ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01129

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 682 del 10/09/2012
Abbinamenti
Atto 1/01118 abbinato in data 10/09/2012
Firmatari
Primo firmatario: DI PIETRO ANTONIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 10/09/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
BARBATO FRANCESCO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
CIMADORO GABRIELE ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
DI STANISLAO AUGUSTO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
FAVIA DAVID ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
FORMISANO ANIELLO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
MONAI CARLO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
MURA SILVANA ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
PALADINI GIOVANNI ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
PALAGIANO ANTONIO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
PALOMBA FEDERICO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
PORCINO GAETANO ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
ROTA IVAN ITALIA DEI VALORI 10/09/2012
ZAZZERA PIERFELICE ITALIA DEI VALORI 10/09/2012


Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 10/09/2012
Resoconto ZAZZERA PIERFELICE ITALIA DEI VALORI
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 10/09/2012
Resoconto MARINI CESARE PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto LARATTA FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto LO MORO DORIS PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto LAGANA' FORTUGNO MARIA GRAZIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto VILLECCO CALIPARI ROSA MARIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 10/09/2012

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 10/09/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 10/09/2012

Atto Camera

Mozione 1-01129
presentata da
ANTONIO DI PIETRO
testo di
lunedì 10 settembre 2012, seduta n.682

La Camera,

premesso che:
la Calabria vive in questo periodo un momento difficile, di sofferenza, con ampie zone grigie di remissività allo stato attuale delle cose in ogni settore, e non riesce a liberarsi da alcuni limiti, figli di una cultura delle clientele e del favore, in luogo di quella del primato dei diritti, che ne impediscono un sano ed armonioso sviluppo della vita sociale, economica e politica;

la politica «di clientela» in Calabria occupa troppi spazi e specula sui bisogni delle fasce più deboli della popolazione, impedendo colpevolmente la soluzione definitiva dei problemi. La particolare debolezza degli apparati produttivi e delle relazioni di mercato, l'asfissia di presidi democratici autonomi, la fragilità del tessuto associativo, la diffusione pervasiva di insediamenti mafiosi, il peso patologico del settore pubblico nell'economia fanno sì che nella regione la politica rappresenti il grande e tendenzialmente unico regolatore della vita di ciascuno e di tutti;

i rappresentanti politici devono tornare ad essere modello di eticità, lungimiranza e dedizione alla cosa pubblica, ancor di più in una regione come la Calabria, afflitta, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, da incuria e dispregio generalizzato per i beni pubblici. La politica deve tornare ad essere competenza, capacità, responsabilità;

secondo un report della Banca d'Italia, nel 2011 l'attività economica della Calabria ha ristagnato dopo il lieve recupero del 2010;

secondo le indagini della Banca d'Italia presso le imprese industriali con almeno 20 addetti, il 53 per cento delle aziende con sede in Calabria ha registrato un calo del fatturato, contro il 45 per cento che ha osservato un aumento. Per il 2012, il saldo dei giudizi delle imprese sul fatturato è previsto in peggioramento;

il permanere di ampi margini di capacità inutilizzata e i segnali di ulteriore rallentamento della domanda, a cui si sono associate, a partire dalla seconda parte del 2012, le tensioni sulle condizioni di finanziamento hanno ostacolato gli investimenti da parte delle imprese: nel 2011 il saldo tra la percentuale delle aziende che indicano un incremento degli investimenti e quelle che ne indicano un calo è diventato negativo; nel 2012, in base alle indicazioni delle imprese, l'accumulazione di capitale dovrebbe diminuire ancora;

le esportazioni di merci della regione hanno rallentato, continuando a crescere meno di quelle del Mezzogiorno e dell'Italia, per effetto di un forte calo delle vendite verso l'Unione europea e, in particolare, verso i Paesi in cui è in atto una crisi del debito (Spagna, Grecia, Portogallo);

i comparti dell'agroalimentare, dei prodotti chimici e dei macchinari, che complessivamente costituiscono oltre il 70 per cento delle esportazioni, hanno subito una flessione;

