ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01165

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 698 del 08/10/2012
Firmatari
Primo firmatario: BOCCIA FRANCESCO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 08/10/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VENTURA MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 08/10/2012
BARETTA PIER PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 08/10/2012
CALVISI GIULIO PARTITO DEMOCRATICO 08/10/2012
CAPODICASA ANGELO PARTITO DEMOCRATICO 08/10/2012
D'ANTONI SERGIO ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO 08/10/2012
DE MICHELI PAOLA PARTITO DEMOCRATICO 08/10/2012
DUILIO LINO PARTITO DEMOCRATICO 08/10/2012
GENOVESE FRANCANTONIO PARTITO DEMOCRATICO 08/10/2012
MARCHI MAINO PARTITO DEMOCRATICO 08/10/2012
MARINI CESARE PARTITO DEMOCRATICO 08/10/2012
MISIANI ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO 08/10/2012
NANNICINI ROLANDO PARTITO DEMOCRATICO 08/10/2012
RUBINATO SIMONETTA PARTITO DEMOCRATICO 08/10/2012
SERENI MARINA PARTITO DEMOCRATICO 08/10/2012
VICO LUDOVICO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2012


Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 11/10/2012

Atto Camera

Mozione 1-01165
presentata da
FRANCESCO BOCCIA
testo di
lunedì 8 ottobre 2012, seduta n.698

La Camera,

premesso che:

il Mezzogiorno ha subìto più del Centro-Nord le conseguenze della crisi economica, con una caduta maggiore del prodotto interno lordo e una riduzione ancora più pesante dell'occupazione nel biennio di recessione 2008-2009, mentre la debole ripresa del successivo biennio 2010-2011 è stata nell'area troppo incerta e insufficiente;

tra il 2007 e il 2011 il prodotto interno lordo meridionale ha subito una riduzione in termini reali del 6,1 per cento, a fronte di una riduzione del 4,1 per cento nel Centro-Nord;

da quattro anni i consumi nel Mezzogiorno non crescono: i consumi delle famiglie hanno registrato, in particolare nel Mezzogiorno, un calo significativo nel corso della crisi, anche per quelli alimentari, riducendosi complessivamente del 4,5 per cento, a fronte di una sostanziale stazionarietà nelle regioni del Centro-Nord. Per effetto della crisi e del declino dei redditi in atto dall'inizio del decennio, il livello dei consumi delle famiglie meridionali risulta inferiore in termini reali di oltre 3 miliardi di euro rispetto al valore del 2000;

le stime per il 2012, effettuate con il modello di previsione regionale Svimez-Irpet, evidenziano un forte peggioramento del quadro economico: aggravamento della recessione, contrazione del prodotto interno lordo superiore a quella dei partner europei, peggior andamento delle regioni meridionali;

si conferma, inoltre, e si aggrava la tendenza ad un ampliamento del divario tra Nord e Sud: il prodotto interno lordo del Centro-Nord dovrebbe flettere del 2,2 per cento, mentre quello del Sud farebbe segnare una riduzione del 3,5 per cento: considerando questa ulteriore contrazione, il prodotto interno lordo del Mezzogiorno farebbe segnare dal 2007 a tutto il 2012 una riduzione complessiva di circa il 10 per cento, ritornando ai livelli del prodotto interno lordo (a prezzi costanti) del 1997, un salto all'indietro di quindici anni (il prodotto del Centro-Nord tornerebbe ai livelli del 2002);

le manovre restrittive comportano, secondo le stime Svimez, un effetto depressivo sul prodotto interno lordo del 2012 dell'1,1 per cento in Italia, ma assai differente a livello territoriale: 8 decimi di punto nelle regioni centro-settentrionali e 2,1 punti percentuali in quelle meridionali;

tra il 2008 e il 2011 si sono perse nel nostro Paese 437 mila unità di lavoro, con una concentrazione territoriale impressionante: meno 266 mila nel Mezzogiorno, quasi il 60 per cento di perdite in un'area in cui sono presenti meno del 30 per cento degli occupati italiani. Per quanto riguarda i settori, si può parlare di un vero e proprio crollo per le costruzioni (meno 14,1 per cento, contro il meno 3,7 per cento del Centro-Nord) e nell'industria in senso stretto (meno 11,1 per cento nel Mezzogiorno, contro il meno 5,1 per cento nel resto del Paese), non compensate dalla dinamica del terziario che cresce al Centro-Nord (più 1 per cento), mentre riduce i posti di lavoro nel Sud (meno 1,6 per cento);

