ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00706

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 513 del 06/09/2011
Abbinamenti
Atto 1/00702 abbinato in data 06/09/2011
Atto 1/00705 abbinato in data 06/09/2011
Atto 1/00707 abbinato in data 06/09/2011
Atto 1/00708 abbinato in data 06/09/2011
Atto 1/00709 abbinato in data 06/09/2011
Atto 1/00710 abbinato in data 07/09/2011
Firmatari
Primo firmatario: BINETTI PAOLA
Gruppo: UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Data firma: 05/09/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ADORNATO FERDINANDO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 05/09/2011
CARRA ENZO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 05/09/2011
BUTTIGLIONE ROCCO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 05/09/2011
TESTA NUNZIO FRANCESCO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 05/09/2011
CALGARO MARCO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 05/09/2011
VOLONTE' LUCA UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 05/09/2011
COMPAGNON ANGELO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 05/09/2011
FORMISANO ANNA TERESA UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 05/09/2011
PEZZOTTA SAVINO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 05/09/2011
CICCANTI AMEDEO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 05/09/2011
NARO GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 05/09/2011


Stato iter:
07/09/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 06/09/2011
Resoconto MANTICA ALFREDO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 06/09/2011

DISCUSSIONE IL 06/09/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 06/09/2011

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 07/09/2011

RITIRATO IL 07/09/2011

CONCLUSO IL 07/09/2011

Atto Camera

Mozione 1-00706
presentata da
PAOLA BINETTI
testo di
martedì 6 settembre 2011, seduta n.513

La Camera,

premesso che:

sta peggiorando in modo continuo e repentino lo stato di emergenza nel Corno d'Africa con pesanti ripercussioni sull'intero territorio, soprattutto nel sud della Somalia che rischia pesantissime ripercussioni in termini di perdita di vite umane, una perdita che viene calcolata in milioni di persone, soprattutto tra le nuove generazioni e in particolare tra i bambini e i giovanissimi;

il complesso di cause definito dalla più grave crisi alimentare al mondo, la peggiore degli ultimi 20 anni in Africa, dalle conseguenze della guerra in Somalia che si protrae da molti anni e da una delle più gravi forme di siccità che dal 1950 si sono scatenate nel Corno d'Africa tra la fine del 2010 e l'inizio 2011, rendono urgente programmare una serie di iniziative di diversa natura, ma fortemente articolate tra di loro, che sono al di fuori delle possibilità delle popolazioni locali;

il mix di cause naturali, come la siccità, che ha determinato un'assoluta impossibilità di ottenere frutti di qualsiasi tipo dall'agricoltura locale, peraltro sempre molto primitiva, ha creato le condizioni di una carestia che si è andata contagiando tra tutti i Paesi limitrofi al Corno d'Africa, fino a non consentire più nessun possibile scambio di viveri e di prodotti agricoli; a questa drammatica situazione si è andata sommando la speculazione sui prezzi delle derrate alimentari, inviate da varie organizzazioni umanitarie, rendendoli assolutamente inaccessibili per una popolazione già provata da uno stato di povertà cronica;

tutta la regione del Corno d'Africa affronta questa gravissima emergenza causata da fattori di ordine naturale, esasperati però da fattori umani come la concomitante avidità e la corruzione, i cui effetti sono andati moltiplicandosi anche per la mancanza di interventi tempestivi ed efficaci;

alla siccità e alla carestia, oltre alla speculazione di persone senza scrupoli, si aggiunge anche la guerra in Somalia. La Somalia resta il contesto più difficile per l'azione internazionale di soccorso alle popolazioni del Corno d'Africa, stremate anche dal loro lungo peregrinare in cerca di cibo, non poche volte assalite e derubate di tutti i loro poverissimi averi. Il controllo esercitato sulle zone di passaggio da gruppi contrapposti in guerra tra di loro costituisce un ostacolo che la diplomazia non riesce a rimuovere, per cui diventa sempre più difficile per gli operatori umanitari raggiungere le zone dove si concentrano i più grandi flussi di profughi degli ultimi decenni verso il Kenya e l'Etiopia;

la vita di molti bambini è messa a rischio anche a causa dell'intensificarsi delle campagne di reclutamento forzato di bambini e bambine da parte dei gruppi in lotta tra di loro, che prelevano questi bambini dietro false promesse fatte alle loro famiglie, che sperano in questo modo di assicurare loro una vita migliore, almeno in termini di nutrizione ed alimentazione, oppure li rapiscono senz'altra spiegazione;

