Atto Camera
Mozione 1-00194
presentata da
ANITA DI GIUSEPPE
testo di
martedì 23 giugno 2009, seduta n.191
La Camera,
premesso che:
uno dei fronti principali su cui si sta sviluppando la genesi di un nuovo mondo globale è certamente quello dell'estensione dei confini dei valori di fondo che hanno caratterizzato l'evoluzione del mondo occidentale, il migliore dei mondi possibili;
tra questi valori di fondo vi è il riconoscimento della parità di diritti e condizioni tra uomini e donne. Le nuove generazioni non debbono pensare che tale principio, oramai accettato e condiviso, faccia parte del patrimonio genetico del nostro mondo. Al contrario, l'affermazione della piena parità tra uomini e donne in Occidente è figlia di un processo estremamente lungo e complesso, di tante battaglie combattute nell'arco di moltissimi anni, dell'ostinazione di pochi contro i pregiudizi dei tanti;
in Italia per moltissimi anni è sopravvissuto il cosiddetto delitto d'onore: codice penale, articolo 587: «Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.» Le disposizioni sul delitto d'onore sono state abrogate solo con la legge 5 agosto 1981, n. 442. Dopo il referendum sul divorzio, dopo la riforma del diritto di famiglia e dopo il referendum sull'aborto;
l'affermazione della pari dignità della donna nelle società occidentali è, dunque, una conquista figlia anche del processo di secolarizzazione, da cui queste sono state coinvolte e caratterizzate. È una conquista decisiva, che non può, però, essere considerata come acquisita: va, invece, difesa e rilanciata con determinazione e convinzione, contro ogni tentativo di rimetterla in discussione;
va sottolineato, infatti, che se in Occidente il principio della parità tra uomo e donna appare come acquisito, nella pratica resta spesso lettera morta. Le donne continuano ad essere discriminate quotidianamente, in particolare sui luoghi di lavoro. Il lavoro femminile è, infatti, un'emergenza di civiltà quotidiana. In Europa, ed in Italia in particolare, molte donne sono costrette ad abbandonare la propria professione in caso di maternità: questa è una scelta che mostra impietosamente il grado di inciviltà di ogni singola comunità. In Europa ed in Italia le donne continuano ad essere vittime di violenze quotidiane e, purtroppo, troppo spesso la violenza sulle donne tende ad essere moralmente giustificata;
nel 2005 Rachel Mayanja, Sottosegretario generale e Consigliere speciale dell'Onu per la parità tra i sessi e la promozione della donna, presentando il suo rapporto sul miglioramento delle condizioni di vita delle donne, ha ricordato che gli obiettivi di Pechino sulla parità non sono ancora realtà. La piattaforma di Pechino chiedeva agli Stati membri di proporre candidature femminili negli organismi di direzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e delle istituzioni specializzate. All'epoca del rapporto, presso il segretariato delle Nazioni Unite solo il 37,1 per cento del personale era rappresentato da donne, con un aumento soltanto dell'11 per cento rispetto al 1998. Il numero delle addette è aumentato del 7,8 per cento presso la direzione, del 9,4 per cento presso il sottosegretariato generale e del 6,9 per cento presso il segretariato generale aggiunto. Le donne sono il 25,7 per cento degli amministratori delle operazioni di peace-keeping e solo l'11,4 per cento dei direttori di settore. Solo due missioni sono dirette da donne, come rappresentanti speciali del segretariato generale. Solo dieci missioni dispongono di consiglieri e consigliere per la parità. Al 31 dicembre 2003, nelle istituzioni del sistema delle Nazioni Unite, soltanto tre missioni hanno realizzato l'obiettivo della parità tra i sessi;
è necessario, dunque, agire su due fronti: uno interno all'Occidente, nel quale vanno difese le conquiste ottenute, impegnando le risorse necessarie affinché si traducano in comportamenti quotidiani culturalmente e socialmente condivisi; uno esterno all'Occidente, affinché principi di emancipazione femminile e di piena parità tra uomo e donna, anche attraverso un processo di graduale secolarizzazione, si diffondano in società ed in culture rimaste chiuse ed arroccate su posizioni sessiste e razziste, spesso di origine religiosa, che relegano la donna al di fuori del contesto sociale, facendone, di fatto, un essere inferiore, senza dignità e senza diritti. Tali posizioni sono incompatibili con una politica di sviluppo sostenibile dell'umanità e sono assolutamente inaccettabili,
impegna il Governo:
ad intervenire con misure specifiche mirate all'affermazione dell'effettiva parità tra uomo e donna sui luoghi di lavoro, parità che non si risolve affatto nell'equiparazione tra uomini e donne dell'età pensionabile, che anzi in Italia risulterebbe al momento un fattore di ulteriore discriminazione ai danni delle donne;
a sostenere economicamente tutte quelle iniziative di cooperazione internazionale che hanno come obiettivo la difesa e la promozione dei diritti delle donne in Paesi esterni al mondo occidentale, in particolare in quelli attualmente teatro di missioni internazionali;
a sostenere concretamente i Governi laici e moderati dei Paesi arabi, in cui si stanno sviluppando i presupposti per una progressiva secolarizzazione della società e delle sue istituzioni;
a promuovere nel prossimo G8 una specifica sessione di confronto che possa delineare linee guida di intervento, anche in relazione alle missioni internazionali, con lo scopo di promuovere l'affermazione della pari dignità tra uomini e donne;
ad intervenire presso le Nazioni Unite affinché nei confronti dei Paesi che continuano a discriminare le donne, anche per motivi religiosi, possano esser prese misure di intervento comune in sede internazionale.
(1-00194)
«Di Giuseppe, Mura, Evangelisti, Donadi, Borghesi, Palagiano».