aziende, dal 2012, con un investimento complessivo di 341 milioni di euro per la riqualificazione della fabbrica;

il gruppo Italia dei Valori è stato l'unico partito a denunciare fin dall'inizio la fuga di fatto della Fiat dall'Italia, chiedendo al precedente Governo di far sentire la propria voce esattamente come fecero la Merkel con la Opel che rischiava la cessione e Sarkozy con la Renault quando intendeva delocalizzate uno stabilimento;

Italia dei Valori su Termini Imerese ha avanzato proposte precise di politica industriale così riassunte: acquisizione dello stabilimento di Termini Imerese da parte della regione Sicilia, al valore di un euro; infrastrutturazione del porto; ammodernamento delle aziende dell'indotto, utilizzo dei 100 milioni di euro di fondi europei previsti nei programmi di investimento destinati alla riqualificazione dell'area industriale di Termini Imerese. Tutto ciò per predisporre un bando internazionale di gara rivolto a produttori di tutto il mondo, tale da rendere conveniente e interessante l'investimento in Italia per un secondo costruttore di auto. Tale proposta prevede che tutti gli operai siano riassunti dalla nuova azienda in modo da riorganizzare l'intero indotto senza perdita di posti di lavoro. Il piano richiede che la regione si impegni a integrare la cassa integrazione anche facendo ricorso ai fondi europei. Si ritiene che questa proposta sia tuttora valida e che possa essere utile per salvare Termini Imerese da una tragedia occupazionale e sociale e da un imprenditore, Massimo Di Risio, la cui solidità economica, organizzativa ed imprenditoriale non appare chiara;

in un comunicato sindacale del 19 settembre 2011 la Fiom Cgil ha chiesto un incontro alla DR Motor «anche per fare chiarezza circa le mensilità arretrare dei lavoratori della DR». In una lettera inviata il 26 novembre a Il Fatto quotidiano, lo stesso Di Risio rispondendo ad un articolo pubblicato il giorno prima sul medesimo quotidiano, ha ammesso «un debito dell'azienda di 67 milioni per il 2009 che salirà a 68 nel bilancio 2010». Nella stessa lettera però ha assicurato di poter risanare la sua disastrata azienda senza dover ricorrere né all'articolo 67 della legge fallimentare, come denunciato dal Sole 24 ore del 24 novembre 2011 e neppure a 178 milioni di finanziamento pubblico, come è inevitabile sospettare trattandosi di un imprenditore che ha potuto dar vita allo stabilimento di Isernia grazie a 4 milioni di euro presi dai fondi per il terremoto del Molise e utilizzati in una zona che dal terremoto era stata appena lambita;

per un industriale che si lancia nell'impresa di rilevare Termini Imerese azienda che dà lavoro a 1.600 dipendenti diretti a cui si aggiungono altri 600 lavoratori dell'indotto, l'avere già un debito esorbitante e non poter pagare neppure gli attuali 140 dipendenti è un pessimo inizio;

si avrebbe altresì notizia che da diversi mesi la DR Motor di Massimo Di Risio non paga gli stipendi agli impiegati, e agli operai. Inoltre emergerebbe un atteggiamento dell'azienda volto a scoraggiare i lavoratori dal diffondere notizie relative al mancato pagamento con la promessa di essere eventualmente assunti dalla nuova azienda, la DR Industrial di Termini Imerese;

dal Corriere della Sera di martedì 3 gennaio 2012 si apprende, nell'articolo: «Dr apre la partita di Termini. Il sogno del solare made in Usa», che «il capitale che dovrebbe essere messo a disposizione da Di Risio è di 15 milioni, a fronte del quale ha ottenuto 82 milioni di agevolazioni e 95 milioni di garanzie bancarie da parte della Regione Sicilia: non poco per un gruppo ancora in fase di sviluppo, che per due mesi non ha pagato i dipendenti del suo stabilimento di Macchia d'Isernia, ha 35 milioni di debiti e non ha ancora pubblicato il bilancio 2010»;

il giorno 4 gennaio 2012 è pervenuta agli interroganti una nota di 2 pagine, qualificata come «lettera aperta dei dipendenti DR Motor», nella quale vengono formulati ulteriori gravi addebiti, alla società;

diventa dunque più forte il sospetto di trovarci di fronte a una di quelle classiche partite di giro cui troppe volte abbiamo assistito a danno dei lavoratori del Sud in questi ultimi anni: quei giochi vertiginosi alla fine dei quali gli unici a ritrovarsi gabbati, presi in giro e gettati in mezzo a una strada sono i lavoratori con uno spreco clamoroso di denaro pubblico;

se il Governo non interviene immediatamente sia per verificare la reale consistenza della proposta della DR Motor sia per la responsabilità, che deve rimanere di Fiat, sul destino di questi lavoratori, sarebbe molto difficile cogliere la differenza tra il comportamento di questo Governo e quello precedente -:

se il Governo non intenda intervenire per accertare il reale stato finanziario del gruppo guidato da Massimo Di Risio, la reale fattibilità del piano industriale, le garanzie che il gruppo DR Motor dovrebbe dare a fronte dell'ingente finanziamento pubblico;

se il Governo abbia predisposto o intenda predisporre un piano alternativo più volte invocato dagli interpellanti mentre era in carica il precedente Governo senza mai ricevere una risposta;

se il Governo intenda far valere gli interessi nazionali chiedendo alla Fiat di rispondere del denaro pubblico percepito e di chiarire l'effettivo contenuto del cosiddetto «piano Fabbrica Italia», mantenendo per quanto rientri nelle sue competenze «vincolata in solido» la Fiat all'effettivo risultato del piano industriale e occupazionale annunciato.


(2-01307)
«Leoluca Orlando, Di Pietro, Donadi, Messina, Paladini, Aniello Formisano, Borghesi, Evangelisti, Cimadoro».