ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00596

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 448 del 14/03/2011
Firmatari
Primo firmatario: LIBE' MAURO
Gruppo: UNIONE DI CENTRO
Data firma: 14/03/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DIONISI ARMANDO UNIONE DI CENTRO 14/03/2011
FORMISANO ANNA TERESA UNIONE DI CENTRO 14/03/2011
RUGGERI SALVATORE UNIONE DI CENTRO 14/03/2011
PEZZOTTA SAVINO UNIONE DI CENTRO 14/03/2011
MONDELLO GABRIELLA UNIONE DI CENTRO 14/03/2011
GALLETTI GIAN LUCA UNIONE DI CENTRO 14/03/2011
CICCANTI AMEDEO UNIONE DI CENTRO 14/03/2011
COMPAGNON ANGELO UNIONE DI CENTRO 14/03/2011
VOLONTE' LUCA UNIONE DI CENTRO 14/03/2011
NARO GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO 14/03/2011
OCCHIUTO ROBERTO UNIONE DI CENTRO 14/03/2011


Stato iter:
15/03/2011
Fasi iter:

RITIRATO IL 15/03/2011

CONCLUSO IL 15/03/2011

Atto Camera

Mozione 1-00596
presentata da
MAURO LIBE'
testo di
lunedì 14 marzo 2011, seduta n.448

La Camera,

premesso che:

nel campo dello sviluppo di energia ottenuta tramite ricorso a fonti rinnovabili l'Unione europea ha provveduto a stabilire un quadro normativo chiaro, approvando numerose direttive in funzione dell'attenzione allo sviluppo e alla produzione di energia da tali fonti, riconoscendo la necessità di promuovere le fonti energetiche rinnovabili per la protezione dell'ambiente, lo sviluppo sostenibile e la lotta ai cambiamenti climatici;

il conseguente sviluppo delle fonti rinnovabili ha portato in generale in tutto il continente, e recentemente anche nel nostro Paese, considerevoli investimenti in tale logica, con conseguente impatto positivo sull'occupazione e sulla coesione sociale, in un momento di grande recessione per i sistemi produttivi classici;

pochi giorni fa è stato emanato il decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2002/30/CE;

il provvedimento attua, secondo i criteri di delega recati dall'articolo 17, comma 1, della legge 4 giugno 2010, n. 96, «Legge comunitaria 2009», la direttiva 2009/28/CE del 23 aprile 2009 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, che modifica e abroga le direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE;

è opportuno rilevare che il decreto legislativo di cui sopra non ha recepito le osservazioni e le condizioni a sostegno del settore che le Commissioni permanenti riunite ambiente ed attività produttive di entrambe le Camere avevano posto per l'espressione di un parere favorevole;

la direttiva, contenuta nell'allegato B della legge comunitaria 2009, si inserisce nel quadro di azione comunitaria volto a limitare la dipendenza energetica da fonti combustibili fossili e le emissioni di gas ad effetto serra, promuovendo l'efficienza energetica e un trasporto più pulito, e fissa nuovi meccanismi e obblighi per gli Stati membri, all'interno di una tabella di marcia che dovrebbe condurre l'Unione europea a raggiungere, nel 2020, l'obiettivo chiave globale «20-20-20» attraverso l'azione combinata della riduzione del 20 per cento delle emissioni di gas a effetto serra e dell'aumento al 20 per cento del risparmio energetico e al 20 per cento del consumo di fonti rinnovabili. Secondo quanto stabilito dalla direttiva, che ripartisce l'obiettivo globale in obiettivi nazionali, nel 2020 l'Italia dovrà coprire il 17 per cento dei consumi finali di energia mediante l'utilizzo di energia prodotta attraverso fonti rinnovabili;

pur agendo in direzione del perseguimento degli obiettivi sopra richiamati, il decreto legislativo 3 marzo 2011 - rimandando la disciplina dell'incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici ad un successivo decreto del Ministro dello sviluppo economico, da adottare entro il 30 aprile 2011, e limitando l'efficacia delle attuali disposizioni in materia, previste dal decreto del Ministro dello sviluppo economico del 6 agosto 2010, agli impianti che entrino in esercizio entro il 31 maggio 2011 - non fissa alcun parametro economico per la determinazione del futuro regime d'incentivazione, determinando in questo modo un'incertezza normativa per gli operatori che, sulla base delle disposizioni vigenti, avevano impostato e realizzato i loro investimenti pluriennali nel settore;

tale incertezza investe, tra l'altro, quanti si trovano attualmente a implementare o a valutare l'opportunità di un investimento, nel settore della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici e, più in generale, nell'economia italiana, come recentemente evidenziato dall'Associazione delle banche estere operanti nel nostro Paese;

l'industria fotovoltaica conta circa 1.000 aziende, 15.000 posti di lavoro diretti e oltre 100.000 indiretti; la stima del volume d'affari nel 2010 è compresa tra 6 e 8 miliardi di euro;

