ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00307

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 263 del 11/01/2010
Abbinamenti
Atto 1/00265 abbinato in data 11/01/2010
Atto 1/00300 abbinato in data 11/01/2010
Atto 1/00304 abbinato in data 11/01/2010
Atto 1/00305 abbinato in data 11/01/2010
Atto 1/00308 abbinato in data 11/01/2010
Firmatari
Primo firmatario: PEZZOTTA SAVINO
Gruppo: UNIONE DI CENTRO
Data firma: 11/01/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DELFINO TERESIO UNIONE DI CENTRO 11/01/2010
POLI NEDO LORENZO UNIONE DI CENTRO 11/01/2010
OCCHIUTO ROBERTO UNIONE DI CENTRO 11/01/2010
TASSONE MARIO UNIONE DI CENTRO 11/01/2010
COMPAGNON ANGELO UNIONE DI CENTRO 11/01/2010
RUVOLO GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO 11/01/2010
CERA ANGELO UNIONE DI CENTRO 11/01/2010
TESTA NUNZIO FRANCESCO UNIONE DI CENTRO 11/01/2010
PISACANE MICHELE UNIONE DI CENTRO 11/01/2010
RUGGERI SALVATORE UNIONE DI CENTRO 11/01/2010
ZINZI DOMENICO UNIONE DI CENTRO 11/01/2010
ROMANO FRANCESCO SAVERIO UNIONE DI CENTRO 11/01/2010
MANNINO CALOGERO UNIONE DI CENTRO 11/01/2010
NARO GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO 11/01/2010
DRAGO GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO 11/01/2010


Stato iter:
13/01/2010
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 11/01/2010
Resoconto TASSONE MARIO UNIONE DI CENTRO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 11/01/2010
Resoconto VICO LUDOVICO PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 13/01/2010
Resoconto VIESPOLI PASQUALE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 13/01/2010
Resoconto IANNACCONE ARTURO MISTO-MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE-ALLEATI PER IL SUD
Resoconto PEPE MARIO (PD) PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ZAZZERA PIERFELICE ITALIA DEI VALORI
Resoconto CALVISI GIULIO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BARBATO FRANCESCO ITALIA DEI VALORI
Resoconto MAZZOCCHI ANTONIO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD PADANIA
Resoconto PEZZOTTA SAVINO UNIONE DI CENTRO
Resoconto D'ANTONI SERGIO ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MOFFA SILVANO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto LA MALFA GIORGIO MISTO - REPUBBLICANI REGIONALISTI POPOLARI
Resoconto CERA ANGELO UNIONE DI CENTRO
Resoconto REGUZZONI MARCO GIOVANNI LEGA NORD PADANIA
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 11/01/2010

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/01/2010

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 11/01/2010

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 13/01/2010

ACCOLTO IL 13/01/2010

PARERE GOVERNO IL 13/01/2010

DISCUSSIONE IL 13/01/2010

APPROVATO IL 13/01/2010

CONCLUSO IL 13/01/2010

Atto Camera

Mozione 1-00307
presentata da
SAVINO PEZZOTTA
testo di
lunedì 11 gennaio 2010, seduta n.263

