ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01131

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 682 del 10/09/2012
Abbinamenti
Atto 1/01117 abbinato in data 19/09/2012
Atto 1/01135 abbinato in data 19/09/2012
Atto 1/01137 abbinato in data 19/09/2012
Firmatari
Primo firmatario: MESSINA IGNAZIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 10/09/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI PIETRO ANTONIO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
BARBATO FRANCESCO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
CIMADORO GABRIELE ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
DI STANISLAO AUGUSTO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
FAVIA DAVID ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
FORMISANO ANIELLO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
MONAI CARLO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
MURA SILVANA ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
PALADINI GIOVANNI ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
PALAGIANO ANTONIO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
PALOMBA FEDERICO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
PORCINO GAETANO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
ROTA IVAN ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
ZAZZERA PIERFELICE ITALIA DEI VALORI 10/09/2012


Stato iter:
19/09/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 19/09/2012
Resoconto MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 19/09/2012
Resoconto TASSONE MARIO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Resoconto CAPODICASA ANGELO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto GAROFALO VINCENZO POPOLO DELLA LIBERTA'
 
INTERVENTO GOVERNO 19/09/2012
Resoconto POLILLO GIANFRANCO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 19/09/2012
Resoconto MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI
 
DICHIARAZIONE VOTO 19/09/2012
Resoconto LA MALFA GIORGIO MISTO-LIBERAL DEMOCRATICI-MAIE
Resoconto GIANNI PIPPO POPOLO E TERRITORIO (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, DEMOCRAZIA CRISTIANA)
Resoconto LO PRESTI ANTONINO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Resoconto GRANATA BENEDETTO FABIO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Resoconto CICCANTI AMEDEO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Resoconto TASSONE MARIO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Resoconto BITONCI MASSIMO LEGA NORD PADANIA
Resoconto D'ANTONI SERGIO ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto PAGANO ALESSANDRO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto VERSACE SANTO DOMENICO MISTO
 
PARERE GOVERNO 19/09/2012
Resoconto POLILLO GIANFRANCO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 19/09/2012

DISCUSSIONE IL 19/09/2012

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 19/09/2012

VOTATO PER PARTI IL 19/09/2012

IN PARTE ACCOLTO IL 19/09/2012

PARERE GOVERNO IL 19/09/2012

RESPINTO IL 19/09/2012

CONCLUSO IL 19/09/2012

Atto Camera

Mozione 1-01131
presentata da
IGNAZIO MESSINA
testo di
lunedì 10 settembre 2012, seduta n.682

La Camera,

premesso che:
aspre sono state, nelle scorse settimane, le polemiche scatenate dall'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, sul rischio default della Regione siciliana e sulla sua crisi di liquidità, che gli erano stati segnalati dal vice presidente di Confindustria siciliana, Ivan Lo Bello;

la richiesta d'intervento da parte degli imprenditori era motivata da fatti eccezionali: «dall'insostenibile crisi finanziaria della regione ancora più evidenziata dall'incertezza legata alla vicenda del bilancio 2012; dall'assenza di strategie e politiche mirate al risanamento; dall'assenza di un'efficace programmazione per l'utilizzo dei fondi strutturali e delle poche risorse disponibili per arginare gli effetti della recessione; dalla consapevole preoccupazione che l'attuale classe politica continui a mostrare inadeguatezza e mancanza di responsabilità»;

secondo gli industriali isolani, si è all'epilogo di una lunga stagione politica ed economica, che non riguarda solo il governo Lombardo, e che si è basata esclusivamente su una capillare distribuzione assistenziale e clientelare delle risorse pubbliche;

la Sicilia rischia di diventare la Grecia del Paese, con i dipendenti e i pensionati regionali che saranno i primi a trovarsi senza stipendio in caso di crollo;

la stessa direzione generale per la politica regionale della Commissione europea aveva trasmesso una lettera a Palazzo dei Normanni, imputandole la mancanza di controlli sull'utilizzo dei fondi strutturali;