gli investimenti di settore in Italia sono stimati oltre i 3,5 miliardi di euro per il 2010; sono nate centinaia di nuove imprese e uno degli effetti collaterali del programma di incentivi è stato anche quello di far fiorire iniziative di ricerca che non si era riusciti ad avviare mai prima d'ora, con prospettive finalmente concrete anche per la ricerca italiana;

secondo quanto affermato dal Governo, il decreto legislativo diminuisce gli oneri indiretti legati all'iter di realizzazione degli impianti (autorizzazione, connessione, esercizio) per raggiungere «il duplice obiettivo di incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili per rispettare i target europei e di ridurre gli oneri specifici di incentivazione a carico dei consumatori finali»; il decreto legislativo dà impulso alla filiera produttiva dell'energia da fonti rinnovabili, contrastando le speculazioni finanziarie che gravano inutilmente sulle bollette degli italiani;

con l'introduzione delle nuove norme, in realtà, le disposizioni del «terzo conto energia» (incentivi al fotovoltaico), entrato in vigore il 1o gennaio 2011, si applicheranno solo agli impianti che risulteranno entrati in esercizio entro il 31 maggio 2011, mentre sarà prevista una nuova forma di incentivazione per gli impianti che saranno collegati in rete dopo il 31 maggio 2011, verrà, inoltre, previsto un taglio del 22 per cento ai certificati verdi (incentivi dovuti alle fonti rinnovabili, tranne il fotovoltaico), che colpirà gli impianti già in funzione, e per i terreni agricoli è stato fissato al 10 per cento l'utilizzo massimo della superficie e a 1 megawatt la potenza, regola che non vale per i campi abbandonati da almeno 5 anni;

secondo l'Anev, l'Associazione italiana dell'eolico, il taglio ai certificati verdi fa saltare qualsiasi base di certezza del diritto e, come hanno fatto notare anche le banche estere, espone il Paese al rischio di declassamento come rating;

le piccole e medie imprese, raggruppate in Rete imprese Italia, evidenziano una situazione di grave incertezza e confusione per le imprese che hanno investito nel settore delle rinnovabili in base alle tariffe incentivanti del «terzo conto energia»;

il decreto legislativo, emanato in contrasto con il «conto energia» attualmente in vigore (che prevedeva un regime di incentivazione con durata fino a tutto il 2013), pone come data di scadenza del regime stesso il 31 maggio 2011, generando evidenti preoccupazioni, in quanto paralizza gli investimenti in essere già intrapresi dagli operatori del settore e dagli investitori finanziari sulla base dell'attuale «conto energia»;

nonostante che la raccomandazione del 31 gennaio 2011 della Commissione europea scoraggi esplicitamente strumenti normativi retroattivi, la norma che anticipa la scadenza del regime incentivante costituisce una retroattività di fatto per il settore fotovoltaico, che è talmente evidente da pregiudicare il legittimo affidamento fatto dagli investitori su un regime giuridico improntato alla certezza del diritto, e l'incertezza nel regime giuridico determina un preoccupante aumento del rischio Paese per l'Italia, un parametro fondamentale su cui si basano le decisioni di investimento (e dunque di finanziamento), in particolar modo degli intermediari finanziari esteri;

in un comunicato ufficiale, il relatore della direttiva europea sulle fonti rinnovabili al Parlamento europeo, Claude Turmes, afferma che il decreto legislativo «va in senso diametralmente opposto rispetto agli impegni europei», in quanto «il testo della bozza svuota l'obiettivo vincolante dell'Unione europea posto per l'Italia sulle rinnovabili (17 per cento sui consumi finali di energia), per raggiungere il quale il peso delle rinnovabili elettriche sul totale dovrà essere, a fine decennio, intorno al 30 per cento,
impegna il Governo:


a tenere conto delle condizioni ed osservazioni poste dalle competenti Commissioni parlamentari nella stesura del prossimo decreto ministeriale che dovrà disciplinare il sistema degli incentivi agli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare per il fotovoltaico, fornendo in tal modo certezze a coloro che hanno investito e stanno investendo e non scoraggiando investimenti esteri nel settore;

ad adottare, nelle more dell'emanazione del decreto ministeriale, misure atte ad evitare il blocco immediato degli ordinativi delle aziende (stimabili in oltre 8 miliardi di euro secondo le previsioni delle imprese del settore), nonché quello dei contratti in corso, per i quali le aziende dovranno procedere comunque al pagamento dei fornitori, senza ottenere il finanziamento previsto dagli istituti di credito che hanno immediatamente proceduto al congelamento delle delibere di finanziamento;

a promuovere una riorganizzazione e rimodulazione del sistema di incentivi alle fonti rinnovabili e a convocare un tavolo di concertazione con gli operatori di settore, con gli istituti di credito, con le associazioni di categoria e con gli enti locali per la definizione della nuova disciplina;

ad adottare iniziative più incisive volte al perseguimento degli obiettivi europei sull'energia prodotta dalle fonti rinnovabili.

(1-00596)
«Libè, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Ruggeri, Pezzotta, Mondello, Galletti, Ciccanti, Compagnon, Volontè, Naro, Occhiuto».