ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00398

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 345 del 30/06/2010
Abbinamenti
Atto 1/00261 abbinato in data 30/06/2010
Atto 1/00393 abbinato in data 30/06/2010
Atto 1/00396 abbinato in data 30/06/2010
Atto 1/00400 abbinato in data 30/06/2010
Atto 1/00401 abbinato in data 30/06/2010
Firmatari
Primo firmatario: LUSSANA CAROLINA
Gruppo: LEGA NORD PADANIA
Data firma: 30/06/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
REGUZZONI MARCO GIOVANNI LEGA NORD PADANIA 30/06/2010
COMAROLI SILVANA ANDREINA LEGA NORD PADANIA 30/06/2010
DAL LAGO MANUELA LEGA NORD PADANIA 30/06/2010
GOISIS PAOLA LEGA NORD PADANIA 30/06/2010
LANZARIN MANUELA LEGA NORD PADANIA 30/06/2010
MOLTENI LAURA LEGA NORD PADANIA 30/06/2010
MUNERATO EMANUELA LEGA NORD PADANIA 30/06/2010
NEGRO GIOVANNA LEGA NORD PADANIA 30/06/2010
PASTORE MARIA PIERA LEGA NORD PADANIA 30/06/2010
RIVOLTA ERICA LEGA NORD PADANIA 30/06/2010


Stato iter:
30/06/2010
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 30/06/2010

RITIRATO IL 30/06/2010

CONCLUSO IL 30/06/2010

Atto Camera

Mozione 1-00398
presentata da
CAROLINA LUSSANA
testo di
mercoledì 30 giugno 2010, seduta n.345

La Camera,

premesso che:

negli ultimi anni, il tema della prevenzione, diagnosi e cura del carcinoma al seno è stato oggetto di reiterati interventi programmatici e di indirizzo non solo a livello nazionale, ma anche a livello europeo ed in ambito regionale;

a livello nazionale, la legge 26 maggio 2004, n. 138, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 29 marzo 2004, n. 81, recante interventi urgenti per fronteggiare situazioni di pericolo per la salute pubblica, ha stanziato 10 milioni di euro per il 2004, 20 milioni e 975 mila euro per il 2005 e 21 milioni e 200 mila euro per il 2006 per la promozione della prevenzione secondaria dei tumori attraverso l'attivazione dello screening del cancro al colon retto e il consolidamento degli interventi già in atto per lo screening del cancro al seno e del collo dell'utero. Il suddetto finanziamento è stato destinato dirittamente dal Ministero della salute alle Regioni, alle Province autonome e agli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, al fine di garantire l'immediata erogazione delle prestazioni di prevenzione ai cittadini;

le istituzioni dell'Unione europea hanno impegnato gli Stati membri a potenziare, nell'ambito delle loro politiche sanitarie, gli interventi di prevenzione, diagnosi precoce e cura nei confronti della patologia in esame; si pensi, ad esempio, alla risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 5 giugno 2003, che individuava quale obiettivo programmatico per gli Stati membri la riduzione del 25 per cento della mortalità per tumore al seno, contribuendo ad eliminare le differenze nei tassi di sopravvivenza tra i diversi Paesi dell'Unione;

anche le regioni non hanno mancato di sviluppare autonome iniziative di settore, rivolte ora alla formazione degli operatori coinvolti nella lotta al tumore al seno, ora alla realizzazione di campagne istituzionali per la sensibilizzazione delle donne; in particolare, molte Regioni hanno avviato campagne informative per la prevenzione dei tumori femminili, di regola rivolti alle donne in fascia d'età dai 50 ai 69 anni, coinvolte attraverso espliciti inviti postali da parte delle Asl territorialmente competenti nella realizzazione di un esame di approfondimento diagnostico;

la pluralità di iniziative ed azioni avviate nel settore conferma che qualsiasi strategia di intervento finalizzata alla prevenzione e cura del carcinoma al seno deve necessariamente realizzarsi in una prospettiva multilevel, fondata sulla fissazione di obiettivi comuni e sull'autonomia nella realizzazione dei percorsi assistenziali; tale rilievo trova conferma nel Piano oncologico nazionale 2010/2012, presentato dal Ministro Fazio il 22 gennaio 2010, che distingue le azioni programmatiche da implementare in «Azioni centrali di sistema» (riguardanti gli obiettivi il cui raggiungimento è legato alla responsabilità di governo nazionale, ma anche, per il rispettivo ambito, di governo regionale) ed «azioni affidate al sistema sanitario» (riguardanti gli obiettivi e le azioni attuate sotto la responsabilità del sistema sanitario nelle sue dimensioni nazionali, regionali e locali);