il settore delle costruzioni ha risentito in maniera accentuata dell'avversa congiuntura economica. Secondo l'indagine della Banca d'Italia presso le imprese del settore, la produzione e l'occupazione si sono ridotte. Sul mercato dell'edilizia residenziale, le transazioni sono diminuite per il quinto anno consecutivo;

con riferimento ai soli servizi privati non finanziari, l'indagine della Banca d'Italia su un campione di imprese con almeno 20 addetti segnala che il 55 per cento delle imprese ha registrato un calo del fatturato, mentre solo un quinto di esse ha indicato un aumento. L'andamento del commercio ha riflesso la diminuzione del reddito disponibile reale e dei consumi delle famiglie;

sono diminuite sia le immatricolazioni di autovetture, sia le vendite di altri beni durevoli. Ha, invece, avuto un andamento positivo il settore del turismo, dopo un triennio di crisi;

nel 2010, il tasso di disoccupazione tra i giovani calabresi nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni è stato del 39 per cento. Questo, a fronte di un tasso di scolarità maggiore che nel resto del Paese. Nel 2008, la percentuale dei giovani iscritti alla scuola secondaria superiore era del 97,6 per cento. I laureati sono passati da 5.800 nel 2001 ad una cifra pari a 13.500 nel 2008;

oggi si stima che il tasso di disoccupazione giovanile sia salito addirittura al 65 per cento, mentre quello delle donne al 41 per cento. Un notevole capitale umano, poco utilizzato. Infatti, soltanto il 28,3 per cento dei giovani tra i 15-34 anni risultano occupati. Un capitale umano che prende la strada dell'emigrazione e che vede come prima regione di destinazione dei flussi migratori la Lombardia e come seconda l'Emilia Romagna;

la probabilità di trovare lavoro entro un anno per i disoccupati calabresi è stata sensibilmente influenzata dalla crisi economica, scendendo dal 29 per cento del 2008 al 23 nel 2010, valore in linea con quello del Mezzogiorno, ma inferiore di oltre cinque punti alla media nazionale;

le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni sono cresciute fortemente nel 2011, sebbene meno che nel 2010, con un andamento molto più negativo di quello del Mezzogiorno;

in Calabria l'area del precariato comprende anche un bacino piuttosto largo di lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità. Sono più di cinquemila (5.200) i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità in Calabria, rispetto ai quali si perpetuano i problemi della mancata adozione di misure organiche di stabilizzazione e dell'incertezza di fondi per pagare i sussidi;

nel corso del 2011 la crescita del credito erogato dagli intermediari bancari alla clientela residente in Calabria ha decelerato rispetto al 2010 ed è stata simile a quella media nazionale. Nei primi mesi del 2012, secondo i dati provvisori, i prestiti bancari sono lievemente diminuiti rispetto allo stesso periodo del 2011;

nel 2011 i prestiti bancari alle famiglie consumatrici hanno rallentato; alla riduzione del ritmo di crescita registrata dai finanziamenti erogati per l'acquisto di abitazioni si è associato il calo del credito al consumo nella seconda parte dell'anno. A dicembre 2011 il tasso di interesse medio sui mutui per l'acquisto di abitazioni era superiore di 1,1 punti percentuali rispetto a un anno prima. La crisi si è riflessa in una minore partecipazione delle famiglie al mercato dei mutui immobiliari; negli anni più recenti le nuove erogazioni si sono orientate nuovamente verso formule indicizzate;

in Calabria la crisi nel 2011 ha bruciato 249 imprese, praticamente ci sono stati 15,8 fallimenti ogni 10 mila aziende attive. A livello regionale - come rivela lo studio sull'andamento dei prestiti al sistema imprenditoriale negli ultimi dieci mesi - i più penalizzati sono gli imprenditori calabresi. Con il ricorso ai prestiti bancari, gli imprenditori delle piccole aziende calabresi sono, infatti, chiamati a pagare i tassi di interesse più alti (9,11 per cento): una regola che vale sia per il settore delle costruzioni (dove i calabresi pagano tassi dell'8,10 per cento) che per quello del manifatturiero e dei servizi. Anche in questo caso è forte divario tra Nord e Sud: in Trentino, per esempio, l'accesso al credito è relativamente meno caro: interessi al 5,5 per cento. Quasi la metà;

