ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00400

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 345 del 30/06/2010
Abbinamenti
Atto 1/00261 abbinato in data 30/06/2010
Atto 1/00393 abbinato in data 30/06/2010
Atto 1/00396 abbinato in data 30/06/2010
Atto 1/00398 abbinato in data 30/06/2010
Atto 1/00401 abbinato in data 30/06/2010
Firmatari
Primo firmatario: CALGARO MARCO
Gruppo: MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA
Data firma: 30/06/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CALEARO CIMAN MASSIMO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA 30/06/2010
CESARIO BRUNO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA 30/06/2010
LANZILLOTTA LINDA MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA 30/06/2010
MOSELLA DONATO RENATO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA 30/06/2010
PISICCHIO PINO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA 30/06/2010
TABACCI BRUNO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA 30/06/2010
VERNETTI GIANNI MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA 30/06/2010
BRUGGER SIEGFRIED MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE 30/06/2010


Stato iter:
30/06/2010
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 30/06/2010

RITIRATO IL 30/06/2010

CONCLUSO IL 30/06/2010

Atto Camera

Mozione 1-00400
presentata da
MARCO CALGARO
testo di
mercoledì 30 giugno 2010, seduta n.345

La Camera,

premesso che:

nel mondo vi sono numerosi programmi nazionali di prevenzione e diagnosi precoce oncologica dei tumori della mammella, colon-retto, prostata, cervice uterina, endometrio e di sensibilizzazione dei medici di base circa la diagnosi precoce delle patologie tumorali di tiroide, testicoli, ovaie, linfonodi, cavità orale, pelle;

nei paesi industrializzati il carcinoma mammario è, per incidenza e mortalità, al primo posto tra i tumori maligni della popolazione femminile e il Giappone è l'unico paese industrializzato dove questa malattia è poco comune (ma le figlie delle emigrate negli USA in due generazioni perdono la protezione, probabilmente dovuta a fattori ambientali, stili di vita e alimentazione);

il carcinoma mammario è la prima causa di morte fra le donne di età compresa fra i 35 ed i 45 anni; allo stesso tempo è una delle forme tumorali con prognosi più favorevole, infatti in più dei quattro quinti dei casi si sopravvive più di cinque anni ed in più della metà dei casi si guarisce e questa alta percentuale di successi è strettamente connessa alla precocità della diagnosi, che aumenta inoltre la possibilità di eseguire un intervento conservativo;

i principali fattori di rischio ad oggi conosciuti sono l'età, la predisposizione famigliare, il non avere figli e l'età tardiva della prima maternità, il menarca precoce e la menopausa tardiva, l'eccesso alimentare di grassi animali, l'obesità, l'utilizzo prolungato di anticoncezionali in periodo perimenopausale e in donne giovani con quadro displastico mammario, le radiazioni ionizzanti (pregressi trattamenti di tumori della tiroide e linfomi);

visto il ridotto numero di fattori di rischio realisticamente modificabili e il loro limitato impatto sul rischio di sviluppare il tumore, la strada della prevenzione secondaria, e quindi dello screening, è attualmente quella più indicata per ridurre la mortalità da carcinoma mammario;

lo screening clinico e mammografico consente di individuare tumori in fase precoce garantendo trattamenti meno invasivi, aumentando le probabilità di guarigione e riducendo del 20-40 per cento (a seconda degli autori) la mortalità di chi vi si sottopone;

la mortalità per carcinoma mammario, negli ultimi 30 anni, si è ridotta drasticamente per effetto combinato di almeno due fattori: lo screening e il miglioramento dei protocolli terapeutici, mentre un apporto incerto è stato dato dal follow up, in particolare da quello intensivo, la cui efficacia sulla sopravvivenza è stata dimostrata essere totalmente sovrapponibile a quella garantita dal follow up minimo;

in Italia ogni anno (dati 2008) si stimano circa 31.000 nuovi casi di carcinoma mammario e circa 11.000 morti causate da questa neoplasia, 7 donne su 100 manifestano clinicamente un tumore mammario entro gli ottanta anni di età, inoltre nel meridione e nelle isole l'incidenza della malattia è più bassa e sale progressivamente andando al nord;

