ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00083

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 102 del 11/12/2008
Abbinamenti
Atto 1/00070 abbinato in data 12/12/2008
Atto 1/00085 abbinato in data 12/12/2008
Firmatari
Primo firmatario: MURA SILVANA
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 10/12/2008
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
BARBATO FRANCESCO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
CAMBURSANO RENATO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
CIMADORO GABRIELE ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
COSTANTINI CARLO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
FAVIA DAVID ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
FORMISANO ANIELLO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
GIULIETTI GIUSEPPE ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
MISITI AURELIO SALVATORE ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
MONAI CARLO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
ORLANDO LEOLUCA ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
PALADINI GIOVANNI ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
PALAGIANO ANTONIO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
PALOMBA FEDERICO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
PISICCHIO PINO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
PORCINO GAETANO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
PORFIDIA AMERICO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
RAZZI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
ROTA IVAN ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
SCILIPOTI DOMENICO ITALIA DEI VALORI 10/12/2008
ZAZZERA PIERFELICE ITALIA DEI VALORI 10/12/2008


Stato iter:
28/01/2009
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 12/12/2008
Resoconto MURA SILVANA ITALIA DEI VALORI
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 12/12/2008
Resoconto CONCIA ANNA PAOLA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto CAPITANIO SANTOLINI LUISA UNIONE DI CENTRO
Resoconto CUPERLO GIOVANNI PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 12/12/2008
Resoconto CARFAGNA MARIA ROSARIA MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (PARI OPPORTUNITA')
 
DICHIARAZIONE VOTO 28/01/2009
Resoconto IANNACCONE ARTURO MISTO-MOVIMENTO PER L'AUTONOMIA
Resoconto MURA SILVANA ITALIA DEI VALORI
Resoconto LUSSANA CAROLINA LEGA NORD PADANIA
Resoconto CAPITANIO SANTOLINI LUISA UNIONE DI CENTRO
Resoconto POLLASTRINI BARBARA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto SALTAMARTINI BARBARA POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto MUSSOLINI ALESSANDRA POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto ASCIERTO FILIPPO POPOLO DELLA LIBERTA'
 
PARERE GOVERNO 28/01/2009
Resoconto CARFAGNA MARIA ROSARIA MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (PARI OPPORTUNITA')
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 12/12/2008

DISCUSSIONE IL 12/12/2008

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 12/12/2008

ACCOLTO LIMITATAMENTE AL DISPOSITIVO IL 28/01/2009

PARERE GOVERNO IL 28/01/2009

DISCUSSIONE IL 28/01/2009

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 28/01/2009

VOTATO PER PARTI IL 28/01/2009

IN PARTE APPROVATO E IN PARTE RESPINTO IL 28/01/2009

CONCLUSO IL 28/01/2009

Atto Camera

Mozione 1-00083
presentata da
SILVANA MURA
testo di
giovedì 11 dicembre 2008, seduta n.102