la Regione siciliana, il cui statuto fu approvato con legge costituzionale, è, per le competenze di cui è titolare, per così dire, la «più speciale» fra le regioni a statuto speciale (come scrivono Floriana Cerniglia e Pasquale Hamel): solo la Sicilia è, infatti, intestataria della cosiddetta competenza esclusiva nelle materie di cui all'articolo 14 e 15 dello statuto; l'esercizio del potere legislativo trova solo il limite dei principi costituzionali e delle leggi di grande riforma;

si tratta di competenze, dunque, molto ampie in materie decisive nella vita della regione. Il loro esercizio comporta un notevole impegno finanziario e lo stesso statuto ha previsto un regime di finanziamento adeguato;

la regione è titolare di un proprio patrimonio, che è poi quello che lo Stato le ha trasferito, ma ha anche autonomia tributaria e, con l'eccezione delle imposte di produzione e delle lotterie e dei tabacchi, tutte le imposte esatte nel territorio siciliano sono riversate nelle casse della regione. A completamento del quadro, bisogna considerare l'articolo 38, concernente il fondo di solidarietà nazionale, che prevede un versamento annuo dallo Stato alla regione, il cui ammontare avrebbe dovuto compensare la minore entità dei redditi di lavoro in Sicilia rispetto alla media nazionale. Il parametro, che avrebbe dovuto regolare il versamento, si è rivelato di difficile calcolo ed è stato, quindi, contrattato anno su anno, portando nel tempo nelle casse della regione una quota rilevante di risorse. Negli ultimi anni è stato comunque via via ridotto;

se a questo si aggiungono i fondi destinati a specifici scopi e quelli comunitari nel quadro delle politiche di coesione, appare chiaro che la Sicilia avrebbe potuto avere quanto necessario per assolvere la sua missione;

i documenti ufficiali della regione stessa e la relazione della Corte dei conti del 29 giugno 2012 sul rendiconto generale della Regione siciliana per l'esercizio finanziario 2011, confermano, invece, che l'istituzione regionale siciliana non solo è afflitta da una contingente crisi di liquidità, ma che questa crisi può divenire cronica, considerato l'uso non prudente con cui sono state amministrate le risorse nel corso degli anni;

come già detto, il 29 giugno 2012 la Corte dei conti ha trasmesso il giudizio di parificazione per l'esercizio finanziario 2011 e a premessa alla sua analisi dei saldi scrive «con i se non si fa la storia e non si fa nemmeno la contabilità», alludendo alla poca chiarezza di alcune voci contabili e, in particolare, di quella relativa ai residui attivi;

la presidente delle sezioni riunite della Corte dei conti, Rita Arrigoni, ha parlato di un quadro «allarmante con un debito regionale in continua crescita che tra novembre e dicembre 2011 ha visto attivare nuovi prestiti per 818 milioni di euro, determinando una complessiva esposizione a fine anno per circa 5 miliardi e 300 milioni, un debito destinato a salire malgrado l'impugnativa del commissario dello Stato»;

malgrado la crisi e le casse vuote, la Regione siciliana si distingue ancora una volta per gli elevati costi del personale: nel 2011 cinquantasei milioni di euro in più rispetto al 2010, che fanno lievitare i costi per le casse della regione fino ad un miliardo e 84 milioni di euro;

secondo la relazione citata: «Il rendiconto generale relativo all'anno finanziario 2011 registra una situazione di notevole, preoccupante deterioramento: tutti o quasi i saldi fondamentali di bilancio presentano valori negativi. Così per il saldo netto da finanziare e per il ricorso al mercato, mentre crescono a dismisura le obbligazioni da onorare in esercizi futuri in corrispondenza con un volume di residui passivi cresciuti da 5 a 7 miliardi di euro»;

