Atto Camera
Mozione 1-00355
presentata da
PINO PISICCHIO
testo di
giovedì 8 aprile 2010, seduta n.304
La Camera,
premesso che:
la crescita esponenziale delle statistiche relative all'immigrazione in Italia, che attestano ormai gli immigrati intorno ai 4,5 milioni di unità, ha disegnato i contorni di un fenomeno relativamente nuovo per il nostro Paese, almeno nel confronto con altri con una più antica tradizione di accoglienza, o addirittura formati dal melting pot di immigrati dalle origini più disparate, come gli Usa, il Canada o l'Australia;
la dimensione, nuova per la sua imponenza, del fenomeno ha trovato spesso impreparata la politica e le istituzioni, la cui insufficienza ha consentito la creazione ed il consolidamento di zone grigie di illegalità nella gestione dell'imperiosa spinta migratoria, alimentando il triste aumento dell'immigrazione clandestina (stimata intorno alle 700-800 mila unità), fonte di ricchezze illecite per gli intermediari di manodopera, gli sfruttatori della prostituzione, i gestori del mercato più abominevole, quello che sfrutta l'infanzia, i trafficanti di droga e di armi;
non raramente, dunque, la condizione dell'immigrato viene sottoposta ad un doppio sfruttamento selvaggio: quello del Paese di arrivo e quello delle organizzazioni malavitose;
al netto, tuttavia, dei problemi della legalità e dell'ordine pubblico, resta l'inadeguatezza di un approccio culturale, sociale e normativo rispetto al fenomeno;
sul piano culturale non è stata compiuta alcuna scelta tra l'ipotesi di una politica multiculturale (quale quella praticata dall'Australia e dal Canada), volta ad incoraggiare la tutela della cultura e dell'identità di provenienza, e quella dell'assimilazione nel sistema italiano, secondo il modello del melting pot di tipo statunitense;
né è stata impostata un'adeguata politica scolastica volta a sostenere una forma di integrazione delle giovani e giovanissime generazioni di immigrati;
dal punto di vista dell'approccio sociale bisogna tener conto che gli ultimi 10 anni hanno visto raddoppiare il numero degli immigrati e che, se i tassi di incremento della popolazione di origine straniera in Italia resteranno quelli attuali, nel prossimo ventennio tale numero raddoppierà ancora, raggiungendo il numero di 8 milioni di unità. Il profilo demografico, dunque, dischiude il vastissimo ventaglio delle implicazioni, che vanno dalla domanda di casa a quella di salute, dall'istruzione alla domanda di previdenza;
c'è, inoltre, l'approccio politico-istituzionale, che implica il profilo della cittadinanza e del diritto di voto, di partecipazione politica e di rappresentanza;
non v'è dubbio che il processo di integrazione trovi il suo punto di verifica più importante nella concessione del diritto di cittadinanza e del diritto di voto;
alla stregua di un sistema di regole che intenda andare oltre la mera affermazione del jus soli, la cittadinanza e la piena integrazione che da essa deriva devono voler significare creazione di norme volte a semplificare la congerie legislativa, che oggi sembrerebbe incoraggiare gli immigrati e i loro datori di lavoro alla pratica dell'irregolarità e del lavoro nero;
occorre, peraltro, giungere alla definizione di parametri «intelligenti,» per valutare in modo appropriato la qualità dell'integrazione, poiché non è sufficiente la misurazione dei semplici tassi di incidenza degli immigrati su segmenti di popolazione, per trarre indicatori utili a valutare l'avanzamento dei processi di integrazione;
né è da trascurare il profilo legato alla sfera dei diritti fondamentali dell'uomo, che talune recenti prassi, normate per legge, inevitabilmente chiamano in causa: si pensi alle procedure di detenzione temporanea dei migranti, che, secondo Amnesty international, si configurerebbero come «detenzione de facto, priva di basi legali certe e di controllo giudiziario»; si pensi alla prassi dei «respingimenti» e alla conduzione indiscriminata fuori dalle acque territoriali e verso i Paesi di origine di persone, senza che possa essere effettuata una valutazione sul loro possibile bisogno di una protezione internazionale;
è da riconoscere che una qualche forma istituzionale di monitoraggio sulle politiche di integrazione era stata proposta dal testo unico sull'immigrazione (legge 6 marzo 1998, n. 40), che all'articolo 44 istituiva la Commissione per le politiche di integrazione, composta da rappresentanti ed esperti dei ministeri investiti della responsabilità della materia. Ma la Commissione cessò ogni attività il 6 luglio del 2001,
impegna il Governo:
a promuovere ogni opportuna misura nell'ambito della normativa vigente, delle direttive europee e dei nuovi interventi legislativi, volta a combattere ogni forma di sfruttamento del lavoro delle persone immigrate, a consentire l'emersione del lavoro irregolare e a contrastare ogni modalità di lavoro sommerso che sfrutti la condizione degli immigrati;
a promuovere, con le istituzioni del territorio, le forze imprenditoriali e sindacali, i soggetti sociali impegnati sul piano della solidarietà e del volontariato laico e religioso, una politica di integrazione tra cittadini italiani e immigrati che accolga le linee guida della politica europea dell'integrazione, in coerenza con la nostra specificità, realizzando i necessari presupposti di legalità e di sicurezza, di promozione della famiglia e dei diritti delle giovani e giovanissime generazioni di immigrati, di un welfare capace di garantire il diritto allo studio, alla casa e alla salute degli immigrati regolari;
a riferire al Parlamento sullo stato di attuazione delle politiche di integrazione degli immigrati, inteso come esito degli impegni per la promozione delle politiche interculturali e delle politiche volte a rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale, che limitano presso gli immigrati l'affermazione dei principi di uguaglianza e pari dignità sanciti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
(1-00355) «Pisicchio, Touadi, Cambursano, Tabacci, Brugger, Rubinato».