La Camera,
premesso che,
il 27 aprile 1890, durante il suo intervento al circolo filosofico milanese, Anna Kuliscioff si chiedeva: «Come mai separare la questione della donna da tanti altri problemi sociali, che hanno tutti origine dall'ingiustizia, che hanno tutti per base il privilegio di un sesso o di una classe?»
a più di cento anni di distanza questo interrogativo resta purtroppo attuale. Più attuale anche di quei movimenti che negli anni hanno lottato per ottenere il riconoscimento di un'effettiva pari dignità nella società;
la questione femminile è purtroppo questione irrisolta e segna il grado di inciviltà delle diverse società e collettività umane. Proprio la questione femminile è, infatti, un indice fondamentale su cui misurare l'effettivo grado di civiltà di ogni singola comunità. Oggi anche la questione femminile ha travalicato i confini dello Stato nazionale, anche questa si è globalizzata, dimostrando la sua presenza in forme ed intensità diverse ovunque;
da anni si discute di allargare i confini geografici e politici del modello occidentale, ci si confronta sulla legittimità di tale processo sulle sue modalità e proprio nella condizione di mortificazione in cui le donne sono costrette a vivere, molto spesso, in altri contesti e società, si trova un motivo per legittimare lo sforzo di «esportazione» dei valori e principi culturali dell'Occidente. Tra questi principi vi è certamente quello di parità tra uomo e donna, che, però, a dire il vero, non pare affatto del tutto realizzato, neanche nell'Occidente: si deve avere il coraggio intellettuale di ammetterlo;
ne «Il libro nero della donna» si racconta che in Iraq «quando una donna viene trovata viva dalla polizia, qualsiasi ferita o trauma abbia, viene sottoposta prima di tutto all'esame del suo utero e poi consegnata alla famiglia con un certificato che attesta la sua verginità o meno. Nel caso di deflorazione - non importa se ciò sia avvenuto con la violenza - viene assassinata dalla stessa famiglia, così l'onore del clan è preservato»;
ovunque si incontrano «donne torturate, lapidate e ripudiate per motivi religiosi; donne mutilate, vendute o costrette a prostituirsi per mantenere vivi usi e costumi tribali; donne costrette a misurarsi ogni giorno con una società costruita a misura d'uomo che le vede discriminate nel lavoro, nella famiglia, nella politica»;
la questione femminile resiste, però, come detto, anche in Occidente, anche nel nostro Paese, ed è un fenomeno culturale e sociale insieme, oltre che criminale: non si deve dimenticarlo se non si vuole ciclicamente tornare a rileggere dati e statistiche sempre molto simili tra loro;
per quanto riguarda la sua natura criminale basta ricordare alcuni dati della recente ricerca dell'Istat sul fenomeno. Sono 6 milioni 743 mila le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita. Circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri solo negli ultimi 12 mesi: il numero delle donne vittime di violenza ammonta a 1 milione 150 mila;
le donne subiscono violenze sia dai partner che da altri uomini: amici, parenti, datori e colleghi di lavoro, conoscenti e sconosciuti. Il 21 per cento delle vittime ha subito la violenza sia in famiglia che fuori, il 22,6 per cento solo dal partner, il 56,4 per cento solo da altri uomini non partner. Un terzo delle vittime subisce atti di violenza sia fisica che sessuale. Inoltre, le vittime hanno subito, nella maggioranza dei casi, più episodi di violenza. La violenza ripetuta avviene più frequentemente da parte del partner (67,1 per cento contro 52,9 per cento) anche negli ultimi 12 mesi (54 per cento contro 38,2 per cento). Il picco è raggiunto nel caso della violenza sessuale da partner attuale (91,1 per cento di violenza ripetuta);
sono le donne separate e divorziate a subire più violenze nel corso della vita: il 63,9 per cento, il doppio del dato medio. Valori superiori alla media emergono anche per le nubili, le laureate e le diplomate, le dirigenti, libere professioniste e imprenditrici, le direttive, quadro ed impiegate, le donne in cerca di occupazione, le studentesse, le donne con età compresa tra 25 e 44 anni;
alla violenza sessuale si affianca anche quella fisica e quella psicologica;
nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate; il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 96 per cento delle violenze da un non partner e il 93 per cento di quelle da partner. Per gli stupri si arriva al 91,6 per cento e per i tentati stupri al 94,2 per cento;
ci si deve interrogare sul perché della mancata denunzia. Appurata, infatti, la sua natura criminale, proprio la mancata denuncia mette in evidenza anche la natura culturale del fenomeno. Molto spesso le donne che subiscono violenza non denunciano perché si sentono sole, perché temono di essere additate, provano vergogna, sono umiliate, perché non avvertono la protezione sociale della loro comunità. Non l'avvertono perché purtroppo non c'è. Non esiste nel nostro Paese, e non solo, una cultura affermata dell'emarginazione del violento, anzi spesso si indugia a considerare la violenza fisica sulla donna come fosse quasi naturale, in un certo modo comprensibile ed a volte addirittura giustificabile. Purtroppo anche molte donne continuano a darne una possibile giustificazione;
è necessario intervenire con forza e con convinzione perché si lanci nel Paese una campagna che tenda a fare del violento e della violenza sulle donne un motivo di emarginazione sociale. Colpevole ed emarginato deve sentirsi l'uomo che commette violenza, non la donna che la subisce. Intorno alle donne colpite deve manifestarsi un senso comune di sostegno e solidarietà: è necessario promuovere una battaglia culturale per costruire una rete di solidarietà diffusa tra i cittadini;
