ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00364

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 319 del 11/05/2010
Abbinamenti
Atto 1/00362 abbinato in data 11/05/2010
Atto 1/00363 abbinato in data 11/05/2010
Atto 1/00365 abbinato in data 12/05/2010
Firmatari
Primo firmatario: BERNARDO MAURIZIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 11/05/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CONTE GIANFRANCO POPOLO DELLA LIBERTA' 11/05/2010
BALDELLI SIMONE POPOLO DELLA LIBERTA' 11/05/2010
MARINELLO GIUSEPPE FRANCESCO MARIA POPOLO DELLA LIBERTA' 11/05/2010
IANNACCONE ARTURO MISTO - NOI SUD/LEGA SUD AUSONIA 11/05/2010
MILO ANTONIO MISTO - NOI SUD/LEGA SUD AUSONIA 11/05/2010
GERMANA' ANTONINO SALVATORE POPOLO DELLA LIBERTA' 11/05/2010
PAGANO ALESSANDRO POPOLO DELLA LIBERTA' 11/05/2010
COMMERCIO ROBERTO MARIO SERGIO MISTO-MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE-ALLEATI PER IL SUD 11/05/2010
LATTERI FERDINANDO MISTO-MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE-ALLEATI PER IL SUD 11/05/2010


Stato iter:
12/05/2010
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 11/05/2010
Resoconto BERNARDO MAURIZIO POPOLO DELLA LIBERTA'
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 11/05/2010
Resoconto GOZI SANDRO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto VICO LUDOVICO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 11/05/2010
Resoconto CASERO LUIGI SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 11/05/2010

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/05/2010

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 11/05/2010

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 12/05/2010

RITIRATO IL 12/05/2010

CONCLUSO IL 12/05/2010

Atto Camera

Mozione 1-00364
presentata da
MAURIZIO BERNARDO
testo di
martedì 11 maggio 2010, seduta n.319

La Camera,

premesso che:

nel corso degli ultimi venti anni a livello internazionale si è sviluppato un processo costante di aggregazione sia politica che finanziaria. Gli Stati nazionali hanno dato vita ad una crescente collaborazione ed integrazione delle loro politiche economiche e finanziarie e si sono affermati nuovi soggetti sovranazionali di carattere continentale;

questo processo è stato evidente e necessario in particolare in Europa. La comparsa di nuovi protagonisti sui mercati mondiali, specie quelli asiatici, caratterizzati da una dimensione continentale con enormi tassi di crescita e potenzialità di sviluppo, ha determinato la necessità di superare la tradizionale dimensione nazionale, che non avrebbe potuto mantenersi competitiva;

si è affermato un mondo nuovo nel quale le tradizionali politiche nazionali si devono integrare necessariamente all'interno di nuove macroaree di sviluppo e di azione comune; questo vale, in particolare, per il Vecchio Continente caratterizzato da un'elevata frammentazione in singoli Stati nazionali: l'Europa come entità politica, economica e finanziaria è il risultato in itinere di questo processo;

una delle aree di maggiore interesse per lo sviluppo dell'Europa nel suo complesso e dei suoi singoli Stati è certamente quella mediterranea: l'Italia in questo contesto è chiamata a svolgere un ruolo fondamentale;

in particolare, nell'ottica di una comune politica mediterranea, diventano decisivi i rapporti con i diversi Paesi non europei che si affacciano sulla stessa area: con questi appare necessario sviluppare una costante e sempre maggiore collaborazione ed integrazione, sia economica che finanziaria, e servono politiche di sviluppo comune per l'intera area mediterranea;

questa è una consapevolezza acquisita a livello europeo già da diversi anni: la questione dei rapporti tra l'Unione europea ed i Paesi terzi del Mediterraneo, infatti, venne posta già dagli anni '60, quando, in particolare, la Francia sottolineò la necessità di rafforzare le interdipendenze commerciali tra alcuni Stati europei e i Paesi del Mediterraneo. Al vertice di Parigi del 1972 venne, pertanto, definita la prima politica «globale mediterranea», il cui asse centrale era rappresentato dal libero accesso ai mercati della Comunità per i manufatti dei Paesi del bacino mediterraneo;