l'accesso al credito è ormai sempre più un privilegio per pochi e da qui al prossimo futuro ci si troverà molto spesso dinnanzi ad imprese che «chiudono per crediti» non riscossi, e con debitore - ovviamente - la pubblica amministrazione. Infatti, ad esempio, le aziende sanitarie locali possono arrivare ad accumulare ritardi anche di oltre 4 anni;

in un contesto così sfavorevole non aiutano, anzi penalizzano fortemente, le decisioni del Governo in materia di riduzione della spesa, in particolare sul pubblico impiego, dove addirittura si corre il rischio di mettere in discussione i livelli occupazionali esistenti, oltre che rendere, di fatto, impossibile l'accesso delle nuove generazioni al mercato del lavoro pubblico;

gli stessi interventi previsti nel piano per il Sud varato dal Governo rischiano di essere riduttivi se non inquadrati in un modello di sviluppo compatibile con le specificità territoriali e, quindi, funzionali ad una rapida integrazione della regione Calabria nel sistema produttivo nazionale ed internazionale;

in questo contesto, le questioni del lavoro in una regione come la Calabria, caratterizzata dalla drammatica stratificazione di emergenze sociali, ambientali e civili, possono trovare soddisfacente riscontro solo nell'ambito di comuni strategie di sviluppo;

la più grande di dette emergenze, tale da mettere a repentaglio il futuro stesso del territorio, è data dal dissesto idrogeologico. Il degrado della regione, da questo punto di vista, evoca in termini inderogabili ed urgenti una sorta di rivoluzione culturale nelle strategie di Governo. È necessario addivenire all'allestimento di un complessivo piano di riqualificazione ambientale, sulla cui attuazione concentrare tutte le risorse finanziarie reclutabili in campo europeo, nazionale e regionale. Tale iniziativa, nel risistemare un territorio altrimenti inidoneo a qualunque sviluppo, garantirebbe un consistente tasso occupazionale, soprattutto appannaggio dei giovani, che sempre più numerosi abbandonano la loro terra alla ricerca di lavoro e di futuro;

le condizioni del mare calabrese sono oggettivamente precarie. Questo dato, insieme a quelli inerenti al territorio, evidentemente pregiudicano, soprattutto, lo sviluppo del turismo verso il quale, indubbiamente, la Calabria può e deve aspirare;

dal punto di vista ambientale la Calabria è «formalmente» in emergenza. La dichiarazione dello stato di emergenza è del 1997. In dodici anni per la gestione dell'emergenza ambientale in Calabria si sono avvicendati 11 commissari;

dopo 12 anni di commissariamento, sul versante del ciclo integrato dei rifiuti, la Calabria è ancora all'anno zero, nonostante alcuni esempi di virtuosità riscontrabili in pochi comuni che, con propria iniziativa, hanno applicato il metodo della raccolta differenziata;

i pochi impianti di trattamento e smaltimento esistenti in Calabria stanno esaurendo le loro capacità di intervento. La situazione è delicata e potrebbe esplodere da un momento all'altro. In Calabria ogni mille metri di costa c'è un depuratore. In tutto sono 700. Quelli sul litorale, però, sono solo tubi che fanno viaggiare tonnellate di rifiuti, avanti e indietro. Sono depuratori «fantasma». Il mare è sempre sporco, in certi giorni la schiuma biancastra è una striscia lunga 250 chilometri. Il Tirreno è diventato il bidone dell'immondizia di 2 milioni d'abitanti;

un obiettivo decisivo è, dunque, connesso al potenziamento ed allo sviluppo in Calabria di attività diffuse legate all'economia verde. La sostenibilità ambientale quale patto tra le varie generazioni sarà sempre più la sfida e il metro di valutazione delle politiche pubbliche e degli investimenti economici a scala globale;

