ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00534

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 422 del 24/01/2011
Abbinamenti
Atto 1/00512 abbinato in data 24/01/2011
Atto 1/00532 abbinato in data 24/01/2011
Atto 1/00538 abbinato in data 24/01/2011
Atto 1/00539 abbinato in data 25/01/2011
Firmatari
Primo firmatario: BINETTI PAOLA
Gruppo: UNIONE DI CENTRO
Data firma: 21/01/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CAPITANIO SANTOLINI LUISA UNIONE DI CENTRO 21/01/2011
MONDELLO GABRIELLA UNIONE DI CENTRO 21/01/2011
FORMISANO ANNA TERESA UNIONE DI CENTRO 21/01/2011
GALLETTI GIAN LUCA UNIONE DI CENTRO 21/01/2011
COMPAGNON ANGELO UNIONE DI CENTRO 21/01/2011
CICCANTI AMEDEO UNIONE DI CENTRO 21/01/2011
NARO GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO 21/01/2011
TESTA NUNZIO FRANCESCO UNIONE DI CENTRO 21/01/2011
DE POLI ANTONIO UNIONE DI CENTRO 21/01/2011
RAO ROBERTO UNIONE DI CENTRO 21/01/2011


Stato iter:
25/01/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 24/01/2011
Resoconto CAPITANIO SANTOLINI LUISA UNIONE DI CENTRO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 24/01/2011
Resoconto DE TORRE MARIA LETIZIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto GOISIS PAOLA LEGA NORD PADANIA
Resoconto FARINA RENATO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto POLIDORI CATIA INIZIATIVA RESPONSABILE (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, LA DISCUSSIONE)
 
PARERE GOVERNO 25/01/2011
Resoconto CARFAGNA MARIA ROSARIA MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (PARI OPPORTUNITA')
 
DICHIARAZIONE VOTO 25/01/2011
Resoconto CALGARO MARCO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA
Resoconto POLIDORI CATIA INIZIATIVA RESPONSABILE (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, LA DISCUSSIONE)
Resoconto MURA SILVANA ITALIA DEI VALORI
Resoconto NAPOLI ANGELA FUTURO E LIBERTA' PER L'ITALIA
Resoconto BINETTI PAOLA UNIONE DI CENTRO
Resoconto RIVOLTA ERICA LEGA NORD PADANIA
Resoconto AMICI SESA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto LORENZIN BEATRICE POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI
Resoconto MUSSOLINI ALESSANDRA POPOLO DELLA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 24/01/2011

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 24/01/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 24/01/2011

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 25/01/2011

ACCOLTO IL 25/01/2011

PARERE GOVERNO IL 25/01/2011

DISCUSSIONE IL 25/01/2011

APPROVATO IL 25/01/2011

CONCLUSO IL 25/01/2011

Atto Camera

Mozione 1-00534
presentata da
PAOLA BINETTI
testo di
lunedì 24 gennaio 2011, seduta n.422

La Camera,

premesso che:

la violenza contro le donne è un problema diffuso che ha gravi conseguenze sociali e inevitabili ripercussioni sulla salute fisica e psichica delle donne. Si ripercuote per generazioni e non risparmia nessuna nazione o Paese, sia industrializzato che in via di sviluppo. Sia le vittime che gli aggressori appartengono a tutte le classi sociali; secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) una donna su cinque ha subito, nella sua vita, abusi fisici o sessuali da parte di un uomo;

si è in presenza di un problema globale che deve essere affrontato responsabilmente da parte di tutte le istituzioni. Secondo le rilevazioni effettuate dall'Organizzazione mondiale della sanità tra i fattori causa del problema concorrono motivi individuali, familiari, della comunità e della società che accrescono il rischio di violenza contro le donne: bassa posizione socioeconomica e istruzione; dipendenza da sostanze; cattivo funzionamento della famiglia; marcata diseguaglianza di genere nella comunità e scarsa coesione sociale; società con norme che conferiscono insufficiente autonomia alle donne. Purtroppo, quelli enumerati sono solo una parte delle cause del fenomeno;

