ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00300

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 261 del 22/12/2009
Abbinamenti
Atto 1/00265 abbinato in data 11/01/2010
Atto 1/00304 abbinato in data 11/01/2010
Atto 1/00305 abbinato in data 11/01/2010
Atto 1/00307 abbinato in data 11/01/2010
Atto 1/00308 abbinato in data 11/01/2010
Firmatari
Primo firmatario: D'ANTONI SERGIO ANTONIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 22/12/2009
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BOCCIA FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
MARAN ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
VILLECCO CALIPARI ROSA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
BARETTA PIER PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
FLUVI ALBERTO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
LULLI ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
DAMIANO CESARE PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
BELLANOVA TERESA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
BERRETTA GIUSEPPE PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
BOFFA COSTANTINO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
BONAVITACOLA FULVIO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
BORDO MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
BOSSA LUISA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
BURTONE GIOVANNI MARIO SALVINO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
CALVISI GIULIO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
CAPANO CINZIA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
CAPODICASA ANGELO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
CARDINALE DANIELA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
CARRA ENZO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
CAUSI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
CIRIELLO PASQUALE PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
CONCIA ANNA PAOLA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
CUOMO ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
D'ALEMA MASSIMO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
D'ANTONA OLGA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
D'INCECCO VITTORIA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
FADDA PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
GENOVESE FRANCANTONIO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
GINEFRA DARIO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
GINOBLE TOMMASO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
GRASSI GERO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
GRAZIANO STEFANO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
IANNUZZI TINO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
LAGANA' FORTUGNO MARIA GRAZIA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
LARATTA FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
LEVI RICARDO FRANCO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
LO MORO DORIS PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
LOLLI GIOVANNI PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
LOSACCO ALBERTO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
LUONGO ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
MARGIOTTA SALVATORE PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
MARINI CESARE PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
MARROCU SIRO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
MARTINO PIERDOMENICO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
MASTROMAURO MARGHERITA ANGELA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
MAZZARELLA EUGENIO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
MELIS GUIDO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
MINNITI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
NICOLAIS LUIGI PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
PARISI ARTURO MARIO LUIGI PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
PEDOTO LUCIANA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
PEPE MARIO (PD) PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
PES CATERINA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
PICCOLO SALVATORE PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
PICIERNO PINA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
RUSSO ANTONINO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
SAMPERI MARILENA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
SANTAGATA GIULIO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
SARUBBI ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
SCHIRRU AMALIA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
SERVODIO GIUSEPPINA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
SIRAGUSA ALESSANDRA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
TENAGLIA LANFRANCO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
TURCO LIVIA PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
VACCARO GUGLIELMO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009
VICO LUDOVICO PARTITO DEMOCRATICO 22/12/2009


Stato iter:
13/01/2010
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 11/01/2010
Resoconto D'ANTONI SERGIO ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 11/01/2010
Resoconto VICO LUDOVICO PARTITO DEMOCRATICO
 
DICHIARAZIONE VOTO 13/01/2010
Resoconto IANNACCONE ARTURO MISTO-MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE-ALLEATI PER IL SUD
Resoconto PEPE MARIO (PD) PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ZAZZERA PIERFELICE ITALIA DEI VALORI
Resoconto CALVISI GIULIO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BARBATO FRANCESCO ITALIA DEI VALORI
Resoconto MAZZOCCHI ANTONIO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD PADANIA
Resoconto PEZZOTTA SAVINO UNIONE DI CENTRO
Resoconto D'ANTONI SERGIO ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MOFFA SILVANO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto LA MALFA GIORGIO MISTO - REPUBBLICANI REGIONALISTI POPOLARI
Resoconto CERA ANGELO UNIONE DI CENTRO
Resoconto REGUZZONI MARCO GIOVANNI LEGA NORD PADANIA
 
PARERE GOVERNO 13/01/2010
Resoconto VIESPOLI PASQUALE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/01/2010

DISCUSSIONE IL 11/01/2010

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 11/01/2010

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 13/01/2010

IN PARTE ACCOLTO E IN PARTE NON ACCOLTO IL 13/01/2010

PARERE GOVERNO IL 13/01/2010

DISCUSSIONE IL 13/01/2010

VOTATO PER PARTI IL 13/01/2010

APPROVATO IL 13/01/2010

CONCLUSO IL 13/01/2010

Atto Camera

Mozione 1-00300
presentata da
SERGIO ANTONIO D'ANTONI
testo di
martedì 22 dicembre 2009, seduta n.261

