ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00557

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 427 del 01/02/2011
Abbinamenti
Atto 1/00513 abbinato in data 02/02/2011
Atto 1/00542 abbinato in data 02/02/2011
Atto 1/00545 abbinato in data 02/02/2011
Atto 1/00547 abbinato in data 02/02/2011
Atto 1/00548 abbinato in data 02/02/2011
Firmatari
Primo firmatario: TABACCI BRUNO
Gruppo: MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA
Data firma: 01/02/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CALGARO MARCO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA 01/02/2011
LANZILLOTTA LINDA MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA 01/02/2011
MOSELLA DONATO RENATO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA 01/02/2011
PISICCHIO PINO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA 01/02/2011
VERNETTI GIANNI MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA 01/02/2011
BRUGGER SIEGFRIED MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE 01/02/2011


Stato iter:
02/02/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 02/02/2011
Resoconto RAVETTO LAURA SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 02/02/2011
Resoconto TABACCI BRUNO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA
Resoconto RUVOLO GIUSEPPE INIZIATIVA RESPONSABILE (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, LA DISCUSSIONE)
Resoconto DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI
Resoconto BELLOTTI LUCA FUTURO E LIBERTA' PER L'ITALIA
Resoconto DELFINO TERESIO UNIONE DI CENTRO
Resoconto FOGLIATO SEBASTIANO LEGA NORD PADANIA
Resoconto AGOSTINI LUCIANO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto DIMA GIOVANNI POPOLO DELLA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 02/02/2011

ACCOLTO IL 02/02/2011

PARERE GOVERNO IL 02/02/2011

DISCUSSIONE IL 02/02/2011

APPROVATO IL 02/02/2011

CONCLUSO IL 02/02/2011

Atto Camera

Mozione 1-00557
presentata da
BRUNO TABACCI
testo di
martedì 1 febbraio 2011, seduta n.427

La Camera,

premesso che:

l'Italia è un Paese industrializzato con una riconosciuta vocazione alla qualità delle proprie produzioni, meglio nota come made in Italy;

la stessa caratterizzazione deve contraddistinguere una forte agricoltura di un Paese di forte industrializzazione;

tuttavia, sul piano della comunicazione e dell'informazione generali, quelle che raggiungono il cittadino a prescindere dal suo coinvolgimento d'interesse professionale, non è riscontrabile una sensibilità diffusa per le problematiche dell'agricoltura, talché perfino nelle più accreditate analisi sociali annuali tale comparto risulta marginale o negletto;

tale situazione si riverbera in una incomprensibile quanto ingiusta compressione di un potenziale che l'Italia non può permettersi di dissipare, in termini economici, di opportunità occupazionali, di sviluppo territoriale, particolarmente nel Mezzogiorno, di cultura e appartenenza, beni immateriali quanto mai necessari allo sviluppo di qualità della vita, di tutela della salute;

le regioni, i territori per competenze formali e naturali costituiscono i soggetti principali dell'agricoltura nazionale e, quale che sia la prospettiva federalista, hanno il sacrosanto diritto di desumere dallo Stato la certezza di far parte di una logica di sistema, nel quadro di una più ampia logica comunitaria, governabile con gli affinati strumenti della tradizione europeista e globale, del tutto ingovernabile se non nel quadro di una competizione fortemente darwinista;

secondo le elaborazioni dell'Eurispes, nel suo rapporto per il 2011, tra il 1995 e il 2009 l'Italia ha importato dal resto del mondo 384,9 milioni di tonnellate di prodotti agroalimentari, con un controvalore economico di 333,7 miliardi di euro, mentre ne ha esportati 235,7 milioni di tonnellate, per un valore di 265,6 miliardi di euro; insomma, il deficit della bilancia commerciale è stato superiore a 149 milioni di tonnellate di merci e a 69 miliardi di euro in controvalore;

all'interno degli indici statistici generali, si individuano specificità che non possono essere trascurate; tra queste, il fatto che l'Italia esporta prevalentemente prodotti delle industrie alimentari e delle bevande, per una valore che, secondo la citata fonte, corrisponde ad oltre il 50 per cento del valore complessivo delle esportazioni dell'Italia nel mondo; l'incidenza dei prodotti agroalimentari non lavorati è di gran lunga inferiore; al contrario, sempre secondo la citata fonte, i flussi commerciali relativi alle importazioni italiane di prodotti agroalimentari consistono di materie prime non lavorate; con una conclusione che la combinazione tra esportazioni prevalentemente incentrate sul commercio di prodotti delle industrie alimentari e importazioni prevalentemente incentrate sul commercio di materie prime non lavorate, a causa del più alto valore dei prodotti trasformati rispetto alle materie prime, fa segnare una significativa differenza tra deficit commerciale in valore e deficit commerciale in quantità del settore agroalimentare italiano;