per la magistratura contabile sarebbe «auspicabile un sostegno alla Sicilia da parte del Governo nazionale. Ciò varrebbe a dare nuovo, realistico impulso a quelle misure, pur previste da recenti iniziative regionali, che non hanno avuto risultati apprezzabili. Il che vale per il piano di riordino delle società regionali, per la riorganizzazione del sistema di gestione dei rifiuti, per la riduzione degli enti sanitari, nonché per le nuove regole sulla trasparenza, sulla semplificazione, l'efficienza, specialmente con le iniziative previste a contrasto della corruzione e della criminalità organizzata»;

il bilancio della regione del 2012, che avrebbe dovuto essere approvato entro il 31 dicembre 2011, è stato approvato nell'aprile 2012, con quattro mesi di ritardo. Peraltro - unico caso nella storia dell'autonomia siciliana - la manovra ha registrato oltre 80 norme impugnate dal commissario dello Stato;

se si guarda anche ai dati relativi al bilancio di competenza della regione per l'esercizio finanziario 2012 si riscontrano ancora molte opacità e un peggioramento dei conti. Infatti, per il 2012 il totale delle entrate finali comprensive di accensione dei prestiti ammonta a 16 miliardi e 866 milioni di euro, ma poiché le spese finali comprensive del rimborso prestiti ammontano a 26 miliardi e 266 milioni di euro, la differenza - pari a 9 miliardi e 400 milioni di euro - viene coperta ancora una volta dalla «voce contabile tanto suggestiva quanto discutibile» (come ha scritto sempre la Corte dei conti) di «avanzo finanziario presunto» (questa stessa voce, nel bilancio di competenza per il 2011, era un valore più basso: 9.265.599 di euro);

nel 2012, la necessità di reperire risorse continua, dunque, ad aumentare, nonostante le spese finali (senza considerare il rimborso dei prestiti) rispetto al 2011 siano calate (-5,1 per cento), ma in maniera inferiore alle entrate (al netto dell'accensione dei prestiti), che invece scendono del 6,7 per cento. Quindi, anche nel 2012, la crescita della spesa di competenza è più alta di quella delle entrate di competenza;

un'altra incongruenza - ad esempio - si rileva osservando che, mentre la quota dei tributi erariali spettanti alla regione nel 2012 cala del 6,4 per cento, il gettito irap, invece, aumenta dello 0,6 per cento. E addirittura i tributi propri dovrebbero aumentare dell'1,7 per cento. Dati poco verosimili stante un calo stimato del prodotto interno lordo per il 2012 in Sicilia del 2,6 per cento;

ma a volere indicare le criticità della gestione - scrivono gli autori già citati - si potrebbero riempire pagine intere: si tratta di primati negativi che s'inanellano l'uno dopo l'altro, a cominciare dall'espansione dell'area dell'occupazione pubblica improduttiva, portando oltre il limite delle compatibilità finanziarie i conti della regione. La Regione siciliana, che non brilla certo per efficienza delle sue strutture amministrative, ha il numero più alto di dipendenti pubblici, si parla di ben oltre 20 mila unità, ai quali si debbono aggiungere soggetti che a vario titolo percepiscono dalla regione un reddito mensile e che ammonterebbero a circa 140 mila unità. Un esercito nel quale sono compresi circa 28 mila forestali, quanti ve ne sono in tutto il resto del Paese, che gestiscono non sempre bene il purtroppo modesto patrimonio boschivo dell'isola;

si deve innanzitutto azzerare da subito l'inutile pletora di consulenti che gravano sulle casse della regione, anche perché la Regione siciliana può contare su oltre 1800 dirigenti e certamente non ha alcun bisogno di consulenti nominati a spese dei cittadini;