allo stato attuale, nel quadro complessivo di un'emergenza che tende ad allargarsi sempre di più, sono state localizzate tre aree a più alta necessità di aiuto: quella che riguarda i campi profughi sovraffollati di rifugiati somali in Kenya e in Etiopia, con ripercussioni che colpiscono anche le circostanti comunità locali, un'altra, più silenziosa, che sta provando duramente le popolazioni che vivono nelle aree rurali dei Paesi che sono colpite dalla siccità, e la terza che colpisce donne e bambini all'interno della Somalia, incluse le popolazioni sfollate, direttamente alle prese con gli effetti della guerra e della siccità;

il 20 luglio 2011 le Nazioni Unite hanno dichiarato lo stato di carestia in due regioni della Somalia meridionale, Southern Bakool e Lower Shabelle. I tassi di malnutrizione acuta, che hanno portato alla dichiarazione dello stato di carestia, in alcune aree delle due regioni raggiungono picchi del 55 per cento, con la mortalità infantile che, in alcune zone, supera i 6 decessi al giorno ogni 10.000: nelle due regioni, le persone colpite dalla carestia sono oltre 270.000;

nella sola Somalia la metà della popolazione necessita di assistenza umanitaria. In totale, in tutti i Paesi coinvolti dall'emergenza (Somalia, Kenya, Etiopia, Gibuti) i bambini malnutriti sono 2,34 milioni, di cui circa oltre mezzo milione in modo grave e dunque in immediato pericolo di vita;

se si considera l'intera Somalia, 1,85 milioni di bambini hanno bisogno d'assistenza immediata e oltre 780.000 sono malnutriti, di cui 340.000 in modo grave ed in immediato pericolo di vita. Il Sud ospita l'82 per cento di tutti i bambini malnutriti - circa 640.000 bambini - e il 90 per cento di quelli malnutriti in modo grave: 310.000 in imminente rischio di morte. Nel Paese, le persone che necessitano assistenza umanitaria sono 3,7 milioni - oltre la metà della popolazione - di cui 2,8 milioni nel Sud, dove i bambini che necessitano assistenza sono 1,25 milioni. Tra l'inizio del 2011 e la dichiarazione dello stato di carestia, in Somalia erano già morti più di 400 bambini, una media di 90 bambini morti ogni mese, con l'86 per cento dei decessi infantili concentrato nelle regioni centromeridionali, nonostante l'Unicef e i partner avessero già curato, nello stesso periodo, oltre 100.000 bambini affetti da malnutrizione acuta;

nella regione quasi 12,4 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria integrata di cui 3,7 milioni in Somalia, 4,8 milioni in Etiopia, 3,7 milioni in Kenya e 165.000 a Gibuti. Tutte le persone colpite sono ad alto rischio di contrarre malattie potenzialmente mortali, tra cui morbillo, diarrea acuta e polmonite, con donne e bambini tra i soggetti più a rischio, che come sempre pagano le conseguenze più gravi dell'emergenza in atto: nei Paesi coinvolti - Somalia, Kenya, Etiopia, Gibuti - 2,34 milioni di bambini risultano malnutriti, tra cui circa oltre mezzo milione in modo grave e dunque in immediato pericolo di vita;

l'intervento dell'Unicef è stato tempestivo, sebbene incontri gravi ostacoli nell'accesso ad alcune delle aree colpite e stia perciò negoziando con autorità locali, e chiunque controlli il territorio, la possibilità di distribuire aiuti e attuare interventi di assistenza. Nonostante gli evidenti ostacoli, l'Unicef sostiene oltre 100 organizzazioni partner, di cui 70 nel Sud, attraverso il sistema del Cluster, ossia attraverso gruppi di coordinamento cui partecipano, per ciascun settore di intervento, autorità locali, altre agenzie Onu ed organizzazioni non governative nazionali e internazionali: in Somalia, l'Unicef guida i gruppi di intervento nei settori nutrizione, acqua e igiene, istruzione e protezione dell'infanzia, erogando la quasi totalità dei servizi d'assistenza umanitaria alla popolazione, soprattutto nel Centro e nel Sud;

il 2 agosto 2011, nel corso dell'audizione alla Commissione affari esteri del Senato, presieduta dal senatore Lamberto Dini, il vice direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Wfp) Amir Abdulla ha riferito sul massiccio intervento di emergenza dell'agenzia nella regione del Corno d'Africa, evidenziando l'importante ruolo dell'Italia e il fatto che sul suo territorio vi sia la base di pronto intervento umanitario di Brindisi «modello di grande efficacia che si è cercato di replicare in altre parti del mondo per poter raggiungere più rapidamente le popolazioni colpite da crisi umanitarie»;

