ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00576

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 264 del 12/01/2010
Firmatari
Primo firmatario: DI PIETRO ANTONIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 12/01/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 12/01/2010
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 12/01/2010
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 12/01/2010
FAVIA DAVID ITALIA DEI VALORI 12/01/2010


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE
Attuale delegato a rispondere: PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE delegato in data 12/01/2010
Stato iter:
14/01/2010
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 14/01/2010
Resoconto BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI
 
RISPOSTA GOVERNO 14/01/2010
Resoconto BRUNETTA RENATO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (PUBBLICA AMMINISTRAZIONE INNOVAZIONE)
 
REPLICA 14/01/2010
Resoconto BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 14/01/2010

SVOLTO IL 14/01/2010

CONCLUSO IL 14/01/2010

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00576
presentata da
ANTONIO DI PIETRO
martedì 12 gennaio 2010, seduta n.264

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, per sapere - premesso che:

il Consiglio dei Ministri, riunitosi il 17 dicembre 2009, ha avviato la procedura per la nomina del dottor Davide Giacalone a Presidente dell'Ente DigitPA (ex CNIPA). Il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha richiesto il parere parlamentare su tale proposta di nomina. La richiesta di parere è stata assegnata alla Commissione affari costituzionali;

il dottor Giacalone dal 1987 all'aprile 1991 è stato consigliere del Ministro delle poste e delle telecomunicazioni;

il 12 dicembre 1993 (pagina 19 - sezione: ATTUALITÀ) La Repubblica ha pubblicato le parole del ministro repubblicano Oscar Mammì difeso dall'avvocato Giovanna Corrias, che ha di fatto ammesso l'utilizzo di contributi personali per la sua campagna elettorale, detratti dalle cifre che finivano al partito repubblicano: «Io non ho mai avuto a che fare con i soldi - ha comunque dichiarato l'ex ministro repubblicano - Il mio collaboratore Giacalone pensava a tutto» Davide Giacalone in effetti, l'aveva già detto fin dalle prime battute di questa istruttoria partita su due binari paralleli a Roma e Milano e poi assegnata per competenza alla capitale dalla Corte di cassazione. «Io gestivo i soldi che mi dava Parrella anche per il ministro», disse il giovane tuttofare di Mammì alle Poste. Ma né lui, né il ministro, a dar retta a quanto ha detto nell'interrogatorio di venerdì sera, sembravano darsi pena di capire la provenienza di quei soldi. L'unica cosa certa è che in prima battuta i miliardi arrivavano a Giuseppe Parrella e poi - con le dovute «trattenute» dell'ex dirigente Asst - versati a Giacalone. L'inchiesta della Cordova ha chiarito comunque che le aziende versavano a Parrella le tangenti in cambio di favori o di promesse di favori. C'erano i soldi delle grandi imprese di forniture, che vendevano così i loro prodotti, dalla carta igienica ai computer (da questa indagine è scaturita l'accusa per il presidente dell'Olivetti Carlo De Benedetti). E c'erano i «contributi» delle tv, quelle che speravano di ottenere - e spesso hanno ottenuto - qualche privilegio nelle assegnazioni del piano delle frequenze che proprio Giacalone stava elaborando per conto di Mammì (è per quest'ultimo aspetto che sono finiti nei guai i dirigenti della Fininvest Gianni Letta e Adriano Galliani);

nel 1993 Davide Giacalone, consulente del ministro delle Poste Oscar Mammì per la legge sulle tv, e poi consulente Fininvest per 600 milioni, fu arrestato dai Magistrati di Mani pulite per corruzione, con l'accusa di aver smistato tangenti per il partito repubblicano italiano chiamando in causa i vertici del partito;

l'inchiesta si è chiusa nel 2001 con una sentenza che ha dichiarato la prescrizione dai reati;

con Sentenza 5 gennaio 2005, n. 1, la Corte dei Conti - Sezione Prima Giurisdizionale Centrale di Appello, condanna i signori Giuseppe Parrella, Oscar Mammì e Davide Giacalone, al pagamento, in solido tra loro, della somma di euro 2.405.429,00 (due milioni quattrocentocinquemila quattrocento ventinove/00), comprensiva della rivalutazione monetaria oltre agli interessi legali dalla data della sentenza al soddisfo, in favore delle Poste S.p.a. e alle spese del primo grado come in premessa, nonché a quelle del presente grado che si liquidano in Euro 3.429,59 (tremila quattrocentoventinove/59);

con sentenza 7 giugno 2005, n. 191, la Corte dei conti, sezione I giurisdizionale centrale d'appello, ha disposto la revoca, per errore di fatto, della presente decisione, nella parte in cui condanna il signor Davide Giacalone al risarcimento del danno arrecato alle Poste italiane s.p.a.;

nel 2008 il Ministro della funzione pubblica e dell'innovazione gli assegna un incarico quale consigliere -:

se il Governo - stante le ammissioni del Giacalone rese all'epoca, di avere accettato tangenti politiche e dovendo garantire per tale importante incarico pubblico un'indiscussa moralità del candidato - non intenda revocare la procedura per la nomina del dottor Davide Giacalone a Presidente dell'Ente DigitPA.

(2-00576)
«Di Pietro, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Favia».
Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

CENTRO NAZIONALE PER L'INFORMATICA NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ( CNIPA )

EUROVOC :

accusa

consulenza e perizia

controllo di bilancio

funzione pubblica

giudizio

giurisdizione amministrativa

potere di nomina

societa' per azioni