ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/05389/069

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 678 del 07/08/2012
Firmatari
Primo firmatario: ZAZZERA PIERFELICE
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 07/08/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI PIETRO ANTONIO ITALIA DEI VALORI 07/08/2012
DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI 07/08/2012
PALADINI GIOVANNI ITALIA DEI VALORI 07/08/2012


Stato iter:
07/08/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 07/08/2012
POLILLO GIANFRANCO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 07/08/2012

ACCOLTO IL 07/08/2012

PARERE GOVERNO IL 07/08/2012

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 07/08/2012

CONCLUSO IL 07/08/2012

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/05389/069
presentato da
ZAZZERA Pierfelice
testo di
Martedì 7 agosto 2012, seduta n. 678

   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento all'esame, all'articolo 7, comma 42, come modificato durante l'esame al Senato, predispone la modifica del decreto del Presidente della Repubblica, 307/1997, articolo 5, comma 1, disponendo che all'interno del calcolo della quota di contribuzione studentesca rispetto alle entrate complessive dei singoli atenei non vengano computati, a fini del raggiungimento del limite previsto del 20 per cento, gli importi complessivi delle quote di contribuzione disposte agli studenti fuori corso;
    tale soluzione, esclude dal calcolo circa il 50 per cento degli studenti italiani, e presuppone la possibilità di aumentare, da parte dell'Ateneo, di almeno il 60 per cento le tasse per gli studenti italiani in corso, liberalizzando di fatto le tasse universitarie;
    viene altresì predisposta una tutela per i redditi bassi, ovvero il blocco di ogni aumento per i prossimi tre anni per gli studenti con reddito familiare inferiore ai 40.000, a testimonianza del fatto che si prevede per i prossimi anni un aumento spropositato della tassazione da parte degli Atenei in difficoltà e si cerca di dotare le università di uno strumento, evidentemente sbagliato, per reagire ai tagli degli ultimi anni e ad eventuali future politiche di smantellamento;
    lo stesso articolo 7, comma 42 del decreto 95/2012 dispone e regola per fasce di reddito l'aumento della contribuzione per i fuori corso, che potrà aumentare fino al 25 per cento per gli studenti con reddito familiare al di sotto dei 90mila euro, fino al 50 per cento per i redditi tra i 90mila euro e i 150mila euro, e fino al 100 per cento per i redditi al di sopra dei 150mila euro;
    tali disposizioni determineranno inevitabilmente un potente incentivo all'abbandono universitario, in un Paese pesantemente indietro per numero di laureati in Europa, e non considerano che gli studenti fuori corso utilizzano in misura minore le strutture e i servizi delle università ma continuano a contribuire ugualmente, costituendo quindi una risorsa sia in termini economici sia in termini umani e intellettuali;
    non viene disciplinata, altresì, a livello nazionale una tutela efficace per i fuori corso impegnati in contratti di lavoro o per i fuori corso che possono documentare particolari situazioni personali, come malattie o specifici percorsi di studio, e tale disciplina viene solo rimandata nel merito e nell'attuazione a successivo decreto ministeriale;
    si produrranno delle forti discriminazioni tra corsi di studio e facoltà, come quelli relativi alle scienze mediche, dove gli studenti devono praticare tirocini obbligatori, nonché rispettare obblighi di frequenza almeno per il 66 per cento;
    non si tiene in considerazione la specifica e drammatica realtà italiana in materia di diritto allo studio e garanzia delle pari opportunità, che ci vede agli ultimi posti in Europa per servizi complessivi agli studenti (strutture, agevolazioni alla mobilità, accesso ai contenuti culturali) e per numero di studenti che usufruiscono di borse di studio, meno del 20 per cento, nonché protagonisti del caso unico tra i Paesi OCSE degli «idonei non beneficiari», con 45.000 studenti nell'anno accademico 2011-2012 i quali, pur all'interno di questo 20 per cento avente diritto secondo la già insufficiente legislazione italiana, non hanno beneficiato dei sussidi per mancanza di fondi;