l'immagine agroalimentare italiana nel mondo è fortemente insidiata e penalizzata da pesanti flussi di contraffazione dei prodotti italiani dei quali vengono usate le parti marchi, immagini, denominazioni con una plausibile conclusione, quella riportata dalla fonte sopra citata, secondo la quale per raggiungere un pareggio della bilancia commerciale del settore agroalimentare italiano, ad importazioni invariate, sarebbe sufficiente recuperare quote di mercato estero per un controvalore economico pari al 6,5 per cento dell'attuale volume d'affari del cosiddetto Italian sounding;

la Commissione europea ha rilasciato il documento d'indirizzo generale sulle future modifiche della politica agricola comune (PAC), per un'agricoltura protagonista di pari dignità nelle politiche di sviluppo della società, con riguardo all'approvvigionamento alimentare; alle produzioni sostenibili, alla tutela dell'occupazione;

la bilancia commerciale dell'Unione europea, al pari di quella italiana, è andata peggiorando, facendo registrare un pesante deficit commerciale e, per una volta, ci si interroga sulla componente di responsabilità europea della caduta settoriale italiana;

proprio in ragione della preoccupazione sopra espressa, il Paese, forte di una cooperazione attiva di tutte le regioni e delle rappresentanze di settore, deve essere cosciente e compartecipe delle decisioni che verranno assunte nel quadro della politica agricola comune sui fronti del valore della produzione e dell'estensione delle superfici, parametri rispetto ai quali l'agricoltura nazionale può ottenere rispettivamente maggiore o minore spinta,
impegna il Governo:
ad indire tempestivamente incontri bilaterali e collegiali con tutti i soggetti della filiera agroalimentare interessati dalla riforma politica agricola comune (PAC) per l'elaborazione di proposte che integrino la posizione dell'Italia al tavolo comunitario;

a pretendere, d'altronde in linea con le linee di politica industriale, che i prodotti agricoli rechino l'indicazione relativa alla loro origine, quando commercializzati allo stato fresco, nonché l'indicazione delle materie prime di origine agricola e i luoghi di trasformazione materiale dei prodotti, nel caso di prodotti trasformati;

a valorizzare, nella prospettiva comunitaria, le peculiarità dell'agricoltura italiana, caratterizzata da produzione ad alto valore aggiunto, in modo da evitare la riduzione dei pagamenti diretti, che, allo stato, rischiano di essere distribuiti in base al prevalente parametro della superficie;

ad elaborare proposte che rappresentino le aspettative regionali con riguardo al cosiddetto «aiuto accoppiato facoltativo»;

a valorizzare la logica delle filiere, essenziale allo sviluppo dell'agricoltura italiana, segnatamente nel settore ortofrutticolo;

ad individuare nella nuova politica agricola comune gli strumenti per contrastare le situazioni di crisi di alcuni comparti produttivi importanti per l'Italia (barbabietola da zucchero, tabacco);

a promuovere l'introduzione nella nuova politica agricola comune di strumenti di mercato e politiche strutturali per contrastare la grave crisi del settore del vino e del latte ovino;

ad identificare correttamente gli «agricoltori attivi» per evitare fenomeni elusivi dei principi di lealtà comunitaria;

ad assumere iniziative nelle competenti sedi per individuare criteri di ripartizione del sostegno allo sviluppo rurale tra i vari Stati membri, che non penalizzino il nostro Paese;

ad adottare tutte le iniziative necessarie, affinché le logiche monetariste e finanziarie non provochino il ridimensionamento delle politiche agricole con danni incalcolabili nel presente e in prospettiva futura sulle economie nazionali;

a modellare la posizione italiana sulle esigenze effettive dell'agricoltura italiana, facendo della trasparenza e dell'oggettività i punti di forza della nostra capacità negoziale.

(1-00557)
«Tabacci, Calgaro, Lanzillotta, Mosella, Pisicchio, Vernetti, Brugger».