ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00581

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 444 del 07/03/2011
Firmatari
Primo firmatario: MECACCI MATTEO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 07/03/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
COLOMBO FURIO PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
SARUBBI ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
TOUADI JEAN LEONARD PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
DUILIO LINO PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
CORSINI PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
FIANO EMANUELE PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
FERRARI PIERANGELO PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
CAPANO CINZIA PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
GENTILONI SILVERI PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
GOZI SANDRO PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
MARTINO PIERDOMENICO PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00581
presentata da
MATTEO MECACCI
testo di
lunedì 7 marzo 2011, seduta n.444

La Camera,

premesso che:

il 30 agosto 2008 l'Italia e la Libia, rispettivamente rappresentati dal Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi e Muhammar Gheddafi, hanno firmato il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione;

il trattato è stato ratificato dal Parlamento italiano nel febbraio 2009, dopo una battaglia parlamentare che ha visto la presentazione di oltre 6000 emendamenti da parte della delegazione radicale;

le modalità e i contenuti della discussione parlamentare hanno segnalato fin da subito che alcuni aspetti del Trattato di amicizia con la Libia erano profondamente controversi, tanto che il voto favorevole finale, a differenza di quanto accade normalmente in sede di ratifica dei trattati internazionali, è stato solo dei gruppi del PdL, della Lega e del partito Democratico;

l'Italia è stata il primo ed unico Paese, che ha stipulato un trattato di «amicizia» con la Libia, dopo che questo Paese è stato tolto dalla lista di quelli sotto sanzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu, sanzioni che erano state imposte dopo l'accertamento delle responsabilità delle autorità di Tripoli in attività di terrorismo internazionale che hanno colpito interessi e tolto la vita a cittadini di Paesi alleati dell'Italia all'interno della Nato e dell'Unione europea;

in particolare alcuni aspetti del trattato vanno stigmatizzati:

a) il Trattato prevede, all'articolo 8 un impegno economico dell'Italia di 250 milioni di dollari per 20 anni, attraverso costruzione di opere pubbliche in Libia, a titolo di «risarcimento» per il colonialismo italiano degli inizi del '900; nessuna cifra è stata, invece, indicata nel trattato per risarcire né gli italiani espulsi dalla Libia dopo il colpo di Stato del Colonnello Gheddafi, né per le imprese italiane che hanno continuato a lavorare in Libia e che non si sono viste corrispondere i crediti che vantano legalmente;

b) l'articolo 4 del trattato impegna l'Italia tra l'altro a non permettere «l'uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia»;

inoltre, a seguito della ratifica del trattato, e nonostante ciò non fosse previsto né nel testo del trattato né nel protocollo di cooperazione, firmato a Tripoli il 29 dicembre 2007 tra il Ministro dell'interno Amato e il Ministro degli esteri libico Abdurrahman Mohamed Shalgam riguardante il pattugliamento del tratto di Mediterraneo tra la Sicilia e la Libia con equipaggi misti italo-libici, con motovedette messe a disposizione dall'Italia, sono iniziate le operazioni di respingimento collettivo in mare dei migranti provenienti dalla Libia che, come confermato dal Ministro Maroni nell'informativa davanti alle Commissioni esteri ed affari istituzionali del 2 marzo 2011, hanno riguardato per lo più cittadini provenienti dall'Africa sub Sahariana e dunque persone potenzialmente suscettibili di protezione umanitaria o di poter ricevere l'asilo politico;

tali operazioni di respingimento collettivo in mare, senza identificazione dei migranti, è stata volte criticata molte volte dalle Agenzie delle Nazioni Unite che si occupano di difesa dei diritti umani e dei diritti dei rifugiati, in quanto la Libia non ha mai ratificato la convenzione ONU sui diritti dei rifugiati del 1953;