    ai sensi di ciò, tale incremento degli importi per fuori corso toccherebbe i ceti meno abbienti, fuori sede, gli studenti stranieri e molte studentesse possibilmente in maternità;
   considerato che:
    il decreto 49/2012 impone agli atenei di mantenersi in rapporto di circa l'80 per cento tra le entrate e le uscite, modificando la vecchia soglia del 90 per cento e introducendo un complesso sistema di calcolo, unitamente a parametri molto bassi di indebitamento, parametri che, come ben dimostrato dallo studio di Arienzo e Rucci apparso su www.roars.it escludono la maggior parte degli Atenei e peggiorano ulteriormente la situazione imponendo di fatto agli atenei un aumento forzoso delle tasse per poter rinnovare anche solo il 50 per cento del personale;
    gli studenti si troveranno inoltre di fronte all'aumento delle tasse regionali sul diritto allo studio, in quanto il decreto 68/2012, in attuazione della legge 240/2010, si propone di risolvere il problema del diritto allo studio dando la possibilità alle regioni di alzare le tasse sul diritto allo studio fino a raddoppiarle e afferma chiaramente che i LEP (livelli essenziali di prestazione) per gli studenti idonei verranno garantiti «nei limiti delle risorse disponibili», andando contro ogni logica di merito e pari opportunità;
    tale misura non sarà comunque sufficiente a garantire la copertura di tutti gli idonei, per cui, a seguito di quanto detto finora, in un Paese già con le tasse tra le più alte d'Europa, rischiamo di avere una situazione in cui Atenei e regioni aumenteranno congiuntamente la tassazione dando vita ad una crescita insostenibile del costo dell'istruzione, che potrebbe quasi raddoppiare ovunque nell'arco dei prossimi anni, senza risolvere la situazione di insufficienza di servizi e di garanzie nel diritto allo studio;
    questi provvedimenti hanno luogo, infine, in un contesto già disastroso, in cui l'Italia si trova in fondo a tutti parametri europei OCSE (OECD) aggiornati al 2008/2009, che rispecchiano gli investimenti nella formazione (Fonte OECD (2011), Education at a Glance 2011), dati che quindi non fanno riferimento al periodo di tagli avviato dalla legge 133/2008;
    in questo rapporto l'Italia è già al quartultimo posto in Europa per numero di studenti che usufruiscono di borse di studio, meno del 20 per cento, mentre si trova al secondo posto tra i Paesi dell'Unione nella classifica degli importi delle tasse universitarie, circa 1400 $, superata solamente da Olanda e Regno Unito;
    già tra il 2000 e il 2008, la spesa sostenuta dagli istituti d'istruzione per studente nei cicli di livello primario, secondario e post-secondario non universitario è aumentata solo del 6 per cento (rispetto alla media OCSE del 34 per cento), il secondo incremento più basso tra i 30 Paesi, mentre la spesa per studente universitario è aumentata di soli 8 punti percentuali, rispetto alla media OCSE di 14 punti percentuali;
    l'Italia si trova ad essere 31-esima su 34 nazioni considerate in merito alla percentuale del PIL investito nell'Università, con una spesa pari al 65 per cento della media OCSE. Peggio di noi solo Repubblica Slovacca, Ungheria e Brasile;
    la percentuale di laureati nella fascia 25-34 è circa pari al 20 per cento, contro il 37 per cento della media OCSE,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, di evitare una crescita esponenziale delle tasse universitarie che, ad oggi, costituirebbe una preclusione senza appello del diritto allo studio per centinaia di migliaia di giovani, un atto, ad avviso del presentatore, palesemente incostituzionale e contro ogni logica di merito e pari opportunità;
   a valutare gli effetti applicativi della disposizione di cui all'articolo 7, comma 42, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte allo scorporamento totale degli importi delle tasse degli studenti fuori corso ai fini del calcolo del limite del 20 per cento della contribuzione studentesca, in modo da rendere effettivo tale limite e reperire urgentemente nuove risorse in modo da riprogrammare l'FFO, sbloccare il reclutamento e il turn over e avviare un percorso di ricollocamento dell'Italia all'interno della media dei parametri europei.
9/5389/69. (Testo modificato nel corso della seduta) Zazzera, Di Pietro, Di Giuseppe, Paladini.