la necessità e l'opportunità di sviluppare una comune politica mediterranea è condivisa dall'attuale Governo italiano. Proprio in quest'ottica va, ad esempio, inserita l'attività diplomatica svolta nei confronti della Libia, che ha portato allo storico incontro del 10 giugno 2009 tra il Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi ed il leader libico Gheddafi: incontro che ha suggellato un nuovo corso nelle relazioni tra i due Paesi e nuovi fondamentali accordi di collaborazione;

a conferma della volontà di affermare una comune politica economica e finanziaria nell'area del Mediterraneo, nel 1995 a Barcellona si è svolta per la prima volta una conferenza di tutti i Ministri degli affari esteri dei quindici Paesi membri dell'Unione europea e di dodici Paesi del sud e dell'est del Mediterraneo (Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Israele, Giordania, Autorità nazionale palestinese, Libano, Siria, Turchia, Cipro e Malta);

in tale occasione, dando seguito agli orientamenti già definiti dai Consigli europei di Lisbona (giugno 1992), Corfù (giugno 1994) ed Essen (dicembre 1994), nonché alle proposte formulate dalla Commissione europea, è stato dato avvio - con la Dichiarazione di Barcellona - a quello che va sotto il nome di «processo di Barcellona», ovvero il progetto di partenariato euromediterraneo (o euromed), finalizzato alla creazione di un'area di pace, stabilità e prosperità tra i Paesi europei e quelli del sud del Mediterraneo, attraverso il rafforzamento del dialogo politico e culturale, la cooperazione economica e finanziaria, nonché la progressiva integrazione dei mercati;

in particolare, furono definiti tre assi principali su cui articolare la nuova politica euromediterranea:

a) il partenariato politico e di sicurezza, che mira a realizzare uno spazio comune di pace e stabilità, attraverso l'implementazione di azioni volte a garantire la sicurezza ed il rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto;

b) il partenariato economico e finanziario, che intendeva promuovere la creazione di un'area di prosperità condivisa, in primis attraverso la creazione di una zona di libero scambio tra l'Unione europea ed i Paesi partner mediterranei (Ppm) firmatari della Dichiarazione di Barcellona, entro il 2010;

c) il partenariato sociale, culturale ed umano, volto a sviluppare le risorse umane, favorire la comprensione tra culture e gli scambi tra società civili;

da precisare che il partenariato euromed è stato pensato per svilupparsi su due direttrici: da una parte una dimensione bilaterale che attiene ai rapporti tra tra l'Unione europea ed i Paesi partner mediterranei, dall'altra su una dimensione regionale finalizzata a promuovere l'integrazione tra tutti i 35 partner; inoltre, è stata attribuita particolare importanza alla cooperazione «sud-sud» tra i Paesi mediterranei;

l'evoluzione del processo di Barcellona è monitorata da periodiche conferenze euromediterranee, cui partecipano i Ministri degli affari esteri dei Paesi coinvolti nel partenariato euromed;

nel 2005, sempre a Barcellona - in occasione del decimo anniversario dalla Dichiarazione omonima - si sono riuniti per la prima volta i Capi di Stato e di Governo dei 35 Paesi coinvolti, varando un programma di lavoro quinquennale, in cui si è ribadito l'impegno a raggiungere i seguenti obiettivi ritenuti prioritari: promuovere la democrazia e il rispetto dei diritti umani; creare e sviluppare opportunità economiche e contribuire alla creazione di posti di lavoro, attraverso il completamento della zona di libero scambio entro il 2010; estendere il libero scambio all'agricoltura e ai servizi; fronteggiare il problema dell'immigrazione; rendere accessibile a tutti l'istruzione di base e collaborare con i Paesi partner per migliorare la qualità dell'istruzione;

quanto sia importante lo sviluppo di una politica mediterranea, in particolare per regioni del Sud Italia, è ben presente nelle linee strategiche del Governo: in quest'ottica appare fondamentale la creazione ed il sostegno di una rete finanziaria adeguata a sostenere tale sviluppo;

il processo di integrazione sud-sud è uno degli assi portanti del processo di Barcellona, una tappa necessaria per una piena integrazione tra i mercati dei Paesi europei e di quelli mediterranei; da questa possibile integrazione dipende tanto la crescita dei singoli Paesi partner, quanto l'effettivo ampliamento delle opportunità di business per le imprese europee che si insediano nell'area. In questo quadro appare coerente e strategica la decisione di istituire la Banca del Sud;