una recente indagine (Lega italiana per la lotta ai tumori) ha stimato che ogni nuovo caso di tumore mammario costa tra i 30.000 ed i 35.000 euro (comprendendo costi diretti ed indiretti);

il cancro del seno rappresenta quindi una vera patologia sociale, con grandi ripercussioni (come per tutte le patologie neoplastiche) sulla vita dell'intero nucleo famigliare di chi ne è affetto;

i sistemi sanitari universalistici, che riconoscono come valore rendere possibile a tutti il medesimo accesso all'assistenza sanitaria, senza barriere sociali, economiche o culturali, sono di fatto condannati a combattere un'eterna battaglia contro le diseguaglianze; la qualità dei servizi sanitari goduti dai cittadini, infatti, può essere pesantemente influenzata dai contesti socio-economici: molti studi dimostrano che le classi più agiate hanno mediamente più facile accesso a diagnosi più tempestive e cure migliori, con differenze significative in termini di salute, che tendono ad aumentare nel tempo;

i programmi di screening organizzati partecipano dello sforzo per ridurre le diseguaglianze di salute e proprio i presupposti che li contraddistinguono, come l'inserimento dell'intera popolazione bersaglio all'interno di percorsi diagnostici e terapeutici di qualità controllata, possono rappresentare un efficace strumento riequilibratore;

in Italia il primo atto normativo riguardante gli screening, cioè la ricerca della presenza di una patologia nella popolazione apparentemente sana, è il Piano Sanitario Nazionale 1998-2000, che ha esteso gli screening a tutto il territorio nazionale;

l'8 marzo 2001 la Conferenza stato-regioni ha approvato le «Linee Guida» concernenti la prevenzione, la diagnosi e l'assistenza in oncologia, prevedendo l'offerta gratuita a tutte le donne residenti in Italia in età compresa fra i 50 e i 70 anni di uno screening mammografico con frequenza biennale;

l'inserimento dei programmi di screening oncologico organizzati tra i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA, decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001) e la nascita, nello stesso anno, dell'Osservatorio Nazionale Screening (ONS) hanno dato un grosso impulso allo sviluppo di programmi organizzati;

nel 2001 è stata decisa l'esenzione del ticket per gli esami di screening del tumore mammario, del carcinoma della cervice uterina e del carcinoma del colon;

l'Osservatorio Nazionale Screening (cui aderiscono il Gruppo Italiano per lo screening mammografico, il Gruppo Italiano per lo screening del cervicocarcinoma ed il gruppo italiano per lo screening colo-rettale) dal marzo 2005 ha una convenzione con il Ministero della Salute come strumento tecnico a supporto delle regioni per l'attivazione dei programmi di screening, e del Ministero per la definizione delle modalità operative, del monitoraggio e della valutazione dei programmi, fornendo consulenza per la gestione informatizzata, la formazione, il miglioramento della qualità e il piano di comunicazione in materia di screening oncologici:

ogni anno l'ONS promuove una sessione sullo stato di attuazione dello screening oncologico in Italia con il CCM e con i 3 gruppi di screening italiani;

la legge 138 del 2004 ha impegnato il paese a colmare gli squilibri dell'offerta di screening tra le diverse regioni e l'intesa stato-regioni del 23 marzo 2005 ha ribadito il principio dell'uniforme erogazione dei livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio nazionale e ha demandato ad un apposito comitato, istituito presso il ministero della salute, il compito di monitorare e verificare l'appropriatezza delle prestazioni e di certificare l'esatto adempimento degli obblighi regionali in materia sanitaria, ai fini delle successive misure da parte del previsto tavolo congiunto di verifica; il decreto ministeriale del 18 ottobre 2005 ha ricostruito i gruppi di lavoro sugli screening oncologici, che hanno aggiornato le linee guida sugli screening, pubblicate nel novembre 2006;