un altro obiettivo importantissimo è relativo alla costruzione di una nuova e più efficace concezione di welfare, basato meno su trasferimenti monetari assistenziali ai singoli e più sull'offerta di servizi di sostegno ai bisognosi e ai meritevoli. Si assiste poco e male chi ne ha bisogno e disabili, ammalati cronici, intere categorie sociali sono lasciate sole. È necessario un welfare inclusivo e attivo, orientato a creare le condizioni per assicurare maggiore coesione;

questa sfida appare tanto più difficile in quanto il governo Scopelliti dimostra tutta la propria indifferenza, se non vere e proprie ostilità, nei confronti dell'innovazione quale sistema di rigoroso rispetto delle necessità regionali. Basti rievocare l'inaccettabile «legge casa» che sostanzialmente determina una brutale espansione dei tassi della volumetria edificabile che già oggi, soprattutto lungo le coste, spicca per incompletezza strutturale e disseminato insediamento territoriale. Tanto più che da accreditatissime valutazioni di settore si desume l'inquietante dato per cui in Calabria esiste un numero maggiore di abitazioni rispetto agli abitanti;

la stessa utilizzazione dei fondi europei ha conosciuto di recente una destinazione, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, dal chiaro tenore clientelare, rispetto al quale occorrerebbe con immediata risolutezza prendere le distanze;

un grande piano di riqualificazione ambientale comprenderebbe, di fatto, la tutela e la valorizzazione dello straordinario patrimonio storico, archeologico e naturalistico, effettivo presupposto di uno sviluppo soprattutto turistico davvero strutturale;

in questo quadro è inammissibile la persistenza del commissariamento per l'emergenza ambientale che per lunghi lustri ha, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, semplicemente sperperato qualche miliardo di euro senza assicurare alcun reale ritorno in termini di servizio alla popolazione;

va citata la specifica realtà crotonese, in attesa da quasi un ventennio di un processo di decontaminazione quale intervento risarcitorio dei danni procurati all'ambiente e alla salute dei cittadini lungo oltre mezzo secolo di industrializzazione priva dei minimi presidi strutturali e tecnologici, atti a scongiurare effetti purtroppo ancora in essere e dalle proporzioni davvero drammatiche;

la straordinarietà delle sfide presenti nella realtà calabrese, proporzionali a una sistematica inidoneità di governo, evocano responsabilità di indifferente colorazione politica;

con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 giugno 2012, è stata decretata la compatibilità ambientale e il beneplacito al proseguimento dell'iter autorizzativo della centrale a carbone di Saline Ioniche, in provincia di Reggio Calabria. Ma sentenze della Corte costituzionale hanno stabilito il principio secondo cui la localizzazione degli impianti energetici non possa avvenire in assenza di intesa con la regione interessata (si veda la sentenza n. 383 del 2005). La letteratura scientifica dimostra in maniera inequivocabile come gli impianti a carbone costituiscono un danno conclamato alla salute delle persone e dell'ambiente. L'impatto sanitario del carbone, anche prendendo a riferimento gli impianti più moderni, è valutato almeno 5 volte superiore a un equivalente impianto a gas rispetto alle morti premature causate dall'inquinamento e circa doppio in termini di emissioni di gas climalteranti;

la destinazione del territorio calabrese a centro per la produzione energetica non può che minare alla base ogni seria prospettiva di sviluppo turistico e agricolo della Calabria, le uniche concrete e valide alternative economiche e occupazionali a lungo termine a una miope politica economica che vede il futuro della Calabria nero come il carbone;

in riferimento all'altra grande questione che è quella infrastrutturale, al di là di un qualche progresso registrato nei lavori di ammodernamento della A3, permane non solo la consueta deficienza viaria e ferroviaria, ma addirittura la regione è oggetto di una spoliazione di servizi che, se non riparata, è destinata a desertificare gran parte del suo territorio. In questi termini, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, sono violati persino fondamentali diritti costituzionali;

la spesa dello Stato per il ponte sullo Stretto, a parte ogni altra considerazione, porterà a rinunciare alla realizzazione di opere ben più importanti e urgenti:

a) ferroviarie: dal potenziamento e collegamento della rete tirrenica con Taranto e Bari al potenziamento dei collegamenti tra Catania, Messina e Palermo, fino all'adeguamento di linee vecchissime come la Palermo-Agrigento e la Ragusa-Catania;

b) portuali: con il rafforzamento dei collegamenti e delle strutture nelle aree portuali di Messina, Palermo, Trapani, Catania, Villa San Giovanni, Gioia Tauro e Taranto;

c) stradali: dall'adeguamento della statale jonica al completamento dei collegamenti alla A3 in Calabria al completamento della Palermo-Messina, fino all'adeguamento dei collegamenti tra Catania, Siracusa e Gela;

per quanto concerne i trasporti ferroviari, i problemi principali sono dovuti all'obsolescenza delle carrozze, alla mancanza di servizi alle fermate, ai guasti alle linee elettriche;

in nessuna regione italiana l'ammontare degli stanziamenti per il servizio (ossia il contributo a Trenitalia o agli altri concessionari per avere più treni in circolazione) e per l'acquisto di nuove carrozze arriva nemmeno allo 0,4 per cento del bilancio regionale;

i container movimentati nel Mediterraneo mediante transhipment tra il 2006 e il 2015 cresceranno del 50 per cento; le movimentazioni Nord-Sud e viceversa nel Mediterraneo danno un ruolo decisivo al porto di Gioia Tauro se verranno sistemati e attivati i servizi ferroviari. Diventa indispensabile costruire una piattaforma logistica transnazionale che gestisca la distribuzione di merci nel continente europeo. Va costruita una rete che, oltre agli attuali porti di Corigliano e Rossano, dovrebbe coinvolgere anche i porti di Messina, Catania e Augusta. Occorre progettare e realizzare un distripark, una piattaforma logistica avanzata dove le merci vengono prelevate dai container e, attraverso attività logistiche e l'immissione di valore aggiunto (quali il confezionamento, l'etichettatura, l'assemblaggio, il controllo di qualità e l'imballaggio), vengono poi preparate per la spedizione, adattandole alle richieste del cliente finale e ai requisiti del Paese di destinazione. Questo sistema può determinare una ricaduta positiva a livello occupazionale per la molteplicità delle competenze necessarie;

la strada statale 106, fatta eccezione per alcuni tratti, è l'identica infrastruttura degli anni '30: non solo bandiera di arretratezza ma elemento di emarginazione di circa metà della popolazione regionale. A fronte di tutto questo le Ferrovie continuano a disconoscere il diritto alla mobilità dei calabresi e lo stesso Governo nazionale si appresta a cancellare due strutture aeroportuali. La cosa appare ai firmatari del presente atto di indirizzo come inquietante cifra della scarsa conoscenza, da parte dell'attuale Ministero, della realtà di un'intera regione;

in Calabria si è consolidata una vera e propria «metodologia del disservizio». Tale metodologia è l'aspetto prevalente del sistema sanitario in Calabria, mostrando sempre le stesse caratteristiche di un sistema caratterizzato da debolezza strutturale in una micidiale combinazione tra Governo regionale, che non riesce a imporre scelte di rinnovamento, governo aziendale, troppo spesso senza capacità di gestione, degrado e inadeguatezza strutturale dei presidi sanitari, disorganizzazione amministrativa e gestionale, comportamenti professionali non adeguati. Tale «metodologia del disservizio» a volte può risultare fatale, pregiudica le esigenze assistenziali, impedisce un efficace governo della spesa e conduce a rilevanti disavanzi finanziari;

il deficit corrente che si accumula ogni anno è pari ad altri 200-250 milioni di euro. La giunta Scopelliti ha certificato il debito del settore in 1,45 miliardi di euro;