si tratta di una violazione dei diritti umani, troppo spesso ignorata o sottostimata che dovrebbe essere trattata con priorità nella sanità pubblica; l'esperienza internazionale della violenza sulle donne ha creato una sorta di «libro nero» dei diritti umani delle donne, noto nella sua crudezza e tragicità, da cui si rileva come nel mondo sia aperta una sorta di guerra in ordine sparso, che ha come oggetto il dominio e la sopraffazione del corpo delle donne; il rispetto dei diritti umani delle donne assurge, ancora una volta, a simbolo di civiltà e di riconoscimento dei diritti umani e civili di ogni persona, dell'uguaglianza innanzi alla legge e del contrasto a ogni forma di discriminazione, diritti sanciti nella Costituzione italiana e nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo;

nel corso della prima Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne nell'ambito della Presidenza italiana del G8 nel 2009 è stata affermata la necessità di educare tutte le società ai valori dell'uguaglianza, senza distinzione di «sesso, religione, razza, lingua, opinioni politiche, condizioni personali e sociali e di creare una grande alleanza tra tutti i Governi e la società civile per porre fine a ogni forma di violenza contro le donne»;

ci sono luoghi e culture dove la donna viene discriminata o sottovalutata per il solo fatto di essere donna, dove si fa ricorso persino ad argomenti religiosi e a pressioni familiari, sociali e culturali per sostenere la disparità dei sessi, dove si consumano atti di violenza nei confronti della donna, rendendola oggetto di maltrattamenti e di sfruttamento nella pubblicità e nell'industria del consumo e del divertimento;

purtroppo, non molto è stato fatto; infatti, dall'ultimo rapporto Eures-Ansa emergono numeri preoccupanti che fotografano una situazione tutt'altro che rassicurante. Teatro delle violenze è sempre più spesso l'ambito familiare. Gli uomini continuano ad occupare il primo posto nella classifica delle vittime di omicidio, ma il numero delle donne morte per mano di un assassino è cresciuto vertiginosamente negli ultimi anni. In Italia una vittima di omicidio su quattro è donna. Si è passati dal 15,3 per cento delle vittime femminili di delitti nel biennio 1992-1994 al 23,8 per cento tra il 2007 e il 2008;

l'Istat, nella prima indagine sulla sicurezza interamente dedicata al fenomeno della violenza fisica e sessuale contro le donne, riporta che in Italia, nel 2006, quasi sette milioni di donne - tra i 16 e i 70 anni - sono state vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita. Il sommerso è elevatissimo ed è consistente anche la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite. Ciò accade perché la donna anche se vittima si sente in colpa e ha difficoltà a riconoscere la violenza subita come reato;

tra le morti da violenza contro le donne vanno annoverati i delitti d'onore (5.000 l'anno in tutto il mondo), i suicidi, gli infanticidi di femmine e le morti materne da aborto insicuro. In Italia, un omicidio su quattro avviene in famiglia e il 70 per cento delle vittime sono donne;

il fenomeno della violenza fisica e sessuale degli uomini contro le donne ha riguardato un terzo delle donne che vivono in Italia: sono, infatti, 6 milioni e 743 mila (il 31,9 per cento) le donne vittime di tali violenze nel corso della propria vita. Tra queste, quasi 4 milioni di donne hanno subito violenza fisica (il 18,8 per cento, il 16 per cento se si esclude la sola minaccia di violenza) e circa 5 milioni (23,7 per cento) hanno subito violenza sessuale. Se fra le violenze sessuali si considerano solo lo stupro e il tentato stupro, la percentuale di vittime è pari al 4,8 per cento, che corrisponde a oltre un milione di donne;

