ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00200

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 194 del 30/06/2009
Abbinamenti
Atto 1/00151 abbinato in data 30/06/2009
Atto 1/00198 abbinato in data 30/06/2009
Atto 1/00199 abbinato in data 30/06/2009
Firmatari
Primo firmatario: PEZZOTTA SAVINO
Gruppo: UNIONE DI CENTRO
Data firma: 30/06/2009
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VIETTI MICHELE GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO 30/06/2009
FORMISANO ANNA TERESA UNIONE DI CENTRO 30/06/2009
RUGGERI SALVATORE UNIONE DI CENTRO 30/06/2009
VOLONTE' LUCA UNIONE DI CENTRO 30/06/2009
COMPAGNON ANGELO UNIONE DI CENTRO 30/06/2009
CICCANTI AMEDEO UNIONE DI CENTRO 30/06/2009
NARO GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO 30/06/2009
POLI NEDO LORENZO UNIONE DI CENTRO 30/06/2009
BOSI FRANCESCO UNIONE DI CENTRO 30/06/2009
LIBE' MAURO UNIONE DI CENTRO 30/06/2009
OCCHIUTO ROBERTO UNIONE DI CENTRO 30/06/2009


Stato iter:
01/07/2009
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 30/06/2009
Resoconto PEZZOTTA SAVINO UNIONE DI CENTRO
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 01/07/2009
Resoconto SAGLIA STEFANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
DICHIARAZIONE VOTO 01/07/2009
Resoconto FAVA GIOVANNI LEGA NORD PADANIA
Resoconto PEZZOTTA SAVINO UNIONE DI CENTRO
Resoconto CIMADORO GABRIELE ITALIA DEI VALORI
Resoconto VICO LUDOVICO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto VIGNALI RAFFAELLO POPOLO DELLA LIBERTA'
 
PARERE GOVERNO 01/07/2009
Resoconto SAGLIA STEFANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 30/06/2009

DISCUSSIONE IL 30/06/2009

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 30/06/2009

DISCUSSIONE IL 01/07/2009

ACCOLTO IL 01/07/2009

PARERE GOVERNO IL 01/07/2009

APPROVATO IL 01/07/2009

CONCLUSO IL 01/07/2009

Atto Camera

Mozione 1-00200
presentata da
SAVINO PEZZOTTA
testo di
martedì 30 giugno 2009, seduta n.194

La Camera,

premesso che:

il nostro Paese sta attraversando un periodo di forti difficoltà sul piano economico e si trova a dover fare i conti con una fase segnata da una pesante recessione, nonostante il nostro sistema creditizio non sia incorso nei rischi che hanno investito i sistemi di altri Paesi e benché l'indebitamento privato e delle famiglie si sia mantenuto fortunatamente molto basso;

i provvedimenti assunti in questi giorni dal Governo non sembrano in grado di affrontare con determinazione i problemi e sembrano non cogliere l'ampiezza e la profondità della crisi e la necessità sempre più urgente di intervenire con misure strutturali e di lungo periodo, specie se rapportati alle analisi della crisi avanzate dell'Ocse, dalla Banca d'Italia e dai dati Istat;

secondo i dati diffusi dall'istituto di statistica, nel primo trimestre del 2009 il valore delle esportazioni italiane ha registrato un calo del 22,8 per cento, rispetto al corrispondente periodo del 2008, dovuto a riduzioni dei flussi sia verso i Paesi dell'Unione europea (meno 23,4 per cento), sia verso i Paesi extraeuropei (meno 21,9 per cento);

nel mese di aprile 2009 gli indici destagionalizzati del fatturato e degli ordinativi, confrontati con il mese precedente, danno i seguenti dati: il fatturato è aumentato dell'1,1 per cento sul mercato interno ed è diminuito del 2,6 per cento su quello estero. Gli ordinativi nazionali hanno registrato un calo del 4 per cento e quelli esteri del 3 per cento. Facendo un confronto del trimestre febbraio-aprile 2009 con il trimestre precedente novembre 2008-gennaio 2009, le variazioni congiunturali sono state pari a meno 7,4 per cento per il fatturato e meno 8,3 per cento per gli ordinativi;

a fronte di questa situazione molte aziende stanno chiudendo gli stabilimenti di produzione, ricorrendo ai licenziamenti, alla chiusura dei contratti a termine e alla cassa integrazione (il livello raggiunto è il più alto degli ultimi 20 anni), posticipando gli investimenti e gli acquisti di materie prime e chiedendo una dilazione dei pagamenti e schemi di rateizzazione ai propri fornitori. A soffrire di più sono le piccole imprese, che vedono con timore avvicinarsi il periodo di chiusura feriale e non sanno se saranno in grado di riaprire le loro aziende;

l'intensità con la quale la crisi finanziaria ha aggredito l'economia reale si è manifestata con gradi diversi a seconda dei settori merceologici, ma non vi è dubbio che quelli dell'industria manifatturiera e delle costruzioni che impiegano prodotti siderurgici ne abbiano risentito in maniera particolare;

l'Italia è il terzo produttore europeo di acciaio: viene dopo la Russia e la Germania. Questo settore nel corso degli anni ha avuto un significativo slancio, fatto investimenti e si è rafforzato finanziariamente fino alla metà del 2008. Da allora la situazione è venuta progressivamente modificandosi: la produzione di metallo e prodotti metallici è diminuita del 22 per cento nel 2008 e allo stato attuale non si avvertono segnali di inversione di tendenza;

secondo le previsioni della Federazione imprese siderurgiche italiane, a causa di una domanda che resterà su livelli bassi per tutto il 2009, nonostante alcuni possibili miglioramenti nei mesi a venire, la produzione italiana di acciaio diminuirà drasticamente;