la Calabria, con 2.011.677 abitanti, ha una rete ospedaliera composta da 37 strutture pubbliche e 35 case di cura accreditate. Il rapporto tra strutture ed abitanti è di una ogni 27.937. Da una recente indagine risulta che almeno 25 delle 37 strutture sono da considerarsi inutili, antieconomiche e assommano servizi improduttivi e ripetitivi. Appare singolare la coincidenza tra reparti ospedalieri scarsamente funzionanti e cliniche private, situate a poca distanza, che operano in maniera valida sulle stesse funzioni specialistiche «disastrate» degli ospedali;

la Calabria è la regione con il più alto numero di posti letto nelle strutture private (il 32 per cento contro il 19 per cento nazionale). La spesa per la sanità privata è tra le più alte d'Italia, pari a 1 miliardo e 200 milioni di euro all'anno (dato 2005). Nello stesso anno la spesa per le strutture pubbliche era di 1 miliardo e 600 milioni. Il secondo dato è che in Calabria il 94 per cento delle strutture socio-assistenziali sono private. Molto spesso tali numeri nascondono non solo sprechi, ma anche vere e proprie truffe;

con un numero di strutture, pubbliche e private, abnorme rispetto alle dimensioni della regione, la Calabria non figura tra le regioni virtuose, anche con riferimento al problema delle liste d'attesa;

non si può certo trascurare il ruolo della criminalità organizzata nel mancato sviluppo della regione. In testa alle preoccupazioni degli operatori economici risultano i problemi dell'usura e dell'estorsione. Serve un'analisi e una riflessione sui costi della criminalità in termini di mancato sviluppo e rallentamento dell'economia locale. Si rileva, peraltro, una recrudescenza degli episodi di violenza e criminalità, con un marcato aumento soprattutto nell'area del capoluogo e dello Ionio;

un territorio riesce ad essere competitivo se è in grado di produrre conoscenza, ovvero se risulta capace di fare ricerca, elaborando le conoscenze scientifiche per future applicazioni produttive e, quindi, producendo innovazione. Da qui l'importanza, da una parte, dei processi di formazione e di accumulazione della conoscenza, responsabili della qualità delle risorse umane, e, dall'altra, del legame tra ricerca scientifica e industria, in quanto passaggio indispensabile per la crescita tangibile del sistema economico;

lo sviluppo civile e lo stesso sviluppo economico della Calabria dipendono dalla qualità delle risorse umane, dalle competenze e conoscenze diffuse nell'intero corpo sociale. La conoscenza è l'ingrediente di base del nuovo paradigma di sviluppo. Solo attraverso rilevanti e sistematici investimenti nella formazione e nell'istruzione è possibile conseguire livelli di qualità delle risorse umane adeguati ai nuovi bisogni dell'odierna società della conoscenza;

la lotta alla 'ndrangheta deve essere prioritaria, preventiva, quotidiana e non estemporanea dettata solo dalle emergenze. I calabresi sono desiderosi di riscatto e la lotta alle cosche passa anche, e soprattutto, dalla questione morale, divenuta ormai in Calabria più un accessorio che un valore da mantenere e perseguire,
impegna il Governo:
ad attuare un'immediata inversione di tendenza nelle politiche finora praticate, come richiamata nelle premesse, in assenza della quale, senza alcuna indulgenza a tentazioni retoriche, la Calabria verrebbe definitivamente rigettata al di fuori del contesto nazionale ed europeo e, al contempo, alcune sue aree interne escluse dallo stesso contesto regionale;

in particolare, a produrre uno sforzo straordinario per velocizzare, per quanto di competenza, tempi e procedure per l'erogazione dei fondi strutturali, accelerando programmi e progetti attraverso un corretto e celere utilizzo delle risorse, orientando la spesa verso tre principali ambiti d'intervento: infrastrutture, investimenti e lavoro;

a promuovere la convocazione di un tavolo tecnico, compartecipato dai principali attori della filiera agrumicola, per formulare le linee programmatiche di indirizzo e di intervento volte a contenere i costi di produzione, riorganizzare la commercializzazione e migliorare la qualità dei prodotti, rivedere la politica dei prezzi, adoperandosi affinché le arance calabresi possano ricevere adeguata remunerazione in rapporto alla loro qualità e genuinità e a sostenere l'inserimento, nel piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale, di misure per la conversione e diversificazione agrumicola, dando la priorità alle zone ad agrumicoltura commercialmente obsoleta;

