Atto Camera
Mozione 1-00797
presentata da
PAOLA BINETTI
testo di
martedì 10 gennaio 2012, seduta n.567
La Camera
premesso che:
in data 20 giugno 2011 la Commissione europea ha adottato la proposta di regolamento COM(2011)353 che abroga il regolamento (CE) n. 41/2009. L'applicazione di questa norma, prevista a decorrere dal 1o gennaio 2012, si inserisce in un dibattito che riguarda il futuro della legislazione inerente all'etichettatura alimentare, che si vuole modificare; in particolare, l'articolo 17, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 41/2009 riguarda la composizione e l'etichettatura dei prodotti alimentari adatti alle persone intolleranti al glutine;
abolendo il regolamento (CE) n. 41/2009 per ragioni di semplificazione, la Commissione europea ritiene sufficiente includere i prodotti senza glutine e con contenuto di glutine molto basso nella disciplina più generale del regolamento (CE) n. 1924/2006; in questo modo, però, la Commissione europea non tiene conto che il regolamento (CE) n. 41/2009 costituisce una normativa specifica, adottata sulla base della direttiva n. 89/398/CEE, e riguarda prodotti alimentari destinati a forme di alimentazione particolare, indispensabili per persone affette da determinate patologie;
la proposta di regolamento COM(2011)353 cancellerebbe, di fatto, dalle etichette dei prodotti alimentari la definizione di «prodotto dietetico» e ridurrebbe la dicitura «senza glutine» ad una etichetta generica, facendo venir meno una serie di controlli di qualità;
in Italia, i prodotti senza glutine sono elencati in uno specifico registro nazionale di prodotti dietetici senza glutine (ai sensi del decreto legislativo n. 111 del 1992) e sono erogati gratuitamente a carico del Servizio sanitario nazionale in forza della legge n. 123 del 2005;
in effetti, gli alimenti destinati a regimi dietetici speciali e quelli rivolti a lattanti e bambini con meno di 36 mesi sono stati sottoposti a una rigorosa disciplina europea a partire dal 1977; si tratta di regole consolidate in 35 anni di applicazione a tutela delle categorie più vulnerabili di consumatori;
la celiachia è «una intolleranza permanente al glutine ed è riconosciuta come malattia sociale» (articolo 1 della legge n. 123 del 2005), che richiede, come unica forma di terapia specifica, l'eliminazione totale del glutine dalla dieta di chi ne è affetto; in realtà, si tratta di un'intolleranza permanente alla gliadina, componente del glutine, che costituisce un insieme di proteine molto diffuso, contenuto nel frumento, nell'orzo, nella segale, nel farro, nel kamut e in altri cereali minori. Pertanto, tutti gli alimenti derivati dai suddetti cereali o contenenti glutine in seguito a contaminazione devono essere considerati tossici per i pazienti affetti da questa malattia;
la completa esclusione del glutine dalla dieta non è facile da realizzare, in quanto i cereali non permessi ai celiaci si ritrovano in moltissimi prodotti alimentari ed il rischio di contaminazione appare elevato. Per poter avere dei prodotti idonei al consumo dei celiaci è necessario che le aziende produttrici applichino un corretto piano di controllo delle materie prime e del prodotto finito; inoltre occorre monitorare costantemente il processo produttivo, gli ambienti di lavoro, le attrezzature, gli impianti e gli operatori ed il rischio di contaminazione accidentale da glutine è spesso presente nei processi di lavorazione dell'industria alimentare;
in Italia, la prevalenza della celiachia, sia nei bambini che negli adulti, è attualmente stimata intorno all'1-1,5 per cento, per cui ne risulta affetta una persona su cento; ogni anno, sono circa 2.800 i nuovi casi diagnosticati, quindi, secondo alcune stime, i pazienti diagnosticati si aggirerebbero intorno ai 100.000, mentre i potenziali celiaci sarebbero circa 600.000;
è possibile affermare che la celiachia è la più frequente intolleranza alimentare presente a livello mondiale; la sua distribuzione è omogenea a livello mondiale, anche se c'è una più elevata incidenza in Europa e nei Paesi con popolazione di origine europea;
la proposta della Commissione europea, in un'ottica di armonizzazione e semplificazione dei regolamenti, non tiene in considerazione la necessità di tutelare alcune categorie di consumatori più sensibili e vulnerabili, come i celiaci, fino ad oggi garantiti da una disciplina normativa stringente sia per i requisiti nutrizionali specifici, che per gli indispensabili controlli;
la proposta della Commissione europea n. 353 del 20 giugno 2011, se accolta dalle competenti istituzioni comunitarie, comporta, di fatto, un indebolimento della tutela prevista dall'ordinamento italiano (si veda l'articolo 8 del decreto legislativo n. 111 del 1992), perché la legislazione italiana, oltre a riconoscere la celiachia come malattia sociale, tutela i bambini e gli adulti come categoria di consumatori vulnerabili;
inoltre, tra gli effetti dell'abrogazione del regolamento (CE) n. 41/2009 proposta dalla Commissione europea ci sarà anche l'abrogazione del registro nazionale dei prodotti dietetici senza glutine, che rappresenta un sostegno fondamentale ai celiaci, in quanto raccoglie i prodotti erogabili gratuitamente dal nostro servizio sanitario nazionale;
in Senato, le Commissioni permanenti XIV (Politiche dell'Unione europea) e XII (Igiene e sanità), esaminando lo schema di atto comunitario n. 353, hanno formulato, per quanto di loro competenza, parere contrario sostenendo la violazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità e sottolineando come l'abrogazione del regolamento in questione equiparerebbe i prodotti senza glutine agli alimenti di uso corrente, determinando l'impossibilità del rimborso di questi prodotti a carico del servizio sanitario nazionale e creando, di conseguenza, la necessità di rivisitare tutta la normativa a tutela delle persone affette da celiachia;
in buona sostanza, l'abrogazione del regolamento comporterebbe un arretramento sostanziale nella tutela delle persone affette da celiachia, tale da eccedere lo scopo di armonizzazione che la proposta intende perseguire, ai sensi dell'articolo 114 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
impegna il Governo:
ad esprimere il proprio parere negativo in relazione all'abrogazione del regolamento (CE) n. 41/2009, che renderebbe molto più difficile la vita dei pazienti celiaci, sia per la maggiore difficoltà a riconoscere da una generica etichettatura i prodotti essenziali per loro nei comuni centri commerciali, sia per le oggettive difficoltà ad ottenere gratuitamente quanto per loro è equivalente ad un farmaco salva-vita;
a promuovere, in sede comunitaria e nell'ambito delle proprie competenze, tutte le iniziative necessarie a tutelare una categoria di cittadini sensibili, come i celiaci, dai rischi alla salute connessi all'abrogazione del regolamento (CE) n. 41/2009, secondo quanto previsto dall'articolo 17, paragrafo 2, della proposta di regolamento della Commissione europea n. 353 del 20 giugno 2011, anche in considerazione della risoluzione fortemente critica approvata dalla XII Commissione permanente (Igiene e sanità) del Senato in data 2 agosto 2011 e delle osservazioni formulate dalla XIV Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea) del Senato in data 27 luglio 2011.
(1-00797)
«Binetti, Nunzio Francesco Testa, Anna Teresa Formisano, De Poli, Calgaro, Mondello, Delfino, Compagnon, Naro, Ciccanti, Volontè».