la violenza sulle donne è, però, anche fenomeno sociale. Nel 2007 meno di una donna su due tra quelle in età di lavoro (il 46,7 per cento, con un leggero aumento rispetto al 2006) risultava occupata, a fronte della quota del 58,3 per cento dell'Europa a 27 Paesi: anche questa è violenza;
il motivo principale, sempre secondo un indagine dell'Istat del 2007, che impedisce alle donne di avere un secondo figlio è di carattere economico: una realtà questa umiliante per l'intero Paese, oltre che frustrante per le donne costrette a questa triste rinuncia; ben 4 donne su dieci hanno rinunciato ad un secondo parto per questo motivo. Anche questa è violenza;
altro motivo d'impedimento alle nascite è il lavoro: in particolare, le donne lavoratrici avvertono nettamente di trovarsi di fronte ad un'evidente costrizione che le obbliga a scegliere tra lavoro e maternità. Le dimensioni del fenomeno sono allarmanti: solo 8 padri su 100 vanno in congedo per paternità, mentre una madre su 5 lascia o perde il lavoro dopo la nascita del figlio. Anche questa è violenza. Su questa discriminazione sociale si salda quella culturale e si legittima quella criminale;
la violenza contro le donne è invisibile nella maggior parte dei Paesi. Le statistiche giudiziarie ne registrano solo una porzione piccolissima, perché le donne non la denunciano. Ciò porta a forti distorsioni nell'immaginario collettivo su che cosa è oggi la violenza contro le donne;
ad oltre 10 anni dagli ambiziosi obiettivi della Conferenza di Pechino, restano ancora pesantemente irrisolti nel mondo troppi, gravi problemi relativi all'uguaglianza, all'autonomia e alla piena affermazione del principio di pari opportunità nel mondo;
in Italia, per esempio, lo stereotipo dell'immigrato, estraneo, non conosciuto che violenta la donna italiana impera, ma non è questa la violenza maggioritaria contro le donne italiane. Se si considerano gli stupri avvenuti in Italia, il 69 per cento sono opera dei partner, mariti o fidanzati, solo il 6 per cento di estranei;
nel quadro generale del fenomeno vanno inserite anche le disposizioni relative alla violenza cosiddetta «di genere», dovendosi con tale espressione intendere tutte le forme di coartazione della libertà, di sopraffazione e di dominio sulla vita e sul corpo femminile, di sopruso o riduzione dell'autonomia e della libertà personali, anche in relazione all'orientamento sessuale, in contesti che sottendono modelli culturali, espliciti o impliciti, portatori di rapporti asimmetrici tra i generi e le generazioni;
in quanto mette in discussione il principio di uguaglianza e l'universalità dei diritti umani, la violenza di genere non riguarda una categoria di cittadini o la sola sfera privata, ma investe la società nella sua interezza;
vanno incrementati gli sforzi, in particolare da parte dei Paesi più sviluppati, perché in ogni parte del mondo le donne possano godere pienamente delle loro libertà e dei diritti fondamentali;
occorre considerare che il genere influisce anche sulle diversità e sulle vulnerabilità legate ad altre differenze, quali razza/appartenenza etnica, classe sociale, età, disabilità, orientamento sessuale ed altre, spesso rafforzandole. Molte ricerche hanno messo in luce questo aspetto, ma a livello di statistiche ufficiali si è ancora molto indietro nella concettualizzazione e «operazionalizzazione» dei concetti;
la maggiore consapevolezza della gravità di tali fenomeni e della necessità di affrontarli in tutti i loro aspetti è anche il frutto dell'azione di organizzazioni e associazioni femminili, che da molti anni sono impegnate contro ogni forma di violenza di genere e suggeriscono un approccio multidimensionale, che non si limita alla repressione del reato, ma affronta in modo integrato i diversi aspetti sociali, relazionali e soggettivi del problema;
appare necessario intervenire, sanzionando, comunque, in maniera più severa atti di violenza contro le donne,
impegna il Governo:
a presentare in Parlamento al più presto il piano d'azione elaborato dal dipartimento per le pari opportunità in coordinamento con i ministeri interessati, la conferenza Stato-regioni, le forze dell'ordine, i centri antiviolenza e gli operatori di giustizia;
a prevedere per l'attuazione del piano d'azione adeguate risorse per il suo funzionamento, a partire dallo stanziamento già previsto dalla finanziaria vigente, nonché un aumento progressivo;
a promuovere, altresì:
a) un programma di educazione e formazione al rispetto della donna, della persona e dei diritti umani a partire dalle scuole;
b) la predisposizione di codici etici per l'informazione, la pubblicità e, in generale, per l'azione dei media riguardo all'immagine femminile e, più complessivamente, per i linguaggi violenti e prevaricanti;
c) iniziative volte a sensibilizzare l'opinione pubblica attraverso campagne informative sul tema della violenza contro le donne e a rendere le donne consapevoli degli strumenti a disposizione per la loro tutela, tra cui il sostegno dei numeri verdi;
d) il potenziamento della rete dei centri anti violenza presenti sul territorio nazionale, che prestano un servizio di fondamentale importanza alle vittime di sopraffazione e di violenza;
e) la previsione di iniziative specifiche per la formazione del personale socio sanitario, delle forze dell'ordine e degli operatori di giustizia;
f) azioni positive per l'assistenza legale e psicologica delle vittime di violenza sessuale;
g) le iniziative legislative contro gli atti persecutori e la violenza sessuale, attraverso l'introduzione di norme che garantiscano una seria azione di prevenzione, la certezza della pena e la tutela e la dignità delle vittime dei reati.
(1-00083) «Mura, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Porfidia, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

diritti umani

discriminazione basata sulle tendenze sessuali

donna

eguaglianza uomo-donna

violenza

violenza sessuale

vittima