è incardinato all'interno della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria il Centro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie, organismo di coordinamento tra il Ministero della Salute e le Regioni per le attività di sorveglianza, prevenzione e risposta tempestiva all'emergenza, con il compito di collegare l'azione del Sistema Sanitario ai grandi network internazionali, creando ponti tra il mondo della ricerca e le strutture sanitarie e tra le esperienze migliori e le realtà ancora in crescita, attivando partnership e collaborazioni e costruendo così la rete della sanità pubblica in Italia, con particolare attenzione alla coesione e all'equità, perché siano assicurati in tutte le regioni italiane, per tutti i cittadini, in ogni strato sociale, uguali possibilità di accesso agli interventi di prevenzione;

i primi programmi organizzati di screening mammografico in Italia sono partiti tra gli anni ottanta e novanta e nel 2008 in Italia circa due milioni e mezzo di donne sono state invitate a sottoporsi allo screening, più della metà ha accolto l'invito e di queste circa una su venti è stata chiamata ad effettuare un supplemento di indagine;

a quasi vent'anni dall'avvio dei programmi biennali di screening, poco più del 60 per cento delle donne aventi diritto riceve l'invito a sottoporsi alla mammografia, con un forte squilibrio tra il Nord e il Centro da un lato (70-80 per cento) ed il Sud e le Isole dall'altro (25 per cento), permane inoltre un divario notevole tra l'estensione teorica e quella effettiva;

il numero piuttosto elevato di richiami e l'incidenza superiore alla norma di tumori intervallo (quei tumori che vengono diagnosticati durante l'intervallo biennale tra due mammografie) suggerisce una situazione di potenziale criticità per numerosi programmi e questo richiama alla necessità di porre in atto con maggiore sistematicità interventi e procedure di verifica di qualità del percorso diagnostico;

la miglior misura per valutare l'efficacia di uno screening è la riduzione della mortalità, che ci conferma che lo screening è stato in grado di intervenire sulla patologia in uno stadio così precoce da guarirla, ma accanto a indicatori di esito come la mortalità (la cui valutazione richiede decenni) è importante valutare indicatori di processo e tra questi l'adesione all'invito a sottoporsi ad indagini (bassi valori nell'adesione predicono bassa riduzione della mortalità);

poiché esistono evidenze scientifiche sul fatto che l'estensione della fascia di età riduca la mortalità, la recente inclusione nella popolazione bersaglio, da parte di diversi programmi, delle donne in fasce di età più giovane (45-49 anni) e l'estensione dello screening fino a 74 anni è da prendere attentamente in considerazione, pur coscienti della difficoltà attuale in molte aree del paese ad offrire la mammografia con periodicità biennale regolare alla intera popolazione bersaglio della fascia 50-69 anni e della presenza in letteratura di indicazioni scientifiche di analisi costo-efficacia discordanti;

negli ultimi anni la conoscenza dei fattori di rischio di tipo genetico coinvolti nello sviluppo del carcinoma mammario ha identificato alcuni geni, responsabili di forme autosomiche dominanti di predisposizione allo sviluppo della neoplasia, definite «ad alta penetranza», in quanto conferiscono un aumento molto significativo del rischio di sviluppare la neoplasia, diventa perciò utile affiancare allo screening mammografico anche lo screening genetico nelle persone giovani in cui vi sia anamnesi di famigliarità;

è una situazione paradossale quella che si trova a vivere in questo momento l'Italia Meridionale: da una parte sta lentamente perdendo il «vantaggio competitivo» che l'aveva vista per decenni caratterizzata da una minore incidenza della malattia oncologica rispetto al nord, dall'altra, tuttavia, soffre di debolezze strutturali in due delle aree di maggiore efficacia nel contrasto ai tumori: i programmi organizzati di screening oncologici e quegli straordinari sensori delle dinamiche oncologiche che sono i registri tumori (copertura di popolazione del 42,5 per cento al Nord, 25,5 per cento al Centro e 15,2 per cento al Sud);

i principali problemi dei programmi di screening nell'Italia Meridionale sono il ritardo nell'estensione, lo scollamento tra estensione teorica ed effettiva, un indice di adesione nettamente più basso (spesso inferiore al 50 per cento che rappresenta il valore minimo accettabile), un più elevato numero di richiami e di «tumori intervallo», una diagnosi tardiva con un conseguente minore ricorso alla chirurgia conservativa;