è fondamentale ricordare che la Banca europea per gli investimenti (BEI), in qualità di istituzione finanziaria dell'Unione europea che ha il compito di attuare le politiche volte a rafforzare l'integrazione economica dei Paesi membri, svolge un ruolo chiave nel finanziamento delle iniziative che promuovono lo sviluppo dei Paesi mediterranei, nell'ambito degli obiettivi fissati dalla Dichiarazione di Barcellona;

l'attività di finanziamento della Banca europea per gli investimenti (BEI) è svolta sia su mandato della Commissione europea, a valere su risorse comunitarie (fondi Meda e, precedentemente all'istituzione del programma, sulla base di specifiche convenzioni con l'Unione europea), sia a valere sui fondi propri della Banca che provengono dalla sua attività di raccolta e dai proventi collegati al lending;

complessivamente, tra il 1974 ed il 2004, la Banca europea per gli investimenti (BEI) ha finanziato progetti di investimento nei Paesi partner mediterranei per circa 15 miliardi di euro, di cui oltre 8 miliardi di finanziamenti solo tra il 2000 ed il 2004;

il Consiglio di Barcellona del marzo 2002, al fine di potenziare gli interventi della Banca europea per gli investimenti (BEI) nel Mediterraneo, ha deciso di creare la Facility for Euromediterranean investment and partnership (FEMIP);

il Fondo euromediterraneo d'investimento e partenariato (FEMIP) interviene attraverso una molteplicità di strumenti finanziari di cui possono beneficiare sia soggetti pubblici che privati: prestiti a medio-lungo termine per grandi progetti, operazioni di finanza strutturata, prestiti globali concessi ad intermediari finanziari, operazioni di equity e quasi-equity, garanzie, fondi di assistenza tecnica;

la possibilità di costituire una banca di sviluppo dedicata esclusivamente ai Paesi mediterranei era stata considerata favorevolmente dalla Commissione europea già nel 2002, quando si era ipotizzata la costituzione di un'affiliata alla Banca europea per gli investimenti (BEI), che avrebbe dovuto incorporarne le attività nell'area;

si decise, però, in un primo momento, di optare per una soluzione differente, attraverso appunto la creazione del Fondo euromediterraneo d'investimento e partenariato (FEMIP), rinviando la decisione di costituzione di un organismo ad hoc ad un secondo momento, sulla base dei risultati conseguiti dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) con il nuovo strumento;

su queste premesse circa la possibilità di arrivare alla creazione di una Banca euromediterranea, il Ministro Tremonti già nel 2003 si era espresso favorevolmente, sempre nel rispetto di un quadro di scelte condivise con gli altri partner europei;

una delle principali ragioni che sostiene la creazione di un soggetto distinto rispetto alla Banca europea per gli investimenti (BEI) per le attività di finanziamento nei Paesi del Mediterraneo è certamente quello di ottenere un più efficace ed incisivo supporto al settore privato, nevralgico per il raggiungimento dello scopo;

è fondamentale, però, che tale eventuale decisione avvenga nel pieno rispetto ed in assoluto coordinamento con gli altri partner europei, che sia, cioè, il risultato tangibile di una politica comune, nella quale ogni singolo Stato si possa riconoscere pienamente e sentirsi pienamente responsabilizzato e coinvolto. L'iniziativa del singolo Stato, anche in materia di politica comune mediterranea, deve essere vincolata alla necessità di una scelta condivisa da parte dell'Unione europea nel suo complesso. In questo senso appare evidente l'importanza storica dell'accordo raggiunto in questi giorni relativo all'impegno dell'intera Unione europea nei confronti della crisi della Grecia: un atto politico comune che ha dato il senso di una politica europea sempre più forte e che fa dell'Unione europea una realtà più di quanto non sia finora riuscita ad essere,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di verificare, nella riunione dell'Ecofin del 18 maggio 2010, la possibilità di pervenire ad un accordo, con gli altri partner europei, che possa definire tempi e modi per l'eventuale trasformazione del Fondo euromediterraneo d'investimento e partenariato (FEMIP) nella Banca euromediterranea e, atteso il ruolo strategico dell'Italia nell'area mediterranea, a sostenere che la sede di tale nuovo istituto sia localizzata nel nostro Paese.

(1-00364)
«Bernardo, Conte, Baldelli, Marinello, Iannaccone, Milo, Germanà, Pagano, Commercio, Latteri».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

banca d'investimenti

BEI

istituto finanziario

partenariato euromediterraneo