La Camera,
premesso che:
la crisi economica ha inciso e sta incidendo in misura significativa sulla produzione, sui consumi, sull'attività delle piccole e medio imprese soprattutto allocate nel Mezzogiorno d'Italia, mettendo a grave rischio per il 2010 l'occupazione;
la crisi economica evidenzia ogni giorno di più l'esigenza di una rinnovata e prioritaria attenzione in particolare per il sud ai problemi dell'occupazione, del lavoro, dei redditi, dell'impresa. Ultimamente una serie di rapporti hanno concentrato l'attenzione sul Mezzogiorno: il rapporto Svimez, quello del Centro studi di Confindustria, quello del Governatore della Banca d'Italia in occasione della giornata di studio dedicata dalla Banca d'Italia alla questione meridionale e alle organizzazioni sindacali;
ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'attuale politica governativa, per molti aspetti sembra non abbia ancora una strategia indirizzata al miglioramento e all'innovazione del contesto (rispetto alle urgenze il piano del sud annunciato dal Governo è in grande ritardo). Ciò crea un vuoto d'iniziativa grave di fronte a una crisi che colpisce particolarmente l'economia meridionale con effetti drammatici, anche se talvolta meno visibili a causa della frammentazione del tessuto imprenditoriale e del peso dell'economia a-legale, sospesa tra sommerso e illegalità; sarebbe quindi urgente un rilancio degli investimenti produttivi - specie nei settori ad alto contenuto innovativo - e delle loro modalità attuative;
recenti studi hanno stimato che le misure di incentivazione determinerebbero investimenti addizionali non superiori al 6 per cento del valore degli incentivi;
gli interventi prioritari in termini di infrastrutture moderne, qualità dei servizi, efficentizzazione della pubblica amministrazione, sicurezza ambientale, lotta alla criminalità organizzata, valorizzazione del capitale umano, processi di innovazione per avere efficacia devono necessariamente coesistere e accompagnarsi con strumenti di sostegno che migliorino le capacità innovative e competitive delle piccole e medie imprese meridionali: il fisco (crediti d'imposta, forme di fiscalità differenziata), la ricerca, l'internazionalizzazione e il risparmio energetico;
occorre considerare che allo stato attuale non esistono strumenti che possano promuovere e sostenere nuovi investimenti produttivi nel Mezzogiorno. L'esaurimento della legge n. 488 del 1992, l'assegnazione della disponibilità finanziaria del credito d'imposta per gli investimenti, il superamento dei contratti di programma, hanno fatto venire meno i riferimenti di accompagnamento delle iniziative delle imprese che intendono investire nel territorio meridionale; è quindi urgente intervenire per dare certezze agli operatori;
ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo c'è l'esigenza di adottare provvedimenti per rilanciare l'economia e uscire dall'attendismo che sta rendendo sempre più dura la vita a chi nel sud si batte per cambiare le cose;
l'intervento si mostra sempre più necessario e urgente se si tiene presente che per circa il 75 per cento delle piccole e medie imprese del Mezzogiorno la crisi ha inciso o sta incidendo in misura significativa sulla propria attività. Da una ricerca effettuata a fine novembre 2009 da Confcommercio in collaborazione con Format - Ricerche di mercato, risulta che soltanto il 13,6 per cento di piccole e medie imprese del Meridione ha effettuato investimenti nel 2009, mentre il 41,6 per cento delle imprese ha intenzione di investire nel 2010. Il 37,9 per cento delle imprese ha difficoltà ad effettuare investimenti per i prossimi due anni a causa della mancanza di risorse. Quasi un terzo delle imprese segnala una diminuzione del livello di occupazione nel secondo semestre del 2009 e il 12,9 per cento delle piccole e medie imprese prevede un taglio di personale nel primo semestre del 2010;
il problema occupazionale in generale e nello specifico nel Mezzogiorno si fa più evidente proprio nei primi giorni del 2010 perché le previsioni positive di fine anno hanno ceduto il passo ai dati non incoraggianti delle recenti statistiche sul territorio;
non è un caso che il diritto al lavoro, ampiamente tutelato dalla nostra Costituzione, (l'articolo 1, comma 1, afferma che «L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro» e, nella parte dedicata ai principi fondamentali, l'articolo 4 sancisce che «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto», mentre gli articoli 35-40 disciplinano le condizioni di lavoro al fine di garantire l'integrità fisica dei lavoratori ed il rispetto della loro dignità) è uno dei diritti maggiormente richiamati nelle Costituzioni di quasi tutti gli Stati al mondo e nelle varie convenzioni e dichiarazioni universali che garantiscono i diritti umani, dal momento che rappresenta per l'individuo una necessità vitale, da cui egli trae la possibilità del proprio sostentamento e di quello della propria famiglia;