La Camera,
premesso che:
la Costituzione italiana sancisce che «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro» (articolo 1), che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (articolo 3), che la Repubblica «riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto» (articolo 4), che lo Stato cura «la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori» (articolo 35), i quali hanno diritto ad una retribuzione «in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa» (articolo 36);
la più recente rilevazione dell'Istat sulle forze lavoro, diffusa il 17 dicembre 2009 e relativa al terzo trimestre del 2009, indica una condizione critica soprattutto nelle aree deboli del Mezzogiorno. Il rapporto mette in guardia dal nuovo e sensibile incremento dell'inattività lavorativa, fenomeno concentrato nelle regioni meridionali e dovuto principalmente a fenomeni di scoraggiamento, alla mancata ricerca del lavoro di molte donne per motivi familiari, al ritardato ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Nel Mezzogiorno il tasso di occupazione registra un ulteriore e allarmante calo rispetto allo stesso periodo del 2008 (dal 46,5 per cento al 45 per cento). In particolare, il tasso di inattività femminile nelle regioni meridionali si attesta al 69,2 per cento, con un calo di un punto percentuale rispetto al terzo trimestre del 2008. Il tasso di disoccupazione, all'8,2 per cento su scala nazionale, raggiunge nelle regioni meridionali la preoccupante soglia del 12,4 per cento;
questi numeri naturalmente non tengono conto della quota del lavoro sommerso, che specialmente nel Mezzogiorno rappresenta una fetta assai importante dell'intera forza lavoro. Secondo recenti stime Svimez, il Sud presenta tassi di irregolarità particolarmente elevati, pari circa al doppio rispetto al resto del Paese. Nel 2008 - prima dello scatenarsi della crisi economica - risultava irregolare nel meridione circa una persona su cinque (con punte di una su due in alcune regioni e in alcuni settori come l'agricoltura e l'edilizia), vale a dire 1,3 milioni di persone. Va aggiunto che nel Mezzogiorno la quasi totalità delle famiglie vive con un solo reddito;
secondo il rapporto Censis 2009 sulla situazione sociale del Paese, in Italia, quasi una famiglia su tre ha difficoltà ad arrivare a fine mese. Ma se la media nazionale si attesta sul 28,5 per cento, nelle regioni del Sud tale indice si alza fino al 36,5 per cento. A metà 2009, rileva ancora l'istituto, si sono persi 378 mila posti di lavoro di cui 271 mila al Sud. Ad essere colpite sono soprattutto le forme di lavoro a termine (-9,4 per cento) e le collaborazioni a progetto (-12,1 per cento). Tale effetto grava in particolare sui ragazzi: il 45,4 per cento di chi ha perso il lavoro nell'ultimo anno ha infatti meno di 34 anni. È stato rilevato che l'Italia è il paese europeo a più alto divario tra tasso medio di disoccupazione e tasso di disoccupazione giovanile. Questo fenomeno è più che mai acuto nei territori del Sud;
dalle analisi dei dati Ocse e Istat sul rapporto tra livello di istruzione e condizione lavorativa, risulta che il rendimento dell'investimento formativo è nel Mezzogiorno notevolmente più basso rispetto alle altre parti d'Italia a causa del ritardato o mancato ingresso nel mercato del lavoro una volta concluso il processo di formazione. Le difficoltà dei giovani diplomati e laureati del Sud a trovare una collocazione nel circuito del lavoro riflette sia inadeguatezze nella rete formativa, che presenta standard qualitativi inferiori agli altri Paesi europei e occidentali, sia criticità del sistema di transizione scuola-lavoro;