per quanto riguarda i tassi di occupazione relativi alle classi da 25 a 34 anni, la percentuale è del 47,6 per cento nel Mezzogiorno, a fronte del 75,7 per cento delle regioni del Centro-Nord;

l'impegno complessivo allo sviluppo è nei fatti mancato - causa la difficile crisi finanziaria e il rispetto dei vincoli che discendono dal patto di stabilità - determinando nel 2011 un crollo della spesa in conto capitale complessiva dell'11 per cento, che segue la riduzione del 19,6 per cento registrata nel 2010;

il taglio drastico operato sulle spese per investimenti, ai livelli più bassi per entrambe le macroaree, è gravato prevalentemente sul Mezzogiorno (meno 18,8 per cento rispetto al meno 8,2 per cento nel Centro-Nord), determinando una diminuzione della sua quota sul totale nazionale al 31,1 per cento, dal 40 per cento del 2010: a dispetto dei tanti luoghi comuni che persistono - alimentati da una discussione parziale, disinformata e scandalistica sull'uso, il non uso e l'abuso delle risorse per la coesione - il livello di spesa per investimenti pro capite al Sud è drammaticamente inferiore al resto del Paese;

ma ciò che emerge dai dati è, soprattutto, il fatto che la spesa ordinaria al Sud, diminuita dagli 11,3 miliardi di euro del 2010 ai 7 miliardi di euro del 2011, è l'elemento di peculiare debolezza dell'attività di investimento: la sua incidenza sulla spesa ordinaria complessiva del Paese è scesa dal 25,5 per cento nel 2010 al 18,8 per cento nel 2011 e, dunque, la spesa aggiuntiva, in leggera ripresa rispetto all'anno precedente, è risultata così di ammontare superiore a quello della spesa ordinaria (8,1 miliardi di euro rispetto a 7 miliardi di euro);

tutto questo determina la costante violazione del principio di addizionalità della spesa a finalità strutturale pattuito con l'Unione europea, per beneficiare delle politiche di coesione, indebolendo maggiormente la posizione negoziale del nostro Paese in vista della riforma per il ciclo di programmazione 2014-2020;

in ogni caso, l'efficacia dell'impegno aggiuntivo, vista la prassi di «sostitutività» registrata in tutti questi anni a dispetto di altri importanti vincoli, può essere garantita solo ponendo con forza, pure nell'ambito dell'attuazione del federalismo fiscale, la questione della garanzia di una spesa in conto capitale ordinaria di dimensione «adeguata» per il Mezzogiorno;

il prossimo documento di economia e finanza, momento di programmazione complessiva dello Stato, dovrebbe essere il luogo, a differenza che nel passato, per iniziare a esplicitare quantità e «qualità» della spesa ordinaria prevista per le aree sottoutilizzate, anche al fine di stabilirne, su un piano programmatico, l'effettiva portata dell'aggiuntività degli interventi e quanto questa possa incidere negli obiettivi di convergenza che il Paese si pone;

di fronte alla persistente mancanza, nel Mezzogiorno, di una politica complessiva di sviluppo e persino di politiche ordinarie generali adeguate (la spesa pubblica corrente pro capite sarà pure gravata da sacche di forte inefficienza, ma è più bassa rispetto al resto del Paese: e il livello dei servizi lo dimostra), anche gli interventi «aggiuntivi» e «speciali» realizzati con la «nuova» politica di coesione rischiano di continuare a perdere la loro finalità di riequilibrio territoriale, con il ben noto effetto di sostituzione (sempre più parziale, stante il livello complessivo inadeguato) della mancata spesa ordinaria. Questo, inevitabilmente, ne condizionerebbe esiti e risultati, inficiandoli ab origine,
impegna il Governo:
a confermare la percentuale di riparto del fondo per lo sviluppo e la coesione assegnando l'85 per cento delle risorse al Sud e il 15 per cento al Centro-Nord;

ad assumere iniziative per attribuire al fondo per lo sviluppo e la coesione una dotazione di risorse iscritte in bilancio non inferiori allo 0,6 per cento del prodotto interno lordo, risorse che non possono comunque risultare inferiori allo 0,4 per cento a fine anno.

(1-01165) «Boccia, Ventura, Baretta, Calvisi, Capodicasa, D'Antoni, De Micheli, Duilio, Genovese, Marchi, Marini, Misiani, Nannicini, Rubinato, Sereni, Vico».