lo stupro colpisce ogni parte del globo: i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità fissano tra il 14 ed il 20 per cento il numero di donne che, negli Stati Uniti, subiscono uno stupro durante il corso della vita. Percentuali analoghe sono rilevate in Canada, Corea e Nuova Zelanda. La violenza sessuale è anche un'arma di guerra, solo da poco riconosciuta come tale dalle leggi internazionali. I conflitti con un forte connotato etnico, come quelli nei Balcani o in Africa centrale, vedono l'uso dello stupro come strumento bellico da parte di entrambi i contendenti. Nel 1993, il Centro per i crimini di guerra di Zenica aveva documentato in Bosnia 40 mila casi di stupro, ma le cifre reali sono ritenute ben più alte e vi sono sospetti che persino alcuni soldati dell'Onu si siano resi responsabili di aggressioni;

l'indagine Istat presenta dati che fanno riflettere e spostano il quadro dell'immaginario collettivo rispetto alle violenze. Le donne vittime di abusi sessuali o stupri sono nel 45 per cento dei casi donne divorziate, con una laurea e con lavori di responsabilità. Nel 64 per cento dei casi abitano al Centro-Nord;

tali dati dimostrano che il ventaglio della diffusione della violenza sessuale sta mettendo radici su diversi livelli di stratificazioni sociali. Le donne che dovrebbero essere meno soggette a tale problematica, che dovrebbero essere più capaci a difendersi e con una possibilità economica maggiore per poter essere indipendenti, purtroppo non risultano essere, attenendosi ai dati, così capaci;

anche le cosiddette donne in carriera mostrano fragilità a livello personale, insicurezza relazionale e, quindi, possibilità di divenire vittime di violenze intrafamiliari. Va considerato anche che esse sono sempre più sole e sempre meno protette dalla famiglia d'origine per l'impianto della famiglia mononucleare; donne sempre più sole in città sempre più affollate e costrette a difendere se stesse e i propri figli dalla ferocia dei violenti;

il 25 novembre, giornata simbolo scelta dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite (con la risoluzione n. 54/134 del 17 dicembre 1999) per celebrare la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, diverse istituzioni e vari enti hanno festeggiato questa giornata attraverso iniziative politiche e culturali;

purtroppo, nonostante l'intervento delle istituzioni, a fronte di un fenomeno che registra un generale aumento delle richieste di aiuto e della gravità dei casi, le risorse a sostegno dei centri antiviolenza rischiano di subire i tagli dovuti alla crisi: sostenere adeguatamente chi aiuta le vittime è il primo atto di responsabilità sociale da parte dei Governi locali e nazionale;

nel mese di novembre 2010, da un importante convegno tenuto dall'Aogoi, l'Associazione ginecologi ed ostetrici ospedalieri italiani, che ha affrontato la delicata tematica della violenza sessuale sulle donne, è emerso che le conseguenze di una violenza sessuale, a livello fisico e psichico, sono, devastanti e distruttive;

si è rilevato che l'81 per cento delle donne che si sono suicidate, erano persone vittime di abusi. Inoltre, le donne violate, presentano disturbi fisici importanti, che vanno dalla sindrome post traumatica da stress, a seri disturbi del sonno, a problematiche alimentari piuttosto gravi ed alla pericolosa tendenza ad isolarsi socialmente; un dato inquietante, ad esempio, mette in evidenza che in Italia le denunce contro gli atti di violenza avvenuti in famiglia vengano spesso scoraggiate dalle forze dell'ordine. A livello giudiziario, spesso un padre violento nei confronti della propria moglie o compagna in molti casi non viene valutato negativamente come genitore, mentre le due cose non dovrebbero essere scisse;

in Italia, purtroppo, si è ancora molto indietro su questa tematica ed il personale sanitario non è sempre all'altezza di seguire con accuratezza le donne violate; la metà delle donne che si rivolgono ai centri per denunciare episodi di violenza si ritengono non autosufficienti dal punto di vista economico e questo dato è tanto più negativo se si pensa che è spesso lo stesso partner ad usare violenza. Metà delle donne non possono garantirsi l'indipendenza economica e, di conseguenza, non possono garantirla ai figli; questo fattore determina che la maggior parte delle donne che subiscono violenza economica e psicologica la subiscono perché non si sentono economicamente autosufficienti e non vedono alternative alla situazione di cui sono vittime;

