ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00866

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 585 del 14/02/2012
Abbinamenti
Atto 1/00990 abbinato in data 02/04/2012
Atto 1/00991 abbinato in data 02/04/2012
Atto 1/00992 abbinato in data 02/04/2012
Firmatari
Primo firmatario: BORGHESI ANTONIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 14/02/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI PIETRO ANTONIO ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
BARBATO FRANCESCO ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
CIMADORO GABRIELE ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
DI STANISLAO AUGUSTO ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
FAVIA DAVID ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
FORMISANO ANIELLO ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
MONAI CARLO ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
MURA SILVANA ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
ORLANDO LEOLUCA ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
PALADINI GIOVANNI ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
PALAGIANO ANTONIO ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
PALOMBA FEDERICO ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
PORCINO GAETANO ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
ROTA IVAN ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
ZAZZERA PIERFELICE ITALIA DEI VALORI 14/02/2012


Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 02/04/2012
Resoconto BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 02/04/2012
Resoconto CAMBURSANO RENATO MISTO
Resoconto GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto DI BIAGIO ALDO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
 
INTERVENTO GOVERNO 02/04/2012
Resoconto VARI MASSIMO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 02/04/2012

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 02/04/2012

DISCUSSIONE IL 02/04/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 02/04/2012

Atto Camera

Mozione 1-00866
presentata da
ANTONIO BORGHESI
testo di
martedì 14 febbraio 2012, seduta n.585