è paradossale che in questa situazione, sia pure dimissionario, l'attuale presidente della giunta siciliana continui in queste settimane a fare nomine;

in Sicilia continuano a manifestarsi segnali di inarrestabile declino. Anche nel 2011 l'economia siciliana ha risentito della fase ciclica negativa che ha causato un rilevante calo del prodotto interno lordo;

ben poco è stato fatto per avviare un reale processo di sviluppo, a cominciare dal necessario adeguamento delle infrastrutture. A questa lista, si aggiungono altri primati: un tasso di disoccupazione stabilmente tra i più alti tra le regioni italiane, un prodotto interno lordo pro capite che è tra i più bassi, il tutto condito da una qualità nell'offerta dei beni e servizi pubblici più bassa di altre aree del Paese;

di tutto ciò, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, sono responsabili politicamente i partiti che, anche nelle scorse legislature, hanno contribuito alla creazione di questo stato della finanza pubblica regionale e quelli che, col loro silenzio, non hanno fatto nulla per arrestarne gli effetti ed invertirne la rotta;

appare incredibile che proprio la Regione siciliana - così bisognosa di interventi di sostegno alla propria economia - rischi di perdere per carenze istruttorie 1,6 miliardi di euro, tra fondi dell'Unione europea e cofinanziamento nazionale, se non spesi entro il 2013;

poco credibile è risultata la difesa d'ufficio dell'operato della giunta regionale da parte del presidente Lombardo tesa a dimostrare la sostenibilità della finanza regionale;

il giudizio durissimo della Corte dei conti, che fa capire quanto la Regione siciliana sia oggi distante da quella immaginata dai padri dello statuto e dell'autonomia, sancisce la difficoltà strutturale della Sicilia a riformarsi eliminando sprechi e inefficienze e impone a tutti - forze politiche, forze sociali e cittadini - uno sforzo comune per rinnovare la classe dirigente regionale e avviare, insieme allo Stato, un processo di risanamento e sviluppo;

per questo le prossime elezioni regionali rappresentano un punto di non ritorno: o le forze politiche e gli elettori riusciranno a dar vita a una nuova classe dirigente, staccata dal sistema di potere che si è consolidato negli anni, oppure si andrà verso il default;

serve per l'isola un accordo tra Stato e regione per il risanamento dei conti, una sorta di Maastricht siciliana che impedisca all'isola di sprofondare definitivamente. E, in parallelo, va avviata un'azione a largo raggio per rilanciare uno sviluppo sostenibile per l'isola basato sull'innovazione, il turismo, l'agricoltura e le energie rinnovabili, attuando, attraverso uno snellimento delle procedure nel rispetto delle leggi, una politica a «burocrazia zero» a favore delle attività imprenditoriali,
impegna il Governo:
a concordare con la prossima giunta regionale una tabella di marcia di rientro dal debito e di azzeramento del deficit che, evitando la logica dei tagli lineari, delinei viceversa una severa revisione delle spese e un'azione che deve condurre a ridurre gli sprechi, eliminare le consulenze esterne e riorganizzare la macchina burocratica;

a concordare con la giunta regionale meccanismi periodici di controllo e di rendicontazione dei progressi conseguiti ed a valutare, alla luce di tale rendicontazione, le modalità dell'erogazione dei trasferimenti dovuti alla regione;

contemporaneamente, ad assumere e/o a rendere esecutive e ad accelerare tutte le iniziative disponibili per il rilancio dell'economia e dell'occupazione in Sicilia;

ad erogare alla regione gli indennizzi previsti per l'attività di estrazione e raffinazione dei prodotti petroliferi, dando attuazione a quanto previsto dallo statuto regionale, posto che in Sicilia sono ubicati tre stabilimenti petrolchimici e cinque raffinerie, diversi pozzi a seguito della scoperta di giacimenti di petrolio greggio, il gasdotto italo-algerino, che rifornisce prevalentemente l'Italia continentale nonché diversi Paesi europei, attraversa l'isola, mentre è recente la scoperta da parte di Eni ed Edison di alcuni giacimenti di metano al largo della costa fra Agrigento e Gela (tutte insieme queste risorse energetiche costituiscono circa il 60 per cento del consumo nazionale);

ad adottare ogni iniziativa di propria competenza affinché tutti i partiti non candidino alle prossime elezioni regionali i soggetti imputati o condannati per ogni tipo di reato e, in particolar modo, per reati contro la pubblica amministrazione e relativi alla collusione con la mafia e la criminalità organizzata.

(1-01131)
«Messina, Di Pietro, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Barbato, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Monai, Mura, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».