un indice di adesione inferiore allo standard minimo accettabile (50 per cento) è molto preoccupante in quanto si traduce in una sostanziale inefficacia nella riduzione della mortalità con la conseguente inutilità del programma di screening;

il 29 aprile 2010 la conferenza stato-regioni ha sottoscritto l'intesa sul piano nazionale della prevenzione 2010-2012 e in base a questo piano le regioni sono tenute ad elaborare un proprio piano regionale per i prossimi 3 anni,
impegna il Governo:
a predisporre un progetto nazionale di informazione e coinvolgimento dei cittadini che insista sulla prevenzione primaria, con una sempre più diffusa conoscenza degli stili di vita e delle abitudini alimentari atti a ridurre l'incidenza di alcune neoplasie, e sulla prevenzione secondaria con un importante stimolo ad aderire alle campagne nazionali di screening oncologico;

a coinvolgere nella preparazione e diffusione nazionale di tale campagna i medici di famiglia e le associazioni di ammalati e di volontari;

a coinvolgere le regioni nel monitoraggio del numero di pazienti donne di ogni singolo medico di famiglia che aderiscono ai programmi di screening mammografico, così da esercitare azione di stimolo all'informazione;

a garantire l'accesso omogeneo alla diagnosi precoce in tutto il paese, mediante un progetto concordato con le regioni in collaborazione con l'ONS, che permetta, con scadenze precise ed eventuali meccanismi incentivanti o sanzionatori, di eliminare l'intollerabile divario esistente tra centro-nord e sud del paese in materia di prevenzione e terapia oncologica, così da garantire il reale rispetto dei LEA su tutto il territorio nazionale;

a istituzionalizzare un sistema di certificazione della qualità dei programmi di screening, ponendo in atto con maggiore sistematicità interventi e procedure di verifica di qualità del percorso diagnostico, in modo da ridurre l'incidenza di falsi positivi e di «tumori intervallo»;

ad individuare, in collaborazione con le regioni, una forma di rafforzata governance centrale della prevenzione oncologica, così da rendere maggiormente omogenei i modelli territoriali, la raccolta dei dati e la compatibilità dei sistemi informativi, spesso alla base della difficoltà ad ottenere in modo rapido ed efficace un quadro credibile della situazione su tutto il territorio nazionale;

ad incrementare e omogeneizzare sul territorio nazionale il livello di qualità diagnostica in campo oncologico mediante programmi formativi del personale addetto agli screening con regolari verifiche da parte di centri regionali di formazione e controllo di qualità e adesione a linee guida nazionali;

ad incentivare e diffondere omogeneamente sul territorio nazionale le cosiddette «breast units», cioè quelle equipe multidisciplinari cui riferire tutte le pazienti che necessitino di approfondimento diagnostico ed eventuale terapia in campo mammario, così da garantire loro la totale presa in carico dal punto di vista psicologico, diagnostico, chirurgico demolitivo e ricostruttivo, medico-oncologico e la presenza di associazioni di volontari e malati;

a predisporre linee guida per l'istituzione di percorsi diversificati di screening per le donne a maggior rischio anamnestico di insorgenza di tumore mammario, per le quali è utile prevedere la mappatura genetica ed un inizio ad età più precoce dello screening mammografico;

a prendere attentamente in considerazione l'opportunità di includere nella popolazione bersaglio dello screening mammografico, le donne nelle fasce di età 45-49 e 70-74 anni;

a garantire la tempestiva attuazione del Piano Nazionale della Prevenzione 2010-2012 così come sottoscritto in sede di Conferenza stato-regioni il 29 aprile 2010, assicurando il rispetto dei termini previsti.

(1-00400)
«Calgaro, Calearo Ciman, Cesario, Lanzillotta, Mosella, Pisicchio, Tabacci, Vernetti, Brugger».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

cancro

mortalita'

prevenzione delle malattie

rischio sanitario