Atto Camera
Mozione 1-00130
presentata da
MICHELE GIUSEPPE VIETTI
testo di
lunedì 9 marzo 2009, seduta n.142
La Camera,
premesso che:
la crisi che ha colpito l'economia globale, così come rivelano gli ultimi dati di Banca d'Italia, Abi e Confindustria, si è aggravata nelle ultime settimane e i segnali di allarme evidenti sono rappresentati dai dati sulla cassa integrazione, sui consumi, sul fatturato e sugli ordini dell'industria e sulla disoccupazione;
le nuove previsioni, negative per il 2009, di Banca d'Italia rilevano che la flessione del prodotto interno lordo potrebbe arrivare fino al 2,6 per cento, anche se nel Bollettino economico di gennaio 2009, Banca d'Italia indicava una flessione per il 2009 pari al 2 per cento e una ripresa della crescita allo 0,5 per cento; così non è stato, segnale evidente di una crisi di dimensioni sempre più ampie;
l'Istat ha rivisto al ribasso il consuntivo 2008: l'anno si è chiuso con un prodotto interno lordo a meno 1 per cento ed un quarto trimestre in calo dell'1,8 per cento rispetto al trimestre precedente; questo dato negativo ipotecherà in maniera seria il 2009, con il rischio concreto che centinaia di migliaia di persone possano perdere il posto di lavoro;
i numeri che rappresentano il disagio occupazionale sono crescenti; si tratta di oltre 3 milioni di lavoratori atipici, almeno un terzo dei 300 mila giovani che quest'anno cercheranno di entrare nel mercato del lavoro, 25-30 mila cassintegrati che, al termine del periodo di copertura, non riusciranno ad entrare in azienda;
in questo già di per sé grave contesto occupazionale, si inserisce il problema della cassa integrazione, che nel mese di febbraio 2009 ha toccato cifre record raggiungendo il 201,6 per cento: le ore di cassa integrazione ordinaria sono aumentate del 553,17 per cento, quelle di cassa integrazione straordinaria del 44,8 per cento e, secondo gli esperti, i dati di febbraio 2009 sono destinati a essere superati nei prossimi mesi;
nell'attuale situazione italiana di crisi economica e occupazionale, inserita in un contesto economico internazionale, che ogni giorno propone nuove misure eccezionali, bisogna agire, da subito e nello specifico, sugli ammortizzatori sociali, ma il ricorso alle procedure previste dal Governo, così come evidenziato anche nelle recenti dichiarazioni del presidente di Confindustria, rischia di rivelarsi lento e macchinoso;
è necessario un piano per aggredire la crisi, non per subirla, e le misure anticrisi previste dal Governo non sono di immediata applicazione e continuano ad agire su strumenti tradizionali non sufficienti. Gli ultimi provvedimenti previsti dal Governo, infatti, hanno moltiplicato gli strumenti utilizzabili per sostenere il reddito dei lavoratori in caso di crisi, attraverso la cassa integrazione guadagni ordinaria, la cassa integrazione straordinaria, l'indennità di disoccupazione ordinaria e la disoccupazione con requisiti ridotti, ma nulla si fa per sciogliere i nodi e recuperare i ritardi che affliggono da anni il nostro Paese;
per contrastare efficacemente la crisi, l'unica strada praticabile è quella di realizzare vere riforme di sistema e non adagiarsi sull'evidente, inefficace potenziamento degli strumenti tradizionali;
il Governo si è detto disponibile a discutere di misure a sostegno di parasubordinati, collaboratori coordinati e continuativi e collaboratori coordinati e continuativi a progetto minacciati dalla disoccupazione, ma l'accordo raggiunto fra l'Esecutivo e le regioni, che prevede lo stanziamento di otto miliardi, non riguarderebbe queste categorie di lavoratori, che sono proprio quelle più colpite dalla crisi;
l'odierno sistema produttivo e l'economia reale mostrano i segni di un cedimento generalizzato su larga scala e in tutti i settori la disoccupazione aumenta vertiginosamente, le famiglie soffrono e la quota degli indigenti cresce ogni giorno di più;
in una situazione economica traumatica, quale è quella che attualmente vive il Paese, la spesa pensionistica è resa insostenibile, anche a causa di provvedimenti presi nel tempo e dello stesso scalone su cui è intervenuto il Governo Prodi;
la crisi incalzante e il sistema finanziario in difficoltà rendono necessaria una riforma del sistema pensionistico, attraverso un patto generazionale che permetta di lavorare tutti qualche anno in più di sostenere coloro che, soprattutto giovani, stanno perdendo o hanno già perso il posto di lavoro;
la crisi finanziaria sta creando difficoltà soprattutto, alle piccole e medie imprese, in difficoltà con le banche nell'accesso al credito; inoltre, le regole che sovrintendono alla redazione degli studi di settore possono determinare una sovrastima delle capacità reddituali delle imprese, alle quali si applica questo strumento, non più adeguato ai rivolgimenti economici in atto,
impegna il Governo:
ad adottare misure immediate e tempestive di sostegno alle categorie che maggiormente soffrono la crisi economica in atto, che si prospetta sempre più profonda e duratura, e nello specifico: alle famiglie, al ceto medio e ai precari, attraverso riforme di sistema e non meri provvedimenti propagandistici;
ad adottare provvedimenti atti a garantire il risparmio di risorse sul fronte della spesa pensionistica, attraverso il progressivo innalzamento dell'età pensionabile, uguale per uomini e donne, fatte salve le donne con figli e coloro che svolgono lavori realmente usuranti;
ad attivare una riforma degli ammortizzatori sociali finalizzata, in primo luogo, ad evitare la chiusura delle aziende e a gestire una fase di riorganizzazione e/o di reindustrializzazione, a sostenere forme di reimpiego e di nuova occupazione in particolare per gli ultraquarantacinquenni;
ad investire il risparmio ottenuto dalla riforma delle pensioni, sul reddito dei lavoratori e dei precari a rischio lavoro, compresi quelli che non usufruiscono di alcuna copertura, quelli che prestano la propria opera in piccole aziende e che non godono della cassa integrazione;
a mettere in atto azioni incisive per i lavoratori a partire da quelli più deboli ed esposti, rendendo spendibili immediatamente le risorse già stabilite dalla cosiddetta «legge anticrisi» e, soprattutto, quelle derivanti dall'accordo Stato-regioni;
ad attuare un piano di investimenti per le famiglie che consenta di assegnare 100 euro mensili per il primo figlio e 50 per i figli dal secondo in poi, con un tetto di reddito familiare di 50.000 euro;
a dare vita ad un piano pluriennale di contrasto alla povertà e all'impoverimento;
ad assicurare misure di sostegno per le aziende e l'occupazione, attraverso la revisione degli studi di settore, la detassazione degli utili reinvestiti in ricerca, sviluppo, sostenibilità ambientale e riammodernamento produttivo;
ad attivare da subito un tavolo di concertazione con le parti sociali sulla crisi e sugli strumenti che si intendono attivare.
(1-00130)
«Vietti, Galletti, Ciccanti, Tabacci, Pezzotta, Volontè, Occhiuto, Romano, Rao, Delfino, Poli, Compagnon, Libè».