dal rapporto Svimez 2009 emerge che ogni anno 300 mila giovani meridionali abbandonano il Sud per cercare fortuna altrove. Di questi, quasi uno su due deciderà di non tornare più a casa. La fuga dal Mezzogiorno avviene in due tempi. La prima emorragia coincide con la scelta del corso di studi: al momento dell'iscrizione all'università un ragazzo su quattro decide di frequentare un ateneo del Centro-Nord. La fuga decisiva è connessa con la ricerca di un posto di lavoro: a tre anni dal conseguimento della laurea, oltre il 4 per cento dei giovani meridionali occupati lavora al Centro-Nord. L'aspetto più allarmante di questa nuova migrazione interna sta nel fatto che coinvolge i giovani culturalmente e professionalmente più attrezzati: il 40 per cento dei laureati meridionali che hanno trovato lavoro al Nord si è laureato infatti con il massimo dei voti;
le dinamiche relative all'emigrazione dal Sud al Nord sono l'effetto più evidente dello stallo del sistema sociale e produttivo del Mezzogiorno. Se i ragazzi vanno via è perché il sistema delle imprese meridionali non è in grado di competere con quello settentrionale quanto a capacità di assorbire forza lavoro altamente qualificata. Un gap al quale si aggiunge uno squilibrio vertiginoso nei sistemi di transizione scuola-lavoro e nei livelli del servizio sociale. Questo quadro condanna oggi il Mezzogiorno ad essere il maggiore fornitore di risorse umane delle zone forti del Centro Nord;
il fenomeno dell'emigrazione interna si traduce anche in un'allarmante emorragia economica dalle fasce e dalle zone deboli a quelle forti del Paese. Tra tasse universitarie e integrazioni alle magre buste paga che i ragazzi percepiscono per molti anni dopo aver finito il corso di studi, ogni anno dal Sud al Nord si spostano non meno di 2 miliardi di euro. Così il Mezzogiorno si trova a dover pagare un dazio insieme economico e culturale, che inverte letteralmente la storica logica delle «rimesse». Per uscire da questa condizione occorre agire su due nodi fondamentali: lo sviluppo del comparto produttivo del Sud e l'implementazione di efficaci strumenti di raccordo tra le università e il mondo del lavoro;
dai dati appena illustrati appare evidente come nell'attuale fase di crisi è nel Mezzogiorno che si registrano gli effetti più devastanti sia in termini economici che sociali. Ciò malgrado nelle passate fasi congiunturali il Sud abbia reagito meglio rispetto alle aree forti proprio a causa della sua scarsa apertura ai mercati internazionali. L'economia meridionale somma all'inversione ciclica debolezze strutturali che affondano le loro radici nel tempo e che si aggravano nell'attuale fase congiunturale. Come ha rilevato la Banca d'Italia in uno studio pubblicato nel luglio 2009, tutte le debolezze economiche e sociali del Paese - dall'occupazione alla povertà, dalla disuguaglianza sociale alla mancanza di competitività - si manifestano con maggior intensità nelle regioni deboli del Mezzogiorno. Questo fatto, unitamente alla rilevanza macroeconomica del Mezzogiorno, rende evidente l'importanza che riveste lo sviluppo del Sud per le prospettive di crescita nazionale. Senza abbattere il cronico sotto utilizzo delle risorse umane e materiali nelle regioni meridionali, ammonisce ancora la Banca d'Italia, l'obiettivo di uscire dal ristagno appare del tutto velleitario;
in contrasto con questa indicazione, l'attuale Governo ha assunto finora, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, una strategia sostanzialmente antimeridionalista. I provvedimenti varati sin qui, non ultima la legge finanziaria per il 2010, hanno di fatto azzerato ogni intervento a favore del Mezzogiorno sia in termini di risorse stanziate che di strumenti specifici. Il continuo ricorso al Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas) nazionale per la copertura di provvedimenti di carattere generale ha determinato nei fatti un'ulteriore divaricazione tra le condizioni economiche e sociali delle zone forti e quelle delle zone deboli. Questa sistematica distrazione di fondi, valutabile nella somma di 35 miliardi di euro, oltre a compromettere il rispetto dell'originario vincolo di ripartizione delle risorse del Fondo (si riconosceva alle regioni sottoutilizzate meridionali almeno l'85 per cento del complesso delle risorse) ha di fatto azzerato le politiche di sviluppo che le regioni del Sud realizzano solo grazie al trasferimento di fondi stanziati dal Governo centrale e dall'Unione europea;