il potenziamento dei servizi di prevenzione e cura del carcinoma al seno presuppone, al contempo, una strategia integrata di intervento, che ai profili più prettamente assistenziali affianchi quelle riforme organizzative atte a garantire alle donne un'assistenza specialistica e mirata nei confronti del carcinoma al seno;

tale strategia integrata di intervento presuppone che sia dato seguito alle linee di indirizzo dettate dalla programmazione sanitaria nazionale nel settore oncologico, che prevede la diffusione della diagnosi precoce, la valorizzazione dell'ospedalizzazione a domicilio, la creazione di strutture ospedaliere specializzate nel settore e la promozione della ricerca sia di base che finalizzata;

nel settore della prevenzione, è necessario proseguire gli interventi già avviati sia nella prevenzione primaria (con riferimento, in particolare, all'educazione sanitaria e all'adozione di stili di vita salubri), sia in quella secondaria (le campagne di screening); per quanto riguarda lo screening, l'utilità della diagnosi precoce ai fini della riduzione della mortalità è confermata dalle statistiche elaborate a livello internazionale, che testimoniano che la mortalità tende ad aumentare in tutti i Paesi europei, ad eccezione di quelli (si tratta, in particolare, dei Paesi nordici e della Gran Bretagna) che per primi hanno attivato programmi di screening rivolti ad ampie percentuali della popolazione femminile;

il nostro Paese ha registrato, negli ultimi anni, un significativo potenziamento degli strumenti di screening, anche se permane un evidente divario tra il Nord e il Sud del Paese: dati recenti testimoniano che circa 3 milioni di donne sono state coinvolte nei programmi biennali di screening mammografico, ma poco più del 60 per cento delle donne aventi diritto accede ai controlli periodici; l'implementazione delle campagne di screening presenta inoltre una forte differenziazione regionale, in quanto la percentuale di donne che accede a controlli periodici si attesta nel Nord e Centro Italia su una percentuale del 70-80 per cento, che si riduce vertiginosamente al 25 per cento nel Sud e nelle isole;

la prevenzione secondaria deve essere accompagnata dalla prosecuzione degli interventi di prevenzione universale o primaria, focalizzati sulla sensibilizzazione ed informazione della popolazione femminile in merito alle precauzioni da adottare al fine di ridurre il rischio di tumore al seno, con particolare riguardo alla diffusione della diagnosi precoce, che rappresenta una delle forme di intervento più accessibili ed efficaci in chiave preventiva;

accanto agli strumenti di prevenzione, la lotta ai tumori al seno richiede un'attenzione costante ai programmi di ricerca, con particolare riguardo a quelli finalizzati ad elaborare nuovi protocolli terapeutici o di diagnosi e nuove terapie farmacologiche; il Piano oncologico nazionale 2010/2012 sottolinea l'esigenza di offrire standard diagnostici e terapeutici sempre più elevati a tutti i cittadini italiani, riducendo il «gap» esistente fra le diverse aree del Paese e contribuendo al contenimento della spesa sanitaria; per realizzare tali obiettivi, si rende necessario investire nell'innovazione e nella ricerca clinica in oncologia, orientando tali interventi allo sviluppo di nuove tecnologie sia in campo diagnostico che terapeutico;

infine, per quanto riguarda gli interventi di assistenza ospedaliera e domiciliare alle donne colpite da carcinoma al seno, è questo un ambito di intervento che, stante il rilievo sovraregionale di molte delle strutture specializzate nell'assistenza oncologica, ricade direttamente sulla responsabilità politica e gestionale delle regioni; in questo ambito, ferma restando l'autonomia regionale, è opportuno incentivare, con un atto di intesa della Conferenza Stato-regioni, l'adozione di programmi assistenziali finalizzati a garantire un'assistenza personalizzata alle donne colpite da tumore al seno; in particolare, nasce l'esigenza di prevedere un'assistenza non solo sanitaria, ma anche sociale - ed in particolare psicologica - alle pazienti, che consenta loro di conseguire, nel più breve tempo possibile, un completo recupero dalla malattia;

se questi sono i tre pilastri (prevenzione, ricerca scientifica, assistenza personalizzata) che necessariamente devono accompagnare la futura politica sanitaria multilevel nella lotta al carcinoma al seno, vi sono altri interventi a carattere strumentale che potrebbero contribuire a rafforzare queste tre linee di azione;

da un lato, emerge l'esigenza di affrontare le problematiche relative alle patologie del seno (malattie di diversa eziologia, in particolare tumori) in forma specifica, attraverso l'istituzione di centri senologici ambulatoriali di diagnosi e cura e di reparti chirurgici di ricovero in regime ordinario e di day-hospital;