La Camera,
premesso che:
l'intero settore dell'emittenza televisiva e radiofonica locale versa attualmente in una condizione di grave criticità;
numerosissime emittenti, presso le quali lavorano oggi oltre diecimila addetti, già indebolite dal passaggio al digitale terrestre e provate dalla critica situazione economica del Paese che ha determinato il crollo delle risorse pubblicitarie, rischiano ora la chiusura totale;
a breve, infatti, tali emittenti saranno chiamate a liberare i canali dal 61 al 69 per doverli consegnare alle compagnie telefoniche aggiudicatarie dell'asta del dividendo digitale esterno. Tutto questo a fronte, peraltro, di un indennizzo da parte dello Stato che è stato progressivamente diminuito rispetto alle previsioni inizialmente sancite dalla legge e che, oggi, nella maggior parte dei casi, non risulta nemmeno sufficiente a coprire gli investimenti effettuati dalle aziende per il passaggio alla nuova tecnologia diffusiva;
tale situazione non è altro che la drammatica conseguenza di una serie di errori che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, furono compiuti durante il precedente Governo Berlusconi e che origina, innanzi tutto, dal mancato rispetto sia della legge n. 249 del 1997, sia della delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS che prevedono espressamente che il piano nazionale di assegnazione delle frequenze (pnaf) riservi almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale;
come noto, infatti, in data 28 giugno 2010, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha pubblicato la delibera n. 300/10/CONS relativa al piano nazionale di assegnazione delle frequenze che, nel prevedere la realizzazione di 25 reti nazionali, determina una tipologia di assegnazione delle frequenze tale da non garantire il rispetto della riserva di almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale, e ciò nonostante che la riserva di almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale risulti prevista espressamente per legge e non esista, al contrario, alcun atto normativo di rango primario o secondario che disponga che le reti nazionali debbano essere necessariamente in numero di 25;
questa situazione era stata denunciata a suo tempo puntualmente dal gruppo dell'Italia dei Valori attraverso la presentazione di numerosi atti di sindacato ispettivo, quali, ad esempio, l'interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-01165 presentata dall'onorevole Antonio Di Pietro già in data 6 luglio 2010, nell'ambito della quale si chiedeva al Ministro dello sviluppo economico pro tempore, Paolo Romani, di assumere adeguate iniziative a tutela dell'emittenza locale;
da allora ad oggi nessuna iniziativa concreta al riguardo è stata adottata in tal senso e le emittenti televisive e radiofoniche locali, tra le quali in particolare il Coordinamento associazioni radio tv (Car tv), chiedono con insistenza un confronto urgente con l'attuale Ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, al fine di risolvere le annose questioni che stanno mettendo a rischio la loro stessa sopravvivenza;
ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'unica soluzione praticabile che potrebbe consentire la sopravvivenza delle emittenti locali consiste nella riduzione del numero dei multiplex (e quindi delle frequenze) attualmente assegnati - in via provvisoria e in attesa del completamento della fase di transizione al digitale - all'emittenza nazionale, il che comporterebbe, inevitabilmente, la riscrittura del piano di assegnazione nazionale delle frequenze dell'Autorità delle garanzie nelle comunicazioni in modo da ridurre il numero di reti nazionali e locali nella proporzione aurea di due terzi per le emittenti nazionali e di un terzo per le emittenti locali;
si segnala, inoltre, che in un recente rapporto dell'Open Society Foundations, redatto da Gianpietro Mazzoleni, Giulio Vigevani e Sergio Splendore, si rileva, con tutta evidenza, come persino nell'era digitale i mezzi di informazione italiani operano in un clima di pesanti pressioni politiche. In particolare, la ricerca sottolinea come, di fronte alle sfide della digitalizzazione, le politiche messe in atto dal precedente Governo Berlusconi appaiono «orientate al mantenimento del duopolio Rai-Mediaset nella televisione in chiaro, così come nel mercato pubblicitario». Consumo, società, servizio pubblico, giornalismo, tecnologia, business e politiche connesse ai media digitali sono i principali capitoli in cui è diviso il lavoro. «La digitalizzazione non ha prodotto un significativo impatto sulla proprietà dei mezzi di comunicazione» scrivono gli autori. Il mercato televisivo è ancora caratterizzato dal tradizionale duopolio Rai-Mediaset, che discende dall'assenza di un'adeguata normativa che regoli la concorrenza nel settore. I due giganti dell'emittenza continuano a controllare insieme circa l'80 per cento dell'audience, contro circa il 10 per cento di Sky. Si indeboliscono le emittenti locali, peggiorando conseguentemente la libertà di informazione nel nostro Paese;
oltre alla citata questione relativa alla necessità di garantire alle emittenti locali almeno un terzo delle risorse frequenziali disponibili, il Coordinamento associazioni radio tv (Car tv), nell'ambito di una lettera inviata in data 31 gennaio 2012 al Ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, ha sollevato due ulteriori ordini di problemi relativi, rispettivamente, alla necessità di rivedere la delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 366/10/CONS relativa al piano di numerazione dei programmi televisivi, e agli effetti dei segnali per la telefonia mobile di quarta generazione sugli attuali impianti d'antenna televisivi;