le ultime rilevazioni dell'Istat mostrano che in Italia, il numero di occupati a novembre 2009 è pari a 22 milioni 876 mila unità (dati destagionalizzati), in diminuzione rispetto a ottobre dello 0,2 per cento (pari a -44 mila unità) e inferiore dell'1,7 per cento, 389 mila unità in meno, rispetto a novembre 2008. È quanto rileva l'Istat, che segnala come il tasso di disoccupazione, sempre a novembre 2009, raggiunge l'8,3 per cento (+0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e +1,3 punti percentuali rispetto a novembre 2008): è il dato più alto dal 2004;
nel Meridione aumentano mediamente l'inattività femminile e gli abbandoni scolastici e permane l'intrappolamento dei giovani sotto 25 anni in percorsi formativi che portano inevitabilmente all'inoccupazione o al trasferimento in aree del centro-nord e all'estero che offrono occasioni di lavoro. Nel grande dramma dell'assenza di lavoro c'è una sofferenza specifica che riguarda i giovani e che nel nostro Paese rappresenta una duplice variabile di differenziazione: esterna nei confronti dell'Europa, interna nel confronto nord-sud, e il divario tende ad allargarsi sempre più. A fronte del calo dell'occupazione al sud anche il tasso di disoccupazione diminuisce, indice della tendenza di un sempre maggior numero di persone, soprattutto senza esperienza, che smette di cercare un lavoro. Non è da sottovalutare che detta misura sia distorta anche dai crescenti dati sul lavoro nero;
se la crisi ha investito principalmente l'apparato produttivo, al sud le conseguenze si sono riverberate soprattutto sul tessuto sociale aggravando problemi già esistenti, aumentando la disoccupazione, il lavoro nero e sommerso, il precariato, l'emigrazione giovanile e il disagio sociale;
nel corso dell'ultimo anno si è passati dall'emergenza dello stipendio che finisce alla terza settimana del mese allo spettro del reddito zero, da affrontare ormai con scarsi paracadute da aprire. La propensione al risparmio diminuisce e con essa la capacità delle famiglie a mantenere gli attuali standard di vita con quanto messo da parte;
i dati elencati esprimono come le debolezze dell'economia italiana si manifestano soprattutto nel sud dove, nel suo complesso, la partecipazione al mercato del lavoro è in grave ritardo rispetto alle altre economie avanzate. Tuttavia nel Mezzogiorno - in cui si concentra un terzo della popolazione e un quarto del prodotto interno lordo dell'Italia, come evidenziato anche dal rapporto del Governatore di Bankitalia Mario Draghi - sono racchiuse le potenzialità di crescita del Paese e di azione della politica economica per lo sviluppo;
purtroppo a distanza di dieci anni i problemi del Mezzogiorno rimangono in buona parte irrisolti e causati sia dalle politiche pubbliche specificatamente dedicate allo sviluppo del sud sia da quelle nazionali con effetti differenziati sul territorio;
resta all'ordine del giorno una domanda: per quale motivo un intervento pubblico consistente, che non ha uguali in altri Paesi, non è riuscito a innescare uno sviluppo autonomo. Negli scorsi decenni i trasferimenti netti di risorse al Sud hanno oscillato tra il 20 per cento e il 15 per cento del prodotto interno lordo annuo del Mezzogiorno. Eppure, dai primi anni '70 il divario in termini di reddito pro capite è rimasto pressoché invariato (nel Mezzogiorno il reddito pro capite oscilla intorno al 60 per cento del centro-nord). Lo Stato non spende del sud più che nel centro-nord in rapporto agli abitanti (anzi spende un po' meno), ma la spesa pubblica incide molto di più sul prodotto interno lordo (oltre 20 punti percentuali). Tutto questo implica che l'economia e la società meridionali sono molto più dipendenti - direttamente e indirettamente - dal pubblico e che lo spazio per le attività di mercato aperte alla concorrenza resta molto ridotto (gli addetti a tali attività in rapporto alla popolazione con più di 15 anni sono circa il 7 per cento contro il 23 per cento del centro-nord);
bisogna riconoscere che l'intervento pubblico da soluzione si è trasformato in problema e ha generato effetti perversi. Naturalmente, un'immagine tutta negativa del Mezzogiorno sarebbe sbagliata: ci sono segni anche innovativi nell'economia e nella società, alcune imprese e alcune aree sono cresciute, ma nel complesso il salto non c'è stato, un solido sviluppo autonomo non si è ancora affermato. L'espansione del settore pubblico ha finito per ostacolare la crescita delle attività di mercato più aperte alla concorrenza (in particolare l'industria manifatturiera e i servizi alle imprese) per tre motivi principali. Anzitutto, perché ha attratto verso il pubblico e para-pubblico (sanità, formazione) manodopera e energie imprenditoriali. In secondo luogo, perché ha privilegiato i trasferimenti rispetto agli investimenti pubblici e quindi ha comportato una carenza di infrastrutture e servizi che ostacola la crescita delle attività di mercato. Infine, perché la permeabilità della politica alle infiltrazioni criminali ha costituito un potente volano per la crescita della criminalità organizzata, che in alcune aree condiziona a sua volta lo sviluppo;
