Atto Camera
Mozione 1-00623
presentata da
SAVINO PEZZOTTA
testo di
lunedì 18 aprile 2011, seduta n.465
La Camera,
premesso che:
i dati preliminari sullo stato dell'aiuto pubblico dell'Italia allo sviluppo, comunicati dall'Ocse, sono la dimostrazione del drammatico stato in cui versa la cooperazione allo sviluppo nel nostro Paese. L'aiuto italiano, stando ai dati forniti dall'Ocse/Dac, sarebbe sceso dallo 0,16 per cento allo 0,15 per cento del Prodotto interno lordo, con una contrazione in termini reali rispetto al 2009 dell'1,5 per cento, ma del 35 per cento rispetto al 2008;
rispetto ad una media dell'Unione europea del 6,7 per cento, l'Italia si conferma fanalino di coda dei Paesi dell'Unione europea al pari di Belgio e Danimarca, ma addirittura dopo la Grecia che, nonostante le difficoltà nella tenuta dei conti pubblici, continua a destinare lo 0,17 per cento del prodotto interno lordo all'aiuto pubblico allo sviluppo;
nonostante la crisi economica sono pochi i Paesi dell'Ocse che hanno tagliato gli aiuti: oltre all'Italia sono stati la Grecia, l'Irlanda e la Spagna, ma, a parte la Grecia, gli altri due Paesi destinano rispettivamente lo 0,53 per cento e lo 0,43 per cento del loro prodotto interno lordo all'aiuto pubblico allo sviluppo;
la scelta del Governo italiano potrebbe determinare un forte ridimensionamento della credibilità europea in materia di cooperazione allo sviluppo, nonostante gli sforzi di quei Paesi dell'Unione europea che hanno incrementato la quota di aiuti e di quelli che, nonostante la crisi economica, hanno mantenuto i livelli degli anni precedenti;
gli impegni presi dal nostro Paese, insieme a tutta la comunità internazionale, in occasione del G8 di Gleneagles del 2005, rischiano di essere compromessi se, come già affermato dall'Ocse, non vi saranno piani specifici che possano garantire l'allocazione delle risorse promesse per l'aiuto pubblico allo sviluppo;
è da rilevare che, dello 0,15 per cento del prodotto interno lordo italiano per l'aiuto allo sviluppo, lo 0,11 per cento è gestito dal Ministero dell'economia e delle finanze, ma non è dato di sapere come vengono gestite queste risorse (le informazioni delle attività di cooperazione gestite dal Ministero dell'economia e delle finanze sono ancora affidate esclusivamente alla relazione annuale al Parlamento, che è resa disponibile dopo più di due anni); inoltre, malgrado promesse e rassicurazioni, continuano i ritardi nei pagamenti dei progetti in corso alle organizzazioni non governative;
oltre alla scarsità delle risorse esiste un problema di trasparenza ed efficacia della spesa e degli aiuti ai Paesi poveri;
con la Dichiarazione di Parigi del marzo 2005 sull'efficacia dell'aiuto, 88 Paesi e 40 organizzazioni e partner internazionali hanno convenuto su cinque concetti chiave: rafforzare la leadership dei Paesi in via di sviluppo che devono decidere le proprie strategie di sviluppo e gestire le proprie risorse; allineare gli interventi dei Paesi donatori alle strategie nazionali di sviluppo elaborate dai Paesi beneficiari; lavorare insieme per intensificare l'efficacia degli aiuti; focalizzare i risultati dello sviluppo; donatori e Paesi in via di sviluppo sono responsabili l'un l'altro, nonché davanti alla popolazione, per i risultati ottenuti;
l'Unione africana ritiene che la corruzione costi alle economie africane oltre il 25 per cento del prodotto interno lordo annuo dell'Africa, ma per poter affrontare il problema della corruzione è necessario creare capacità nelle istituzioni centrali e locali per lottare contro la corruzione, in particolare alla luce della crescita dell'aiuto concesso sotto forma di aiuto di bilancio;
per rendere efficace l'aiuto, affinché generi cambiamenti concreti nella vita dei Paesi poveri, è necessario che esso risponda alle priorità delle strategie di lotta alla povertà dei Paesi partner e che sia gestito e controllato dalle istituzioni dei Paesi partner, garantendo comunque il continuo controllo dei cittadini. L'aiuto deve anche rafforzare il ruolo di controllo della società civile dei Paesi partner;
nonostante alcuni progressi, si riconosce che i risultati europei sono ancora insufficienti: l'aiuto degli Stati europei è poco trasparente, dà poca importanza ai gruppi delle donne con troppe condizioni non negoziabili e l'obiettivo principale di alcune iniziative d'aiuto è spesso non indirizzato alla lotta alla povertà;
nel dicembre 2010 il Ministro britannico per lo sviluppo internazionale (Dfid), Andrew Mitchell, ha esortato l'Unione europea ad adottare la Garanzia per la trasparenza degli aiuti, organismo fondato dal Regno Unito che impegna i Paesi partecipanti a fornire informazioni sui flussi degli aiuti e incoraggerà i partner internazionali ad aderirvi;
secondo il Ministro inglese occorre fornire una visione chiara e trasparente della spesa sugli aiuti, «in modo che ai contribuenti sia garantito come viene speso il loro denaro (...). L'Unione europea ha portato avanti molti progetti di successo, ma, in tempi di difficoltà economiche, è importante che i contribuenti del continente possano vedere la differenza reale nell'aiuto ai più poveri portata dai loro soldi»;
nonostante gli sforzi fatti per aumentare la trasparenza della direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, si registra l'interruzione della pubblicazione dei bollettini elettronici della cooperazione dall'inizio del 2010 e il blocco dell'aggiornamento delle delibere elettroniche,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative per un immediato reintegro della quota di risorse da destinare ai Paesi poveri e ad aumentare la percentuale di aiuto pubblico allo sviluppo destinata alle organizzazioni non governative, riallineandosi alla media degli altri donatori;
a fornire un'informazione più rapida e puntuale delle decisioni e dei finanziamenti definiti dal Ministero dell'economia e delle finanze in tema di aiuto pubblico allo sviluppo;
a promuovere l'approvazione della proposta della Commissione europea per l'introduzione di un meccanismo di monitoraggio tra Stati membri relativamente all'aiuto pubblico allo sviluppo;
ad accelerare, così come richiesto dalle organizzazioni non governative, la messa in opera delle riforme necessarie a garantire una maggiore efficacia degli aiuti, pubblicando annualmente i dati relativi ai progressi fatti, in particolare su: diritti delle donne (considerare l'uguaglianza di genere centrale per l'azione di cooperazione allo sviluppo); trasparenza (aumentare l'accessibilità e la disponibilità delle informazioni relative alla cooperazione allo sviluppo); aiuti vincolati e gare d'appalto (non condizionare la concessione di aiuti alla fornitura di beni o servizi del Paese donatore, favorire l'acquisto locale nel Paese partner e l'utilizzo della normativa d'appalto nazionale); destinazione dell'aiuto (assicurarsi che ogni iniziativa di aiuto sostenga la riduzione della povertà e non la promozione di interessi commerciali del donatore);
a partecipare all'Iniziativa internazionale per la trasparenza dell'aiuto (international aid transparency Initiative - Iati);
a riferire al Parlamento sullo stato di attuazione e di partecipazione dell'Italia agli obiettivi del millennio delle Nazioni Unite.
(1-00623) «Pezzotta, Adornato, Volontè, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Naro, Enzo Carra».