Atto Camera
Mozione 1-00709
presentata da
FRANCESCO TEMPESTINI
testo di
martedì 6 settembre 2011, seduta n.513
La Camera,
premesso che:
la situazione nel Corno d'Africa sta sollevando enorme allarme per il rapido deteriorarsi delle condizioni economiche e politiche, con conseguenze drammatiche per la popolazione dell'area;
la grave siccità in atto in questa regione ha determinato, dopo anni di conflitti, un ulteriore drammatico peggioramento delle condizioni di vita della popolazione, con pesanti conseguenze sulla sicurezza alimentare, la nutrizione, la salute e l'educazione, mentre il perdurare del conflitto impedisce anche a minimi aiuti umanitari di raggiungere la popolazione duramente colpita;
secondo i dati Onu, riferiti dalla Caritas internationalis, si tratta della peggiore siccità degli ultimi 60 anni e coinvolge 3,2 milioni di persone in Kenya, 2,6 in Somalia, 3,2 in Etiopia, 117 mila a Gibuti, ed anche parte della popolazione in Eritrea;
secondo quanto dichiarato dal Food security and nutrition analysis unit e il Famine early warming systems network, più di 3,7 milioni di somali, ossia metà della popolazione del Paese, necessita di assistenza umanitaria, mentre in alcune aree del centro-sud più della metà della popolazione è denutrita e più di un quarto è in condizioni di grave malnutrizione; dati che attualmente configurano il più alto tasso di malnutrizione a livello mondiale;
le Nazioni Unite hanno segnalato che la crisi alimentare - se non vi saranno interventi più decisi - potrebbe esplodere nelle prossime settimane in una vera e propria carestia, mentre finora la comunità internazionale avrebbe reso disponibili solo 850 milioni di dollari a fronte di esigenze stimate in 1,8 miliardi;
ad oggi la risposta dei Governi europei si è concretizzata in 60 milioni di euro da parte della Gran Bretagna, 30 milioni di euro da parte della Germania, 35 milioni di euro da parte della Norvegia - un Paese con appena 4 milioni di abitanti - 12 milioni da parte della Spagna e 20 milioni per conto del Brasile, mentre da informazioni a mezzo stampa il contributo dell'Italia sembra essere ancora largamente inferiore agli impegni presi e al ruolo che il nostro Paese dovrebbe giocare nell'area;
in base alle previsioni fatte da organizzazioni non governative e network internazionali, in mancanza di un intervento immediato, le condizioni sono destinate a peggiorare ulteriormente nei prossimi mesi, anche in considerazione del fatto che gli ospedali locali non riescono a coprire tutte le necessità di sanità di base, e già tra l'aprile e il maggio del 2011 sono state interrotte le forniture di servizi sanitari a causa dell'instabile situazione politica;
le vittime più esposte, all'interno della popolazione, sono, soprattutto, i bambini, con due milioni di bambini in stato di necessità, dei quali mezzo milione in pericolo di vita secondo i dati Unicef;
il perdurante stallo delle iniziative di pace nell'area, anche alla luce delle difficoltà in cui si muovono le iniziative governative e internazionali di pace e stabilizzazione, unito ai drammatici effetti determinati dalla siccità in corso - che attualmente coinvolgono undici milioni di persone in tutta l'area - stanno trasformando la situazione nel Corno d'Africa in una vera e propria emergenza umanitaria dalle conseguenze incalcolabili, che sta, peraltro, destabilizzando indirettamente anche i Paesi vicini, a causa del continuo afflusso di profughi; l'improvvisa pressione di persone in fuga sui confini, infatti, sta rapidamente facendo salire il prezzo dei generi alimentari, che in alcune aree è aumentato addirittura del 100-200 per cento, mentre la loro disponibilità si va riducendo di giorno in giorno;
nel campo di Dadaab, in Kenya, ad esempio, si affollano oggi più di 400.000 persone ma ogni giorno giungono dalla Somalia e dall'Etiopia migliaia di nuovi profughi, esausti per il lungo cammino e per la sete, mentre una forte mobilitazione internazionale è stata sollecitata nell'area in più occasioni anche da Papa Benedetto XVI, al fine di affrontare questa tragica emergenza umanitaria;
particolare preoccupazione, all'interno del quadro regionale, sorge in merito alla situazione in Somalia, che risulta essere uno dei Paesi più colpiti e bisognoso di aiuti umanitari, mentre l'opposizione dei miliziani di Al Shabaab, attualmente in aperto conflitto con il Governo federale transitorio, ha reso a lungo impossibile l'accesso al Paese anche per le organizzazioni umanitarie;
appare dunque urgente, quanto prima, un deciso intervento della comunità internazionale sul piano politico-diplomatico, volto a ristabilire innanzitutto quelle condizioni minime che possano consentire l'arrivo di aiuti umanitari e che, fronteggiata l'emergenza, possano porre le basi per elaborare un piano di sviluppo economico, politico e sociale a livello regionale;
a tal fine, appare necessario in prospettiva un deciso coinvolgimento di tutti gli attori politico-istituzionali coinvolti nell'area, nonché della società civile organizzata, rendendola partecipe dei processi avviati e coinvolgendo le organizzazioni italiane, internazionali e locali più influenti nel tessuto sociale di Somalia, Eritrea, Etiopia, Kenya e Sudan;
è, altresì, auspicabile che lo sforzo di rispondere alle emergenze in Corno d'Africa fin qui sostenuto dall'agenzia italiana Agire onlus - un comitato che riunisce alcune autorevoli organizzazioni non governative italiane - venga fortemente sostenuto dall'azione del Governo;
nel mese di luglio 2011 la III Commissione della Camera dei deputati ha approvato all'unanimità una risoluzione di analoghi contenuti,
impegna il Governo:
ad adottare con urgenza ogni iniziativa utile nelle opportune sedi internazionali, al fine di ripristinare con urgenza quelle condizioni politico-diplomatiche minime nell'area del Corno d'Africa che permettano agli aiuti umanitari di raggiungere le popolazioni colpite;
ad adottare ogni iniziativa utile nelle opportune sedi internazionali al fine di convocare una conferenza regionale di pace, non appena le condizioni lo renderanno possibile, che coinvolga tutti gli attori regionali interessati, la parte della società civile organizzata e tutte le organizzazioni italiane, internazionali e locali più influenti nel tessuto sociale di Somalia, Eritrea, Etiopia, Kenya e Sudan, al fine di costruire iniziative volte al rafforzamento dei processi di pace e ad elaborare un progetto di sviluppo economico e istituzionale, tale da risollevare in parte le drammatiche condizioni della popolazione di questa regione;
ad adottare ogni iniziativa utile al fine di fornire contributi economici aggiuntivi, al pari di quanto fatto dagli altri Paesi europei, nonché di mettere a disposizione delle organizzazioni internazionali come l'Unicef e Caritas internationalis mezzi, vettovaglie e personale volti a fronteggiare l'emergenza, anche sostenendo una forte campagna di informazione per sensibilizzare l'opinione pubblica italiana alla tragedia in atto in quei luoghi, verso i quali l'Italia vanta legami e responsabilità storiche.
(1-00709)
«Tempestini, Touadi, Maran, Villecco Calipari, Pistelli, Narducci, Barbi, Mogherini Rebesani, Sarubbi, Bucchino».