il sistema sanitario italiano sente la coscienziosa esigenza di poter intervenire in modo corretto e competente, unendo le forze mediche, psicologiche e legali; questo significa che il problema esiste ed è sempre più grave;

solo nel 2009 si è legiferato sullo stalking, il reato di atti persecutori e molestie insistenti, introdotto con il decreto-legge cosiddetto anti-stupri del 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2009, n. 38. Da allora i dati del Ministero della giustizia riferiscono di 5.200 denunce e oltre 1.000 arresti dall'introduzione del reato, con un aumento delle richieste d'aiuto del 25 per cento; nei primi tre mesi del 2010 le persone denunciate per stalking sono state 1.592, quelle arrestate 293,
impegna il Governo:
a promuovere una più incisiva strategia politico-sociale in grado di portare allo sviluppo dell'equità tra tutte le persone senza distinzioni di età e sesso, anche attraverso adeguate procedure amministrative che rendano più facile l'accesso alle informazioni;

a potenziare la prevenzione della violenza attraverso interventi che aumentino l'istruzione e le opportunità per le donne e le ragazze e che riducano tutti i tipi di disuguaglianze, nonché a rendere operativi programmi per i ragazzi che crescono in famiglie con violenza domestica, dal momento che risiede proprio là il rischio maggiore che diventino adulti violenti;

a promuovere, in linea anche con quanto sancito dal nuovo contratto di servizio pubblico tra la Rai e il Ministero dello sviluppo economico, che prevede un maggior rispetto dell'immagine e della dignità della donna, dei codici etici per l'informazione, la pubblicità e, in generale, per l'immagine femminile e, più complessivamente, per il contrasto dei linguaggi violenti e prevaricanti per evitare una strumentalizzazione della donna in genere e del corpo della donna in particolare, che, attraverso immagini che feriscono la dignità umana e non solo quella femminile, provoca la riduzione della figura femminile ad esclusivo oggetto di desiderio;

a garantire una rapida conclusione ed entrata in vigore del contratto di servizio pubblico tra la Rai e il Ministero dello sviluppo economico per il 2010-2012, non ancora firmato pur essendo il precedente già scaduto a dicembre 2009, permettendo in tal modo l'applicazione delle proposte ivi contenute e atte a sostenere una migliore rappresentazione delle donne;

ad incentivare interventi complessivi e integrati a sostegno delle donne che subiscono violenza attraverso il coordinamento dei centri antiviolenza sorti a livello regionale con il piano nazionale antiviolenza, al fine di attuare una politica unitaria più compatta e duratura;

ad attivare con tempestività un sistema di monitoraggio a livello di sanità pubblica, atto ad individuare e ridurre le conseguenze della violenza sulle donne, sia sul piano assistenziale che organizzativo, attraverso una maggiore informazione e formazione di personale addetto che sia in grado di affrontare i casi specifici con piena consapevolezza;

a stimare le risorse realmente messe a disposizione dal Governo per le donne vittime di violenza, assumendo iniziative per incrementare i fondi a favore della loro assistenza legale, dei centri di aiuto e degli sportelli anti-violenza sorti in tutta Italia;

a collocare il contrasto alla violenza contro le donne ai primi posti della programmazione politica, sia sul piano nazionale che su quello territoriale, prevenendo i reati più gravi come le lesioni personali e l'omicidio e facendo in modo che le iniziative normative contro gli atti persecutori e la violenza sessuale garantiscano la certezza della pena e la tutela e la dignità delle vittime dei reati;

a valutare - alla luce degli ultimi fatti di cronaca che dimostrano che la molestia troppo spesso si trasforma in omicidio - quali misure urgenti possano essere messe in campo per una più efficace collaborazione tra soggetti istituzionali e l'Osservatorio nazionale stalking, ai fini dell'attività di protezione delle vittime.

(1-00534)
«Binetti, Capitanio Santolini, Mondello, Anna Teresa Formisano, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Naro, Nunzio Francesco Testa, De Poli, Rao».