nel giugno del 2010, inoltre, il Governo libico ha deciso di chiudere l'ufficio di Tripoli dell'Agenzia ONU per i rifugiati, lasciando dunque gli immigrati respinti in Libia in collaborazione con il Governo italiano, senza alcun tipo di monitoraggio del rispetto dei loro diritti;

a seguito delle rivolte popolari del gennaio e febbraio 2011 in Tunisia e in Egitto che hanno determinato le dimissioni del presidente Ben Ali e del presidente Mubarak, il 17 febbraio 2011 sono iniziate manifestazioni anche in Libia, in particolare nella regione orientale di Bengasi, per chiedere la fine della dittatura che dura da oltre 40 anni;

tali manifestazioni secondo le notizie riportati sia dai media internazionali che da osservatori esterni, sono state represse violenza dal Governo libico, anche con attacchi militari e bombardamenti aerei di zone dove si trovavano civili;

il Governo italiano ha prima espresso indifferenza nei confronti della sorte dei cittadini civili in Libia (19 febbraio - Presidente Berlusconi: «la situazione è in evoluzione e quindi non mi permetto di disturbare nessuno») mentre, dopo le dure condanne politiche nei confronti del Governo libico provenienti dall'Unione Europea e dagli Stati Uniti per le violenze contro i civili in una nota del 21 febbraio si legge che il Presidente Berlusconi, è allarmato per l'aggravarsi degli scontri e per l'uso inaccettabile della violenza sulla popolazione civile»);

il 22 febbraio 2011 la Lega Araba, ha deciso, a seguito della repressione nei confronti della popolazione civile di sospendere la Libia come suo membro;

il 26 febbraio 2011 il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha firmato una serie di sanzioni contro la Libia, tra cui il congelamento dei beni di Gheddafi e dei suoi familiari depositati negli Stati Uniti;

il 27 febbraio 2011 il consiglio di sicurezza dell'ONU ha approvato all'unanimità una risoluzione ai sensi del capitolo 7 della Carta dell'ONU, e quindi obbligatoria per tutti gli Stati membri dell'ONU, che «deplora la grave e sistematica violazione dei diritti umani, tra cui fa repressione di manifestanti pacifici», prevede il blocco dei beni di Gheddafi, dei suoi familiari e di alcuni dignitari, l'embargo alle vendite di armi e deferisce al procuratore della Corte penale internazionale le indagini su quanto avvenuto in Libia a partire dal 15 febbraio 2011;

in questo quadro politico internazionale, l'Italia l'unico Paese membro dell'Unione europea e della Nato ad avere vincoli formali di collaborazione politica con la Libia;

un trattato non può essere inoperante di fatto, come erroneamente sostenuto, in quanto i vincoli politici ed economici che derivano dal momento della sua entrata in vigore, restano tali fino a quando il Trattato non venga denunciato per la sua violazione;

è chiaro che la Libia non è uno Stato che sta rispettando i diritti umani fondamentali, secondo quanto previsto dall'articolo 6 del trattato di «amicizia» e il Consiglio di sicurezza, l'Unione europea, il Consiglio sui diritti umani dell'ONU, hanno condannato le violenze in corso come, da ultimo, ha fatto anche il Governo italiano,
impegna il Governo:
ad attivare le procedure previste dalla convenzione di Vienna sul diritto dei trattati per la denuncia del Trattato di «amicizia» con la Libia e a chiederne l'immediata sospensione;

a gestire la crisi umanitaria e i flussi dei migranti verso l'Italia nel rispetto delle norme internazionali in materia di rispetto dei diritti umani non procedendo ai respingimenti collettivi in mare dei migranti provenienti dal nord Africa.

(1-00581)
«Mecacci, Bernardini, Beltrandi, Farina Coscioni, Maurizio Turco, Zamparutti, Colombo, Sarubbi, Touadi, Duilio, Corsini, Fiano, Ferrari, Capano, Gentiloni Silveri, Gozi, Pierdomenico Martino».