con riferimento alla questione relativa alla revisione della citata delibera n. 366/10/CONS si segnala come, su tale argomento, il gruppo dell'Italia dei Valori sia intervenuto il 14 settembre 2011 attraverso la presentazione di un'interrogazione a risposta scritta, e segnatamente la n. 4-13203, nell'ambito della quale si legge: «le associazioni di categoria delle tv locali hanno denunciato, inoltre, i criteri con i quali l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha attribuito la numerazione dei canali digitali; l'articolo 32 del testo unico dei servizi media audiovisivi (decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, come modificato dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, dalla legge 6 giugno 2008, n. 101, dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008) e dal decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44) prevede espressamente al comma 2: "Fermo il diritto di ciascun utente di riordinare i canali offerti sulla televisione digitale nonché la possibilità per gli operatori di offerta televisiva a pagamento di introdurre ulteriori e aggiuntivi servizi di guida ai programmi e di ordinamento canali, l'Autorità, al fine di assicurare condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie, adotta un apposito piano di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre, in chiaro e a pagamento, e stabilisce con proprio regolamento le modalità di attribuzione dei numeri ai fornitori di servizi di media audiovisivi autorizzati alla diffusione di contenuti audiovisivi in tecnica digitale terrestre, sulla base dei seguenti princìpi e criteri direttivi in ordine di priorità: a) garanzia della semplicità d'uso del sistema di ordinamento automatico dei canali; b) rispetto delle abitudini e preferenze degli utenti, con particolare riferimento ai canali generalisti nazionali e le emittenti locali"; l'Agcom, diversamente da quanto previsto dalla legge, secondo quanto denunciato dalle associazioni di categoria delle tv locali, ha previsto l'assegnazione alle emittenti locali della numerazione a partire dal numero 10, essendo i primi nove tasti riservati alla emittenza nazionale, sulla base di graduatorie che fanno riferimento a criteri (quali il fatturato, il numero dei giornalisti assunti o altro) che nulla hanno a chiedere con le finalità previste dal citato testo unico dei servizi media audiovisivi: testo unico che fa, invece, riferimento al principio della preferenza degli utenti e quindi all'audience delle emittenti televisive; alla luce di tutto ciò dette associazioni hanno presentato ricorso al Tar del Lazio che ha annullato gli atti emanati dall'Agcom relativi al piano di numerazione dei canali della televisione digitale terrestre ed in particolare la delibera con cui l'Autorità garante delle comunicazioni fissava la numerazione, la cosiddetta lcn (logistic channel number). Una pronuncia immediatamente esecutiva, cui però la stessa Agcom ha immediatamente replicato con un ricorso d'urgenza al Consiglio di Stato per ottenere - quanto meno nell'immediato - la sospensiva della decisione del tribunale amministrativo di primo grado; successivamente, il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta di sospendere l'esecuzione di quanto stabilito dal Tar del Lazio ovvero l'annullamento della delibera n. 366 del 2010 che, come si è detto, assegnava in automatico i numeri lcn sui tasti dei telecomandi dei televisori, lasciando al momento la questione aperta»;
recentissimamente, la predetta questione sollevata dalle emittenti locali ha avuto ulteriori sviluppi. Infatti, il 26 gennaio 2012 il Tar del Lazio, accogliendo un ricorso presentato da Sky ha annullato il piano di numerazione automatica dei canali della tv digitale terrestre in chiaro e a pagamento, la cosiddetta lcn (logistic channel number), contenuto nella citata delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dell'agosto 2010. Lo ha deciso con sentenza la terza sezione del Tar che, su richiesta delle emittenti Canale 34 e Più Blu Lombardia, si era già pronunciato sulla delibera in questione, annullando, il 1o agosto 2011, la parte del provvedimento che assegnava i numeri dal 9 al 19 alle emittenti locali. La sentenza del Tar era stata poi sospesa, il 30 agosto 2011, dal Consiglio di Stato. La nuova sentenza del Tar Lazio, a differenza della precedente, annulla l'intero provvedimento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che adesso dovrà emanare un nuovo regolamento sulla numerazione automatica dei canali della tv digitale terrestre in chiaro e a pagamento, seguendo le indicazioni fornite dal Tar, salvo che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni non presenti un ricorso al Consiglio di Stato per ottenere la sospensiva dell'ulteriore decisione del giudice amministrativo di primo grado;
alla luce di quanto precede, considerato che la possibile assegnazione dei numeri del telecomando, priva di un regolamento, rischia nella migliore delle ipotesi di generare un vero e proprio caos digitale, tra canali introvabili sui decoder (per i conflitti di numerazione), e di far scoppiare cause e ricorsi tra emittenti, che andrebbero nuovamente a contendersi il numero più alto nelle liste, sembra dunque quanto mai urgente che l'Esecutivo ponga in essere ogni atto di competenza volto alla revisione del contenuto della citata delibera 366/10/CONS;