è stato annunciato l'impegno dell'Italia per 3,5 milioni di euro alle operazioni del Programma alimentare mondiale nel Corno d'Africa;

il 9 agosto 2011 ad Addis Abeba, come ha riferito il Presidente somalo Sharif Ahmed, si è svolta una nuova conferenza organizzata dall'Unione africana per individuare modalità concrete di aiuto alle popolazioni colpite da questa drammatica situazione di emergenza; ma nonostante la volontà dei Paesi che si dichiarano potenziali donatori, la mancanza di coordinamento rappresenta un ulteriore elemento di tensione che aggrava la situazione. Sharif Ahmed ha chiesto con urgenza l'apertura di corridoi umanitari sotto protezione militare internazionale, per assicurare che gli aiuti promessi giungano effettivamente alle popolazioni che ne hanno bisogno;

per favorire la risposta umanitaria anche gli Stati Uniti sembrano pronti ad una sospensiva delle misure previste per quanti forniscono sostegno a qualsiasi titolo, anche indirettamente ad al Shabaab, che guida le milizie radicali islamiche somale che controllano alcune delle zone più colpite dalla carestia. Fonti governative di Washington hanno riferito che non saranno perseguite le organizzazioni umanitarie che compiono in buona fede sforzi per consegnare cibo e medicinale e che per questo debbano venire a patti con i guerriglieri;

il segretario del Ministero della sicurezza interna Francis Kimemia ha dichiarato che, invece di espandere il campo di rifugiati all'interno del Kenya, si dovrebbero aprire campi in Somalia, evitando in tal modo nuovi flussi somali. Inoltre, secondo Kimemia, i campi dentro la Somalia dovrebbero essere controllati dalle forze di pace dell'Unione africana (Amisom). Purtroppo però l'Amisom non sembra in grado di attuare una simile iniziativa;

le autorità keniote, che hanno ottenuto rilevanti finanziamenti dall'Onu per estendere il campo di Dadaab, sono state accusate di guadagnare molti soldi grazie alla crisi. Sono diverse le testimonianze di rifugiati che stanno pagando non solo per passare i posti di blocco gestiti da poliziotti corrotti fuori dai campi, ma anche per essere registrati velocemente al loro arrivo nella struttura di accoglienza del Kenya;

nell'appello lanciato da Benedetto XVI per aiutare il Corno d'Africa, il Papa ha espresso una «profonda preoccupazione», auspicando che «cresca la mobilitazione internazionale per inviare tempestivamente soccorsi a questi nostri fratelli e sorelle già duramente provati, tra cui vi sono tanti bambini»;

si è in presenza di una catastrofe umanitaria: 10 milioni di persone sono a rischio in Kenya, Somalia, Etiopia, Gibuti e Uganda, circa 400 mila profughi sono ospitati nel campo di Dadaab che dovrebbe contenerne 90 mila e 3 mila persone ogni giorno fuggono in Kenya dall'inferno somalo,
impegna il Governo:
a intervenire sul piano diplomatico perché gli aiuti che a livello nazionale ed internazionale vengono destinati ai Paesi del Corno d'Africa possano giungere loro senza dispersioni né sovraccarichi di costi;

a sostenere la richiesta dell'Unicef che ha lanciato un appello a tutta l'industria del trasporto aereo, affinché assicuri il trasporto gratuito o fortemente scontato degli aiuti indispensabili alle popolazioni stremate dalla carestia e dalla siccità;

a mantenere gli impegni promessi nell'ambito della cooperazione internazionale per garantire aiuti concreti sul piano economico-finanziario nei confronti dei Paesi del Corno d'Africa;

a potenziare con ogni mezzo, non solo di carattere economico-finanziario, il sostegno alle organizzazioni umanitarie internazionali, finalizzato a contrastare lo stato di emergenza in continua progressione delle aree interessate;

ad adottare iniziative normative atte a semplificare e ad agevolare il sistema di adozioni internazionali a favore dei bambini del Corno d'Africa;

a sensibilizzare ulteriormente l'opinione pubblica anche attraverso campagne d'informazione con l'obiettivo di raccogliere attraverso organizzazioni qualificate, quali la Caritas internazionale, più fondi possibili, dando alta priorità all'assistenza ai bambini;

a promuovere interventi in grado di far fronte all'emergenza dettata dall'ondata dei profughi, registrata soprattutto in Kenya, dove il campo profughi di Dadaab ha registrato durante il mese di luglio 2011 l'arrivo di 1.200 rifugiati somali al giorno;

a promuovere, anche in collaborazione con altri Paesi, politiche per l'agricoltura che permettano di sperimentare, attraverso studi e ricerche, nuove modalità di aiuto ai Paesi africani in modo più strutturale e meno episodico.

(1-00706)
«Binetti, Adornato, Enzo Carra, Buttiglione, Nunzio Francesco Testa, Calgaro, Volontè, Compagnon, Anna Teresa Formisano, Pezzotta, Ciccanti, Naro».