a questa sistematica distrazione di fondi, si è aggiunta una miope politica di tagli per gli imprenditori meridionali. In una fase congiunturale così difficile, invece di supportare le imprese del Sud, il Governo, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, ha di fatto annullato l'operatività del credito d'imposta per i nuovi investimenti, lasciando le aziende del Sud senza alcuna fiscalità di sviluppo e deprimendo ancora di più le prospettive di crescita delle zone sottosviluppate;
i tagli imposti dal Governo al sistema scolastico colpiscono quasi esclusivamente il Sud. Più di 14 mila supplenze sulle 19 mila che scompariranno quest'anno (il 71 per cento) sono localizzate nelle otto regioni meridionali;
il progresso nei livelli di scolarizzazione delle nuove generazioni meridionali è riconosciuto da tutti i più importanti osservatori. La Svimez rileva come, in media, non ci sia più una differenza apprezzabile tra i livelli qualitativi della didattica negli istituti meridionali e quelli del Centro-Nord. Il divario aumenta però in termini di opportunità di impiego. Occorre dunque dare risposte concrete attivando un confronto con le parti sociali e i rappresentanti istituzionali dei territori del Mezzogiorno, al fine di mettere in campo un programma di interventi anticiclici per favorire l'ingresso delle nuove generazioni meridionali nel mercato del lavoro meridionale;
come rilevato dalla Banca d'Italia nel rapporto di fine anno 2008 e ribadito recentemente dal governatore Mario Draghi, il sistema vigente di ammortizzatori sociali esclude una fascia molto ampia di lavoratori atipici e parasubordinati. L'analisi della Banca d'Italia mette in evidenza che 1,6 milioni di lavoratori non godono attualmente di alcuna forma di copertura e rischiano, dunque, di rimanere a zero euro in caso di licenziamento o scadenza dei termini di contratto;
intorno alla risorsa che rappresentano le giovani generazioni meridionali vanno costruiti progetti di intervento in grado di aumentare la qualità dell'istruzione e di accompagnare i ragazzi nella difficile fase di accesso al lavoro, di offrire loro adeguati sistemi di formazione fuori e dentro le aziende, anche per impedire che continui l'esodo verso il Nord dei giovani diplomati e laureati del Mezzogiorno,
impegna il Governo:
nel tavolo aperto con le regioni e le parti sociali, a monitorare e coordinare le iniziative relative a stage e tirocini formativi in essere per definire con le stesse regioni e le parti sociali ulteriori misure ed iniziative di inserimento al lavoro;
a reintegrare le risorse impegnate del Fondo per le aree sottoutilizzate per destinarle a un programma mirato al rilancio del tessuto produttivo meridionale e, conseguentemente, dei livelli occupazionali del Mezzogiorno, ripristinando a tal fine un meccanismo di fiscalità di sviluppo concreto ed efficace quale è l'automatismo del credito d'imposta per i nuovi investimenti nel Mezzogiorno;
a predisporre in tempi rapidi un piano organico di riforma degli ammortizzatori sociali.
(1-00300) «D'Antoni, Boccia, Maran, Villecco Calipari, Baretta, Fluvi, Lulli, Damiano, Bellanova, Berretta, Boffa, Bonavitacola, Bordo, Bossa, Burtone, Calvisi, Capano, Capodicasa, Cardinale, Enzo Carra, Causi, Ciriello, Concia, Cuomo, D'Alema, D'Antona, D'Incecco, Fadda, Genovese, Ginefra, Ginoble, Grassi, Graziano, Iannuzzi, Laganà Fortugno, Laratta, Levi, Lo Moro, Lolli, Losacco, Luongo, Margiotta, Cesare Marini, Marrocu, Pierdomenico Martino, Mastromauro, Mazzarella, Melis, Minniti, Nicolais, Oliverio, Arturo Mario Luigi Parisi, Pedoto, Mario Pepe (PD), Pes, Piccolo, Picierno, Antonino Russo, Samperi, Santagata, Sarubbi, Schirru, Servodio, Siragusa, Tenaglia, Livia Turco, Vaccaro, Vico».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

conseguenza economica

diritto al lavoro

domanda di impiego

formazione professionale

giovane

istruzione

lavoro giovanile

mercato del lavoro

Mezzogiorno

situazione sociale

soppressione di posti di lavoro