con riferimento alla questione relativa agli effetti dei segnali per la telefonia mobile di quarta generazione sugli attuali impianti d'antenna televisivi, si segnala che nell'ambito del rapporto (Rai - Centro ricerche e innovazione tecnologica-elettronica e telecomunicazioni n. 3 dicembre 2011) si legge che: «Le simulazioni al calcolatore e le misure di laboratorio utilizzate hanno permesso di analizzare il comportamento degli amplificatori a banda larga degli impianti centralizzati di antenna in presenza di segnali lte. Simulazioni e misure, effettuate in condizioni realistiche e non eccessivamente pessimistiche, hanno concordemente mostrato che, in alcune situazioni, l'impatto dei segnali lte sull'intermodulazione dei semplificatori potrebbe essere serio, a conferma dei risultati pubblicati in ambito internazionale. Gli effetti più evidenti si hanno sui canali adiacenti (in particolare sul canale 60) ma tutti i canali nella banda uhf possono essere degradati fino alla mancanza di ricezione (pagina 52)». E ancora che: «Per ridurre gli effetti dell'interferenza dei segnali lte sui segnali ddt è quindi necessario prevedere tecniche di mitigazione, eventualmente da applicarsi in combinazione tra loro. Queste tecniche, che hanno nel loro complesso costi piuttosto elevati, ricadono sotto la responsabilità di diversi degli attori della catena trasmissiva (operatori di telefonia mobile, broadcaster, costruttori di apparati, costruttori di ricevitori DVB T/T2, utenti finali (pagina 37)»;
sotto tale profilo, alla luce di quanto precede, non può che ritenersi fondata la preoccupazione espressa dal Coordinamento associazioni radio tv nell'ambito della già citata lettera inviata al Ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, sui costi che le tecniche di mitigazione potrebbero comportare nei confronti delle famiglie e delle imprese, nell'ipotesi in cui queste ultime si vedrebbero costrette a sostenere (anche solo in parte) le spese derivanti dall'implementazione delle tecniche di mitigazione causate dagli effetti dei segnali per la telefonia mobile di quarta generazione sugli attuali impianti d'antenna televisivi;
nel mese di dicembre 2011 il Governo ha accolto tre ordini del giorno presentati rispettivamente dai gruppi parlamentari dell'Italia dei Valori, della Lega Nord e del Partito Democratico, con i quali si chiedeva di annullare la procedura del beauty contest (ovvero il bando ed il disciplinare di gara relativi all'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze in banda televisiva, segnatamente le 5 frequenze DVB-T e la frequenza in DVB-H o T2, per i sistemi di radiodiffusione digitale e terrestre) per assegnare le frequenze liberate dal passaggio della trasmissione analogica al digitale ed interessate da tale procedura con una vera e propria asta competitiva;
nel mese di gennaio 2012, la citata procedura del beauty contest è stata sospesa per 90 giorni - sino al prossimo 19 aprile 2012 per la precisione - ma ad oggi non risulta ancora chiaro se, quando e con quali criteri verrà indetta una nuova asta competitiva per l'assegnazione delle frequenze interessate da tale procedura,
impegna il Governo:
a convocare con la massima urgenza, presso il Ministero dello sviluppo economico, le rappresentanze delle emittenti radiofoniche e televisive locali per discutere delle problematiche che stanno mettendo a rischio la loro stessa sopravvivenza e soffocando l'esercizio della loro attività economica;
a porre in essere ogni iniziativa di competenza finalizzata a dare attuazione a quanto previsto sia dalla legge n. 249 del 1997, sia dalla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS, che prevedono espressamente che il piano nazionale di assegnazione delle frequenze (pnaf) riservi almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale;
ad adottare le opportune iniziative, anche normative, tese a prevedere la riduzione del numero dei multiplex attualmente assegnati - in via provvisoria e in attesa del completamento della fase di transizione al digitale - alle emittenti nazionali in modo da ridurre il numero di reti nazionali e locali nella proporzione aurea di due terzi per le emittenti nazionali e di un terzo per le emittenti locali;
a porre in essere ogni atto di competenza teso a evitare che si generi un vero e proprio caos digitale, tra canali introvabili sui decoder per i conflitti di numerazione, ovvero il proliferare di cause e ricorsi tra emittenti televisive, che andrebbero nuovamente a contendersi il numero più alto nelle liste;
a fornire quanto prima elementi di chiarificazione circa gli effetti dei segnali per la telefonia mobile di quarta generazione sugli attuali impianti d'antenna televisivi descritti dal citato rapporto Rai - Centro ricerche e innovazione tecnologica-elettronica e telecomunicazioni n. 3 del dicembre 2011, con particolare riguardo ai rischi connessi ai costi che le tecniche di mitigazione potrebbero comportare nei confronti delle famiglie e delle imprese;
a rendere noti con la massima sollecitudine e chiarezza i tempi e i criteri con i quali verrà indetta la nuova asta competitiva per l'assegnazione delle frequenze che il precedente Esecutivo avrebbe voluto assegnare attraverso la già richiamata procedura del beauty contest.
(1-00866)
(Nuova formulazione) «Borghesi, Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Barbato, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Messina, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».