Atto Camera
Interpellanza urgente 2-00291
presentata da
ANTONIO DI PIETRO
lunedì 2 febbraio 2009, seduta n.124
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il 21 gennaio 2009 dopo oltre sette mesi di silenzio e di totale impossibilità di qualunque atto da parte dei possessori di azioni si comunicava che dal 26 gennaio 2009 il titolo Alitalia sarebbe stato eliminato dal listino di Borsa;
la Borsa italiana ha poi effettivamente revocato dal 26 gennaio scorso la quotazione dei titoli e delle obbligazioni convertibili;
tale revoca completa un iter avviato nel settembre 2008 con il commissariamento della società;
agli sportelli degli istituti di credito si risponde agli azionisti che il titolo Alitalia non esiste più;
questa vicenda è gravissima, senza precedenti in Italia e in Europa. Il titolo viene sospeso e mai più riammesso nel totale silenzio del Governo, della Consob, della Borsa e di tutte le altre organizzazioni di controllo e tutela messe in atto dopo i crack Cirio e Parmalat;
prima dell'estate il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'economia, in occasione del via libera al decreto legge sulla liquidazione della cosiddetta bad company dichiararono solennemente che «nessun risparmiatore ci rimetterà un euro»;
dal 4 giugno 2008, data in cui la Consob dispose la sospensione della quotazione delle azioni dell'Alitalia Spa «in via cautelativa» e a «tutela del mercato per scongiurare il rischio di eventuali speculazioni» i possessori di azioni Alitalia non le hanno più potuto negoziare, e non hanno neanche saputo nulla sul destino delle azioni in loro possesso;
oramai sono titoli di una società fallita che possiede solo qualche immobile e la somma versata da CAI; ma il Commissario straordinario deve rispettare l'ordine di risarcimento: i primi ad essere rimborsati saranno i crediti di Stato, poi ci sono i dipendenti, poi le banche, dopo gli obbligazionisti, poi vengono i fornitori e solo per ultimi gli azionisti. Gli obbligazionisti e gli azionisti non hanno nessuna speranza di recuperare anche solo in parte il loro capitale;
gli oltre 40.000 piccoli azionisti Alitalia - tra i quali molti dipendenti della nostra ex-Compagnia di bandiera che avevano ricevuto le obbligazioni al posto di voci del salario i cui titoli hanno un valore nominale di circa 300 milioni di euro - sarebbero stati salvaguardati dalla vendita ad Air France, secondo l'ipotesi originaria in seguito scartata dal presidente Berlusconi;
il Governo, sentita la Commissione nazionale per le società e la borsa, ha fatto presente che gli aspetti salienti dell'offerta presentata da CAI - Compagnia Aerea Italiana Spa, in data 31 ottobre 2008, per l'acquisto di complessi di beni e contratti di Alitalia Linee Aeree Italiane Spa, in amministrazione straordinaria e di altre società del gruppo Alitalia, sono stati resi noti al mercato dal Commissario straordinario di Alitalia Spa, con comunicato stampa del 3 novembre 2008. In tale comunicato stampa nessun riferimento è stato fatto in ordine all'eventuale emissione, da parte di CAI, di warrant da scambiare con azioni od obbligazioni Alitalia Spa;
il Governo, per quanto concerne, invece, l'accesso ai benefici previsti dall'articolo 1, comma 343, della legge 266 del 2005 che ha istituito il fondo depositi dormienti, ha precisato che ai sensi dell'articolo 1, comma 345-decies, della citata legge, il Ministro dell'economia e delle finanze, con decreto di natura non regolamentare, determina il riparto del Fondo tra i diversi beneficiari previsti dalla legge, precisando altresì che mentre per i depositi di somme di denaro il termine per il versamento al Fondo è scaduto il 15 dicembre 2008, per assegni circolari non riscossi, polizze vita prescritte e strumenti finanziari il termine scadrà il 31 maggio 2009. Pertanto, considerato che soltanto dopo tale data sarà possibile determinare l'ammontare esatto delle risorse che affluiranno al fondo, conseguentemente sarà possibile dar corso alle successive operazioni solo dopo il 31 maggio 2009;
i fondi per eventuali risarcimenti devono dunque secondo il Governo arrivare unicamente dal trasferimento dei cosiddetti «conti dormienti» dalle banche allo Stato. Ma, da una parte, i fondi rimasti non rivendicati per oltre dieci anni si sono rivelati di ammontare limitato (solo 800 milioni di euro contro i 2 miliardi stimati dal Governo), dall'altra, le risorse del fondo depositi dormienti sono state dirottate verso altri utilizzi: risparmiatori vittime di frodi finanziarie, possessori di obbligazioni della Repubblica argentina, ricerca scientifica, carta acquisti (social card) ed infine azionisti Alitalia che hanno dunque una possibilità praticamente nulla di venire rimborsati;
ilrisultato di questa disastrosa operazione è davanti agli occhi di tutti: la nostra compagnia aerea venduta «per due soldi» a Air France che di fatto la controlla, l'aeroporto di Malpensa declassato, migliaia di lavoratori Alitalia e dell'indotto senza lavoro, miliardi di debiti a carico dei contribuenti italiani e migliaia di investitori che si ritrovano adesso non più titoli Alitalia, ma carta straccia e risparmi di una vita andati in fumo -:
in che modo il Governo intenda tutelare effettivamente gli oltre 40 mila piccoli azionisti Alitalia e quale bilancio tragga a conclusione dell'operazione CAI-Alitalia.
(2-00291)
«Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».