ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/04909/039

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 585 del 14/02/2012
Firmatari
Primo firmatario: BORGHESI ANTONIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 14/02/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PALOMBA FEDERICO ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
MONAI CARLO ITALIA DEI VALORI 14/02/2012
MOLTENI NICOLA LEGA NORD PADANIA 14/02/2012


Stato iter:
14/02/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 14/02/2012
Resoconto BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI
 
PARERE GOVERNO 14/02/2012
Resoconto SEVERINO DI BENEDETTO PAOLA MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 14/02/2012

NON ACCOLTO IL 14/02/2012

PARERE GOVERNO IL 14/02/2012

RESPINTO IL 14/02/2012

CONCLUSO IL 14/02/2012

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/4909/39
presentato da
ANTONIO BORGHESI
testo di
martedì 14 febbraio 2012, seduta n.585

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame prevede diverse misure per il contrasto della tensione detentiva dovuta al sovraffollamento delle carceri;
al 31 dicembre 2011 è scaduto il contratto che il Ministero dell'interno stipulò nel 2003 con Telecom per la gestione di 400 braccialetti elettronici (per il controllo dei detenuti agli arresti domiciliari) rimasti poi sostanzialmente inutilizzati;
almeno in teoria, si trattava di un valido strumento per provare ad arginare il sovraffollamento delle carceri: un detenuto costa circa 250 euro al giorno e in Italia se ne contano circa 66 mila;
secondo i sindacati di polizia, sono appena una decina, infatti, quelli entrati in funzione da allora. Un flop costato poco meno di 11 milioni di euro l'anno, che sommati fanno un carcere nuovo di zecca: 10,369 milioni di euro per il 2003, più un canone annuo di 10,9 milioni dal 2004 al 2011. Ovvero svariate decine di milioni di euro a braccialetto;
facendo un calcolo approssimativo (anche perché il ministero non ha rilasciato un dato puntuale sul numero di strumenti in funzione) ogni braccialetto utilizzato è costato, fin qui, la bellezza di circa 9 milioni;
in cambio di questa cifra l'azienda di telefonia si era impegnata a installare i «Personal Identification Device» e a fornire l'assistenza necessaria allestendo una piattaforma tecnologica ad hoc;
per monitorare i braccialetti fantasma (delle dimensioni di un orologio da polso, in plastica nera ipoallergenica e resistenti all'acqua) è stata anche allestita una centrale di controllo a Oriolo Romano collegata con tutte le questure d'Italia. La centrale «è operativa 24 ore su 24 a prescindere dal numero di braccialetti utilizzati», ha riferito lo scorso anno alla commissione Giustizia della Camera il direttore del Public Sector di Telecom Gianfilippo d'Agostino;
scarsa la domanda d'impiego, anche perché avvocati e magistrati sanno a malapena che i braccialetti esistono, così a nessuno o quasi è mai venuto in mente di farne richiesta;
il Viminale ha già rinnovato il contratto con Telecom, anche se il Ministro della giustizia ha in seguito chiesto l'annullamento del nuovo contratto perché troppo oneroso per lo Stato. Secondo il Vice Capo della polizia Cirillo, il braccialetto elettronico costerebbe «più di un braccialetto di Bulgari»;
i braccialetti erano 400 fino al 2011, saranno 2.000 fino al 2018. Ma costeranno meno: 11 milioni di euro il canone annuo pagato a Telecom dal 2003 al 2011; 9 milioni quello che verrà corrisposto da gennaio al 2018,

impegna il Governo

a procedere alla revoca di tale contratto di fornitura;
a valutare il reale beneficio economico dell'introduzione di tali dispositivi ed a presentare al Parlamento adeguata documentazione relativa ai dispositivi citati insieme ad una realistica valutazione dei risparmi complessi eventualmente attesi;
e, in caso di valutazione complessivamente positiva in merito all'introduzione dei braccialetti elettronici, a procedere alla stipula di un nuovo contratto di fornitura mediante regolare gara d'appalto.
9/4909/39. Borghesi, Palomba, Monai, Nicola Molteni.