dall'altro lato, è opportuno riflettere sulle interazioni esistenti tra il sempre più frequente ricorso della popolazione femminile a protesi mammarie e l'incidenza del carcinoma al seno; anche nel nostro Paese, come nel resto d'Europa, si è registrato negli ultimi anni un continuo aumento nel numero delle donne che, a scopo di ricostruzione chirurgica o per ragioni estetiche, decidono di ricorrere a protesi mammarie. In mancanza di dati ufficiali sul fenomeno, si stima che la percentuale di donne che ricorre ad interventi chirurgici per motivi estetici si attesti attorno al 75-80 per cento, mentre solo il 20-25 per cento è mossa da esigenze mediche. Indipendentemente dalle motivazioni che sono all'origine della scelta, è comunque appurato che il ricorso ad impianti protesici mammari comporta delle conseguenze spesso non irrilevanti per la salute della donna, conseguenze che ovviamente variano a seconda della tecnica utilizzata e del materiale di riempimento impiegato. Nonostante l'esistenza di una prima casistica sulla questione, i rischi connessi agli interventi di plastica mammaria continuano ad essere sottovalutati dalle donne che decidono di ricorrervi, anche perché non sempre viene garantita loro un'adeguata informazione sulla sicurezza dei prodotti e sulle condizioni di adeguato utilizzo dei medesimi. La presenza di un impianto protesico mammario può, in determinate circostanze, ostacolare la riuscita degli esami diagnostici, quali la mammografia, volti ad accertare l'assenza di masse tumorali;

per ovviare a tali negative interazioni, si dovrebbe valutare l'istituzione di un registro nazionale degli impianti protesici mammari che, attraverso la collaborazione con i registri regionali istituiti in ogni regione e provincia autonoma, raccolga tutti i dati relativi alle protesi mammarie impiantate in Italia, con specifico riguardo alle informazioni concernenti la durata dell'impianto, i suoi effetti collaterali e le potenziali controindicazioni dell'intervento; in particolare, è assolutamente necessario favorire la più ampia informazione possibile alle pazienti, per evitare che scelte approssimative fatte al presente possano pregiudicare l'efficacia delle attività future di prevenzione,
impegna il Governo:
a promuovere un coordinamento degli interventi rivolti alla prevenzione e cura del carcinoma al seno secondo un approccio integrato e multilevel informato alle seguenti linee di indirizzo:

a) proseguire, in cooperazione con le regioni, i programmi di prevenzione secondaria già avviati nei confronti del carcinoma al seno, con l'intento di promuovere una più consapevole ed informata partecipazione della popolazione femminile alle campagne di screening, e quindi di ridurre il divario esistente tra la popolazione destinataria dei programmi di prevenzione e le pazienti che effettivamente si sottopongono agli interventi di diagnosi;

b) promuovere, in cooperazione con le regioni, la consapevolezza delle donne rispetto alla diagnosi precoce, attraverso campagne istituzionali specificamente rivolte all'universo femminile;

c) promuovere progetti sperimentali integrati tra le regioni ed il Ministero della salute, finalizzati ad implementare su un campione selezionato di pazienti forme di prevenzione secondaria e primaria innovative e potenzialmente più efficaci;

d) favorire la circolazione delle best practice consolidatesi a livello regionale, affinché attraverso il confronto interregionale sia possibile promuovere un miglioramento continuo degli standard assistenziali;

e) promuovere, in coerenza con il piano oncologico nazionale 2010/2012, l'innovazione e la ricerca clinica nel settore, orientando tali interventi allo sviluppo di nuove tecnologie sia in campo diagnostico che terapeutico;

f) coordinare il monitoraggio degli interventi predisposti dalle regioni preordinati alla valorizzazione dell'ospedalizzazione a domicilio e alla predisposizione di protocolli integrati di assistenza socio-sanitaria a favore delle donne affette da tumore al seno;

a sviluppare, in collaborazione con le regioni, una rete di centri senologici ambulatoriali di diagnosi e cura e di reparti chirurgici di ricovero in regime ordinario e di day-hospital;

a presentare in tempi brevi alle Camere il disegno di legge, già approvato in Consiglio dei ministri, istitutivo del registro nazionale degli impianti protesici mammari che, in collaborazione con i registri regionali istituiti in ogni regione e provincia autonoma, raccolga tutti i dati relativi alle protesi mammarie impiantate in Italia;

ad adottare iniziative volte a garantire alle donne che scelgono di impiantare protesi mammarie una più ampia ed esaustiva informazione non solo sulla sicurezza dei prodotti e sulle condizioni di adeguato utilizzo dei medesimi, ma anche sui possibili eventi avversi correlati all'impianto e sulle potenziali controindicazioni in termini di effettività dello screening per la diagnosi del tumore al seno.

(1-00398)
«Lussana, Reguzzoni, Comaroli, Dal Lago, Goisis, Lanzarin, Laura Molteni, Munerato, Negro, Pastore, Rivolta».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

cancro

prevenzione delle malattie

rischio sanitario