una recente analisi Svimez condotta monitorando gli indicatori europei regione per regione, denuncia un sud sempre più periferico, che si allontana dall'Europa soprattutto per il basso tasso di attività, la scarsa spesa per l'innovazione e la diffusa povertà, fornendo una fotografia del Mezzogiorno ancora lontano dagli indicatori previsti dagli obiettivi di Lisbona 2010;
nello specifico, i dati Svimez evidenziano come rispetto alla situazione economica generale, considerato pari a 100 il prodotto interno lordo pro capite medio dell'Unione europea, il sud è passato dal 78 per cento del valore medio europeo del 2001 al 69 per cento del 2006, le aree deboli in Europa sono cresciute del 3 per cento annuo mentre il Mezzogiorno dello 0,3 per cento. Una situazione peggiore caratterizza il sistema occupazionale: la strategia di Lisbona prevedeva un tasso di occupazione nella classe di età 15-64 anni del 70 per cento entro il 2010. Il sud, fermo nel 2001 al 45,5 per cento nel 2009 ha subito un ulteriore ribasso, arrivando al 44,7 per cento. Riguardo al tasso di occupazione degli adulti in età compresa tra 55 e 64 anni c'è da segnalare un recupero (da circa il 30 per cento del 2001 al 34 per cento del 2009), comunque distante dal 50 per cento previsto per il 2010;
secondo dette stime, per raggiungere, come da obiettivo Lisbona 2010, il tasso di occupazione del 70 per cento servirebbero 3,5 milioni di posti di lavoro, ma dal 2001, c'è stata una contrazione di 74 mila;
il problema del sommerso nelle regioni meridionali continua ad essere un problema primario che contribuisce, tra l'altro a penalizzare gli esercenti di piccole-medie imprese che applicano correttamente la normativa e si trovano sul mercato ad essere meno competitivi di altri a causa degli effetti distorsivi della concorrenza;
i dati suesposti manifestano come, senza una svolta politica radicale basata su una nuova strategia in grado di misurarsi efficacemente con i nodi politico-istituzionali e con quelli economici che gravano sullo sviluppo, il sud vedrà una feroce accentuazione delle disuguaglianze, l'estensione della precarietà e della disoccupazione, soprattutto per le donne e i giovani, che si ripercuoterà su un sistema produttivo ancora più debole,
impegna il Governo:
ad adottare misure che, nel promuovere lo sviluppo del mercato, superino e contrastino ogni forma di assistenzialismo clientelare;
a rafforzare una nuova strategia per il sud fondata su un piano di intervento integrato, organico e di struttura, con logica di medio periodo, in grado di spostare risorse in tempi rapidi da impieghi improduttivi e da aree di rendita protette dalla politica, verso attività capaci di stare sul mercato, con ciò riducendo le esternalità negative (infrastrutture carenti, servizi economici e socio-sanitari malfunzionanti, pubblica amministrazione inefficiente, scuola e formazione inadeguate, criminalità che spadroneggia) e concentrando su questi beni collettivi la spesa;
a sostenere un consistente e coordinato intervento Stato-regioni per la realizzazione di grandi infrastrutture, specie nel Mezzogiorno, con la funzione di rilancio dell'occupazione, facendo si che uno specifico e fondamentale ruolo sia assunto dalle Ferrovie dello Stato. nell'ammodernamento/potenziamento della rete ferroviaria;
a operare sulla semplificazione delle procedure burocratiche, in particolar modo per le imprese del Mezzogiorno, per la realizzazione di moderne infrastrutture, la valorizzazione delle risorse locali - da quella umana ai valori della cultura, dell'arte, del paesaggio e dell'ambiente, dell'agroalimentare - e puntare a una migliore qualità dei prodotti e dei servizi rispondendo a una domanda di mercato che sempre più punta sulla qualità;
a valorizzare, d'intesa con le regioni, processi di infrastrutturazione sociale che stimolino - in particolare nel Mezzogiorno - il protagonismo dei soggetti locali, forme di cooperazione tra soggetti privati e pubblici, la mutualità, il microcredito, prestiti d'onore ai giovani, la realizzazione di imprese no profit, di cooperative di produzione e lavoro, l'espansione delle forme di economia civile, anche sostenendo la realizzazione di fondazioni di comunità o istituendo fondi di distretto, con una particolare attenzione alla piccola e media impresa;
a produrre un riordino degli incentivi alle imprese;
a promuovere interventi urgenti di contrasto al lavoro nero attraverso controlli stratificati sul territorio e, nello specifico, nelle aree meridionali;
ad utilizzare, nell'ambito delle politiche nazionali, la leva fiscale e contributiva in favore delle piccole imprese e della famiglia;
a definire un piano nazionale di contrasto alla povertà che presti una particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno.
(1-00307) «Pezzotta, Delfino, Poli, Occhiuto, Tassone, Compagnon, Ruvolo, Cera, Nunzio Francesco Testa, Pisacane, Ruggeri, Zinzi, Romano, Mannino, Naro, Drago».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

accesso all'occupazione

diritto al lavoro

diritto del lavoro

disoccupazione

investimento industriale

lavoro giovanile

lavoro nero

liberalizzazione del mercato

lotta contro la criminalita'

mercato del lavoro

Mezzogiorno

prodotto interno lordo