sul settore ha pesato la crisi dell'auto e la lentezza della sua ripresa, la crisi dell'edilizia, degli elettrodomestici e la contrazione dei consumi delle famiglie. Gli incentivi a favore del settore automobilistico hanno tempi di impatto abbastanza lunghi. C'è il rischio di un aggravamento anche perché gli ordinativi non accennano a crescere ed il mercato manifesta ancora difficoltà ad assorbire le capacità produttive generate da un passato di investimenti e di innovazioni tecnologiche. Le aziende, inoltre, devono affrontare con sempre maggiori difficoltà i piani di rientro dei prestiti a medio e lungo periodo, provocando un rallentamento anche sui pagamenti verso i fornitori;

occorre rimarcare che, grazie alle agevolazioni fiscali, agli interventi nel mercato dei capitali, ai prestiti sovvenzionati erogati dalle autorità locali e alla tendenza a sorvolare sugli standard minimi di protezione sociale e di sostenibilità ambientale, le imprese cinesi dell'acciaio hanno inondato i mercati mondiale e comunitario con le loro produzioni, tanto che la Cina, da importatore netto nel 2005, è diventata oggi il più importante esportatore di prodotti siderurgici;

questa politica di dumping cinese sta danneggiando le nostre aziende, che hanno fortemente investito in questi anni sia in processi tecnologici che in ricerca e che temono di veder vanificati questi loro sforzi, in caso di una ripresa economica, da una sleale politica concorrenziale della Cina;

il problema dell'export cinese, infatti, diventerà drammatico non appena il commercio internazionale riprenderà, poiché in Cina c'è un'enorme quantità di acciaio che attende di invadere il mercato europeo ed italiano in particolare: si tratta di quantità, peraltro, a buon mercato, visti gli imponenti finanziamenti messi in campo dal Governo cinese. Tale aspetto farà ritardare l'uscita europea, ma soprattutto italiana, dalla crisi;

il settore sta mutando rapidamente ed è oggetto di forti investimenti e di scambi internazionali, che, attraverso un intreccio di fusioni e acquisizioni, trasformano l'offerta e la domanda. A fronte della nascita di colossi da centinaia di milioni di tonnellate di capacità produttiva occorre che si agisca in fretta, producendo non solo sostegno ma anche innovazione, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione italiana segnata da una parcellizzazione e diffusione sul territorio, che costituisce, rispetto ai competitori europei, una forza e una debolezza;

il settore dell'acciaio e l'industria siderurgica sono settori strategici per il nostro Paese: i prodotti siderurgici sono una delle risorse a più largo impiego in molti comparti della produzione e dell'economia. Pochi materiali sono in grado di essere plasmati nella molteplicità delle forme senza perdere le loro caratteristiche. Va anche tenuto presente che alla fine del loro ciclo di utilizzo possono essere riciclati molteplici volte. Più di trecento milioni di tonnellate di acciaio vengono riciclate in un anno nel mondo e, se a questo si aggiunge la quantità dei materiali ferrosi, la cifra diventa altissima;

per le imprese italiane le bollette dell'energia elettrica sono aumentate del 31 per cento negli ultimi quattro anni, mentre il gas è rincarato addirittura del 50 per cento. Nello stesso periodo, in 5 Paesi europei, che non hanno produzione di energia con il nucleare, i prezzi dell'elettricità, al netto delle tasse, sono calati in media dello 0,30 per cento. Nel settore siderurgico l'energia incide per il 40 per cento, il lavoro solo per il 15 per cento: questa situazione costituisce un grave fattore di svantaggio competitivo rispetto agli altri Paesi produttori, sia europei che extraeuropei,
impegna il Governo:
a mettere in atto misure che salvaguardino gli impianti e l'occupazione del settore siderurgico, anche attraverso un utilizzo dinamico della cassa integrazione;

ad attivarsi a livello internazionale per una nuova regolazione del commercio in raccordo con l'Unione europea, non in senso protezionista, ma tesa a mettere tutti i competitori sullo stesso piano e ad eliminare eventuali politiche di dumping adottate dai Paesi produttori di acciaio, in primis la Cina;

ad attivare un confronto con le imprese multinazionali che operano in Italia per evitare l'esposizione al rischio di delocalizzazione e di deindustrializzazione dei siti siderurgici;

ad agire nei confronti dei sistemi economico, finanziario e bancario perché facciano da volano alla ripresa e a un modello di sviluppo sostenibile e superino gli impedimenti di accesso al credito per le imprese siderurgiche;

a procedere ad una modernizzazione vera del sistema strutturale, infrastrutturale e della logistica, a partire dagli investimenti annunciati in opere pubbliche e nell'edilizia pubblica e privata, rimuovendo gli impedimenti a livello territoriale e coinvolgendo le amministrazioni locali;

ad attivare un tavolo di confronto con le parti sociali per affrontare i problemi di politica industriale e commerciale del settore siderurgico;

ad adottare misure determinate ad affrontare le debolezze strutturali e le riforme necessarie per rimodulare il nostro sistema di welfare a favore dei nuovi bisogni e dell'esigenza di innovativi sistemi di promozione sociale;

ad ultimare l'accordo di programma che prevede la ristrutturazione del sito di Genova, con investimenti privati di oltre 700 milioni di euro, il più importante investimento siderurgico degli ultimi anni.

(1-00200)
«Pezzotta, Vietti, Anna Teresa Formisano, Ruggeri, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Poli, Bosi, Libè, Occhiuto».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

ammodernamento industriale

cessazione d'attivita'

Cina

credito industriale

dumping

industria siderurgica

investimento

politica industriale