a promuovere una rimodulazione del fondo sociale europeo, concentrando le misure esclusivamente sulla «occupabilità» per dare risposte immediate ai tanti giovani calabresi sul fronte occupazionale;

ad attivare uno specifico «tavolo Calabria» tra il Governo, gli enti territoriali e le rappresentanze delle parti sociali, mirato a superare le criticità esistenti e a favorire la piena integrazione della regione nel sistema Paese mediante iniziative per:

a) il ripristino di una fiscalità di vantaggio per le imprese che assumono con contratti a tempo indeterminato;

b) un piano straordinario, anche con risorse europee aggiuntive, per svuotare il bacino del precariato nel settore pubblico (lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità);

c) il sostegno agli investimenti nella green economy;

d) il collegamento tra la riqualificazione ambientale e le politiche per l'occupazione;

e) il sostegno alla riqualificazione dei centri storici, agevolando il rafforzamento strutturale degli edifici pubblici e delle abitazioni dei comuni calabresi (in merito soprattutto all'adeguamento sismico ed al risparmio energetico);

f) la promozione di un'agricoltura di qualità tramite:

1) la riduzione delle accise gravanti sui carburanti, da applicarsi al prezzo alla pompa del gasolio e dei prodotti energetici destinati all'utilizzo in agricoltura, nella pesca e nell'itticoltura, per i prossimi 3 anni per affrontare la grave crisi del settore dell'agricoltura e della pesca professionale;

2) l'obbligatorietà dell'indicazione dell'origine o della provenienza del prodotto, nella pubblicità ed in ogni forma di comunicazione commerciale;

g) l'accelerazione in sede comunitaria della proposta di inserire un capitolo sul Mediterraneo nel regolamento di base della nuova politica comune della pesca;

h) il potenziamento e non smantellamento degli uffici giudiziari ubicati nelle aree ad alta densità mafiosa;

i) la definizione di risorse certe per un piano organico di prevenzione e di recupero del dissesto idrogeologico;

l) un nuovo impulso alla bonifica delle aree industriali dismesse del crotonese ex Pertusola ed ex Fosfotec;

m) la rinuncia definitiva al ponte sullo Stretto;

n) il ritiro del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 giugno 2012 che ha decretato la compatibilità ambientale e il beneplacito al proseguimento dell'iter autorizzativo della centrale a carbone di Saline Ioniche;

o) la predisposizione di un piano straordinario per il potenziamento e l'ammodernamento della rete viaria (A3, strada statale 106, strade di collegamento) e del sistema ferroviario, integrando con risorse nazionali le risorse del por Calabria destinate a questo ambito;

p) il progetto, in riferimento al porto di Gioia Tauro, di una piattaforma logistica transnazionale che gestisca la distribuzione di merci nel continente europeo, costruendo una rete con i porti di Corigliano, Rossano, Messina, Catania e Augusta e mettendo in campo una piattaforma logistica avanzata (districpark), dove le merci vengono prelevate dai container e, attraverso attività logistiche e l'immissione di valore aggiunto, vengono poi preparate per la spedizione nei vari Paesi europei;

q) la definizione di regole più stringenti per agire sulle situazioni di conflitto di interesse con le regioni di chi partecipa agli utili delle aziende sanitarie private accreditate;

r) la definizione di regole nazionali che riducano i posti letto nella sanità privata e le convenzioni per quei servizi già sufficientemente offerti dal settore pubblico;

s) un maggior sostegno finanziario agli atenei regionali, aumentando gli investimenti nella ricerca applicata (università, sedi del Cnr e altro);

t) la permanenza in Calabria dei ricercatori, anche attraverso il finanziamento di tirocini di ricerca e/o di percorsi formativi di eccellenza nelle pubbliche amministrazioni, nelle università e nelle imprese.

(1-01129)
«Di Pietro, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Messina, Barbato, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Monai, Mura, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».